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#top5summer2017. Ecco le mie preferite dell’estate

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Mi piacciono tantissimo questi giochi tra blogger. Lo trovo un modo divertente per conoscersi e farsi conoscere! Quindi quando Datemi una M mi ha invitata a partecipare, ho accettato subito!

Si tratta di fare 5 cose: parlare della ricetta, colonna sonora, libro preferito dell’estate; invitare una o più amiche e condividere!

3,2,1, via!

Parlare di ricette mi fa ridere perché odio cucinare e non ho nessuna fantasia. Quindi vi parlerò dell’insalata più facile del mondo che però a me fa pensare all’estate anche a dicembre e che ho sempre mangiato anche da piccola. Cioè quella ottenuta unendo tonno, fagioli, pomodori e cipollina fresca, con una cospicua quantità di olio ed accompagnata da cracker.

Ve l’ho detto che sono una frana. D’altra parte, quando ci sono 35° chi è che ama stare dietro ai fornelli?

La colonna sonora è altrettanto buffa: “tutti al mare, tutti al mare, a mostrar le chiappe chiare!!!” La cantiamo ogni volta che saliamo in macchina mentre ci andiamo ed ogni volta mi emoziono a pensare che da piccola, la cantavo con mia mamma sulla nostra cinquecento gialla!

(e mi stupisco di come 2 figli su 2 siano stonati come campane!)

Libro libro libro…come? Ah, sì, libro. Il catalogo delle offerte del supermercato vale? Il listino delle pizze a domicilio? MI sa che parlerò di un libro per bambini va…
Aurora quest’estate si è fissata con “I tre porcellini”. L’abbiamo letto centinaia di volte e ultimamente se lo racconta da sola con Giacomo che la corregge sui materiali utilizzati per le casette…
Oggigiorno tantissimi libri sono belli, l’importante è appassionare i piccini!

 

Grazie mille ad Elisabetta per aver creato l’iniziativa e visto che completo ogni articolo con una foto, vi metto pure la mia preferita dell’estate:

la luce calda, ma non accecante, il mare alle caviglie, i bambini che corrono felici. Gioia, libertà, pienezza, calore, benessere, vita! Questa foto mi rimanda a tutto questo! Vorrei chiudere in un barattolino quella sensazione e riprovarla al momento del bisogno…

Ma dovrò accontentarmi di consumare gli occhi su un album di fotografie!

 

 

 

 

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Secondo me

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Cari Mondo, Moda, Abitudine e Società – oggi mi rivolgo a voi.

Che ogni giorno mettete il becco nell’educazione e nel comportamento dei genitori che spessissimo, agiscono per conto vostro, anziché dare retta a loro stessi.

Perché ogni coppia di genitori potrebbe pensare con la propria testa e il proprio cuore, scegliendo di fare quello che è meglio secondo loro.

E allora intanto, vi dico cosa penso. Come sarebbe bello che fosse SECONDO ME.

Secondo me, si potrebbe rispettare la riservatezza di un bambino anziché criticarlo perché a tre anni non è socievole con tutti;

Secondo me, si potrebbe ammirare un bambino che non alza le mani, anziché criticarlo perché non se la sa cavare da solo;

Secondo me, sarebbe meraviglioso valorizzarne le qualità, anziché evidenziare le sue mancanze;

Secondo me, si potrebbe riconoscere e rispettare le differenze, invece che considerare positivi certi comportamenti e negativi altri;

Secondo me, si potrebbe imparare ad aspettare.

Perché un bambino non è una funzione del computer con la percentuale di completamento. Non si può sapere esattamente quanto ci vorrà perché impari qualcosa;

Perché gli piaccia qualcosa;

Perché non abbia paura di qualcosa.

Secondo me, si potrebbe smettere di esaltare questa cosa dell’essere indipendenti a un anno;

Secondo me, potremmo imparare a chiedere aiuto, spunto, consiglio ad altre mamme, anziché criticarle;

Secondo me, l’unica cosa per cui dovrremmo avere fretta, potrebbe essere far capire a nostro figlio il nostro amore nei suoi confronti;

Secondo me, si potrebbe smettere di chiamare “soprammobili” i bambini educati e “vivaci” quelli maleducati;

Secondo me, potremmo lasciare che i bambini a volte si annoino;

Secondo me, potremmo lasciare che provino a trovare dentro se stessi il modo per uscire da una fase di crisi (non medica eh) e non correre, o essere mandati, da 98796 specialisti.

Secondo me, troppo spesso tendiamo a dimenticare che i bambini non sono né oggetti, né animaletti domestici. Sono persone.

E come ogni persona, hanno bisogno di rispetto.

SECONDO ME.

 

E secondo voi?

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Le mamme “facile e veloce!”

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Io sono pigra e fin qui non ci piove, ma ci sono mamme che considerano alcune cose facili e veloci quando in realtà (almeno per me), lo sono come una laurea in ingegneria nucleare e la lettura della Divina Commedia.

Di solito ognuna è “specializzata” in un certo settore e per questo, oggi, ladies and gentlemen, ecco a voi:

le mamme “Facile e veloce”!

In cucina: ” Ti dico una ricettina buonissima facile e veloce! Allora prendi il pollo, e lo metti a marinare in una soluzione fatta da rugiada che hai raccolto nelle 30 notti dei giorni dispari appena trascorsi, del limone strizzato solo con la forza del pensiero, vino autoprodotto da vigna biologica a chilometro zero (cioè sul tuo balcone), sale esclusivamente raccolto dalla tua pelle dopo aver fatto il bagno in mare, olio di semi di Tepossino e  naturalmente, tanto tanto amore. Insomma lo metti a marinare bà, per guarda, 1-2 notti non di più e poi lo prendi, lo massaggi a ritmo della Macarena con le spezie tipiche dello Zimbabwe e poi lo metti in una teglia al 30% di pietra, al 25% di lava fusa tre volte e il 45% di acciaio viola di Marte. Inforni per sette ore a 13° et voila!”

Nelle faccende domestiche: “No sie, a me non piace fare le faccende, faccio il minimo indispensabile, roba facile e veloce tipo chessò, le tende almeno due volte a settimana le tolgo, le lavo prima a mano, poi in lavatrice, poi a mano destra mentre il piede sinistro tocca la lavatrice, poi le stiro, poi le sgualcisco e le ristiro, poi le appendo per tre ore, le ritolgo e le ristiro. Oppure smonto gli elettrodomestici a incasso al massimo ogni 15 giorni, sai per pulire bene dietro… Ma smonto il motore di lavapiatti e lavatrice solo una volta al mese eh!? Vuoi che ti dica come smonto le mensole degli armadi tutti i primi giovedì del mese????”

Nei viaggi: “Guarda se vai in Zysfduiwgfeiuuuuu non potrai più pensare ad altra meta turistica! Un viaggio facile e veloce. Pensa che non c’è corrente elettrica, non c’è acqua corrente, gli indigeni se non li importuni non ti uccidono e soprattutto ho scoperto che gli scorpioni entrano negli stivali quindi vanno controllati prima di infilarli. Sai che esperienza meravigliosa per i bambini? Ci sono dei serpenti lunghissimi e iguana velenosissime. Pensa poi che per raggiungerlo sono solo 456 ore di aereo, anzi di 53 aerei, in uno minuscolo pensa che dovevo aiutare io il pilota dodicenne, una figata!”

Nella cura di se stesse: “Soprattutto da quando sono mamma, ho ridotto moltissimo il tempo per me stessa, per il mio corpo. Certe cose però dai, indispensabili. Ma facili e veloci eh!!! Infatti metto la sveglia alle cinque così posso fare risveglio muscolare, bermi un centrifugato di aria, fare jogging, farmi una doccia con oli essenziali, granuli rigeneranti, maschera ristrutturante per capelli, gel rinfrescante per le gambe e dopo essermi cosparsa di crema idratante al rabarbaro, mi asciugo e sono pronta per iniziare la giornata alla grande! Ma non prima di aver fatto un numero a tre cifre divisibile per tre di addominali e rifarmi un’altra doccia con latte di soia filtrato con pezze di lino, perché ho sudato di nuovo.”

Esagerata? Certo! Ma per me alcune mamme hanno della voglia eccezionale! Probabilmente quando la distribuivano stavo dormendo…

Per me facile e veloce è un panino al prosciutto, pulire il bagno con le salviette cambio pannolini, andare il sabato a pranzo dai nonni e lavarmi i piedi invece che fare la doccia!

Conoscete qualche mamma così “specializzata”? No dai, mi sa che così non ne esistono, ma di certo io e la mia bradiposità esistiamo… ci trovate quando vi pare sul divano!

 

 

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Quello che le mamme non dicono

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Quello che le mamme non dicono è sicuramente il titolo di qualche libro e la deformazione “professionale” della famosa canzone di Fiorella Mannoia.

Ma soprattutto, è quello che penso io mille mila volte, in questo periodo in cui mio figlio ha cominciato a vedersi nel futuro dopo aver abbandonato la fase del “non voglio crescere, non crescerò mai”.

Quando mi dice che da grande mi sposerà, non gli dico che non sarà così; che troverà una ragazza e si farà una famiglia (sempre che io dia la mia benedizione!!!!!), perché è così pura la sua idea di amore e così infinito quello che prova per me, che voglio lasciarCI questa sensazione fin tanto che il suo cuore non comincerà a battere per qualcun’altra.

Quando mi dice “mamma quando sarò grande come te e papà, chiederò a Babbo Natale una spada laser con sopra la calcolatrice, ok?” Non gli dico che quando sarà grande avrà ben altri desideri,perché i suoi occhi si illuminano nel pensare che potrà usare una spada laser senza che nessuno gli possa dire di fare attenzione.
Cosa? Come Babbo Natale non esiste…

Quando mi dice che da grande farà il dottore delle mani per curare quelle del suo papà, non gli dico che potrà fare quello che gli piacerà, perché in questo momento lui è certo di quello e in fondo, nessuno può sapere quando nasce l’anima di un medico.

Quando mi dice mamma non vedo l’ora di andare alle elementari, non gli dico “Godi, fanciullo mio; stato soave, stagion lieta è cotesta. Altro dirti non vo’” perché ci sarà da studiare, da imparare cose pallosissime, interrogazioni, ANSIA, materie che trovi meno importanti degli ingredienti degli orsetti gommosi, il Sabato del villaggio da imparare a memoria (che però casomai tu scrivessi un blog potrebbe tornarti utile) e pomeriggi passati a fare i compiti; perché non voglio togliergli la possibilità di farsi un’idea sua della scuola e di decidere da solo che sentimento provare.

Ed allora gli rispondo che sarò felice di sposarlo, che quasi quasi la spada laser gliela chiederò anche io a Babbo Natale, che papà non avrà più nemmeno un dolorino e che alle elementari manca solo un anno.

E quando tra un po’ di tempo mi chiederà perché gli abbia mentito, gli dirò che non l’ho fatto.

Che ho semplicemente risposto con il mio cuore di 5 anni, anche se in un corpo di 37.

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Se puoi Vuoi

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Leggenda narra che tanto tempo fa, dentro a lampade dalla forma bizzarra, abitassero dei geni pelati e simpatici. Chi trovava la lampada aveva diritto a tre desideri.

“Dimmi tre cose che vorresti!”

“Vorrei avere un lavoro sicuro visto che mi faccio il mazzo a giornate, ma non è possibile”

“Possibile eccome, se vuoi puoi!” E Puff ecco un contratto a tempo indeterminato.

“Vorrei anche un figlio, ma madre natura non mi ascolta!”

“Madre Natura chi? Tra nove mesi partorirai” Puff!

“Vorrei che mia zia guarisse dalla sua malattia, ma il destino ha voluto così!”

“Che destino e destino, tua zia ora sta bene!”

E da qui il detto se vuoi puoi.

Gli anni passano e come i dinosauri, ahimè anche i geni si estinguono.

Il detto però è arrivato ai giorni nostra e ama alloggiare nella bocca della gente presuntuosa, arrogante e spesso viziata che lo utilizza per assumersi meriti da dare solo a Fortuna e Destino.

Leggenda narra, che nel 2017, una blogger alle prime armi, dette il via ad un nuovo modo di dire:

SE PUOI VUOI (Desideralo).

Smettiamola di pensare a ciò che non si ha e si vorrebbe. Smettiamola di credere che con l’impegno si possa ottenere TUTTO finendo poi per sentirsi svuotati ed insoddisfatti. Siamo felici per avere un lavoro, avere la salute ed avere un figlio.

(Eò, stasera mi è presa così, testimonial dei buoni sentimenti e di pensieri stile Pollyanna).

E basta con SE VUOI giocare con i tuoi bimbi, lavorare ed avere una casa perfetta PUOI. Perché se poi un giorno non ce la fai più, ti sentirai una cacca fallita invece che un essere umano stanco.

E basta con SE VUOI guadagnare bene basta che ti fai il culo, perché tante, ma tante persone se lo fanno ed arrivano con difficoltà a fine mese.

E basta con SE VUOI essere una gnocca da paura basta che vai in palestra, mangi bene e curi te stessa; perché se hai una prima scarsa, un sedere che secondo come lo sposti, oscura il sole e una fronte su cui possono atterrare gli aerei, lo puoi volere abbestia, ma non puoi fare taglia e incolla e mettere le chiappe come tette e fare ritaglia per la fronte.

Impariamo a volere quello che possiamo avere. Che sappiamo fare. Che abbiamo la fortuna di ottenere. Lottiamo per quello che possiamo avere, ma senza perdere di vista quello che già abbiamo.

Plasmiamo, montiamo, smontiamo, costruiamo la nostra vita e creiamo qualcosa di fantastico.

Anche se siete delle frane con la Lego 5-12 anni.

E smettiamola di invidiarci l’un l’altra su! Che poi ci viene la gastrite e ci puzza il fiato!

P.S. quella con la fronte gigante sono io e alle medie mi facevano gli scherzi telefonici per chiedermi se potevano atterrare su di me…

 

 

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L’amore non si compra ad etti.

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L’altra sera mentre facevo zapping alla tv, sono rimasta appiccicata ad un film commedia recente, con attori noti che ti fanno venire voglia di sapere come va a finire, quando sei lì con il 95% del cervello che dorme e non riusciresti a seguire nulla di più impegnativo.

In soldoni la storia parla di una coppia sposata in crisi. Hanno un amico comune che gestisce un locale sexy e propone loro di giocare l’ultima carta per salvare il loro rapporto: fare i single per una sera e andare in una stanza completamente buia dove troveranno uno sconosciuto. I due accettano e dopo la serata si lasciano perché dopo aver trascorso due ore di sesso stupendo, capiscono che è finita. In realtà, senza saperlo, nella stanza c’erano loro due e quando lo scoprono decidono di tornare insieme perché appassionati ed innamorati.

Quindi tu vedi i titoli di coda con il sorrisino stampato in faccia pensando che alla fine l’amore trionfa sempre.

Mi alzo, vado in bagno e mentre mi lavo i denti mi si accende la lampadina e mi rendo conto di cosa stessi pensando veramente. E cioè allo squallore della situazione. Due sposati, si dicono stasera siamo single e spipazzano allegramente con quello che credono essere una/uno sconosciuta/o.

Vi rendete conto? Qui siamo così abituati a fare tutto con un clic che la società ci sta cominciando a dire che anche con i sentimenti si possa fare lo stesso.

Ma l’amore non si spegne con un clic ed il rispetto non si mette in pausa con “siamo single per una sera ” e poi lo riavvii. Manco se c’hai mysky.

L’amore si sgretola piano piano ed il rispetto se lo calpesti non lo recuperi più.

Ma purtroppo al giorno d’oggi in troppi pensano che la vita sia come Instagram o Facebook: se qualcosa non ti piace, clic, la cancelli.

Ma fortunatamente, quando ero piccola io, i social non esistevano e il nostro mondo esterno erano i cartoni animati. Oltre alla famiglia, imparavamo l’amore con il caro Walt Disney che ti insegnava che se ti comporti male fai una brutta fine e se sei buono troverai la felicità.

Non è sempre così è vero. Ma io ai miei figli voglio trasmettere proprio questo.

Che l’amore è volere il bene dell’altra persona. Perché l’amore senza rispetto non è amore. Facciamola finita di dire che uno si comporta come un essere schifoso, “però in fondo l’ama”.

Che l’amore non ha quantità.

L’amore è una nuvola, è qualcosa di impalpabile come il vento, che smuove le rocce e il mare.

L’amore fa le capriole, i salti mortali e la ruota.

L’amore è come un punto: senza dimensioni.

E soprattutto che l’amore non si compra:

“Scusi mi da’ un etto di amore?”

“E’ un po’ di più che faccio, lascio?”

“Sì sì, lasci pure.”

 

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Trucchi semiseri per l’inserimento alla scuola materna

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Cara mamma dico a te,

sì proprio a te che tra pochi giorni dovrai cominciare l’inserimento alla scuola materna. Anzi no, hai ragione. L’inserimentoooooooooo alla scuooooooola maternaaaaaaaaaaaaargh!

Sì, quello.

 

Spesso si sente dire che l’inserimento, sia più per le mamme che per i bambini.

Mio figlio ne ha avuto sicuramente mooooolto bisogno, ma ti confido che io ero a rischio psicofarmaci.

Seduta in macchina a piangere mentre lui era in classe, la sera non riuscivo a prendere sonno, mangiavo poco e poco ci mancava che mi cominicasse qualche tic.

Insomma per me, più che un inserimento è stato un addestramento stile Marines…ma ce l’ho fatta, mi hanno promossa!

In ogni caso me la sono vista brutta e quindi, se anche tu come feci io, in questi giorni cominci ad annusare aria di angoscia e terrore, voglio lasciarti qualche trucco che ho affinato in corso d’opera  per arrivare a fine percorso meno stressata di quanto lo sono stata io.

  1. Ripetere come un mantra che passerà, che ogni giorno andrà meglio e che alla fine si divertirà! Giacomo non è un fan dell’asilo, ma comunque si diverte e viene stimolato tantissimo. Quando però ero all’inizio, una voce dentro me continuava a dirmi “non è il luogo per lui, non gli piacerà mai, piangerà per tre anni!” Nonostante tutte mi dicessero che sarebbe passata. Ordunque che me lo dici a fare se neanche te ci credevi? Perché magari, se lo leggi da me, lo senti dalle tue amiche e dalle conoscenti, piano piano finirai per crederci anche tu! E dopo sarà tutta discesa!
  2. Se tuo figlio i primi giorni deve stare a scuola mettiamo un’ora e mezzo, dai appuntamento ad una tua amica o con il parrucchiere, proprio in quel lasso di tempo. Non c’è cosa peggiore che stare a contare i minuti immaginando il nostro piccino.
  3. Per rinfrancare sia tu che lui, organizza qualcosa di coccoloso e amoroso per il pomeriggio. Se lavori, basterà anche qualcosa di veloce prima di cena…inventarsi un saluto solo vostro da fare anche la mattina quando arrivate davanti alla classe, o lo stesso biscotto mangiato a metà e così via. Sai quella roba della paura dell’abbandono? Ogni tanto serve pure a noi mamme sapere che siamo sempre inseparabili ed innamorati!
  4. Trucco waterproof. La lacrimuccia scapperà tesoro. Non posso mentirti. Che sia di emozione, di angoscia, di soddisfazione o di un moscerino in un occhio, scenderà. E allora fatti furba!!! Mascara waterproof!!!! Per evitare di fare le zombie prima di ottobre inoltrato e di sentire Vercingetorigino dirti “Mamma ma hai pianto???”
  5. Ricordarti sempre che Un bel giorno non troppo lontano però, il tuo piccolo e tenero batuffolo cicciottino avvolto nella tutina di ciniglia…ehm…scusa…tuo figlio treenne, uscirà e ti dirà: “Sai mamma mi sono divertito!”
  6. Ultimo ma non per importanza: dai ascolto alle maestre! Lo so sono sconosciute a cui affidi il tuo amore più grande, ma il loro distacco emotivo è un salvavita per tuo figlio che percepisce di sicuro la nostra ansia. Se ti dicono che ha bisogno di tempo, o al contrario che è pronto per stare una mezz’ora di più, credici. Serene noi, sereno il bimbo. Io avevo un brutto ricordo delle maestre (Negli anni ’80 c’erano anche linee educative moooooolto diverse) e per me questo è stato il punto più difficile. Dai dai, se ce l’ho fatta io, puoi farcela anche tu!

Questo è quello che mi ha insegnato la mia esperienza e vorrei farne tesoro tra un anno quando sarà il momento di Aurora.

Che ne pensate? Scrivetemi altri suggerimenti che avete sperimentato o che sperimenterete!

E buon anno scolastico a tutti!

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Una volta ero puntuale. Gli orari dopo i figli.

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Quando mi danno un appuntamento e aggiungono “Poi casomai se ritardo ti avviso”, dentro di me, reagisco sempre con la fatica e la solitudine di un’anticipataria incallita.

Andando indietro nel tempo, ricordo di essere diventata ossessionata dagli orari alle medie.

Alle elementari mia madre mi portava allo scoccare della campanella, ma alle medie no, dovevo arrivare molto prima, “per acclimatarmi” – dicevo.

Da quando avevo 11 anni quindi, ho trascorso infiniti minuti da sola ad aspettare, cercando visi amici tra la folla, nel vuoto, per strada.

Nella vergogna di farmi vedere impaziente, mi dicevo che non l’avrei più fatto, ma né me stessa, né le prese in giro di amici e parenti, sono mai riusciti a farmi arrivare non dico in ritardo, ma per lo meno puntuale.

Poi è nato Giacomo.

E non potevo “avvantaggiarmi” su tutto e poi partire all’ora stabilita. No. Lo sapete che con i neonati non ci sono orari. E non ci sono neanche a un anno o a due direi. Perché sta dormendo, perché sta mangiando, perché si è appena svegliato e fuori è un freddo cane e non vuoi farlo uscire accaldato. E bla bla bla.

Figuriamoci con due bambini. La pipì del maggiore, la popò della minore, la fine del cartone del grande e il peluche che non si trova della piccola. All’inizio mi sembrava di essere uno di quegli artisti del circo che devono muovere continuamente i piatti sul bastone, per farli stare in equilibrio. Perché spesso, dopo aver provveduto a tutte le necessità, a Giacomo scappava di nuovo la pipì. E il giro ricominciava.

Per restare al passo cominciai a fare prima prima prima, tutto quello che mi riguardava con il risultato che all’ora di uscire ero conciata come se fossi stata reduce da una maratona con 40°.

Ma con questo sistema, niente. Non ce la fai. Perché quello che devi fare “all’ultimo momento”, con due bambini, non riesci a farlo nell’ultimo momento. Te ne servono minimo sei.

E arrivi in ritardo.

I primi tempi soffrivo tantissimo perché non arrivare in orario, l’avevo sempre considerato una mancanza di rispetto verso l’altro. Poi ho capito che un cambio pannolino non può essere considerato tale.

E piano piano mi sono abituata. I bimbi crescono, io mi sono plasmata su di loro ed ho trovato delle strategie.

Oggi riesco quasi sempre ad essere puntuale.

Non più anticipataria.

E scrivendo questo articolo mi accorgo di come i figli riescano a farti cambiare in meglio, a sradicare da te, ansie ed ossessioni che vivono dentro alla tua mente da anni, minimo da 26.

 

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Acquisti di stagione: c’è sempre una mamma avanti a te.

| acquisti di stagione, Senza categoria, vestiti

Ansia da cambio di stagione ne abbiamo?

Io molta. Mi sembra ieri che facevo la figa perché avevo fatto il cambio di vestiti, che tra poco già dovrò rifarlo.

Odio il freddo e sto cominciando ad andare in depressione autunnale. Sommato a questo sono una persona programmatrice ed ansiosa che se non si desse una regolata, avrebbe già fatto un foglio di Excel con vestiti, quantità e taglie necessarie.

E quindi immaginate l’angoscia quando tu sei lì, che ti stai levando la sabbia dai polpacci e qualche mamma ti chiama e ti dice:

“Ah sai il nostro negozio preferito? Ha già messo fuori tutto e tante taglie non si trovano già più!” Più???? Io vado ancora in giro in infradito e TU negozio, hai già finito alcune taglie di felpe??? Naaaaaa.

Oppure:

“Tu hai finito di fare acquisti?” Finito???? Non ho neanche cominciato! L’estate è corta e la mia mente vuole gustarsela fino in fondo!

O altrimenti:

“Hai comprato i grembiuli, lo zainetto e pure la cornice per mettere la foto dell’ultimo giorno di scuola del 2020?” Hai voglia! Ho anche già comprato il completo da mettermi per festeggiare la terza media di Giacomo. Ma per favore!

Per me è ancora estate e voglio parlare solo di caldo, mare, abbronzatura e caldo. Infradito, costumi, caldo, sudore e caldo. Ah, caldo l’ho già detto?

E invece c’è sempre una mamma avanti a te che ha già comprato anche i paraorecchie col pelo.

Che ha già comprato, lavato e stirato i vestiti per il giorno di Natale.

Che ha acquistato i calzini corti per fine agosto, medi per settembre, lunghi per ottobre e caldo cotone per novembre.

E quando tu, un anno, complice una vacanza in montagna a settembre, fai la splendida perché hai comprato le magliette termiche, rassegnati.

Ci sarà sempre una mamma avanti a te, che avrà comprato anche i pantaloni!

 

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Mamme non colpevolizziamoci!

| allattamento, colpa, mamme, Senza categoria

Non dobbiamo sentirci troppo in colpa.

Lo leggiamo da ogni parte, lo sentiamo dire da tutti, eppure, ci caschiamo sempre.

Da quando stringiamo tra le mani il test positivo, chi più chi meno, cominciamo a sentirci in colpa.

Quando siamo incinte e vomitiamo anche l’anima, perché abbiamo mangiato quattro piatti di trippa di nonna Rita, o perché per l’orgoglio di non farci aiutare dalla commessa, ci siamo portate sei bottiglie di acqua minerale per mille mila metri.

In colpa, se desideriamo ardentemente il cesareo, l’epidurale o una pillola che rende il bimbo microscopico solo per uscire e poi tornare sui tre chili.

In colpa, perché varie volte pensiamo di aver fatto una cazzata.

In colpa, perché abbiamo deciso di far nascere qualcuno. Egoismo???

Poi nasce.

Ed allora se non lo amiamo CuoreAmoreSole loveloveyou subito, ci sentiamo merde.

Se non lo allattiamo non ne parliamo.

Se lo allattiamo a richiesta figuriamoci.

Se lo svezziamo tradizionalmente, antiquate!

Pazze fuori di testa se autosvezziamo.

Almeno quando dorme siam tranquille? Seeeeeeeeee! Se dorme poco che avrà, se dorme TROPPO (!), che avrà! Ma poi dove. Culla? Ahhhhhh! Lettone??? Ahhhhhh!

AMMAZZA CHE FATICA

Per esempio io mi son sentita in colpa per anni, per una brutta eruzione che ha avuto Giacomo in viso. Nonostante il pediatra mi dicesse di no, mi ero fissata che dipendesse dal latte artificiale e stavo male per non averlo allattato.

Poi è nata Aurora. Stessa eruzione. Peccato che la allattassi al seno. Quindi il latte artificiale non c’entrava nulla.

Ho avuto due esperienze diverse come allattamento e quindi ho avuto una “risposta”.

E mi si è accesa quindi la lampadina di come spesso sprechiamo energia e momenti che potremmo trascorrere serene, per angosciarci.

Insomma mamme, dovremmo volerci un po’ più bene. A noi stesse e l’un l’altra.

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