Quando mi danno un appuntamento e aggiungono “Poi casomai se ritardo ti avviso”, dentro di me, reagisco sempre con la fatica e la solitudine di un’anticipataria incallita.

Andando indietro nel tempo, ricordo di essere diventata ossessionata dagli orari alle medie.

Alle elementari mia madre mi portava allo scoccare della campanella, ma alle medie no, dovevo arrivare molto prima, “per acclimatarmi” – dicevo.

Da quando avevo 11 anni quindi, ho trascorso infiniti minuti da sola ad aspettare, cercando visi amici tra la folla, nel vuoto, per strada.

Nella vergogna di farmi vedere impaziente, mi dicevo che non l’avrei più fatto, ma né me stessa, né le prese in giro di amici e parenti, sono mai riusciti a farmi arrivare non dico in ritardo, ma per lo meno puntuale.

Poi è nato Giacomo.

E non potevo “avvantaggiarmi” su tutto e poi partire all’ora stabilita. No. Lo sapete che con i neonati non ci sono orari. E non ci sono neanche a un anno o a due direi. Perché sta dormendo, perché sta mangiando, perché si è appena svegliato e fuori è un freddo cane e non vuoi farlo uscire accaldato. E bla bla bla.

Figuriamoci con due bambini. La pipì del maggiore, la popò della minore, la fine del cartone del grande e il peluche che non si trova della piccola. All’inizio mi sembrava di essere uno di quegli artisti del circo che devono muovere continuamente i piatti sul bastone, per farli stare in equilibrio. Perché spesso, dopo aver provveduto a tutte le necessità, a Giacomo scappava di nuovo la pipì. E il giro ricominciava.

Per restare al passo cominciai a fare prima prima prima, tutto quello che mi riguardava con il risultato che all’ora di uscire ero conciata come se fossi stata reduce da una maratona con 40°.

Ma con questo sistema, niente. Non ce la fai. Perché quello che devi fare “all’ultimo momento”, con due bambini, non riesci a farlo nell’ultimo momento. Te ne servono minimo sei.

E arrivi in ritardo.

I primi tempi soffrivo tantissimo perché non arrivare in orario, l’avevo sempre considerato una mancanza di rispetto verso l’altro. Poi ho capito che un cambio pannolino non può essere considerato tale.

E piano piano mi sono abituata. I bimbi crescono, io mi sono plasmata su di loro ed ho trovato delle strategie.

Oggi riesco quasi sempre ad essere puntuale.

Non più anticipataria.

E scrivendo questo articolo mi accorgo di come i figli riescano a farti cambiare in meglio, a sradicare da te, ansie ed ossessioni che vivono dentro alla tua mente da anni, minimo da 26.

 

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