Pinocchio e il Grillo parlante

La storia di Pinocchio col Grillo-parlante, dove si vede come i ragazzi cattivi hanno a noia di sentirsi correggere da chi ne sa più di loro. (Capitolo V da “Le avventure di Pinocchio”).

Pinocchio

Vi dirò dunque, ragazzi, che mentre il povero Geppetto era condotto, senza sua colpa, in prigione, quel monello di Pinocchio, rimasto libero dalle grinfie dei carabinieri, se la dava a gambe giù attraverso i campi, per far più presto a tornarsene a casa; e nella gran furia del correre saltava greppi altissimi, siepi di pruni e fossi pieni di acqua, tale e quale come avrebbe potuto fare un caprettoo un leprottino inseguito dai cacciatori.

Giunto vicino a casa, trovò l’uscio di strada socchiuso. Lo spinse, entrò dentro, e appena ebbe messo tanto di paletto, si gettò a sedere per terra, lasciando andare un gran sospirone di contentezza.

Ma quella contentezza durò poco, perchè sentì nella stanza qualcuno fece:

  • Cri-cri-cri!
  • Chi è che mi chiama? – disse Pinocchio tutto impaurito.
  • Sono io!

Pinocchio si voltò e vide un grosso grillo che saliva lentamente su su per il muro.

5° Notte : Pinocchio e il Grillo parlante
Pinocchio e il Grillo parlante
  • Dimmi, Grillo e tu chi sei?
  • Io sono il Grillo-parlante, ed abito in questa stanza da più di cent’anni.
  • Oggi però questa stanza è mia – disse il burattino – e se vuoi farmi un vero piacere, vattene subito, senza nemmeno voltarti indietro.
  • Io non me ne andrò da qui, – rispose il Grillo – se prima non ti avrò detto una gran verità.
  • Dimmelo e spicciati.
  • Guai a quei ragazzi che si ribellano ai loro genitori e che abbandonano capricciosamente la casa paterna! Non avranno mai bene in questo mondo; e prima o poi dovranno pentirsene amaramente.
  • Canta pure, Grillo mio, come ti pare e piace: ma io so che domani, all’alba, voglio andarmene di qui, perchè se rimango qui, avverrà a me quel che avviene a tutti gli altri ragazzi, vale a dire mi manderanno a scuola e per amore o per forza mi toccherà studiare; e io, a dirtela in confidenza, di studiare non ne ho punto voglia e mi diverto più a correre dietro alle farfalle e a salire su per gli alberi a prendere gli uccellini di nido.
  • Pobero grullerello! ma non sai che, facendo così, diventerai da grande un bellissimo somaro e che tutti si piglieranno gioco di te?
  • Chetati, Grillaccio del Mal’augurio! – gridò Pinocchio.
5° Notte: Pinocchio e il Grillo parlante
Il Grillo parlante

Ma il Grillo, che era paziente e filosofo, invece di aversi a male di quella impertinenza, continuò con lo stesso tono di voce:

  • E se non ti garba di andare a scuola, perchè non impari almeno un mestiere, tanto da guadgnarti onestamente un pezzo di pane?
  • Vuoi che te lo dica? – replicò Pinocchio, che continuava a perdere la pazienza – fra utti i mestieri del mondo non ce n’è che uno solo, che veramente mi vada a genio.
  • E questo mestiere sarebbe?
  • Quello di mangiare, bere, dormire, divertirmi e fare dalla mattina alla sera la vita la vita del vagabondo.
  • Per tua regola, – disse il Grillo-parlante con la sua solita calma – tutti quelli che fanno codesto mestiere finiscono quasi sempre all’ospedale o in prigione.
  • Bada Grillaccio del mal’augurio! se mi monta la bizza, guai a te!
  • Povero Pinocchio!! Mi fai proprio compassione!
  • Perchè ti faccio compassione?
  • Perchè sei un burattinoe, quel che è peggio, perchè hai la testa di legno.

A queste parole, Pinocchio saltò su tutt’infuriato e preso di sul banco un martello di legno lo scagliò contro il Grillo parlante. Forse non credeva neppure di colpirlo; ma disgraziatamente lo colse pe l’appunto nel capo, tanto che il povero Grillo ebbe appena il fiato di fare cri-cri-cri, e poi rimase li stecchito e appiccicato alla parete.

Un consiglio:

Vi voglio consigliare di leggere una pagina del Diario dei sogni: Pinocchio e il Grillo parlante, vi offrirà una controfavola in cui una piccola lettrice che, capendo quanto siano sincere e sagge le parole del povero Grillo, trova il modo di salvare il Grillo dalla cattiveria di Pinocchio.

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