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Secondo me

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Cari Mondo, Moda, Abitudine e Società – oggi mi rivolgo a voi.

Che ogni giorno mettete il becco nell’educazione e nel comportamento dei genitori che spessissimo, agiscono per conto vostro, anziché dare retta a loro stessi.

Perché ogni coppia di genitori potrebbe pensare con la propria testa e il proprio cuore, scegliendo di fare quello che è meglio secondo loro.

E allora intanto, vi dico cosa penso. Come sarebbe bello che fosse SECONDO ME.

Secondo me, si potrebbe rispettare la riservatezza di un bambino anziché criticarlo perché a tre anni non è socievole con tutti;

Secondo me, si potrebbe ammirare un bambino che non alza le mani, anziché criticarlo perché non se la sa cavare da solo;

Secondo me, sarebbe meraviglioso valorizzarne le qualità, anziché evidenziare le sue mancanze;

Secondo me, si potrebbe riconoscere e rispettare le differenze, invece che considerare positivi certi comportamenti e negativi altri;

Secondo me, si potrebbe imparare ad aspettare.

Perché un bambino non è una funzione del computer con la percentuale di completamento. Non si può sapere esattamente quanto ci vorrà perché impari qualcosa;

Perché gli piaccia qualcosa;

Perché non abbia paura di qualcosa.

Secondo me, si potrebbe smettere di esaltare questa cosa dell’essere indipendenti a un anno;

Secondo me, potremmo imparare a chiedere aiuto, spunto, consiglio ad altre mamme, anziché criticarle;

Secondo me, l’unica cosa per cui dovrremmo avere fretta, potrebbe essere far capire a nostro figlio il nostro amore nei suoi confronti;

Secondo me, si potrebbe smettere di chiamare “soprammobili” i bambini educati e “vivaci” quelli maleducati;

Secondo me, potremmo lasciare che i bambini a volte si annoino;

Secondo me, potremmo lasciare che provino a trovare dentro se stessi il modo per uscire da una fase di crisi (non medica eh) e non correre, o essere mandati, da 98796 specialisti.

Secondo me, troppo spesso tendiamo a dimenticare che i bambini non sono né oggetti, né animaletti domestici. Sono persone.

E come ogni persona, hanno bisogno di rispetto.

SECONDO ME.

 

E secondo voi?

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Convivenza al mare: piccole semplici regole

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Care Mamme,

ormai la stagione estiva è finalmente iniziata! Le spiagge si fanno sempre più gremite e la convivenza tra vicini di ombrellone più stretta.

E al mare si sa che si possono fare 1000 cose diverse contemporanemente. Puoi trovare chi dorme, chi mangia, chi gioca, chi legge, chi chiacchiera. Perché ci sono persone di ogni età e con le abitudini più varie. E ognuno ha il diritto di fare ciò che vuole se non lede la libertà del vicino.

Ma come comportarsi al mare? C’è un manuale di buona educazione per famiglie?

Non lo so, ma per la mia esperienza, bisognerebbe cercare di attuare poche e semplici regole per evitare di arrivare a ferragosto con una paresi da stress.

Tono di voce: sarebbe meglio non urlare troppo al mare. Mi spiego: se sono le due del pomeriggio e tu stai raccontando ad un’amica a tre ombrelloni di distanza, la ricetta del polpettone all’hawaiana, puoi anche alzare le tue regali chiappe e andare al suo ombrellone. Perché poi, se si sveglia il neonato che dormiva beatamente all’ombrellone accanto, e comincia a urlare come un allarme, son cazzi vostri.

Sabbia: Che bello fare le buche!!!!! Ma se tiri la sabbia a chilometri di distanza un po’ meno. Se beccate le quarantenne in tanga che si è appena spalmata otto chili di olio “Abbronzami e baciami”, vi conviene cominciare a scappare veloce veloce!

Vigilare: Se vostro figlio va a giocare all’ombrellone dell’amico, non vuol dire che voi siete liberi, potete andare al bar, dormire, andare a casa a stirare o dall’estetista. No. Vuol dire che per lo meno dovete restare nei paraggi in modo da sentire per lo meno eventuali urla di disperazione o il rumore dei cazzotti!

Spazio vitale: a volte penso che gli ombrelloni dovrebbero essere delimitati con le righe blu come i parcheggi. Perché troppo spesso le persone, nella maggior parte dei casi per scegliere la posizione migliore per prendere il sole, si mettono “in bocca” all’ombrellone accanto! Tanto che a volte, all’ora di pranzo vien voglia di dire “Vuole favorire??????”

Insomma: non è ancora giugno, quando andate in spiaggia non fate quello che non vorreste facessero gli altri con voi! A settembre mi ringrazierete!!!

 

 

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Bambini: omologare per non etichettare??? Meglio la filosofia bradipa

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Care Mamme,

Oggi sono polemica. Con nessuno in particolare, più che altro con la società attuale che in nome del non etichettare, sta rendendo tutti incasellati ed omologati. Ma è giusto omologare per non etichettare????

Al di là delle battute, credo che un po’ di filosofia bradipa farebbe bene a tutti. Cioè mettere un po’ da parte tutta questa fretta di far imparare, crescere, diventare autonomi e soprattutto tutti uguali. Lasciare invece fare al tempo, rispettare le fasi delle persone, in particolare dei bambini.

Tutto questo incazzamento nasce da un episodio che mi ha raccontato l’altro giorno una mia amica: sua figlia settenne, è innamorata della danza, ma per sua sfortuna non è affatto portata.

” La Ceci non ce la vedo per niente come ballerina eh?! Piuttosto una tipa da scarpe coi tacchetti che con le punte, ma si diverte così tanto che chi se ne frega!”

L’insegnante invece le ha detto che forse sarebbe meglio avvicinarla ad altre discipline perché non le sembra portata.

E allora mi sono messa a pensare a quando ero piccola io.

E in tutti gli sport o giochi di gruppo cui partecipavo, c’era sempre il più bravo, il più scarso, il più sfaticato. Nessuno ci vedeva niente di male. Ora no, in nome del fatto che non si deve giudicare, dobbiamo essere tutti uguali.

Ma porca vacca, a sette anni, se ti piace ballare, devi aver diritto di farlo. E a meno che tu non sia un’insegnante di una scuola di danza che vuole coltivare solo ballerini professionisti, non fai un discorso del genere. Lasci che la bambina se ne renda conto da sola…se non si sente una ballerina o se le piace talmente tanto, che lotterà più di altre per diventarlo.

E poi ho pensato alla scuola di oggi.

Non entro nel merito di situazioni seriamente e veramente critiche.

Parlo di bambini che si discostano dalla media per qualche piccola difficoltà o per  qualche caratteristica caratteriale. Adesso al minimo “pio” si corre da psicologi e company.

Sono psicologa, quindi non ho nessun pregiudizio verso la categoria. Ma quando queste figure professionali non servono, mi incazzo come una scimmia. Perché i bambini hanno diritto di crescere e di misurarsi con le loro peculiarità e non di sentirsi diversi perché non sono uguali agli altri.

Le diversità vanno riconosciute e rispettate.

E invece spesso, si pensa solo a “fornire gli strumenti” per non possederle più.

Ma questo non significa dare opportunità, significa vestirsi da idealisti, quando si è invece intolleranti.

Perché dare la possibilità ad un bambino di essere com’è e di decidere da solo cosa vuole cambiare in se stesso, è lo strumento migliore che si possa fornirgli.

Perché quando ero piccola mi dicevano che ero timida. E nessuno ha mai pensato di cercare di farmi diventare estroversa. Ero così. Ero così come chi era agitato, spilungone, cicciotto, preciso, mammone (ah io ero anche quello!), permaloso, geniale. Le classi erano belle ed allegre anche per questo.

Ma oggi, “il mondo è bello perché è vario”, non vale più.

Perché si è passati da un estremo all’altro:

Sessant’anni fa, se leggevi troppo lentamente o non riuscivi a scrivere velocemente e senza errori, ti davano un calcio nel sedere e via a lavorare.

Oggi, se non sai leggere bene o scrivere bene, non si concepisce nemmeno che il bambino abbia bisogno di più tempo (sie tempooo! Ignazio ha già sei anni e 125 giorni! Giosuè ha sei anni e 124 giorni ed è bravissimo) o che non sia portato; che farà un po’ più di fatica in italiano, ma cacchio a matematica va come un siluro (e Giosuè mica tanto, ma è nella media quindi nulla da dire).

No bisogna subito “rimediare”. E se il bimbo in questione è a disagio a causa della sua difficoltà ecc ecc è ovvio che si faccia bene.

Ma se Ignazio è felice e tranquillo, magari orgoglioso di come sia bravo in matematica, oggigiorno si rischia di farlo sentire “meno qualcosa”, sottolineandogli una diversità che non reputava assolutamente un problema.

Perché sessant’anni fa è vero, ti davano un calcio nel sedere, ma trent’anni fa, se leggevi e scrivevi lentamente, la maestra ti aspettava. E stop.

 

 

 

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Allattamento: sono fatti miei!

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Care Mamme ,

oggi vi faccio un indovinello:

qual è la domanda più gettonata che viene fatta da una persona di sesso femminile, ad una mamma con un lattante, subito dopo “che bello, come si chiama? Quanto tempo ha suo figlio?”

La domanda che ti fanno tutte: la vicina di casa, la tua ex professoressa delle medie, la cassiera del supermercato e perfino qualche perfetta sconosciuta?

La domanda alla quale non appena hai risposto ti rimane un senso di “machecacchioglienefrega” addosso?

LO ALLATTI TUUUUUUUUUUUU?????!!!!!!!!!!!!!!!!

 

E io proprio non ci arrivo a capire cosa cavolo gliene frega alla gente. Spiegatemelo se voi lo sapete.

Di quale informazione si arricchiscono e ricercano con tanta bramosia!

Solo io li considero fatti miei? Solo a me sembra una cosa privata?

Come se ti fermassero per la strada e ti chiedessero “Scusi ma lei è regolare o stitica?”

E non parlo di parenti, amici o conoscenti stretti, con cui una chiacchiera tira l’altra (e magari di cacca ne parliamo per davvero!)

Dico persone che ti salutano solo per educazione, ma con cui da anni non spiccichi parola o che addirittura proprio non conosci.

Per esempio una di quelle donnine tra i 70 e gli 80, impiccione e una via di mezzo tra “che sagoma” e “come me la spiccico di dosso questa”. Concentratevi. Ognuno di noi ne incontra periodicamente almeno una.

“Dio lo benedica, che guanciotte, lo allatta lei?”

Oppure le coetanee che ti hanno un po’ sulle palle. Tu e loro vi dicevate al massimo “ciao” con sorriso fintissimo. Poi partorisci ed allora si allungano automaticamente le “o” del Ciao che ti costringono per lo meno a fermarti.

“Ciao bella, ti vedo bene! Che bel bimbo! Ma quanto ha! L’allatti tu?”

Ma per lo meno, a queste due tipologie, di solito non gliene frega granché della tua risposta. Hanno proprio questa sfrenata curiosità punto e basta. Forse hanno una lista di persone a cui l’hanno chiesto e a 1000 vincono una trapunta matrimoniale o una trousse di trucchi.

La peggior categoria però è formata da quelle che gliene frega eccome.

Che pendono dalle tue labbra, per scattare con il commento appena tu pronunci la “S” di Sì o la “N” di No.

E se dici sì, il 90% delle volte te la cavi con un “Brava brava è il nettare degli Dei” (E comunque son fatti miei anche se approvi).

Ma se dici no. Se dici no!!!!!!!!!!!! Allora arrivano gli sguardi compassionevoli o punitivi e le frasi più o meno stronze: “No dai perché?” “Uh mi dispiaceeeee!” “No ma devi insistere!

Insomma, io dopo più di cinque anni, ancora non ho capito perché la gente lo chieda, ma su cosa sarebbe meglio rispondere, un’idea me la sono fatta e tiro in ballo addirittura Raz Degan!

Ve la ricordate quella famosa pubblicità?!

 

 

 

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Non dorme e non mangia? Spesso non è colpa nostra!

| educazione, mamme, Senza categoria

Care Mamme,

Le persone giudicano. Le mamme giudicano. Prima di tutto se stesse.

E quando il loro bambino ha qualche comportamento che si discosta dal “BuonissimoBravissimoEducatissimo“, vanno in paranoia. E se non ci vanno da sole, ce le mandano le altre mamme che giudicano.

Io, Pigra e Fortunata, ho notato che a volte, per quanto uno si impegni, non c’è nulla da fare…

Ci sono mamme che hanno letto libri sulla nanna da quando hanno scoperto di essere incinte. Anzi, ingannavano l’attesa del risultato, leggendo un libro sulla nanna. Hanno 78589 cd di musiche rilassanti per bambini, da quelle strumentali, a quelle cantate, quelle africane, quelle islandesi, pure quelle sarde. Hanno fatto 5 corsi di massaggio neonatale rilassante, studiato le proprietà degli oli essenziali per facilitare il sonno e hanno provato ogni cosa per far dormire il proprio bambino. Ma soprattutto per dormire loro. Addormentarlo in braccio ninnandolo, saltellando, saltellando su una gamba sola. Nella culla, nel lettino, nel lettone. A luce accesa, luce bassa, a luce spenta. Con la mamma, con il papà, con mamma e papà insieme, con i nonni, gli zii e tutto l’albero genealogico.

Ma il bambino non dorme.

O dorme poco, o dorme a intervalli, o dorme agitato, o dorme con i piedi puntati nella tua schiena o solo i giorni dispari o solo quelli pari.

 

Ci sono mamme che girano le varie nazioni per avere frutta e verdura sempre di stagione, che le verdure solo dell’orto del nonno, che la frutta solo del frutteto di Mario, l’amico di nonno. Che si buttano in mare ed arpionano i pesci per averli sempre freschissimi. Che fanno la pasta fatta in casa, con la farina comprata direttamente al Mulino di Maurizio (Amico di Mario, l’amico di nonno). Che comprano solo cose con scritto “Bio“, “Bio super Bio“, “No guarda Bio come il mio nessuno” e che sanno talmente tante ricette bilanciate, sane ed appetitose, che se incontrassero i giudici di Masterchef, offrirebbero loro di condurre “Masterchef NewBorn”.

Ma il bambino non mangia.

O mangia solo “schifezze” o solo cose di un certo colore, o alcuni giorni non si sazia neanche con un bue con pure le corna e altri,  si nutre solo assaggiando minuscoli bocconcini.

 

Ci sono mamme che non dicono una parolaccia dal 2003, che chiedono scusa anche alla sedia su cui si sono sfracellate il mignolino del piede sinistro, che si sa, si premiano i comportamenti positivi e non si puniscono quelli negativi, che non urlano mai, che sono sempre sorridenti, gentili, pacate. Che in casa tutto è studiato per stimolare l’autonomia, l’educazione e i buoni sentimenti. Che la Montessori la chiamano amichevolmente “La Mary”.

Ma il bambino è una iena.

Non ha regole, urla, picchia, si rotola,si arrampica, sputa. Sarà autonomo? Macché.  Ma non vuole nemmeno farsi aiutare.

 

Care mamme,  la prossima volta che qualcuno vi giudica per il comportamento del vostro bambino, non vi fate il sangue marcio. Non è colpa vostra, ma del DNA! Per gli amici anche detto CULO.

P.s. le cose miglioreranno eh!

P.s.2 Veramente miglioreranno! Daje!

 

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