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Finale alternativo di Franca Lenci

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Alle 10,30, dopo aver passato una mezz’ora al bar, come in un enorme deja-vu, Gionni e Alice si ritrovarono seduti sul divano con il libro in mano.

Karint e Pocom si stiracchiarono le vibrisse dopo la lunga maratona con la loro serie preferita su Spaceflix.
Si erano appassionati alle avventure di Gionni e Alice ed avevano gustato tutti e quattro i finali – scegliendo
naturalmente il più romantico – ma questo messaggio li coglieva impreparati.
“Pocom ma come funziona? Quale tasto devo premere?”
Pocom esaminò il comunicatore universale, quasi aspettandosi che fosse spuntato un tasto nuovo, ma non
vide niente.
Iniziò allora il classico gesto di premere combinazioni di tasti a caso – un comportamento evidentemente
premiato dall’evoluzione visto che fin dai tempi remoti nessuno del loro popolo aveva mai letto un libretto
di istruzioni.
Karint restò meditabonda a guardare i tentativi inutili di Pocom e disse: “I finali della serie sono quattro,
magari dobbiamo premere il tasto 5 per vedere il quinto finale?”
Prese il comunicatore universale e selezionò 5 e immediatamente partì un nuovo episodio.
2 agosto
Alle 10,30 dopo aver passato mezz’ora al bar, come in un enorme déjà-vu, Gionni e Alice si ritrovarono
seduti sul divano con un libro in mano.
Iniziarono a leggere, facevano a turno. Gionni si divertiva a fare le vocine ai dialoghi e Alice lo riprendeva
scherzosa. Fra scherzi e momenti di lavoro più approfondito erano passate già quasi tre ore e la fame
iniziava a fasi sentire.
Alice disse “Che ne dici di una pausa? Mangiamo qualcosa?” e Gionni propose di fare una spaghettata al
pomodoro ed accese la tv, cercando un programma di musica.
Ad Alice venne un’idea “Senti, ma secondo te hanno fatto il film su questo libro? Abbiamo lavorato per tre
ore e non siamo nemmeno a metà – magari così ci anticipiamo un po’”
“Buona idea! Guarda su IFlix, lì c’è davvero di tutto.”
Alice scacciò distrattamente il leggero senso di colpa per aver scelto di provare la via più corta e si mise
d’impegno a cercare.
Con un colpo di fortuna saltò fuori una mini serie. Evviva! In quattro puntate avrebbero terminato il lavoro
– ed avrebbero potuto farlo stando seduti vicini sul divano.
O magari abbracciati.
Alice era confusa e mentre apparecchiava per due pensava alla loro situazione.

Cos’era quello? Una fine o un inizio? Alla fine delle quattro puntate sarebbe semplicemente finito il loro
impegno di studio o si sarebbe finalmente svelato quello che non riusciva a mettere a fuoco?
Decise, per una volta nella sua vita, di non correre con il pensiero al futuro, nemmeno se si trattava di un
futuro così vicino.
Adesso voleva pensare solo al presente, alla pasta al pomodoro crudo, al mezzo bicchiere di vino che si
sarebbe concessa e alla prospettiva di passare un pomeriggio con lui.
Si sedettero a tavola ed attaccarono con entusiasmo a mangiare. Alice fece partire la prima puntata.
Una semplice scelta
Stagione 1 Episodio 1
Alice e Gionni mangiavano, chiacchieravano, e seguivano distrattamente l’episodio trasmesso: quella parte
la conoscevano già bene, potevano anche evitare di prendere appunti.
Commentarono divertiti la scelta degli attori, scoprendo poi che dopo il primo impatto erano davvero
perfetti. E’ sempre bello poter dare un volto ed una voce ai personaggi di un libro, e pian piano iniziarono
ad affezionarsi a loro.
Dopo il caffè caricarono velocemente la lavastoviglie e riordinarono, e finirono giusto in tempo per l’inizio
del secondo episodio.
Stagione 1 Episodio 2
Si sedettero vicini sul divano e Alice sentì che stava per ricominciare a rimuginare.
Siamo seduti vicini come amici o c’è qualcosa di più? Dovrei fare qualcosa? O dire qualcosa?
Alice taci, zitta e prendi appunti.
Gionni la guardò allungarsi per prendere il blocco e la penna. Si scoprì a pensare a lei e a pensare a quanto
sarebbe stato bello se invece di prendere appunti lei si fosse avvicinata a lui. Beh, si, non era proprio una
serie romantica, ma sarebbe stato bello stare abbracciati senza pensare a nient’altro che ad essere lì.
Però lei voleva lavorare sul compito, era evidente, e lui doveva fare la sua parte.
L’ora successiva se ne andò così, con loro che commentavano brevemente alcune scene e fermavano i
pensieri sulla carta, per discuterne in seguito.
Stagione 1 Episodio 3
Questa storia li aveva proprio presi. Sedevano attenti, pronti a cogliere le strane giravolte dell’intreccio, era
davvero molto strana ma anche molto coinvolgente.
Senza rendersi conto si erano avvicinati, i loro corpi adesso si toccavano con naturalezza ma loro non erano
lì tesi ad interpretare l’uno i segnali dell’altro.
Si scambiavano commenti telegrafici – per non perdere nemmeno una parte dei dialoghi – e nonostante
questo Alice non poteva fare a meno di notare la sintonia che c’era fra loro.
I loro punti di vista erano meravigliosamente diversi, il corso che avevano fatto insieme aveva fornito loro
un gran numero di chiavi per interpretare quello che stavano vedendo e loro le stavano usando tutte.
La fine del terzo episodio li colse impreparati, non avrebbero mai pensato di passare un pomeriggio così.

Gionni le chiese se voleva fare una pausa per sgranchirsi un po’ le gambe ma Alice non dovette nemmeno
rispondere. Si sorrisero e Gionni fece partire l’ultimo episodio.
Stagione 1 Episodio 4
Dissolvenza e schermo nero, poi delle scritte. Sotto scorrono quelli che sembrano essere titoli di coda ma
non riescono a leggerli
E se non fosse andata così?
FINE
Seleziona finale alternativo
Alice e Gionni si guardano. Cos’è questo? “Gionni prova a fermare, forse prima ho cambiato serie per
sbaglio”
Gionni preme stop ma la scritta in sovrimpressione è giusta “Una semplice scelta – Stagione 1 Episodio 4”
Si guardano di nuovo e poi lo fanno ripartire.
L’inquadratura adesso è quella di due figure che stanno guardando uno schermo. C’è qualcosa che non va
in quelle due figure ma non riescono a cogliere bene i dettagli, la stanza è in penombra, l’unica cosa che si
vede bene è lo schermo.
Le due persone sedute stanno commentando la scritta, che a quanto pare li ha presi di sorpresa almeno
quanto ha preso di sorpresa loro.
Alice e Gionni sorridono vedendo uno dei protagonisti che preme tutti i tasti, ognuno di loro pensa – senza
dirlo – “Lo faccio sempre anche io!”
Finalmente l’altro trova una soluzione e parte il quinto episodio.
2 agosto
Alle 10,30 dopo aver passato mezz’ora al bar, come in un enorme déjà-vu, Gionni e Alice si ritrovarono
seduti sul divano con un libro in mano.
No, aspetta. Cosa?
Ad Alice sfugge un commento strozzato, Gionni guarda lo schermo con gli occhi spalancati.
Alice e Gionni? Cos’è uno scherzo?
Ammutoliti per la sorpresa guardano i due attori che li interpretano e Alice pensa con un piccolo sorriso
segreto che il “suo” Gionni è molto ma molto più carino di quello in tv.
No, fermi tutti. Questa cosa è troppo strana, deve essere uno scherzo incredibilmente ben fatto.
No. Non è possibile. Non possono averlo fatto, deve essere vero. Forse ci siamo addormentati e stiamo
sognando, non c’è altra spiegazione.
Alice e Gionni sullo schermo adesso stanno mangiando la pasta, visti da fuori sono così belli e giovani, e
viene da fare il tifo per loro – per noi?

Alice non riesce a mettere ordine nei suoi pensieri, riesce solo a vedere il luccichio negli occhi di Gionni
della TV e il suo sorriso timido, e si trova a sperare che questa volta si mettano seduti vicini, che si
abbraccino.
Gionni guarda Alice che sembra completamente presa da quello che vede sullo schermo, guarda i due attori
che li impersonano e poi guarda lei. Senza pensarci la abbraccia e lei gli si accoccola vicino.
Non riescono a smettere di seguire, e li guardano guardare la tv, sempre più vicini, sempre più connessi.
Stagione 1 Episodio 3
Vedendosi dal fuori finalmente possono fare chiarezza, tutto quello che non si sono detti si vede
chiaramente in tv, sono talmente belli che viene voglia di abbracciarli. Alice e Gionni del divano si
scambiano un’occhiata timida e pensano “Siamo belli così”
Stagione 1 Episodio 4
Gionni e Alice allungano la mano contemporaneamente, hanno avuto lo stesso pensiero.
Questa volta non vogliono scegliere un finale alternativo, adesso basta così.
Sorridono e spengono la TV.
Dissolvenza, musica romantica.

FINE

“Ohhh Pocom, adoro le storie a lieto fine!!”
“Ma quale lieto fine, non si capisce niente, come fai a sapere che andrà bene? Uffa, ma perché hanno
spento la tv?”
“Pocom sei l’essere meno romantico dell’universo, ma non li hai visti com’erano carini? Si, si, secondo me
Alice e Gionni si sposeranno ed avranno due bambini!”
“Karint a me per questo finale sarebbe piaciuta un po’ più di azione, questi son stati seduti sul divano per
episodi”
“E perché? Noi cosa abbiamo fatto? Senti, è ancora presto: provi a vedere se c’è anche l’episodio 6?”
FINE

Franca Lenci

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Finale alternativo di Mirko bechelli

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2 agosto

Alle 10.30, dopo aver passato una mezz’ora al bar, come in un enorme dejà-vu, Gionni e Alice si ritrovano seduti sul divano con il libro in mano.

Le parole scorrevano veloci, la sintonia tra loro sempre maggiore: proprio come al primo giorno del corso. Dopo tanti anni si erano ritrovati, ma nessuno dei due nonostante stesse così bene in ogni momento passato insieme riusciva a rivelare i propri sentimenti, ad aver la forza di fare il primo passo.

Alice finito il libro, con una voce sorridente, esordì: “Gionni ti saresti mai aspettato un finale così? Un matrimonio saltato all’ultimo minuto per un’altra….” e Gionni: “Sono cose che succedono solo nei film..e nei libri. Forse Diego e Lucia volevano proprio farci capire che cose così non accadono veramente”.

Si fissano negli occhi e scoppiano a ridere.

In quella risata all’unisono si intravede tutto quello si è creato tra loro in questo mese, sono così vicini, ma anche così lontani.

Ad un tratto suona il telefono di Gionni: Mirko. “Gionni corri qua in ospedale, Michele ha fatto un incidente”.

Gionni, con la voce tremolante, invita Alice a seguirlo per raggiungere Mirko in ospedale spiegandole durante il tragitto cosa fosse successo: Michele è stato investito da una macchina mentre tornava a casa dalla palestra.

In ospedale i dottori dichiarano che la situazione è tragica, il ragazzo entrato in coma non ha molte possibilità di svegliarsi.

Alice, che in questo mese aveva molto legato con Michele, rimane come paralizzata. Capisce che Michele per lei era diventato importante e non voleva perderlo, solo adesso che poteva non esserci più aveva realizzato quanto gli voleva bene. Così gli rimane vicina per diversi giorni andando sempre a trovarlo e sperando in qualche novità fino a quando un giorno, improvvisamente, Michele si sveglia proprio mentre Alice stava lasciando la stanza e le sussurra con voce tremolante: “Alice, amore mio, non te ne andare”.

Alice ha un doppio colpo al cuore: sia perché Michele si è svegliato, ma anche perché non si aspettava di piacergli così tanto.

Nelle settimane successive Michele si ristabilisce ed il rapporto con Alice diventa più intenso tanto da iniziare una storia d’amore.

Nel frattempo Gionni aveva conosciuto Ginevra anzi, in realtà, Arianna aveva costretto Gionni a conoscere Ginevra accompagnandola tutti i giorni nel suo negozio e fermandosi a parlare con lui.

Gionni sentiva dentro di sé che gli mancava Alice, che ormai si era legata a Michele. Come nei più comuni dei casi, provò con la tecnica del “chiodo schiaccia chiodo“,ma le cose non sembravano migliorare e così, un sabato mattina guardando Ginevra prima di fare colazione “Ginevra sei una bellissima persona, ma io non riesco più a mentire a me stesso”

“Di cosa parli? Non ti capisco”

“Non posso più stare con te. Ci ho provato, ti giuro, ci ho provato davvero, ma….”

“Non dire altro, ho capito… Alice…SEMPRE ALICE!” disse Ginevra scoppiando in lacrime.

Gionni annuì con la testa e uscì.

Corse a più non posso fino al negozio di abbigliamento dove sperava di trovare Alice che, proprio in quel momento stava tirando su la saracinesca pronta per una nuova giornata.

Gionni, senza neppure salutarla le dice ad alta voce: “Non succede solo nei libri o nei film…”

Alice non capisce cosa voglia dire, anzi non si aspettava neppure di vedere Gionni, erano mesi che non si sentivano: Gionni non aveva preso bene la storia con Michele e si era allontanato da lei, ma senza dirle il motivo.

Gionni, preso dal fiatone di nuovo “Non succede solo nei libri o nei film…” e stavolta aggiunge “Io ti amo. È da quando eravamo piccoli che lo so, ma solo ora ho trovato il coraggio di dirtelo”.

Alice, che con Michele stava progettando proprio in questi giorni di andare a convivere, sente dentro di sé come scongelarsi un ricordo perduto, come se si riaprisse il suo cuore. Lei sa che ha sempre amato Gionni, lei sa quanto tempo è stata male quando Gionni non la salutava o non le parlava a scuola… Lei sa quanto lo amasse. È vero c’è Michele ora, ma Gionni, il suo Gionni, è lì davanti a lei, solo per lei…

Non riesce a resistere, e sopraffatta dai sentimenti per lui, gli va incontro stringendolo in un tenero e intenso abbraccio poi gli sussurra: “Non succede solo nei libri o nei film… È vero”. E i due si sciolgono in un bacio passionale atteso da anni.

La sensazione di sentirsi come le forbici col pangrattato, era ormai lontana.

 

Mirko Bechelli

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Il mio libro “E se non fosse andata così?”

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#esenonfosseandatacosì?
A cosa servono le forbici col pangrattato? Assolutamente a niente. È questa la sensazione di inutilità in cui troviamo i due protagonisti ventenni che all’inizio del libro vivono le loro vite senza interagire.
Alice e Gionni, per motivi diversi, si ritrovano allo stesso corso di teatro psicologico per capire meglio se stessi.
Si riconoscono: erano compagni delle medie.
Il corso e gli altri ragazzi partecipanti fanno da sfondo alle loro dinamiche relazionali la cui natura è inizialmente incomprensibile ad entrambi.

L’intento del libro, indirizzato prevalentemente ad adolescenti e giovani adulti, è quello di eliminare la diffusa convinzione che esista un’unica strada per la felicità e che tutte le altre conducano inevitabilmente alla sofferenza ed alla tristezza. Solo in matematica un risultato è giusto o sbagliato: nella vita di tutti i giorni invece, ci troviamo di fronte a tanti “va bene lo stesso”.
Il racconto è ambientato ai giorni nostri, senza riferimenti precisi di anni, luoghi o caratteristiche fisiche dei personaggi. L’intento, è che ogni persona possa immedesimarsi e giovarsi maggiormente del messaggio trasmesso.

Se voleste leggerlo, potrete trovarlo in libreria o qui

In più, mi piaceva che la mia scrittura non fosse a senso unico perciò, chi vorrà potrà mandare dei finali alternativi alla mia e-mail giuliapuccinelli@gmail.com e ogni settimana ne pubblicherò uno proprio qui sul blog 🙂

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Il futuro delle neomamme

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Sapete perché spesso le neomamme si sentono sopraffatte al pensiero del futuro?

Per una distorsione del pensiero che ci fa pensare che per ogni cosa, ogni giorno sia più difficile.

Prendiamo la scuola ad esempio:

Nell’immaginario comune si pensa che le elementari siano facili e le superiori difficili perché per noi adulti “leggere e far di conto” è un’ovvietá mentre le equazioni di secondo grado per molti possono risultare inaffrontabili.

In realtà ogni compito è misurato all’età ed alle competenze e quindi per un bambino imparare a leggere e scrivere richiede lo stesso impegno che serve ad un ragazzo per capire come risolvere un’equazione.

Una mamma può mettere in atto lo stesso meccanismo e pensare: “se ora non riesco nemmeno a farmi una doccia come farò dopo quando dovrò preparargli da mangiare o quando imparerá a muoversi e non potrò perderlo di vista un attimo??

Tranquille mamme, ogni cosa a suo tempo! 

Ogni giorno genitori e bambini sono più competenti. Cresce il bimbo, ma crescete anche voi! Insieme❤!

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Il paleolitico

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L’altro giorno mio figlio doveva studiare “la vita nel paleolitico”. Osservo il disegno sul libro e noto subito una donna che porta in fascia il suo bimbo mentre raccoglie delle bacche e degli uomini che cacciano.

Poi mi metto a stendere i panni della lavatrice ed il mio cervello inizia a viaggiare e all’improvviso mi ritrovo proprio nella preistoria, nel momento in cui arriva il capo del Paleolitico e dice : “Gente, tra un po’ la storia cambierà, dobbiamo decidere cosa portare nel futuro e cosa considerare una roba antica e lasciare qua.

Per esempio, tra l’importanza del contatto con i neonati e la predefinizione dei ruoli per cui la mamma sta con i bimbi e il papà va a lavoro cosa portiamo?”

“Bè se scegliamo la seconda, sarà scontata anche la prima!” Risponde qualcuno.

Ecco spiegato il macello che segue nelle epoche successive. Perché se purtroppo la definizione dei ruoli, fatica a venire meno pure ai giorni nostri, l’importanza del contatto col neonato è stata tutt’altro che scontata.

Vediamo gli anni ’50 per esempio.

Il contatto col neonato era il male assoluto. Ogni coccola avvicinava sempre di più alla possibilità di crescere un  “bambino Bostick” che ti si appiccicava addosso e non si toglieva nemmeno con l’acqua ragia.

I polmoni nascevano immaturi e per aprirli bene ci voleva tanto pianto.

Il lettone era il Diavolo.

Lo svezzamento guai a non essere tradizionale: pane e ceffoni conditi con minacce di collegio o di Uomo Nero.

Però le mamme stavano a casa e i papà andavano a lavoro, punto e basta.

Purtroppo, spesso l’uomo non impara dalla storia, non la guarda in modo analitico e trae conclusioni superficiali.  Soprattutto usa due pesi e due misure.

Facciamo due esempi:

“Portare è una cosa da primitivi, oggi esistono i passeggini! Certo la donna è nata per stare a casa a badare ai bambini perché è così da sempre!!!”

Oppure:

“I bambini vengono portati da sempre perché hanno bisogno di contatto, le donne primitive stavano alla caverna con i bambini perché il latte materno era l’unico nutrimento (e il tiralatte non esisteva!) e fuori si rischiava la vita; i papà cacciavano perché non esistevano supermercati.

Quale esempio ha più senso secondo voi?

 

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Consigli non richiesti e ruolo del papà (video)

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Di seguito il video delle Rubriche di Pronto Mamma su come gestire i consigli non richiesti e parlare dell’importanza del ruolo del papà.

Le rubriche fanno parte del progetto di supporto psicologico telefonico “Pronto Mamma” promosso dal Comune di Viareggio e dalla Biblioteca Comunale Marconi Immaginaria dei Ragazzi.
Il servizio è gratuito e attivo per tutta l’Italia chiamando me al 333-4664304 il lunedì dalle 10.00 alle 11.00 e il giovedì dalle 17.00 alle 18.00.

https://fb.watch/4RrqoPgTsz/

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Il ruolo

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Avete presente quei film  in cui per scoprire un delitto, il detective ha una bacheca piena di foto, puntine da disegno e fili colorati che legano tra loro i protagonisti della vicenda? Ogni volta, all’improvviso hanno un’illuminazione accompagnata da: “Come ho fatto a non pensarci prima?!” E zacchete, risolvono il caso.

Ecco, a me è successa una cosa simile assistendo ad una diretta Instagram! Tranquilli, nessun delitto e nessun assassino, ma nella mia mente, è comparsa la parola RUOLO e una miriade di frecce che partendo da lei, collegano angosce, paure,  pregiudizi e  sofferenze dei neo genitori.

Perché, condividendo pienamente il pensiero dei protagonisti della diretta che mi ha ispirato, non esistono cose da mamma o cose da papà prestabilite dalla società. Esistono cose da Carla e Mirko, Giuditta e Raimondo, Sebastiano e Greta. Ognuno ha il proprio equilibrio che non si adatta a nessun’altra situazione.

Purtroppo però molto spesso non è così. La società ci dice cosa fare, ma molte volte non si sovrappone con i desideri della famiglia. Tantissime difficoltà dei neo genitori possono derivare proprio da una mancanza di consapevolezza emotiva e quindi di un estremo bisogno di contattare le proprie emozioni per ritrovare la serenità.

Quando parlo dell’importanza della competenza emotiva però, spesso per la gente smetto di vestire panni da psicologa e divento subito una donnina con i sandali del Dottor Scholl e le calze contenitive  – che dal verduraio, non sapendo che cucinare, dice: “Oh Beppe dammi un po’ di patate via”. Della serie, le emozioni, come le patate, stanno bene con tutto e male non fanno. Questo accade perché chiedere aiuto e sentirsi affidare la responsabilità del proprio benessere, può essere molto destabilizzante e far dubitare della professionalità del nostro interlocutore.

La nostra mente tende infatti a considerare più efficiente chi ci fornisce soluzioni precise e puntuali, magari fatte da 3- 4 punti da seguire. Ma se questo è verissimo per spiegazioni matematiche, istruzioni di montaggio o coreografie di ballo, per ciò che riguarda il supporto delle future e neo famiglie non è così perché ogni famiglia è diversa, ha una sua storia, i suoi equilibri e per aiutarla bisogna liberare le risorse che già sono dentro di lei.

Ma per fare questo, bisognerebbe che mamma e papà non avessero ruoli prestabiliti inculcati dalla società o dalle mode.

Il ruolo di madre e quello di padre non sono predefiniti, ma fortemente influenzati dalla società in cui viviamo e questo crea una grandissima confusione. I genitori a volte, si sentono come in un labirinto, provando a tentoni a cercare la via d’uscita.

Ogni epoca che finisce, dovrebbe lasciare in eredità alla successiva, qualcosa di buono, che facilita la convivenza tra persone, che semplifica la vita.

Ma spesso non è così.

Sapete ad esempio cosa abbiamo portato negli anni ’50 dal paleolitico e cosa invece ci siamo scordati là?

Lo scoprirete nel prossimo articolo!

 

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Il covid e l’impossibilità di creare abitudini

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Abbiamo affrontato un lockdown, la possibilità di vedersi solo tra congiunti, la fase 1,2,3. Tamponi su tamponi

E poi la seconda ondata, le zone colorate, i VACCINI, le scuole aperte con le quarantene, le scuole chiuse, la terza ondata e un milione di DPCM.

Secondo Darwin, l’adattamento è una delle componenti fondamentali della selezione naturale e penso che in questo anno, abbiamo assolutamente dato prova di possederlo.

Ma a cosa porta questo continuo rimodularsi su cambiamenti improvvisi? All’impossibilità di creare abitudini, di pianificare a lungo termine e di autodeterminarsi.

E’ vero l’imprevisto ed il contrattempo sono sempre dietro l’angolo, ma la frequenza dei cambi di rotta in epoca pre covid era di gran lunga più bassa.

Magari siamo in zona gialla, i figli a scuola – con le dovute precauzioni si fa più o meno tutto – e poi all’improvviso, da un giorno all’altro, ci si può ritrovare con i figli a casa, le scuole chiuse, i negozi con la saracinesca abbassata e la possibilità di uscire solo in caso di necessità. Per non parlare di chi ha dovuto affrontare la malattia sua o dei familiari, i tamponi che non diventavano mai negativi e l’isolamento.

Ma anche quando andiamo verso un allentamento delle restrizioni non siamo tranquilli, cominciamo a muoverci velocissimamente, facciamo in una settimana quello che pre pandemia avremmo fatto con calma in un mese. Praticamente viviamo come se stessimo giocando alle Belle Statuine: fermi/veloci veloci veloci veloci/ fermi.

La programmazione è ridotta all’osso, il dubbio se sia meglio un uovo oggi o una gallina domani non esiste più perché come diceva Lorenzo il Magnifico “Del doman non v’è certezza” e quindi uovo oggi vince a mani basse.

Ci pensate alla fatica estrema che sta facendo il nostro cervello?

Anche perché le abitudini servono a rassicurarlo che vada tutto bene.

Pensate a quando finisce l’estate, a quando ci lasciamo, a quando iniziamo un nuovo lavoro.

Ci sentiamo strani per giorni. E poi, quando quel cambiamento diventa abitudine, ci sentiamo quieti.

Al tempo del covid tutto questo è complicatissimo se non impossibile. Nella testa sembra di sentire continuamente la voce del navigatore che annuncia “ricalcolo in corso” oppure “appena possibile effettuare inversione ad U”.

Ma quando tutto sarà finito, il nostro cervello starà una favola e tutto ci sembrerà più facile. E se per la peste è entrato nel nostro vocabolario il termine “appestato”, magari tra un po’ di tempo, quando ci sentiremo sperduti e in confusione, diremo “Mi sento accoviddato” senza nemmeno ricordarci l’etimologia.

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Covid e bambini: la riscoperta della fantasia

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Se scrivessimo Covid su un foglio – e sotto – da un lato mettessimo la colonna degli aspetti positivi e dall’altro quella degli aspetti negativi, la prima rimarrebbe senz’altro vuota. Anzi forse ci sarebbero scritte delle parolacce.

Ci sono delle cose però, che seppur non avremmo mai voluto avere tempo di fare perché impegnati in una vita normale,  viverle ci ha fatto comprendere quanto la nostra mente sia meravigliosa e ancora di più quella dei bambini:

Ore 10.30 di un qualsiasi sabato di brutto tempo in zona rossa.

Si rompe il mouse di mio marito.

“Bimbi lo volete, ve lo regalo?”

– Ecco un altro aggeggio inutile in camera, penso –

Ed invece passano la mattinata ad inventare aggeggi tecnologici.

Se non fosse esistito il Covid (sarebbe stato bellissimo ovviamente), stamani non saremmo stati in casa, il mouse forse non si sarebbe rotto e i bimbi non avrebbero allenato la loro fantasia.

Alt, vi fermo! Vi sento che mi state infamando!!! Sono concorde con tutto, ma non si sta meglio quando si trova il lato positivo delle cose? Quello negativo lo conosciamo benissimo.  Lo sapete che sono la vostra inguaribile sdrammatizzatrice!

Mancano gli amici all’infinito, le giornate assembrati a chiacchierare, le scampagnate, le feste, ma la fantasia ce la teniamo stretta lo stesso e quando tutto sarà finito, le nostre risate saranno ancora più forti!

Forza!!!

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Buon compleanno Blog!

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Primo Aprile 2021: sono 4 anni! 4 anni dal primo articolo! Ma questo è il primo compleblog che festeggio perché fino a poco meno di un anno fa, a cadenza periodica cambiavo l’orientamento dei miei scritti: prima volevo non far trapelare la mia professione, poi volevo far emergere solo quella – ma non si conciliava con lo stile umoristico dei pezzi, poi allora faccio il blog come mamma e apro un’altra pagina come psicologa. Poi finalmente l’illuminazione: io sono entrambe le cose! E così ecco arrivare prepotente l’approccio della sdrammatizzazione.

Ho così cambiato nome sui social diventando comepsicologafaccioridere ,ma ho lasciato il nome originario a questo blog perché non parla solo di professione, ma anche di me stessa e chiamarmi Mamma Bradipa è come applicare la mia professione alla mia vita, facendo diventare quelli che abbiamo sempre considerato nostri punti deboli, come nostre caratteristiche che ci rendono unici ed irripetibili. Prendersi in giro non significa chiudersi a riccio sui nostri difetti, ma accettare di possederli e cambiare ciò che ci complica la vita. Questo è uno dei tanti aspetti dell’approccio della sdrammatizzazione, insieme a quello per vivere una gravidanza ed un post partum sereno, per affrontare dei cambiamenti importanti o per superare momenti di grosso stress.

Sicuramente una pandemia mondiale causa un grandissimo stress e quindi dopo un primo momento in cui ho pensato che questo modo di interagire fosse fuori luogo, mi sono resa conto di come in ogni situazione che ci fa stare male ci sia sempre bisogno di “levare il dramma superfluo” nelle circostanze di tutti i giorni, per trovare un po’ di sollievo.

Ma in cosa consiste di preciso questo approccio? Ve lo mostro attraverso 5 verità e 5 falsità:

👍“L’HO INVENTATO IO” : vero✔
Senza fare la Pippo Baudo della situazione, questo approccio è una mia creatura dato che è nato da una somma di studi, esperienze personali e propensioni caratteriali, dopo una gestazione di circa 5 anni!!!!☺

👍È PRINCIPALMENTE RIVOLTO ALLA PREVENZIONE: vero ✔
Parto dal concetto che con le giuste conoscenze e strategie, si possa evitare di andare in contro a determinati periodi di stress. Non è così immediato invece, se si fosse già in un periodo di grossa crisi e potrebbe essere più efficace un altro approccio.😊

👍VA BENE ANCHE PER CHI NON HA FIGLI : vero✔
Tutti possono imparare a sdrammatizzare e ad utilizzare l’ironia e vedere le cose da un’altra prospettiva può essere utile non solo alle mamme, ai detective in cerca di prove o ai trapezisti a testa in giù; può essere un aiuto per tutti!

👍UNA VOLTA IMPARATO A CAMBIARE PUNTO DI VISTA POTRAI UTILIZZARLO DA SOLA : vero✔
Saper guardare un momento critico da più punti di vista è una risorsa che una volta imparata può essere applicata sempre, senza nessuna scadenza!

👍OGNUNO PUÒ DARE IL PROPRIO CONTRIBUTO: vero ✔
Questo approccio non è un metodo proprio perché si plasma sulle diversità di ognuno ed ogni persona è protagonista ed artefice di ciò che decide di notare.

👎È UN METODO CON REGOLE E PROCEDURE PRECISE: falso
È un approccio centrato sulla persona, quindi diverso per ognuno. Insieme troviamo la direzione adatta a te. Quello che è uguale per tutti è la preparazione e cioè i dramma-esercizi e i dramma-trucchi. Farò un post ad hoc su questo😉
👎PER TROVARNE BENEFICIO BISOGNA ESSERE PERSONE SPIRITOSE E SEMPRE ALLEGRE: falso
Tutti possono migliorare il loro umore ed alleggerire le proprie preoccupazioni. Ognuno si serve dell’approccio come meglio crede. Lo scopo è stare bene con se stessi, non diventare dei comici.
👎È UN SINONIMO DI YOGA DELLA RISATA: falso
Come dice il nome, lo yoga della risata è un particolare tipo di yoga. Ci sono professionisti validissimi, io non me ne occupo.
👎SE STAI VIVENDO UN PERIODO DIFFICILE COMINCERAI A RIDERE SEMPRE: falso
L’approccio non è una raccolta di barzellette. E nemmeno un qualcosa di magico che ti cambierà la personalità. Rimarrai come sei, solo più serena.
👎SERVE SOLO ALLE NEOMAMME: falso
Tutti hanno dei problemi e delle preoccupazioni. Nel mio lavoro mi rivolgo specificatamente alle future e neo famiglie, ma al bisogno ci sono per tutti😊

Ti lascio il link del mio primo articolo per farti vedere come sono cambiata! https://blog.pianetamamma.it/diariodiunamammabradipa/viva-le-costruzioni/

 

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