Finale alternativo di Franca Lenci

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Alle 10,30, dopo aver passato una mezz’ora al bar, come in un enorme deja-vu, Gionni e Alice si ritrovarono seduti sul divano con il libro in mano.

Karint e Pocom si stiracchiarono le vibrisse dopo la lunga maratona con la loro serie preferita su Spaceflix.
Si erano appassionati alle avventure di Gionni e Alice ed avevano gustato tutti e quattro i finali – scegliendo
naturalmente il più romantico – ma questo messaggio li coglieva impreparati.
“Pocom ma come funziona? Quale tasto devo premere?”
Pocom esaminò il comunicatore universale, quasi aspettandosi che fosse spuntato un tasto nuovo, ma non
vide niente.
Iniziò allora il classico gesto di premere combinazioni di tasti a caso – un comportamento evidentemente
premiato dall’evoluzione visto che fin dai tempi remoti nessuno del loro popolo aveva mai letto un libretto
di istruzioni.
Karint restò meditabonda a guardare i tentativi inutili di Pocom e disse: “I finali della serie sono quattro,
magari dobbiamo premere il tasto 5 per vedere il quinto finale?”
Prese il comunicatore universale e selezionò 5 e immediatamente partì un nuovo episodio.
2 agosto
Alle 10,30 dopo aver passato mezz’ora al bar, come in un enorme déjà-vu, Gionni e Alice si ritrovarono
seduti sul divano con un libro in mano.
Iniziarono a leggere, facevano a turno. Gionni si divertiva a fare le vocine ai dialoghi e Alice lo riprendeva
scherzosa. Fra scherzi e momenti di lavoro più approfondito erano passate già quasi tre ore e la fame
iniziava a fasi sentire.
Alice disse “Che ne dici di una pausa? Mangiamo qualcosa?” e Gionni propose di fare una spaghettata al
pomodoro ed accese la tv, cercando un programma di musica.
Ad Alice venne un’idea “Senti, ma secondo te hanno fatto il film su questo libro? Abbiamo lavorato per tre
ore e non siamo nemmeno a metà – magari così ci anticipiamo un po’”
“Buona idea! Guarda su IFlix, lì c’è davvero di tutto.”
Alice scacciò distrattamente il leggero senso di colpa per aver scelto di provare la via più corta e si mise
d’impegno a cercare.
Con un colpo di fortuna saltò fuori una mini serie. Evviva! In quattro puntate avrebbero terminato il lavoro
– ed avrebbero potuto farlo stando seduti vicini sul divano.
O magari abbracciati.
Alice era confusa e mentre apparecchiava per due pensava alla loro situazione.

Cos’era quello? Una fine o un inizio? Alla fine delle quattro puntate sarebbe semplicemente finito il loro
impegno di studio o si sarebbe finalmente svelato quello che non riusciva a mettere a fuoco?
Decise, per una volta nella sua vita, di non correre con il pensiero al futuro, nemmeno se si trattava di un
futuro così vicino.
Adesso voleva pensare solo al presente, alla pasta al pomodoro crudo, al mezzo bicchiere di vino che si
sarebbe concessa e alla prospettiva di passare un pomeriggio con lui.
Si sedettero a tavola ed attaccarono con entusiasmo a mangiare. Alice fece partire la prima puntata.
Una semplice scelta
Stagione 1 Episodio 1
Alice e Gionni mangiavano, chiacchieravano, e seguivano distrattamente l’episodio trasmesso: quella parte
la conoscevano già bene, potevano anche evitare di prendere appunti.
Commentarono divertiti la scelta degli attori, scoprendo poi che dopo il primo impatto erano davvero
perfetti. E’ sempre bello poter dare un volto ed una voce ai personaggi di un libro, e pian piano iniziarono
ad affezionarsi a loro.
Dopo il caffè caricarono velocemente la lavastoviglie e riordinarono, e finirono giusto in tempo per l’inizio
del secondo episodio.
Stagione 1 Episodio 2
Si sedettero vicini sul divano e Alice sentì che stava per ricominciare a rimuginare.
Siamo seduti vicini come amici o c’è qualcosa di più? Dovrei fare qualcosa? O dire qualcosa?
Alice taci, zitta e prendi appunti.
Gionni la guardò allungarsi per prendere il blocco e la penna. Si scoprì a pensare a lei e a pensare a quanto
sarebbe stato bello se invece di prendere appunti lei si fosse avvicinata a lui. Beh, si, non era proprio una
serie romantica, ma sarebbe stato bello stare abbracciati senza pensare a nient’altro che ad essere lì.
Però lei voleva lavorare sul compito, era evidente, e lui doveva fare la sua parte.
L’ora successiva se ne andò così, con loro che commentavano brevemente alcune scene e fermavano i
pensieri sulla carta, per discuterne in seguito.
Stagione 1 Episodio 3
Questa storia li aveva proprio presi. Sedevano attenti, pronti a cogliere le strane giravolte dell’intreccio, era
davvero molto strana ma anche molto coinvolgente.
Senza rendersi conto si erano avvicinati, i loro corpi adesso si toccavano con naturalezza ma loro non erano
lì tesi ad interpretare l’uno i segnali dell’altro.
Si scambiavano commenti telegrafici – per non perdere nemmeno una parte dei dialoghi – e nonostante
questo Alice non poteva fare a meno di notare la sintonia che c’era fra loro.
I loro punti di vista erano meravigliosamente diversi, il corso che avevano fatto insieme aveva fornito loro
un gran numero di chiavi per interpretare quello che stavano vedendo e loro le stavano usando tutte.
La fine del terzo episodio li colse impreparati, non avrebbero mai pensato di passare un pomeriggio così.

Gionni le chiese se voleva fare una pausa per sgranchirsi un po’ le gambe ma Alice non dovette nemmeno
rispondere. Si sorrisero e Gionni fece partire l’ultimo episodio.
Stagione 1 Episodio 4
Dissolvenza e schermo nero, poi delle scritte. Sotto scorrono quelli che sembrano essere titoli di coda ma
non riescono a leggerli
E se non fosse andata così?
FINE
Seleziona finale alternativo
Alice e Gionni si guardano. Cos’è questo? “Gionni prova a fermare, forse prima ho cambiato serie per
sbaglio”
Gionni preme stop ma la scritta in sovrimpressione è giusta “Una semplice scelta – Stagione 1 Episodio 4”
Si guardano di nuovo e poi lo fanno ripartire.
L’inquadratura adesso è quella di due figure che stanno guardando uno schermo. C’è qualcosa che non va
in quelle due figure ma non riescono a cogliere bene i dettagli, la stanza è in penombra, l’unica cosa che si
vede bene è lo schermo.
Le due persone sedute stanno commentando la scritta, che a quanto pare li ha presi di sorpresa almeno
quanto ha preso di sorpresa loro.
Alice e Gionni sorridono vedendo uno dei protagonisti che preme tutti i tasti, ognuno di loro pensa – senza
dirlo – “Lo faccio sempre anche io!”
Finalmente l’altro trova una soluzione e parte il quinto episodio.
2 agosto
Alle 10,30 dopo aver passato mezz’ora al bar, come in un enorme déjà-vu, Gionni e Alice si ritrovarono
seduti sul divano con un libro in mano.
No, aspetta. Cosa?
Ad Alice sfugge un commento strozzato, Gionni guarda lo schermo con gli occhi spalancati.
Alice e Gionni? Cos’è uno scherzo?
Ammutoliti per la sorpresa guardano i due attori che li interpretano e Alice pensa con un piccolo sorriso
segreto che il “suo” Gionni è molto ma molto più carino di quello in tv.
No, fermi tutti. Questa cosa è troppo strana, deve essere uno scherzo incredibilmente ben fatto.
No. Non è possibile. Non possono averlo fatto, deve essere vero. Forse ci siamo addormentati e stiamo
sognando, non c’è altra spiegazione.
Alice e Gionni sullo schermo adesso stanno mangiando la pasta, visti da fuori sono così belli e giovani, e
viene da fare il tifo per loro – per noi?

Alice non riesce a mettere ordine nei suoi pensieri, riesce solo a vedere il luccichio negli occhi di Gionni
della TV e il suo sorriso timido, e si trova a sperare che questa volta si mettano seduti vicini, che si
abbraccino.
Gionni guarda Alice che sembra completamente presa da quello che vede sullo schermo, guarda i due attori
che li impersonano e poi guarda lei. Senza pensarci la abbraccia e lei gli si accoccola vicino.
Non riescono a smettere di seguire, e li guardano guardare la tv, sempre più vicini, sempre più connessi.
Stagione 1 Episodio 3
Vedendosi dal fuori finalmente possono fare chiarezza, tutto quello che non si sono detti si vede
chiaramente in tv, sono talmente belli che viene voglia di abbracciarli. Alice e Gionni del divano si
scambiano un’occhiata timida e pensano “Siamo belli così”
Stagione 1 Episodio 4
Gionni e Alice allungano la mano contemporaneamente, hanno avuto lo stesso pensiero.
Questa volta non vogliono scegliere un finale alternativo, adesso basta così.
Sorridono e spengono la TV.
Dissolvenza, musica romantica.

FINE

“Ohhh Pocom, adoro le storie a lieto fine!!”
“Ma quale lieto fine, non si capisce niente, come fai a sapere che andrà bene? Uffa, ma perché hanno
spento la tv?”
“Pocom sei l’essere meno romantico dell’universo, ma non li hai visti com’erano carini? Si, si, secondo me
Alice e Gionni si sposeranno ed avranno due bambini!”
“Karint a me per questo finale sarebbe piaciuta un po’ più di azione, questi son stati seduti sul divano per
episodi”
“E perché? Noi cosa abbiamo fatto? Senti, è ancora presto: provi a vedere se c’è anche l’episodio 6?”
FINE

Franca Lenci

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Finale alternativo 1 di Ilario Giannini

| adolescente, amici, amore, emozioni

2 agosto

Alle 10,30, dopo aver passato una mezz’ora al bar, come in un enorme deja-vu, Gionni e Alice si
ritrovarono seduti sul divano con il libro in mano.

Leggevano, ma entrambi stavano con la testa da un’altra parte. Gionni si chiedeva se non avesse
frainteso l’interesse che Alice sembrava aver manifestato nei suoi confronti. Alice aspettava che
Gionni facesse la prima mossa. Eppure entrambi si erano preparati a quell’appuntamento decisi a
scoprire se il sentimento che li legava fosse destinato a diventare ciò che avevano sognato ai tempi
delle medie.
Gionni non riusciva a trovare il modo di iniziare a parlare a Alice di ciò che provava per lei: non gli
sembrava mai il momento giusto, non sapeva come iniziare. Alice aveva perso tutta la sua
determinazione: aveva iniziato a farsi mille paranoie, a riesaminare tutti i possibili indizi che
potessero far pensare che Gionni provasse per lei qualcosa di più dell’amicizia.
A turno, i loro sguardi si alzavano fugacemente dal libro, per cercare sulla faccia dell’altro un
segnale che facesse loro capire che si trovavano lì assieme per un interesse diverso dal compito che
dovevano svolgere; un cenno che potesse dare il coraggio di affrontare l’argomento, per manifestare
un sentimento rimasto inespresso e congelato da tanti anni prima. Ma i loro sguardi non si
incrociavano mai.
Se solo la sorte avesse fatto alzare i loro occhi dal libro nello stesso istante, forse non ci sarebbe
stato nemmeno bisogno di parlare. Alice forse gli avrebbe potuto rivolgere uno dei suoi sorrisi dolci
e spensierati, che sarebbe bastato a Gionni per capire che un bacio vale più di mille parole. Si
sarebbero baciati e i loro cuori avrebbero ripreso spontaneamente a percorrere il sentiero che non
avevano avuto il coraggio di imboccare quando erano troppo giovani.
Ma la sorte non fece mai incrociare i loro sguardi e il sentimento che li aveva condotti fin lì si stava
trasformando a poco a poco in imbarazzo per Alice, che si aspettava che tra loro le cose si
sbrogliassero da sole, e in nervosismo per Gionni, che non sopportava di sentirsi bloccato con la
persona di cui si era innamorato, esattamente come era avvenuto ai tempi delle medie.
In fondo lui non credeva che ci fosse bisogno di parlare di ciò che provavano. Se tra loro c’era
attrazione, le cose sarebbero dovute venire da sé. Non erano più dei ragazzini delle medie che si
incontravano nel corridoio della scuola per chiedersi “ti vuoi mettere con me?”.
Così dopo tante esitazioni, decise che era arrivato il momento di avvicinarsi a Alice e provare a
baciarla.

La manovra di avvicinamento iniziò forse con qualche secondo di ritardo. Purtroppo il destino, per
chi ci crede, o il caso per chi non ci crede, volle che proprio mentre Gionni si avvicinava ad Alice, il
cellulare di lei iniziasse a squillare.
Lo squillo immobilizzò Gionni all’istante, mentre entrambi videro comparire sul display del
telefono il nome di Carlo.
Alice prese il cellulare e restò a guardarlo per qualche secondo, incerta se rispondere o meno.
‘Carlo?’ Pensò lei. Era convinta di aver cancellato il suo numero dal cellulare dopo che si erano
lasciati, ma evidentemente non aveva avuto la forza e il coraggio per farlo.
‘Carlo?’ Pensò lui ‘Ma non si erano lasciati? E male per giunta? Che diavolo vuole questo adesso
da lei?’
Alice sentì un tuffo al cuore. Decise di rispondere per orgoglio. Non voleva che Carlo pensasse che
stava ancora male per lui. Anche se, in realtà, continuava a pensarci spesso. Schiacciò il tasto per
rispondere e si alzò dal divano per spostarsi nella stanza accanto, intenzionata a liquidarlo con
poche parole.
Gionni restò sul divano, a far finta di leggere il libro. Fino a quel momento aveva letto dieci volte lo
stesso paragrafo senza riuscire a capire neppure mezza parola, mentre erano insieme. Ora provava a
tendere l’orecchio per cercare di indovinare il motivo della telefonata.
Sentiva poco o nulla, ma il tono della voce di Alice gli sembrava sempre meno scocciato e la
telefonata si faceva stranamente lunga. Ogni minuto che passava Gionni vedeva sfumare la
possibilità di riprendere e terminare la sua manovra di avvicinamento ad Alice fino ad arrivare a
baciarla.
Alice parlò al telefono per un bel po’. Quando tornò al divano era evidentemente più serena di
quando aveva risposto alla chiamata. Quando si accorse dello sguardo tra l’offeso e l’arrabbiato di
Gionni tornò immediatamente seria.
“Chi era?” Provò a chiedere Gionni, anche se lo sapeva benissimo.
“Carlo.” Rispose lei. Era sorpresa di sentire il cuore che le batteva forte per l’emozione che le
avevano provocato le parole del suo ex. Era bastato riparlare con lui per scordare che, pochi minuti
prima, stava aspettando con impazienza di capire se poteva esserci qualcosa di più dell’amicizia tra
lei e Gionni. Evidentemente la risposta era arrivata ed era chiara: erano amici. Ottimi amici, ma
l’amore era un’altra cosa.
D’impulso, senza pensarci troppo, decise di confidarsi con Gionni. In fondo, pensava, lui era un
ragazzo sensibile, sempre pronto ad ascoltare e dare i consigli giusti, sin dai tempi delle medie.
“Sai che tra me e Carlo…” iniziò a dire lei.

“Sì, lo so.” replicò secco Gionni, cercando di troncare sul nascere il racconto di cose che già sapeva
e di cui non aveva voglia di ascoltare i particolari.
“Mi ha chiesto perdono” spiegò Alice “Ha detto che non può stare senza di me… Che se è
necessario è pronto a tornare da me in ginocchio…”
“E tu? Lo riprenderesti così, uno che ti ha tradito?”
“Dice che si è trattato di una sciocchezza, una stupidaggine di un momento, ma che non c’è stato
niente con quella tizia… Un mezzo bacio travisato e ingigantito da chi mi ha riportato la cosa… Non
vuole sminuire la sua responsabilità, ma… Insomma mi ha chiesto se stasera ci vediamo perché
vuole assolutamente farsi perdonare!”
La prima reazione di Gionni fu di delusione e rabbia. Avrebbe voluto protestare con Alice per la sua
debolezza e per la sua indecisione. Avrebbe voluto andare da Carlo a dirgli che grandissima faccia
tosta potesse avere uno che si faceva vivo dopo mesi, per fingersi pentito e chiedere alla persona
che aveva tradito di metterci allegramente una gran bella pietra sopra…
‘E che tempismo!’ pensava ‘Non poteva aspettare un altro giorno per palesare il suo profondo
pentimento?’
Per rispetto di Alice, Gionni si sforzava di mantenere il controllo, fingendo di valutare attentamente
le informazioni che lei gli stava riferendo. In fondo Carlo giocava le sue carte, pensava, né più e né
meno di come stava facendo lui. Forse le giocava anche un po’ meglio di lui, visti i risultati.
E’ con Alice che era arrabbiato, perché era a lei che spettava la decisione. Se non poteva biasimare
il tentativo di Carlo, certo si chiedeva come lei potesse essere tanto ingenua, da farsi prendere in
giro così e caderci di nuovo.
Gionni cercava di far finta di niente, continuando ad ascoltare Alice, anche se gli sembrava che le
sue orecchie fossero scollegate dal cervello: non riusciva a concentrarsi e seguire quello che lei gli
diceva.
Era evidente che Alice ci teneva ancora a quel balordo di Carlo. Se le cose stavano così, poteva
servire a qualcosa arrabbiarsi con lei? In fondo tra loro ancora non si era ancora concretizzato niente
che potesse andare oltre una bella amicizia. Voleva davvero litigare con lei per perdere anche
quella?
Questi i pensieri tempestosi nella mente di Gionni, mentre fingeva di ascoltare Alice che continuava
a cercare giustificazioni per dare una seconda possibilità a Carlo.
Aveva aspettato un secondo di troppo. Se avesse iniziato la sua ‘manovra di avvicinamento’ a Alice
un secondo prima, il telefono avrebbe squillato quando ormai si stavano baciando e lei, ne era
sicuro, lo avrebbe lasciato squillare. Quel balordo di Carlo prima o poi si sarebbe stufato. Avrebbe

riagganciato e quando fosse tornato avrebbe trovato il suo posto ormai occupato: sarebbe rimasto
con le forbici in mano a tagliuzzare il pangrattato…
Invece no. Gionni aveva fatto tardi. Era colpa sua? Era il destino o il caso, che avevano deciso così?
Ormai non importava. Non aveva senso arrabbiarsi o recriminare se ormai era chiaro che Alice
aveva già deciso. Lei gli stava solo chiedendo un consiglio per rendere le cose più facili, ma in cuor
suo sapeva già con chi voleva stare.
Così Gionni rivestì i panni di ConsiglioBoy, come ai tempi delle medie. In fondo era un ruolo in cui
si sentiva bene, gli andavano ancora bene addosso quei panni. E poi, come avrebbe potuto rifiutare
di dare conforto proprio ad Alice?
Recuperata la calma e come ultimo dono alla ragazza che avrebbe voluto amare, Gionni guardò
Alice negli occhi e le disse non ciò che riteneva giusto, ma ciò che lei aveva bisogno di sentirsi dire.
“Se credi che Carlo lo meriti e pensi che sia la persona giusta per te, devi dargli una seconda
possibilità. Ma solo se senti che è giusto riprovarci.”
“Lo pensi davvero?”
Gionni sorrise e rispose con sicurezza di sì. Fu piacevole come ingoiare una manciata di puntine da
disegno, ma non lo dette a vedere. Sarebbe passata anche questa, come era passata ai tempi delle
medie. Alice invece non era pronta ad archiviare Carlo. Gionni non sapeva se la cosa tra loro
avrebbe funzionato o se si sarebbero lasciati di nuovo dopo una settimana, ma sapeva che Alice
aveva scelto, aveva bisogno di riprovarci e tanto bastava a chiudere il discorso.
Non spettava a lui decidere se Carlo meritava una seconda occasione. A volte le persone imparano
dai propri errori e magari questa volta Carlo poteva aver imparato la lezione.
“Però questa volta, Alice! Occhi aperti e non farti mai più mancare di rispetto!” aggiunse prima di
spalancare le braccia. Alice, confortata dalle parole di Gionni, si buttò felice tra le sue braccia e lo
strinse forte.
Gionni, mentre l’abbracciava, si chiese se poteva bastargli avere il suo affetto come amica o se
invece avrebbe dovuto allontanarsi da lei per non soffrire. E chi lo sapeva? Lo avrebbe scoperto col
tempo. Magari anche lui avrebbe avuto bisogno di una ConsiglioGirl!
Si salutarono sulla porta di casa, abbracciandosi di nuovo. Alice lo ringraziò ancora, promettendo
che sarebbero stati per sempre i migliori amici che si potessero mai desiderare. Ma Gionni non ci
credeva poi tanto. Aveva appena scoperto che entrambi alle medie avevano avuto una cotta l’uno
per l’altra, eppure erano stati sette anni senza nemmeno cercarsi… Chissà? Magari non subito, ma
poteva anche essere che a poco a poco si sarebbero di nuovo persi di vista e magari sarebbero
passati altri sette anni prima che le loro strade si incrociassero di nuovo.
Ma in fondo andava bene così.

In due mesi erano successe tante cose, ma quella più importante era che sia Alice che Gionni
avevano imparato a volere bene a se stessi e a capire che andavano benissimo così com’erano. Ma
avevano imparato anche che, ogni tanto, poteva anche capitare di avere la sensazione di sentirsi
come le forbici col pangrattato; in fondo, se era una volta ogni tanto, poteva andare bene lo stesso.

E se non fosse andata così?

Ilario Giannini

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Finale alternativo di Mirko bechelli

| Senza categoria

2 agosto

Alle 10.30, dopo aver passato una mezz’ora al bar, come in un enorme dejà-vu, Gionni e Alice si ritrovano seduti sul divano con il libro in mano.

Le parole scorrevano veloci, la sintonia tra loro sempre maggiore: proprio come al primo giorno del corso. Dopo tanti anni si erano ritrovati, ma nessuno dei due nonostante stesse così bene in ogni momento passato insieme riusciva a rivelare i propri sentimenti, ad aver la forza di fare il primo passo.

Alice finito il libro, con una voce sorridente, esordì: “Gionni ti saresti mai aspettato un finale così? Un matrimonio saltato all’ultimo minuto per un’altra….” e Gionni: “Sono cose che succedono solo nei film..e nei libri. Forse Diego e Lucia volevano proprio farci capire che cose così non accadono veramente”.

Si fissano negli occhi e scoppiano a ridere.

In quella risata all’unisono si intravede tutto quello si è creato tra loro in questo mese, sono così vicini, ma anche così lontani.

Ad un tratto suona il telefono di Gionni: Mirko. “Gionni corri qua in ospedale, Michele ha fatto un incidente”.

Gionni, con la voce tremolante, invita Alice a seguirlo per raggiungere Mirko in ospedale spiegandole durante il tragitto cosa fosse successo: Michele è stato investito da una macchina mentre tornava a casa dalla palestra.

In ospedale i dottori dichiarano che la situazione è tragica, il ragazzo entrato in coma non ha molte possibilità di svegliarsi.

Alice, che in questo mese aveva molto legato con Michele, rimane come paralizzata. Capisce che Michele per lei era diventato importante e non voleva perderlo, solo adesso che poteva non esserci più aveva realizzato quanto gli voleva bene. Così gli rimane vicina per diversi giorni andando sempre a trovarlo e sperando in qualche novità fino a quando un giorno, improvvisamente, Michele si sveglia proprio mentre Alice stava lasciando la stanza e le sussurra con voce tremolante: “Alice, amore mio, non te ne andare”.

Alice ha un doppio colpo al cuore: sia perché Michele si è svegliato, ma anche perché non si aspettava di piacergli così tanto.

Nelle settimane successive Michele si ristabilisce ed il rapporto con Alice diventa più intenso tanto da iniziare una storia d’amore.

Nel frattempo Gionni aveva conosciuto Ginevra anzi, in realtà, Arianna aveva costretto Gionni a conoscere Ginevra accompagnandola tutti i giorni nel suo negozio e fermandosi a parlare con lui.

Gionni sentiva dentro di sé che gli mancava Alice, che ormai si era legata a Michele. Come nei più comuni dei casi, provò con la tecnica del “chiodo schiaccia chiodo“,ma le cose non sembravano migliorare e così, un sabato mattina guardando Ginevra prima di fare colazione “Ginevra sei una bellissima persona, ma io non riesco più a mentire a me stesso”

“Di cosa parli? Non ti capisco”

“Non posso più stare con te. Ci ho provato, ti giuro, ci ho provato davvero, ma….”

“Non dire altro, ho capito… Alice…SEMPRE ALICE!” disse Ginevra scoppiando in lacrime.

Gionni annuì con la testa e uscì.

Corse a più non posso fino al negozio di abbigliamento dove sperava di trovare Alice che, proprio in quel momento stava tirando su la saracinesca pronta per una nuova giornata.

Gionni, senza neppure salutarla le dice ad alta voce: “Non succede solo nei libri o nei film…”

Alice non capisce cosa voglia dire, anzi non si aspettava neppure di vedere Gionni, erano mesi che non si sentivano: Gionni non aveva preso bene la storia con Michele e si era allontanato da lei, ma senza dirle il motivo.

Gionni, preso dal fiatone di nuovo “Non succede solo nei libri o nei film…” e stavolta aggiunge “Io ti amo. È da quando eravamo piccoli che lo so, ma solo ora ho trovato il coraggio di dirtelo”.

Alice, che con Michele stava progettando proprio in questi giorni di andare a convivere, sente dentro di sé come scongelarsi un ricordo perduto, come se si riaprisse il suo cuore. Lei sa che ha sempre amato Gionni, lei sa quanto tempo è stata male quando Gionni non la salutava o non le parlava a scuola… Lei sa quanto lo amasse. È vero c’è Michele ora, ma Gionni, il suo Gionni, è lì davanti a lei, solo per lei…

Non riesce a resistere, e sopraffatta dai sentimenti per lui, gli va incontro stringendolo in un tenero e intenso abbraccio poi gli sussurra: “Non succede solo nei libri o nei film… È vero”. E i due si sciolgono in un bacio passionale atteso da anni.

La sensazione di sentirsi come le forbici col pangrattato, era ormai lontana.

 

Mirko Bechelli

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Il mio libro “E se non fosse andata così?”

| boklover, book, Senza categoria

#esenonfosseandatacosì?
A cosa servono le forbici col pangrattato? Assolutamente a niente. È questa la sensazione di inutilità in cui troviamo i due protagonisti ventenni che all’inizio del libro vivono le loro vite senza interagire.
Alice e Gionni, per motivi diversi, si ritrovano allo stesso corso di teatro psicologico per capire meglio se stessi.
Si riconoscono: erano compagni delle medie.
Il corso e gli altri ragazzi partecipanti fanno da sfondo alle loro dinamiche relazionali la cui natura è inizialmente incomprensibile ad entrambi.

L’intento del libro, indirizzato prevalentemente ad adolescenti e giovani adulti, è quello di eliminare la diffusa convinzione che esista un’unica strada per la felicità e che tutte le altre conducano inevitabilmente alla sofferenza ed alla tristezza. Solo in matematica un risultato è giusto o sbagliato: nella vita di tutti i giorni invece, ci troviamo di fronte a tanti “va bene lo stesso”.
Il racconto è ambientato ai giorni nostri, senza riferimenti precisi di anni, luoghi o caratteristiche fisiche dei personaggi. L’intento, è che ogni persona possa immedesimarsi e giovarsi maggiormente del messaggio trasmesso.

Se voleste leggerlo, potrete trovarlo in libreria o qui

In più, mi piaceva che la mia scrittura non fosse a senso unico perciò, chi vorrà potrà mandare dei finali alternativi alla mia e-mail giuliapuccinelli@gmail.com e ogni settimana ne pubblicherò uno proprio qui sul blog 🙂

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Il futuro delle neomamme

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Sapete perché spesso le neomamme si sentono sopraffatte al pensiero del futuro?

Per una distorsione del pensiero che ci fa pensare che per ogni cosa, ogni giorno sia più difficile.

Prendiamo la scuola ad esempio:

Nell’immaginario comune si pensa che le elementari siano facili e le superiori difficili perché per noi adulti “leggere e far di conto” è un’ovvietá mentre le equazioni di secondo grado per molti possono risultare inaffrontabili.

In realtà ogni compito è misurato all’età ed alle competenze e quindi per un bambino imparare a leggere e scrivere richiede lo stesso impegno che serve ad un ragazzo per capire come risolvere un’equazione.

Una mamma può mettere in atto lo stesso meccanismo e pensare: “se ora non riesco nemmeno a farmi una doccia come farò dopo quando dovrò preparargli da mangiare o quando imparerá a muoversi e non potrò perderlo di vista un attimo??

Tranquille mamme, ogni cosa a suo tempo! 

Ogni giorno genitori e bambini sono più competenti. Cresce il bimbo, ma crescete anche voi! Insieme❤!

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Il paleolitico

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L’altro giorno mio figlio doveva studiare “la vita nel paleolitico”. Osservo il disegno sul libro e noto subito una donna che porta in fascia il suo bimbo mentre raccoglie delle bacche e degli uomini che cacciano.

Poi mi metto a stendere i panni della lavatrice ed il mio cervello inizia a viaggiare e all’improvviso mi ritrovo proprio nella preistoria, nel momento in cui arriva il capo del Paleolitico e dice : “Gente, tra un po’ la storia cambierà, dobbiamo decidere cosa portare nel futuro e cosa considerare una roba antica e lasciare qua.

Per esempio, tra l’importanza del contatto con i neonati e la predefinizione dei ruoli per cui la mamma sta con i bimbi e il papà va a lavoro cosa portiamo?”

“Bè se scegliamo la seconda, sarà scontata anche la prima!” Risponde qualcuno.

Ecco spiegato il macello che segue nelle epoche successive. Perché se purtroppo la definizione dei ruoli, fatica a venire meno pure ai giorni nostri, l’importanza del contatto col neonato è stata tutt’altro che scontata.

Vediamo gli anni ’50 per esempio.

Il contatto col neonato era il male assoluto. Ogni coccola avvicinava sempre di più alla possibilità di crescere un  “bambino Bostick” che ti si appiccicava addosso e non si toglieva nemmeno con l’acqua ragia.

I polmoni nascevano immaturi e per aprirli bene ci voleva tanto pianto.

Il lettone era il Diavolo.

Lo svezzamento guai a non essere tradizionale: pane e ceffoni conditi con minacce di collegio o di Uomo Nero.

Però le mamme stavano a casa e i papà andavano a lavoro, punto e basta.

Purtroppo, spesso l’uomo non impara dalla storia, non la guarda in modo analitico e trae conclusioni superficiali.  Soprattutto usa due pesi e due misure.

Facciamo due esempi:

“Portare è una cosa da primitivi, oggi esistono i passeggini! Certo la donna è nata per stare a casa a badare ai bambini perché è così da sempre!!!”

Oppure:

“I bambini vengono portati da sempre perché hanno bisogno di contatto, le donne primitive stavano alla caverna con i bambini perché il latte materno era l’unico nutrimento (e il tiralatte non esisteva!) e fuori si rischiava la vita; i papà cacciavano perché non esistevano supermercati.

Quale esempio ha più senso secondo voi?

 

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Consigli non richiesti e ruolo del papà (video)

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Di seguito il video delle Rubriche di Pronto Mamma su come gestire i consigli non richiesti e parlare dell’importanza del ruolo del papà.

Le rubriche fanno parte del progetto di supporto psicologico telefonico “Pronto Mamma” promosso dal Comune di Viareggio e dalla Biblioteca Comunale Marconi Immaginaria dei Ragazzi.
Il servizio è gratuito e attivo per tutta l’Italia chiamando me al 333-4664304 il lunedì dalle 10.00 alle 11.00 e il giovedì dalle 17.00 alle 18.00.

https://fb.watch/4RrqoPgTsz/

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Il ruolo

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Avete presente quei film  in cui per scoprire un delitto, il detective ha una bacheca piena di foto, puntine da disegno e fili colorati che legano tra loro i protagonisti della vicenda? Ogni volta, all’improvviso hanno un’illuminazione accompagnata da: “Come ho fatto a non pensarci prima?!” E zacchete, risolvono il caso.

Ecco, a me è successa una cosa simile assistendo ad una diretta Instagram! Tranquilli, nessun delitto e nessun assassino, ma nella mia mente, è comparsa la parola RUOLO e una miriade di frecce che partendo da lei, collegano angosce, paure,  pregiudizi e  sofferenze dei neo genitori.

Perché, condividendo pienamente il pensiero dei protagonisti della diretta che mi ha ispirato, non esistono cose da mamma o cose da papà prestabilite dalla società. Esistono cose da Carla e Mirko, Giuditta e Raimondo, Sebastiano e Greta. Ognuno ha il proprio equilibrio che non si adatta a nessun’altra situazione.

Purtroppo però molto spesso non è così. La società ci dice cosa fare, ma molte volte non si sovrappone con i desideri della famiglia. Tantissime difficoltà dei neo genitori possono derivare proprio da una mancanza di consapevolezza emotiva e quindi di un estremo bisogno di contattare le proprie emozioni per ritrovare la serenità.

Quando parlo dell’importanza della competenza emotiva però, spesso per la gente smetto di vestire panni da psicologa e divento subito una donnina con i sandali del Dottor Scholl e le calze contenitive  – che dal verduraio, non sapendo che cucinare, dice: “Oh Beppe dammi un po’ di patate via”. Della serie, le emozioni, come le patate, stanno bene con tutto e male non fanno. Questo accade perché chiedere aiuto e sentirsi affidare la responsabilità del proprio benessere, può essere molto destabilizzante e far dubitare della professionalità del nostro interlocutore.

La nostra mente tende infatti a considerare più efficiente chi ci fornisce soluzioni precise e puntuali, magari fatte da 3- 4 punti da seguire. Ma se questo è verissimo per spiegazioni matematiche, istruzioni di montaggio o coreografie di ballo, per ciò che riguarda il supporto delle future e neo famiglie non è così perché ogni famiglia è diversa, ha una sua storia, i suoi equilibri e per aiutarla bisogna liberare le risorse che già sono dentro di lei.

Ma per fare questo, bisognerebbe che mamma e papà non avessero ruoli prestabiliti inculcati dalla società o dalle mode.

Il ruolo di madre e quello di padre non sono predefiniti, ma fortemente influenzati dalla società in cui viviamo e questo crea una grandissima confusione. I genitori a volte, si sentono come in un labirinto, provando a tentoni a cercare la via d’uscita.

Ogni epoca che finisce, dovrebbe lasciare in eredità alla successiva, qualcosa di buono, che facilita la convivenza tra persone, che semplifica la vita.

Ma spesso non è così.

Sapete ad esempio cosa abbiamo portato negli anni ’50 dal paleolitico e cosa invece ci siamo scordati là?

Lo scoprirete nel prossimo articolo!

 

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Il covid e l’impossibilità di creare abitudini

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Abbiamo affrontato un lockdown, la possibilità di vedersi solo tra congiunti, la fase 1,2,3. Tamponi su tamponi

E poi la seconda ondata, le zone colorate, i VACCINI, le scuole aperte con le quarantene, le scuole chiuse, la terza ondata e un milione di DPCM.

Secondo Darwin, l’adattamento è una delle componenti fondamentali della selezione naturale e penso che in questo anno, abbiamo assolutamente dato prova di possederlo.

Ma a cosa porta questo continuo rimodularsi su cambiamenti improvvisi? All’impossibilità di creare abitudini, di pianificare a lungo termine e di autodeterminarsi.

E’ vero l’imprevisto ed il contrattempo sono sempre dietro l’angolo, ma la frequenza dei cambi di rotta in epoca pre covid era di gran lunga più bassa.

Magari siamo in zona gialla, i figli a scuola – con le dovute precauzioni si fa più o meno tutto – e poi all’improvviso, da un giorno all’altro, ci si può ritrovare con i figli a casa, le scuole chiuse, i negozi con la saracinesca abbassata e la possibilità di uscire solo in caso di necessità. Per non parlare di chi ha dovuto affrontare la malattia sua o dei familiari, i tamponi che non diventavano mai negativi e l’isolamento.

Ma anche quando andiamo verso un allentamento delle restrizioni non siamo tranquilli, cominciamo a muoverci velocissimamente, facciamo in una settimana quello che pre pandemia avremmo fatto con calma in un mese. Praticamente viviamo come se stessimo giocando alle Belle Statuine: fermi/veloci veloci veloci veloci/ fermi.

La programmazione è ridotta all’osso, il dubbio se sia meglio un uovo oggi o una gallina domani non esiste più perché come diceva Lorenzo il Magnifico “Del doman non v’è certezza” e quindi uovo oggi vince a mani basse.

Ci pensate alla fatica estrema che sta facendo il nostro cervello?

Anche perché le abitudini servono a rassicurarlo che vada tutto bene.

Pensate a quando finisce l’estate, a quando ci lasciamo, a quando iniziamo un nuovo lavoro.

Ci sentiamo strani per giorni. E poi, quando quel cambiamento diventa abitudine, ci sentiamo quieti.

Al tempo del covid tutto questo è complicatissimo se non impossibile. Nella testa sembra di sentire continuamente la voce del navigatore che annuncia “ricalcolo in corso” oppure “appena possibile effettuare inversione ad U”.

Ma quando tutto sarà finito, il nostro cervello starà una favola e tutto ci sembrerà più facile. E se per la peste è entrato nel nostro vocabolario il termine “appestato”, magari tra un po’ di tempo, quando ci sentiremo sperduti e in confusione, diremo “Mi sento accoviddato” senza nemmeno ricordarci l’etimologia.

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Covid e bambini: la riscoperta della fantasia

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Se scrivessimo Covid su un foglio – e sotto – da un lato mettessimo la colonna degli aspetti positivi e dall’altro quella degli aspetti negativi, la prima rimarrebbe senz’altro vuota. Anzi forse ci sarebbero scritte delle parolacce.

Ci sono delle cose però, che seppur non avremmo mai voluto avere tempo di fare perché impegnati in una vita normale,  viverle ci ha fatto comprendere quanto la nostra mente sia meravigliosa e ancora di più quella dei bambini:

Ore 10.30 di un qualsiasi sabato di brutto tempo in zona rossa.

Si rompe il mouse di mio marito.

“Bimbi lo volete, ve lo regalo?”

– Ecco un altro aggeggio inutile in camera, penso –

Ed invece passano la mattinata ad inventare aggeggi tecnologici.

Se non fosse esistito il Covid (sarebbe stato bellissimo ovviamente), stamani non saremmo stati in casa, il mouse forse non si sarebbe rotto e i bimbi non avrebbero allenato la loro fantasia.

Alt, vi fermo! Vi sento che mi state infamando!!! Sono concorde con tutto, ma non si sta meglio quando si trova il lato positivo delle cose? Quello negativo lo conosciamo benissimo.  Lo sapete che sono la vostra inguaribile sdrammatizzatrice!

Mancano gli amici all’infinito, le giornate assembrati a chiacchierare, le scampagnate, le feste, ma la fantasia ce la teniamo stretta lo stesso e quando tutto sarà finito, le nostre risate saranno ancora più forti!

Forza!!!

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