La mosca Guendalina

Episodio: Scaramacai: la mosca Guendalina

Da quel momento volli diventare un pagliaccio famoso non solo per la gloria, che è la cosa che interessa di più ai pagliacci, ma anche per guadagnare tanti soldi e liberare Pulsatilla.

con lei non dissi nulla: ai pagliacci è proibito parlare con le cavallerizze.

la mosca Guendalina

Un giorno il commendatore Sberla mi mandò a chiamare. andai di corsa nel suo carrozzone,

 splendido come un transatlantico, con vetri colorati alle finestre, sofà e mobili preziosi con i cassetti pieni di dolci e di monete d’oro.

Il commendatore sberla, sdraiato su una montagna di cuscini di velluto, stava gustando uno dei suoi sigari speciali che, ad ogni boccata di fumo, suonavano anche un motivo musicale allegro.

Con la mano sinistra piena di anelli porgeva  una fetta di torta gocciolante di crema, panna e cioccolata, al pappagallo Radames che soffriva di inappetenza.

– Porcheria, porcheria! – gracchiava Radames voltando il becco da un’altra parte. Un gocciolone di crema venne a cadere proprio su una mia scarpa.

 Io feci l’atto di raccoglierlo col dito ma Radames se ne accorse e sbattendo le ali, cominciò a gridare: – Ladro, ladro! -.

la mosca Guendalina


Il commendatore sberla mi fulminò con gli occhi ed io tornai sull’attenti.

Scaramacai!- urlò – non ti ho chiamato qui per far baldoria, ma perchè tu sappia che anche per te è arrivato il momento di lavorare! –

-Sissignore – risposi io a bassa voce.

-Scaramacai! – continuò – tu non diventerai mai un bravo pagliaccio!!

Scaramai combina sempre guai! – aggiunse Radames; il commendatore lo guardò sorridendo e si calmò.

Poi aggiunse, fissandomi con gli occhi socchiusi:

-Ho deciso di metterti alla prova. ti affiderò un esercizio facile facile in coppia con la mosca Guendalina. Guardala com’è bella!-

Sul tavolo c’era una gabbietta di vetro e dentro alla gabbietta c’era la mosca Guendalina che stava pulendosi le zampette davanti.

-Prendi la gabbia – ordinò il commendatore Sberla- e bada bene di non romperla!

Ciao moschina Guendalina – le dissi, ma lei non mi rispose nemmeno.

Posso parlare?- chiesi al commendatore.

-Parla ma sii breve – rispose il pappagallo.

-Sarò breve. Per cortesia, che che esercizio devo fare con Guendalina?-

Il commendatore rimase un pò ad ascoltare la nuova canzoncina che usciva dal suo sigaro, poi disse:

-Prima di tutto dovrai procurare, comprala o falla tu, non m’interessa, dovrai procurare una maglietta colorata da mettere a Guendalina che soffre il freddo.-

-Una maglietta per una mosca?-

-Si, perchè? Che c’è di strano? Poi, ogni giovedì dovrai farle un bagno, in acqua tiepida, s’intende, col sapone profumato, naturalmente, e dopo, si capisce, dovrai asciugarla con un asciugamanino di spugna. Ce l’hai tu, l’ascigamanino per le mosche?-

-Bè..veramente… io… non so- balbettai.

-Non hai mai niente tu! – si spazientì il commendatore.

-Arrangiati! Ah, non dimenticarti di farle prendere aria almeno un’ora al giorno. Lasciala passeggiare e volare a suo piacimento.

-E se scappa?  azzardai.

Radames  cominciò a starnazzare e il commendatore divenne rosso per la collera. Mi venne con i pugni fin sotto il viso.

-Che discorsi sono questi? -gridò. -Il tuo dovere è proprio quello di non farla scappare! Perchè cred che ti affidi questo incarico? Perchè tu la sorvegli!

Avanti, fa subito una prova: apri lo sportello della gabbia e falle prendere aria.

Con un gran batticuore aprii piano piano la gabbia mormorando:

-Ti prego moschina Guendalina, sii gentile, non scappare!

Invece quella dispettosa schizzò fuori con un ronzio di rabbia e si mise a volare come una disperata prima attorno alla testa del commendatore, poi attorno a Radames che gridava: -Scappa! Scappa!-

-Moschina, -implorai-torna nella gabbia! -Ma in quel momento mi accorsi che Guendalina stava dirigendosi verso un finestrino aperto del carrozzone.

afferrai un ventaglio di penne di pavone che era sul sofà, mi slanciai avanti, rovesciai e ruppi una statua di maiolica preziosa, pestai un piede al commendatore, buttai in terra Radames, ma riuscii a inchiodare Guendalina, a un centimetro dalla finestra.

-Ce l’ho fatta – dissi ansimando.

-L’hai uccisa! – ruggì il commendatore.

-Crudele assassino! Crudele assassino! – strillò il pappagallo. Infatti Guendalina cadde dalla parete, diede un ultimo ronzio e restò immobile con le zampe all’aria.

-Oh Guendalina!- singhiozzai chinandomi su di lei – non volevo farti morire!

Alzando il capo vidi il commendatore che vicino vicino mi fissava con due occhi lucenti ed ebbi molta paura.

-Se lei permette – mormorai – là, dietro, alle stalle degli elefanti, ci sono tante mosche… anche più grosse… io potrei… prenderne una, ammaestrarla…

-Era una mosca del Bengala che costava un milione! – urlò il commendatore Sberla. -Via prima che chiami i carabinieri!-

Scappai. Tanto in fretta che i due mori di guardia al carrozzone non mi videro nemmeno uscire.

Udii ancora per un pò la voce di Radames che gridava: – Carabinieri, carabinieri! –

Ero ormai lontano dal circo. mi fermai. Mi parve di sentire il motore di una motocicletta. “Questo è un carabiniere che arriva!” pensai tremando. Invece era il mio cuore che batteva forte. Mi misi a sedere in mezzo ad un prato e stavo per scoppiare in singhiozzi, quando lo sguardo mi cadde sulle scarpe: bello, invitante, c’era ancora un gocciolone di crema caduto dalla torta.

allunai il dito, lo raccolsi e lo guardai a lungo. 


E la voglia di piangere mi passò.



da “Scaramacai” Mondadori editore




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