Senza categoria

Inno alla lentezza e alla noia

| noia, Senza categoria

Care Mamme,

oggi mi è presa così. Pensando a come scorreva lento il tempo quando ero piccola. Abbiamo avuto giorni intensi e oggi è il primo che ci prendiamo di relax, ciondolando letteralmente di stanza in stanza, cominciando mille giochi senza finirne nessuno e sbadigliando di frequente. E così mi son messa a pensare a come sia veloce la vita oggi. Ma non le solite solfe della donna che lavora (anche perché non lavoro), dei ritmi frenetici e bla bla bla. No. Di come la vita scorra veloce perché non si da’ importanza al presente; o se preferite, non si da’ importanza al presente perché il tempo scorre troppo veloce.

Così nel dormiveglia postprandiale, ho immaginato un omino di nome Minuto, che veniva richiamato dal capo perché doveva cercare di trascorrere in 58 secondi anziché 60.

Per un attimo ho pensato che fosse perché sono cresciuta, ma poi in tv hanno trasmesso una pubblicità di un videogioco con la realtà virtuale ed allora ho ricordato.

Ho ricordato che negli anni ’80 i videogiochi erano pochissimi e tu avevi il tempo di comprarteli con la paghetta + i soldi del compleanni + quelli di Natale, senza che passassero di moda;

Ho ricordato che a parte qualche caso di bambini particolarmente curiosi, tutti andavamo alle elementari nell’anno scolastico in cui compievamo sei anni;

Ho ricordato che i giochi erano robusti, costavano tanto e duravano tanto;

Ho ricordato che negli anni ’90 un po’ tutti avevamo il videoregistratore e potevi scambiarti le VHS con le etichette scritte a penna; con scritto GUNIS invece che GOONIES . Oggi Il videoregistratore non ce l’ha più nessuno e ognuno col suo figo decoder si guarda quello che vuole e quando vuole (che è una figata, ma a volte non vi manca la condivisione del prestare?)

Ho ricordato che di cartoni animati ce n’erano pochi e tutti guardavamo gli stessi e giocavamo ad impersonare gli stessi personaggi;

Ho ricordato che spesso mi annoiavo. E ne nascevano poi i giochi più belli ( e no, non ero poco stimolata).

Ho ricordato che quando mi piaceva una canzone, facevo la posta alla radio in attesa che la trasmettessero ed il dilemma era se registrarla senza l’inizio o con l’inizio con la voce del conduttore radiofonico sopra;

E ho ricordato che quando ero con i miei amici, vivevo ogni minuto intensamente; e se litigavo con loro poi non potevo fare pace finché non li rivedevo e quindi ci pensavo bene a quello che dicevo loro. E non come oggi che ci si manda affanculo perché tanto poi ti mando l’emoticon con il bacio col cuore e a posto così.

E invece oggi il tempo dura così poco. Mi sa che un Minuto dura davvero 58 secondi. E neanche ci accorgiamo di quanto valessero quei due secondi che mancano. E senza accorgercene, si vuole tutto e subito e subito tutto non vale niente.

Ma se non si da’ importanza al presente, non daremo importanza neanche al futuro.

E quindi visto che il progresso non si può fermare e comunque ha i suoi grandissimissimi benefici, cerchiamo di insegnare ai nostri figli il valore delle cose, la bellezza della lentezza e la necessità della noia.

 

 

0 comments

uscire prima dei figli, uscire con un figlio, uscire con due!

| bambini, figli, Senza categoria

Care Mamme,

ve lo ricordate com’era uscire prima di avere un bambino? io ho una vaga reminiscenza che mi fa sorridere al pensiero di come potessi gingillarmi fino a un secondo prima di prepararmi e di come i “problemi” riguardassero se i capelli fossero puliti abbastanza o se dovessi fare uno shampoo, che ombretto scegliere, se abbinarlo con la maglia o era un’esagerazione, se indossare quel vestito nuovo o lasciarlo per un’occasione migliore e quando proprio era un lavorone, dovevo cambiare borsa e travasare il contenuto da una all’altra. Una volta fuori potevo lasciare la macchina lontana chilometri e farmi una bella passeggiata, entravo nei negozi e giravo per mezz’ora tra i reparti e quando mi saltava il ticchio venivo a casa.

Poi fai un bambino e allora cominci a truccarti (se ti trucchi ancora eh!) con due ore di anticipo mentre sta dormendo, o con lui in braccio riempiendolo di brillantini e facendoti venire il torcicollo. Passi mezz’ora a ragionare quale tutina mettergli, che sia comoda, che sia della giusta temperatura, ma che sia pure carina! Controlli che i vestiti che hai messo il giorno prima e quello prima ancora siano decentemente puliti e per scegliere il cappottino da mettergli hai fatto installare una stazione meteorologica direttamente sul terrazzo. E comunque esci se non è troppo freddo né troppo caldo, se piove – escluso, ma anche se tira troppo vento. Insomma, tre volte in un mese. La borsa diventa un trolley anche se devi arrivare al negozio in fondo alla strada e se devi per caso andare al mare, monti la roulotte e sticazzi. E mi raccomando a non tornare a casa troppo tardi che se si addormenta prima di pranzo è la fineeee. Perché poi chissà quando ridorme onnoooo aiutoooo, come farò ad arrivare a fine giornataaaaa nuooooooo! Ecco, reso l’idea? I negozi li eviti e ti dedichi direttamente allo shopping on line.

Poi fai il secondo bambino e sull’orlo tra lo sclero e lo svenimento, adotti degli stratagemmi per sopravvivere.

Ed allora giochi con la piccina ai trucchi e chi se ne frega se sembri esser stata interrotta mentre ti eri già struccata un occhio;

Usi la stessa borsa ogni giorno con le stesse cose per i bambini, tra cui cappellini/sciarpine/felpine, qualche giochino inganna tempo, i crackers salva vita  e naturalmente salviette e pannolini. Il telo per il cambio è stato abbandonato da tempo avendo studiato una soluzione “Metti e sfila” che permette di utilizzare il pannolino nuovo come base (cavolo sembro una pubblicità). Insomma con una borsa sola te la cavi benissimo. Per te non hai nemmeno l’assorbente di ricambio o l’acqua, ma per loro hai tutto.

I loro vestiti sono già divisi a completini nei cassetti e devi solo pescarne uno mentre cerchi di bloccare la piccina che non vuole farsi cambiare.

Tu ti metti i vestiti del giorno prima abbandonati sulla vasca. Zero pensieri.

Il cappotto? ne hanno uno a testa e non devi scegliere un bel niente!

Nei negozi ci vai eccome, eccheccavolo una volta che esco! Impegni il grande facendoti cercare degli inesistenti calzini con gli gnomi o dei barattoli con i fenicotteri che lo terranno fermo davanti allo scaffale almeno due minuti, ti fai largo tra i corridoi dei negozi dove butti giù almeno sei sette cose perchè sono troppo strettiiiiiiiiii, avete capito? STRE-TTI! Possibile che non li progetti mai una mamma con passeggino? (Ora sembro una del sindacato “mamme con il passeggino”). Insomma, con lo sguardo di un’aquila, visualizzi quello che serve ed esattamente in un minuto e cinquantanove secondi, sono pronta per recuperare il primogenito e dirigerci alla cassa. Evvai è fatta, tutti in auto.

E se la piccina si addormenta, ho imparato che non è una tragedia e che in qualche modo a fine serata ci si arriverà!

 

 

0 comments

Mamme: campionesse da oro olimpico

| Senza categoria

Care Mamme,

ogni giorno quando mettiamo i piedi giù dal letto, mettiamo la tuta, la pettorina con il numero, facciamo pipì in provetta per l’antidoping e poi mettiamo su il caffè. Perché noi mamme, siamo ogni giorno campionesse da oro olimpico che vincono le gare più estreme per arrivare a sera con i piccini illesi e la casa ancora in piedi.

Quando torniamo a casa da un compleanno con 7655 bambini, 654 gonfiabili, 7 piscine e 8665 scivoli/castelli/gabbie da esplorare a 24 piani –  con i figli felici e contenti e con noi per niente esaurite, abbiamo vinto. Attraversiamo il cancello di casa correndo a braccia alzate dalla felicità come se fosse il traguardo, facciamo il giro del giardino per salutare e mandare baci alle vicine impiccione, ci asciughiamo il sudore con le traverse per il cambio pannolini e rilasciamo interviste ai nonni.

Ma ci sono giorni in cui perdiamo.

Avete presente quelle giornate in cui va tutto storto? Fortunatamente non cose grosse, ma quei piccoli imprevisti/rotture che ci innervosiscono come durante il ciclo? E in quei giorni neanche a farlo apposta, decidiamo di uscire con i nostri pargoletti.

E allora la piccola si macchia con i pennarelli subito dopo averla cambiata, il grande decide di arrivare in bagno in ginocchio mettendoci un quarto di secolo,  non trovi i pantaloni che avevi stirato il giorno prima, ti chiamano due operatori per cambiare luce-gas-e il rotolo di carta igienica esaurito e non trovi le chiavi di casa.

Ma miracolosamente, riesci ad uscire e per arrivare alla macchina ti sloghi una spalla per far scendere gli scalini alla piccola, richiami il grande che rischia di smusarsi ogni sette cm e una volta sul cancello ricordi di aver scordato il cellulare in casa.

Bene. Tutti e tre in auto, il più è fatto! Tanto andiamo al parco che vuoi che succeda! Trovo un paio di amiche e mi rilasso!

Eh????????????????????????????!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Non importa dirlo ad alta voce, basta pensarlo e l’inferno dei contrattempi si scatenerà!

Trovi parcheggio praticamente in California, al sole, con 65°. Arrivi e i tuoi figli riescono a trovarsi agli estremi opposti del parco in ogni minuto del tuo soggiorno. Il grande si imbatte in continui battibecchi con altri bambini, la piccola, ha un contenzioso con il suo intestino che la fa essere piuttosto noiosa; amiche nemmeno l’ombra e il grande che deve fare la pipì, ha sete, è arrabbiato con tizio, torna piangente perché ha litigato con Caio. La piccola risolve un primo round con l’intestino e quindi cerca un posto per cambiarla e via così. Ok è l’ora di venire via, evvai ce l’hai fatta. Ennò perché entrambi piangono perché non vogliono andarsene e così ti avvii alla macchina con un sacco di patate scalciante ed un bipide dai piedi striscianti.

Arrivi finalmente a casa, li infili nella vasca, brami solo una bella doccia…ahhhh…ora sì finalmente e…..splat! Quando esci tutta bella pulita e fresca, scopri che tua figlia ha concluso la sfida con il suo intestino mentre la spogliavi per lavarla e tu naturalmente non te ne eri accorta.

Vi è capitato qualcosa del genere?

Scrivetelo nei commenti!

 

0 comments

I consigli richiesti: categorie di amiche

| amiche, consigli, Senza categoria

Care Mamme,

tutte noi ci siamo imbattute in amiche/conoscenti/parenti che ci davano consigli senza che li richiedessimo .
Ma quando invece, siamo proprio noi a cercare un aiuto? Come ci rispondono?

Anche in questo caso, tiro fuori le mie tante amate categorie! 3,2,1…Via:

  • Le “faccio finta che mi interessi“: le riconosci perché rispondono solo con “Ahh”, “Eh bé”, “Ma davvero”, “Figurati”, “Ah sì eh?”, “Certo..” e basta! Finché tu non hai finito il tuo monologo e ti senti una deficiente ad aver intrapreso il discorso e soprattutto non hai avuto il benché minimo consiglio, roba che a confronto la fruttivendola che ti consiglia il tipo di pesche da comprare è una laureata in consigliologia.
  • Le “ne so meno di te e me ne vergogno“: loro poverine non ti guardano mai negli occhi e invece che risponderti ti fanno domande; vaghe, come se stessero amabilmente discutendo, ma in realtà sottintendono che non capiscono un tubo di quello che stiamo dicendo. Alla fine pensi “boia, pensavo di non saperne un cazzo e invece sono un genio!”
  • Le “non aspettavo altro che tu me lo chiedessi“: non hai ancora finito di fare la domanda e loro hanno già pronto un planning con plastico in 3D e il puntatore laser per farti seguire punto per punto. Roba che “The Truman show” ti sembra un’improvvisata. Però alla fine della presentazione hai almeno tre opzioni da provare.
  • Le “ti sistemo io“: sono una sotto categoria delle “non aspettavo altro”, ma versione ammonitrici incazzate; in pratica ti fanno un mega pippone perché hai sbagliato tutto. Quindi alla fine hai sempre le tue tre opzioni da giocarti, ma ti senti in colpa come se tu avessi chiesto alla mamma con figlio di tre mesi, quando avrebbe partorito.

Ovviamente tutte noi speriamo di trovarci davanti l’amica sincera che  ci consiglia la soluzione che ritiene ideale per noi; ma spesso non è così!

E voi di solito, a quale categoria di amiche chiedete consiglio?

 

 

0 comments

La gara tra mamme

| bambini, mamme, Senza categoria

Care Mamme,

diciamoci la verità, tutte noi almeno una volta l’abbiamo fatto. Tutte noi abbiamo pensato che una mamma che conosciamo stesse sbagliando. Ma se è più che lecito farlo e pure dirglielo, se il suo frugoletto sta mal menando il nostro o se vi appella con le più volgari parolacce, non è altrettanto giustificato se l’argomento è qualcosa che non ci tange per nulla, tipo dove dorme il bambino, cosa mangia o con cosa lo fa giocare.

E fino a qualche anno fa, la cosa era gestibile, c’era qualche pettegola da ignorare, qualche occhiatina da schivare, ma tutto finiva lì. Oggi, l’avvento dei social ha sguinzagliato milioni di mamme che al grido di “Ho ragione io!”,  si dividono tra chi adora spiattellare al mondo come la pensa, e chi adora spiattellare al mondo che la pensa al contrario. Insomma fare la gara alla migliore.

E allora tutte a litigare su come bisogna dormire, mangiare, allattare, educare, far giocare.

Ci sono mamme che adottano il co-sleeping, quelle con il letto con le sbarre, quelle con il lettino Montessoriano, in camera coi genitori o in camera del bimbo, quelle che hanno entrambi i tipi di lettino, ma i bambini dormono nel lettone e quelli che ognuno dorme nel letto dell’altro e il papà finisce sempre sul divano.

Ci sono mamme che autosvezzano, quelle che seguono le tabelle di svezzamento con la precisione di un chimico, quelle che un giorno fanno in un modo, un giorno nell’altro, quelle che il figlio non mangia nulla e devono fargli mille moine e quelle che mangia pure i gambi del tavolo e devono nascondersi in bagno a mangiare le lasagne.

Ci sono mamme che allattano al seno, quelle al biberon, quelle miste, quelle a richiesta, quelle ad orario, quelle che il latte concilia il sonno, quelle che gli rimane sullo stomaco e la notte fa gli incubi.

Mamme che sono preparatissime su ogni macchiolina, bollicina,eruzione possibile, quelle che mandano foto sul gruppo whatsapp di mamme e la diagnosi di maggioranza è quella giusta, quelle che chiamano subito il pediatra e quelle che passano la notte a preoccuparsi.

Ci sono quelle che hanno letto 8398472 libri sulla puericultura, quelle che ascoltano nonne e zie, quelle che pongono dubbi amletici a Google, quelle che hanno fatto l’abbonamento alle riviste per bambini, quelle che hanno fatto l’abbonamento alle riviste per bambini – ma guardano solo le pubblicità delle modelle finte neomamme con tristezza e invidia.

Ci sono mamme che escono con la scorta di parenti, con 13 borse e lo sguardo impanicato dal possibile cambio improvviso di clima o di leggi gravitazionali; quelle che escono sempre da sole e con un pannolino di ricambio e un pacco di fazzoletti – sopravvivono senza stress fuori tutto il giorno; quelle che escono da sole, ma le riconosci perché al minimo rumore, fanno dei balzi spropositati da tanto che sono terrorizzate che accada qualcosa.

Ci sono mamme che continuano ad uscire la sera, con o senza figli; quelle che non uscivano prima e figuriamoci adesso; quelle che escono ma finiscono per parlare dei figli, quelle che escono e si divertono più di prima sapendo che a casa le aspetta qualcuno da amare.

Ci sono mamme che la tv no fino a 16 anni, quelle che “che male c’è” e la maialina rosa e famiglia son diventati parenti acquisiti; quelle che “via una volta ogni tanto che vuoi che sia”, quelle che la tv nemmeno ce l’hanno.

Ci sono mamme che lavorano part time, quelle che lavorano full time, quelle che non lavorano e quelle che lavorano full full full time.

 

In ogni caso, ci sono mamme che a casa propria devono poter fare quel che vogliono.

Perché fare la mamma non è una gara, non c’è nessun traguardo e nessuna vittoria.

E allora sapete cosa sarebbe bello poter fare invece che litigare? Avere la possibilità di dire la propria senza offendere e senza voler fare cambiare idea all’altro.

Poter dire “io ho fatto così e mi son trovata bene”, oppure “Io non ce la faccio più, mi date un consiglio?” Senza dover essere giudicate/disprezzate/prese in giro.

Perché se noi mamme rendiamo possibile questo, con molta probabilità cresceremo figli tolleranti che sapranno accettare chi non la pensa come loro.

E se pensate che questo non possa esistere, vi sbagliate.

 

0 comments

Lettera ai miei figli. Perché non chiederò loro scusa.

| bambini, famiglia, figli, mamme, Senza categoria

Cari Bambini,

Non so se quando sarete in grado di leggere, questo blog esisterà ancora. Io che comincio mille cose e non ne finisco nessuna, proprio non lo so. In ogni caso stamperò queste righe in modo da esser certa che possiate prima o poi vederle.

Quando tra un po’ di tempo comincerete qua e là a leggere Facebook (il mio sia chiaro!!!), magari capiterete per caso su un articolo sulle scuse di una mamma ai suoi figli. O al grande per averlo trascurato una volta che è nato il piccolo; o al piccolo perché non è stato seguito esclusivamente come il grande. E affinché non dobbiate chiedervi perché io non vi ho scritto proprio nessuna scusa, eccomi qua a spiegarlo.

Non vi chiederò scusa perché seppure qualche attenzione esclusiva non c’è stata – molto, ma molto di più è stato raddoppiato.

Perché adesso ci sono il doppio dei giochi, il doppio di amici, il doppio di feste di compleanno e il doppio di baci-abbracci-risate. Certo anche il doppio di volte che mamma si arrabbia, di influenze, di tempo da aspettare prima di essere pronti per uscire.

Ma quando mamma si arrabbia, potrete supportarvi a vicenda in attesa di far pace;

A casa malati, potrete farvi compagnia;

E nell’attesa che l’altro sia pronto, potrete giocare ancora un po’.

Giacomo non avrai avuto sempre mamma che ti osservava, ma chiedi a tua sorella se non è una figata non avere la mia angoscia sulle spalle.

E Aurora, non avrai avuto tutti gli occhi dei parenti fissi su di te, ma chiedi a tuo fratello se lui era felice di tutti quegli sguardi.

Giacomo, non ti chiederò scusa perché l’arrivo di tua sorella ti ha regalato la possibilità di sentirti orgoglioso come fratello e soddisfatto come mio aiutante; di imparare a giocare da solo, di sapere quanto tu fossi amato: perché facevamo le costruzioni seduti in terra come prima, ma adesso mentre allattavo tua sorella. E io lo so che lo sapevi che stavo scomodissima, che mi faceva male tutto e che lo facevo solo per te.

Aurora, non ti chiederò scusa perché avere un fratello ti ha regalato la possibilità di amare tre persone anziché due. Di avere mille stimoli e di poter stare tranquilla, perché se vedevi tuo fratello felice, sapevi che andava tutto bene e potevi stare bene anche tu. Di sapere quanto tu fossi amata: perché facevo le costruzioni seduta in terra con tuo fratello e nel frattempo ti allattavo. E io lo so che lo sapevi che stavo scomodissima, che mi faceva male tutto e che lo facevo solo per te.

Ma soprattutto, non vi chiederò mai scusa perché essere fratelli vuol dire non sentirsi mai da soli.

E infatti, anche in questo caso, la vostra mamma sgangherata, queste parole stucchevoli, malinconiche, amorose, retoriche, che non sapete se ridere,piangere o mandarmi in quel posto, le ha scritte a tutti e due insieme.

4 Comments

Mangiare in tranquillità con i bambini: What’s???

| mangiare, pappa, Senza categoria

Care Mamme,

Quanto tempo è che non vi fate una bella mangiata in santa pace? E badate bene che per “bella mangiata” intendo un piatto di pasta e una frutta…

Non vale quella sera in cui i figli erano dai nonni o quando siete uscite con le amiche.

No, parlo di una cena in casa, con marito e figli.

Mangiare per tipo 15 minuti stando sedute e chiacchierando. Entrambe le cose per tutto il pasto. E ari badate bene che per “chiacchiere” intendo tipo 3-4 frasi in croce.

Ve lo dico io quanto tempo è passato: l’età del vostro primo figlio meno nove mesi.

Perché da quando vedete quelle due lineette, potete dire addio a pranzi e cene rilassate, per molto, molto tempo.

Durante la gravidanza o avete la nausea, o non avete avuto la toxoplasmosi ed allora non mangiare quello-l’altro solo se stracotto-questo solo se congelato per 17 giorni e via così.

Quando allattate, o avete il bimbo in braccio e mangerete con una mano sola (ricordo che quando allattavo speravo che toccasse al seno sinistro all’ora del pasto, per poter usare la destra!) e se date il biberon ciao ciao-dovete fare a turno per forza; se sta per svegliarsi con una fame boia, trangugiate tutto roba che Mila Azuki mangiava il riso lenta come una novantanovenne sdentata. Chiacchierare??? Fate così fatica, che se respirate tra un boccone e l’altro è già tanto.

Quando state svezzando, non potete nemmeno più mangiare di fronte a lui perché ne vuole anche lui! E se vi siete gettate sulla parmigiana di nonna della sera prima, be’, otto chili di olio e di fritto alle 10 di mattina, non sono proprio consigliate dall’OMS per un ottomesenne! E quindi rigorosamente dopo di lui! In compenso però chiacchierate eh.. diamine! “Aaaaaaaam!” “Che buonoooooo” “in bocca a te, in bocca a te, in bocca al cannnnnnn, ammmmm!” Ecco.

Pensate di trovare la pace quando iniziano a mangiare da soli. Ma vi rimane tutto sullo stomaco dall’angoscia che si strozzino o che sia rimasto un pezzettino di carne più grande di quei cubetti da 0.5mm per lato che vi eravate imposte di tagliare. Ma anche se siete tranquille su questo aspetto, passerete l’intero pasto a pulire tutto quello che quel mini adulto riesce a sporcare in cinque minuti e nel frattempo anche se riuscireste a parlare, non sentireste le risposte di vostro marito a causa del rumore dei migliaia di alberi che vengono abbattuti ogni minuto per poter supportare l’uso delle 7846582 salviette umidificate che userete a ogni pasto.

Il bello inizia quando cominciano a mangiare come noi. E a parlare non ci riesci ancora. No.Ogni sera io e mio marito ci ritroviamo a chiederci come sono andate le nostre giornate quando i bambini dormono. E non perché non vogliamo coinvolgerli, ma perché ogni volta che pronunciamo  “ti dicevo…” Ecco che devono per forza e irrinunciabilmente parlare. Ma nel momento in cui chiedi loro qualcosa, muti! E quindi a tavola, le conversazioni sono un po’ come quando ti prende male in cellulare e capisci a pezzi e bocconi (modo di dire inventato da due genitori che non riuscivano a parlare mentre pranzavano!)

Quindi le chiacchiere stanno a zero come prima, ma ora non state nemmeno sedute.

Perché se prima dei bambini dovevi alzarti solo per prenderti una mela e se non ne avevi voglia te la prendevi dopo cinque minuti, ora no. Ora ti siedi e poi dopo un minuto uno vuole il prosciutto, l’altra lo yogurt, poi la frutta, poi il biscotto. Poi il grande voleva lo yogurt alla pera, non quello alla banana. Poi ti accorgi di non esserti messa il coltello. Poi l’acqua è finita. Poi è caduto il bicchiere pieno d’acqua e via a pulire tutto in terra. Poi la piccina ha più pasta sui pantaloni che nel piatto e via puliscila.  E piegati e alzati e ruota e salta. Fai una giravolta e falla un’altra volta.

Insomma. Per quanto siano impagabili questi momenti perché comunque pieni di gioia e allegria, le difficoltà digestive da “ingavonamento compulsivo” me le puppo io.

E allora nell’attesa di poter chiacchierare al più presto tutti e quattro insieme, intanto ogni mattina al risveglio, apro gli occhi e guardandomi le braccia, spero con tutta me stessa di non trovarne due, ma sei; e pure allungabili dalla tavola alla cucina.

E bon appetit a tutti.

Se l’articolo ti è piaciuto, fammi sapere se ci sono argomenti che vorresti che trattassi e seguimi sui social!
Pagina Facebook Profilo Instagram: mamma_bradipa Canale Youtube

0 comments

I Terribili due: verità o leggenda metropolitana?

| Senza categoria, terribili due

Terribili due

Care Mamme,

Lunedì Aurora compie due anni. Seppur felicissima, comincio a sentire dentro di me una vocina che mi dice: “Goditi ora quel fiorellino delicato che poi per un annetto si trasformerà in una pianta grassa”, “Non pensare che non cambierà, lo sai che cambierà!”, “Fai ora le commissioni più lunghe e noiose perché poi dovrai fuggire dai negozi con un sacco di patate urlante sotto braccio!”

Escludendo di essere schizofrenica, quelle vocine altro non sono che la mia memoria che mi ricorda quello che successe con Giacomo tre anni or sono, quando un giorno, in un negozio di giocattoli, senza che me ne accorgessi, sostituirono per 10 minuti mio figlio con un sosia posseduto dalla rabbia e dalle grida. Questi scambi sono avvenuti spesso, nel lasso di tempo di circa un anno. Non c’era altra ipotesi plausibile al fatto che il mio dolce, cicciottino ricciolino, ubbidiente, calmo e ridente, rispondesse con pianti, grida, urla, strepiti e chi più ne ha più ne metta, ad un semplice mio NO.

Dite la verità, che anche voi, che ci siete già passate, non avete pensato almeno per una frazione di secondo che si trattasse di uno scambio?????

Perché questi famosi “Terribili Due”, che credevo una leggenda metropolitana tipo quella per cui quando trovi il tuo abito da sposa senti suonare le campane, purtroppo care mie, sono pura verità.

E ok che psicologicamente parlando, è un bene che ci sia questa fase di opposizione che è necessaria per distaccarsi e crescere e bla bla bla. Ma come mamma, bene un corno.

Cioè io mi sbradipo e mi faccio in 76 per crescere un bambino felice, educato e amoroso per due anni – e poi va tutto a scatafascio? Ennò ragazzi, non vale.

Quindi mi sono incazzata. Sempre al di là di qualsiasi teoria psicologica, era una questione di mia autostima: non posso farmi mettere i piedi in testa da un duenne! (Anche se bradipa, ero al tempo, sempre una bradipa di 34 anni!)

Quindi non ho ceduto quando si buttava a terra a peso morto e dovevamo uscire;

Quando mi sfidava con lo sguardo;

Quando buttava in terra tutti i giochi per rabbia;

Quando si trasformava in un piccolo Hulk per non farsi mettere nel passeggino.

E alla fine, un bel giorno, c’è stato un nuovo scambio. Ma al contrario. E quel piccolo diavoletto della Tasmania, dopo un mio NO, ha detto “ok mamma”. E ho riavuto mio figlio.

Quindi mamme, se siete alla soglia dei due anni, fate come me, domani passate in farmacia e comprate degli integratori, da un negozio di sport ad acquistate una tenuta da combattimento, fate un respirone e via!

Sarà una sfida lunga, ma la vittoria sarà per sempre impagabile.

1 Comment

Spannolinamento: che tipo di mamma sei?

| Senza categoria, spannolinamento

Care Mamme,

Una delle fasi che temevo di più quando avevo Giacomo piccino, era il famigerato spannolinamento. Uno dopo l’altro, i suoi amichetti, lo superavano con successo, mentre io mi sentivo rispondere un convintissimo NO, ogni volta che proponevo vasino o wc. Io che da buona bradipa ho sempre adottato l’approccio “quando sarà pronto lo farà”, ho aspettato ed aspettato fino a che praticamente, oltre ad andare in bagno, ha imparato pure a farsi la doccia e quasi quasi la barba!

Ma tra le mamme non bradipe come ci si comporta? Nel corso degli anni, al di là delle mamme estreme che non usano pannolini sin dalla nascita o che vorrebbero far portare il pannolino fino a sei anni,ho notato che più o meno possono essere classificate in due categorie:

1)Le “Spannolinatrici del giorno X

Con tutta probabilità ricevono un messaggio segreto che poi si autodistrugge, con il giorno e l’ora in cui iniziare lo spannolinamento.

Non importa se il pupo fa 312 pipì al giorno, perché dopo due giorni imparerà!

Non importa se in quei giorni ha la diarrea, perché senza pannolino riconoscerà lo stimolo!

Non importa se abitate ad Aosta, è pieno inverno e nevica da due giorni, perché tanto avete l’asciugatrice!

E non importa nemmeno se in quei giorni dovete stare fuori dalla mattina alla sera, prendere taxi, treni e sedere al ristorante, tanto mentre sta seduto non la fa!

Insomma hanno deciso e nemmeno Goku con la sua Onda Energetica riuscirà a farle tornare sui loro passi.

Orbene. Di solito alle 12:00 del primo giorno hanno metà guardaroba in lavatrice e l’altra metà in asciugatrice, i pavimenti impiastricciati come se avessero in casa otto cuccioli di alano e la casa piena di asciugamani o tappetini assorbenti.

2)  Le “Spannolinatrici da aspetto qualche segnale e parto“.

Sono mamme normali fino a che un giorno il loro piccino pronuncia la parola Pipì. A quel punto si trasformano:

Per primo, diventano l’ansia fatta persona perché mille dubbi le attanagliano: Oddio allora sarà pronto? O forse sono io che vorrei che fosse pronto, ma non lo è?

Dopo qualche giorno si trasformano in mamme pantere,che si muovono con passo felpato e osservano il piccino di nascosto per cogliere qualsiasi segnale che un bambino di due anni NON FA quando gli scappa pipì.

Dopo la pantera diventano pappagalli: “ti scappa la pipì amore? Sicuro? Dai andiamo a fare pipì?

Poi diventano chiocciole che escono di casa con 12 cambi, riduttore wc da viaggio, salviette, pannolini a mutandina, asciugamani piccoli, grandi e medi.

Ma il pupetto non è più collaborativo, non da’ segnali e non dice mai mai mai pipì.

Quindi  dopo due settimane si rompono le palle e diventano “Spannolinatrici del giorno X”.

 

Un casino insomma. Spannolinate come vi pare, ma vi sembrerà comunque una mission impossible.

Ma in ogni caso, sappiate che prima o poi ce la farete.

E non perché la vita è bella o perché non c’è più olio di palma nei biscotti.

No.

Solo perché se ce l’ho fatta io, potete farcela tutte.

22 Comments

Quando perdono il pisolino!

| pisolino, Senza categoria, sonno

Care Mamme,

fate mente locale a vostro figlio a circa due anni di età.

Ormai avete preso una routine, lo svezzamento è avviato, la notte o dormite o vi siete abituate a non farlo, qualche parola la dice e se non è ancora entrato nella terribile fase dei terribili due terribilissimi, diciamo che ve la cavate abbastanza. Quando è sveglio riuscite a cucinare qualcosa di più della pasta all’olio, a caricare la lavapiatti, fare una telefonata di 16 secondi, a lavarvi i denti ed a limarvi le unghie di una mano. Per tutto il resto, c’è il caro amato pisolino. Lui, che vi salva dopo una notte insonne, dopo che avete perso il finale del vostro telefilm preferito, se avete ospiti a cena e la casa implode, se dovete stirare 345 camicie, o se è una settimana che non riuscite a farvi doccia e lavaggio capelli insieme.

Ormai avete affinato le tecniche di addormentamento, sapete come stancarlo per facilitargli il sonno e sapete più o meno quanto durerà. insomma, quando vostro figlio ha due anni, voi siete ormai cintura nera di pisolino.

Ma un bel giorno, nonostante si sia svegliato alle 7.30 ed abbia passato la mattinata a fare cose rilassanti come scalare l’Himalaya a piedi nudi, non dorme.

Proprio quel giorno, proprio quando alle 17 dovete uscire tutti insieme, belli puliti e allegri.

Proprio quando veniva quella vostra collega dopo pranzo a parlare di quel progetto e voi mentre ninnate il piccino, notate con la coda dell’occhio i vostri slip ancora a terra, quelli che la mattina, avevano sbagliato la mira del cesto dei panni sporchi.

Proprio quando dovevate mandare quella mail urgente entro le 15.

Insomma, in una giornata no.

Eccerto! Perché, narra leggenda che il duenne deciderà di perderlo in un periodo faticosissimo per voi e sempre in una giornata in cui è di vitale importanza che dorma. Nel mio caso quando rimasi incinta della secondogenita e se non dormivo una mezz’ora dopo mangiato, rischiavo di “svenire” alle cinque del pomeriggio.

Ma Gervasiuccio vostro è piccolo, ha tanto bisogno di fare la nanna dopo pranzo!

E così, sempre ninnando il fanciullo vi chiedete se avrà mal di pancia, se gli avete dato da mangiare qualcosa di strano, se c’è la luna crescente, se sta arrivando un tornado, fino ad arrendervi a pensare che siano i denti come qualsiasi cosa di inspiegabile che succede a vostro figlio e voi non avete idea del motivo che l’abbia causata.

Poi all’improvviso, vi viene in mente la vostra amica quando la scorsa estate vi disse che suo figlio non faceva più il pisolino. E allora un brivido e poi il terrore. Avete presente quando siete fuori e vi assale il dubbio di non aver spento il fornello o di non aver indossato l’assorbente al secondo giorno di ciclo?! Ecco uguale.

Fate due più due, sette più cinque, nove più dieci, cazzo!Il bimbo della vostra amica aveva 2 anni!!!! E SE MIO FIGLIO STESSE PERDENDO IL PISOLINO???????????

NUOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!

La maggior parte delle volte sono falsi allarmi, ma un giorno non troppo lontano, Pisolino non ci sarà più.

E quel giorno state certe, vagherete per la casa, con nella vostra mente le note di All by myself mentre con tristezza pensate che non volete restare sole senza di lui, senza il “vostro” pisolino!

 

2 Comments