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Bambini: un anno è bello per 365 giorni.

| bambini, estate, mamme, scuola, Senza categoria, stagioni

Care Mamme,

cosa pensano i vostri bimbi dei vari periodi dell’anno? Ce ne sono alcuni che preferiscono ed altri che odiano?

Ve lo chiedo perché fino a due giorni fa credevo che mio figlio, come me, adorasse l’estate. E solamente quella.

Ma facciamo un passo indietro all’estate scorsa. Conoscendo la sua spiccata non voglia di andare all’asilo, a settembre 2016, mi ero inventata tutta una serie di cose bellissime dell’autunno-inverno-primavera che per me erano delle vere e proprie supercazzole. Partivo da Halloween (che ho sempre odiato), mi soffermavo una mezz’ora sul periodo Natalizio, arrivavo al suo compleanno passando per carnevale e con la Pasqua mi sentivo ormai fiera e felice di poter dire: “E poi dopo poco c’è l’estate!”

In effetti l’anno è passato con tanti periodi divertenti, ma io non facevo altro che fare il conto alla rovescia per maggio e seguire.

Quest’anno, alla fine dell’asilo, l’unico mio problema che avevo considerato, era non far fissare Giacomo su quanti giorni mancassero prima del nuovo anno scolastico, certa che sarebbe stato sempre contento.

In effetti, per una decina di giorni fu come sotto effetto di stupefacenti. Aveva sempre in bocca frasi come “non c’è cosa più bella che andare al mare”, cantavamo in macchina mentre raggiungevamo la spiaggia, tornava a casa rilassato e burlone e si sincerava che l’asilo fosse chiuso.

Ma poi, tipo il venti di giugno… “Mamma, non vedo l’ora sia Befana! Porta un sacco di cose buone!!!!”

Io ho uno shock apoplettico e lo guardo come se mi avesse detto che per cena gli andrebbe il passato di verdura, ma invece che dirgli “Amore hai chiesto ininterrottamente da aprile quando avremmo iniziato il mare e adesso, dopo dieci giorni vuoi la Befana???????????!!!!!!!”, ma facendo appello a tutte la mia intelligenza emotiva, ho risposto solo “Eh amore, manca tanto tempo…!”

Dopo pochi giorni torna a bomba con: “Mamma, ma quando la intagliamo la zucca?” (Porca vacca amore che angoscia, siamo a fine giugno, c’è ancora tuttttttttttttto luglio e agosto e poi sett…… No. Agosto due volte).

Quindici giorni fa : “Mamma li facciamo i biscotti di Natale?” (What’s????? Forno-impastare-burro-8745935 calorie che fai il bagno in mare dopo una settimana? Naaaaaaaaaaaaa!)

Una settimana fa: “Mamma, ma il mio compleanno dove lo faccio quest’anno?” (Oioi con cosa le vuoi quest’anno le magliette? Ispettore Gadget? SuperPigiamini? Miles dal futuro? Ah no, a marzo manca ancora un cincinin.

Due giorni fa mi dice che gli mancano le sue scarpe con Spiderman ed il piumino con lo stemma della montagna.

Da bambina “estatiana” ferita nell’orgoglio, gli chiedo: “Amore, ma non ti piace il caldo?”

“Oh sì! Ma mi piace anche il freddo!”

E così, con un sorriso di stupore e tenerezza, ho capito che i bambini non sapendo quanto durano le stagioni, come si alternino e che in fin dei conti, sanno a malapena cosa siano, vivono nella serenità della ricerca dei periodi belli. Con la neve, in infradito, mascherati da chihuahua, con l’albero di Natale in mezzo al salotto. La loro mente salta dal desiderio di una cosa bella ad un’altra, perché non c’è una classifica, son belle tutte.

E mentre entro in pre-fase di pre-ansia da quasi fine estate, cerco di pensarla come lui e di godermi l’anno per 365 giorni.

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Le mamme e… L’allattamento

| allattamento, mamme, Senza categoria

Care Mamme,

attenzione attenzione articolo ironico!

Lo sapete che il mercoledì sono di categorie quindi vi tocca. In più vi tocca anche con uno degli argomenti più spinosi in generale, figuriamoci se categorizzato!!!

Quindi inforcate i vostri occhiali con lenti scherzose e sbruffone e 3,2,1…GO!

La “Testimonial”. Questa mamma la riconosci perché ha messo in lista nascita 56 tipi di biberon: anti colica,  anti reflusso e persino anti zanzare. 32 sterilizzatori: a freddo, a caldo, da viaggio, di riserva, di riserva della riserva. Porta con sé dosi di latte artificiale come se dovesse partire per un’isola deserta per un anno – e in tenuta da spia, gira per i vari supermercati, cercando di scovare le offerte più vantaggiose di tutto ciò che gira intorno a biberon, latte e tettarelle. Quando è l’ora della poppata, deve seguire una serie di innumerevoli passaggi, roba che i cecchini con i fucili da 538392 pezzi da montare, seguono un corso da lei per imparare a velocizzarsi.

La “DiTetta-DiMucca-anchediElefante”. Questa mamma è la più scialla di tutte. Latte artificiale, latte di mamma, latte di mucca e pure quello di qualsiasi altro mammifero. Leggenda narra che qualcuno l’ha vista dare anche uno Spritz. In giro porta solo se stessa e la sua anima (ah no, pure il bambino) e quindi la riconosci perché in giro indossa outfit da “Mi è suonato l’allarme antincendio e esco così come ero in casa”.

La “coltellino svizzero” Pronta ad ogni evenienza. Non ha due seni, ma 5 accessori “seniformi”. In uno esce il latte di mamma, negli altri quattro latte artificiale, latte di soia, latte di mandorla e pure il latte struccante per occhi che non si sa mai. E’ corredata di ogni possibile accessorio: dalla mantellina per l’allattamento, allo scalda biberon ad energia solare ed ovviamente anche ogni genere di vitamina ed integratore per mamma e bambino. Non dimentichiamo la sedia pieghevole da borsa per stare comode in ogni occasione.

La “TettaIsTheBest”. Questa mamma  la riconosci perché anche se non siete amiche e per la strada le chiedi semplicemente che ore siano, troverà sicuramente il modo di parlarti dei benefici dell’allattamento al seno. Su Facebook sono iscritte a gruppi come “allatta anche tu fino a che non si fidanza”e “Saran belli gli occhi neri, saran belli gli occhi blu, ma il latte di mamma è bello ancor di più”. In più, per qualsiasi problema del bambino o della mamma, il suo latte fa miracoli: lenisce, pulisce, idrata, leviga. Voi mamme fashion che usate ad esempio, l’acqua micellare, non capite nulla.

E voi a quale somigliate di più?

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Mamma come ti pare

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Care Mamme,

in questi giorni il blog sta diventando più popolato. Vuoi per sfinimento, vuoi per compassione, vuoi perché il caldo sta dando alla testa a molti –  fatto sta che le visite sono aumentate. E leggendo i commenti qua e là, sento la necessità di spiegare ciò che sottostà a qualsiasi articolo che ho scritto e scriverò.

Perché la mia idea è scrivere la mia esperienza, quello che penso, quello che mi viene in mente, quello che osservo. Ma non c’è nessuna intenzione di far cambiare opinione a chi la pensa diversamente o credere che quello che faccio io sia meglio di quello che fanno tante altre.

Già lo potete aver intuito dal fatto che non ho messo un titolo tipo “diariodiunamammachevespicciacasa“, o “diariodiunamammabravadamorì” o “diariodiunamammachehacapitotuttoevoinoncapiteunacippa“.

Ma ci tengo a precisare che oltre a portare avanti i pensieri della mia vita di MammaBradipa, mi piacerebbe passare il concetto di Mamma come ti pare.

E cioè che io dico la mia e voi se vi va rispondete la vostra. Che non c’è un meglio e un peggio perché di articoli che dividono ce ne sono anche troppi ed a me piacerebbe scrivere per unire.

Perché tu sei mamma dei tuoi figli e io dei miei. E tu sai cosa sia meglio per i tuoi e io per i miei. Per eventuali problemi ci sono medici, psicologi, ostetriche… Non di certo io. Né la Pinuccia, la Marietta, o l’amica della vicina di casa di tua suocera.

Se ognuna di noi si impegna ad ascoltarsi ed a fare come le pare, sarà così serena, che non avrà bisogno di ostentare la propria “bravura” e di dare il via a quelle fastidiose ed inopportune lotte per chi ha ragione.

Ma siccome quando si scrive non si sente il tono di voce, non si può guardare l’espressione del mio viso e talvolta le battute possono essere fraintese, ecco qua che vi dico nero su bianco: fate le mamme come vi pare.

Per onestà intellettuale, vi dico anche però quello che mi dà fastidio: le generalizzazioni. Di tempo, di sesso, di pregiudizio, di estremismo.

Cioè che a due anni devi essere senza pannolino senza se e senza ma.

Che alle femmine le bambole ed ai maschi le macchinine. E guai ad invertire.

Che se li tieni in braccio li vizi.

Che una cosa o la fai sempre o non la fai mai (tipo dormire nel lettone).

Perché le generalizzazioni non sono mai pensate autonomamente.

Sono sempre imposte, suggerite, copiate.

Se avete voglia di fare come vi pare, io sono qui. Per dirvi che faccio allo stesso modo, un po’ diversamente od in maniera opposta alla vostra. Con rispetto ed allegria.

Stretta la foglia larga la via, dite la vostra che io ho detto la mia.

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Il metodo per la nanna NON esiste

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Care Neo Mamme,

oggi mi rivolgo a voi per raccontarvi che prima di diventare mamma, ero ghiotta di metodologie, istruzioni, schemi e programmi per fare le cose  – perché da brava ansiosa, avevo studiato questa strategia per tenere tutto sotto controllo.

Mi riusciva bene all’università, quando dovevo preparare la valigia per una vacanza, o quando avevo tante cose da fare entro una scadenza.

Così, ricordo che quando andai alla prima visita dal pediatra di Giacomo, portai con me un grande foglio pieno di domande. Tornata a casa mi accorsi che la maggior parte delle risposte erano “Dipende” e andai in crisi. Ero io che con quel fagottino in braccio, dovevo decidere cosa fosse meglio per lui. E una delle cose che mandò più in crisi me e il papà, fu la nanna.

Giacomo non si rilassava e crollava, piangeva e crollava. Dopo tanto.

Giacomo non si addormentava se stavamo seduti. Non si addormentava se lo ninnavamo. Non si addormentava se ci abbracciavamo nel lettone. Non si addormentava con il latte. Se mangiava poi stava sveglio un’ora e mezzo.

Si addormentava se facevamo gli squat. E se cantavamo canzoni anni ’70. Contemporaneamente.

Ma capirlo non fu facile. Perché non c’è nessun libro intitolato “Addormenta tuo figlio in due mosse: squat e Battisti”.

E con un neonato che piange, ti senti come quando devi tagliare un filo di una bomba ad orologeria con il cronometro che scorre all’indietro.

E mai mi avevano fatto male i polpacci come in quel periodo.

Quando nacque Aurora avevamo allenato le gambe e ripassato Battisti, Baglioni, Mina ecc. Ma lei si addormentava in qualsiasi modo tranne che con gli squat e le canzoni anni ’70.

Secondo me (e sottolineo secondo me) di metodi non ce ne sono perché ogni bimbo ha le sue caratteristiche e le sue preferenze.

Ma ognuna di noi, prima di arrendersi all’unicità del proprio bambino, cerca di trovare una soluzione generale anziché personale.

D’altra parte, fin da quando siamo piccoli, impariamo che per riuscire a fare qualcosa, bisogna farlo in un certo modo.

Per camminare, impariamo che non possiamo lasciarci cadere troppo in avanti e nemmeno troppo indietro. Non possiamo fare due passi sinistri e nessuno destro;

Per leggere, ci insegnano che non possiamo andare da destra a sinistra o scorrere un rigo sì e uno no;

Per guidare, studiamo che dobbiamo stare sulla destra della carreggiata e che non possiamo passare col rosso e fermarci con verde.

Ma per dormire, dipende solo dalle preferenze. Ogni bimbo si addormenta diversamente perché ad ogni bimbo piacciono cose diverse.

Oltre alle nostre insicurezze, parenti ed amici non ci aiutano di certo: “Mettilo a pancia in giù vedrai come crolla!”, “Mettilo nel lettino che deve imparare ad addormentarsi da solo”, “Dagli una routine!”

Poi ci sono anche le abitudini che vanno di moda:

Ricordo ancora che quando ero piccola, verso le nove di sera, ogni genitore impugnava la sua arma segreta: il biberon con la camomilla! Negli anni ’80-’90 pareva che nessun neonato potesse dormire senza!

Insomma… non avere un metodo può spiazzare, ma la magnificenza di trovare un’intesa familiare ed uno stile che conosciamo solo noi, non ha eguali.

E per favore, non credete a nessuno nessuno nessuno che vi dice di lasciarli piangere. Perché quella è l’unica cosa che non piace proprio a nessuno.

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I venerdì sera di una mamma

| Mamma bradipa suggerisce, mamme, Senza categoria, venerdì sera

Care Mamme,

come sono i vostri venerdì sera? Sono cambiati da quando siete diventate mamme? Vi mancano i vecchi tempi o avete trovato un nuovo equilibrio?

Oggi ero in macchina con i bimbi; faceva caldo. Finestrini aperti e due ragazze in motorino accanto a noi al semaforo rosso. “Ci troviamo in Passeggiata alle dieci ok?”

Giacomo mi dice: “Mamma, alle dieci noi che cosa facciamo?” “Amore alle dieci tu e Aurora siete a letto e io e papà sul divano a guardare la tv”.

Arriva il verde, riparto, il vento mi porta indietro i cappelli e pure la mente.

Da ragazza il venerdì era sinonimo di inizio di week-end ed uscita serale assicurata.

Oggi il venerdì sera è uguale al lunedì-martedì-mercoledì-giovedì. Sprazzi di vitalità il sabato e la domenica.

Ma il mio culo, la ragione per cui ho chiamato così questo blog, è che quando mi sono sposata, ho cominciato a fare quello che veramente mi piaceva senza seguire il gregge della compagnia di amici o forse peggio, quello dei gruppetti di coppie. E a me e a mio marito piaceva stare sul divano a guardare la tv col plaid sulle gambe.

Quindi a parte periodi particolari di nascite, malattie, crisi di crescita, ho continuato a passare il venerdì, così come lo passavo prima di diventare mamma.

Ho sempre pensato che quando ti nasce un figlio non ti mancano più certe cose. Ok, lo penso ancora. Però è anche vero che le mie abitudini e passioni sono mooooolto compatibili con la vita di un bambino.

Ma sicuramente ci saranno mamme che adoravano uscire, anche solo per una passeggiata, che facevano uno sport, suonavano o avevano un altro hobby o che magari hanno conservato gli amici cari – con o senza figli.

E allora mamme, ascoltatevi. Pensate se vi manca qualcosa.

Sappiate che se c’è qualcosa che desiderate tanto, potrete trovare il modo di incastrarlo nel vostro presente.

Sappiate che “una volta ogni tanto” è diverso da “Tutti i week-end”.

Sappiate che una volta ogni tanto un venerdì sera di una mamma, può diventare un venerdì sera di una donna.

Ps. Oggi è venerdì eh!

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Ode al bagno in mare

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Mamme!

E’ arrivato l’arrotino! No scherzo dai…Ma il tono è quello.

Mamme!

Faccio parte del movimento “CiàCià-FaiIlBagnoQuiFaiIlBagnoLà” e sto cercando di far tornare di moda, una pratica sempre meno frequente: Il bagno in mare!!!!

Ho notato che quando i bambini di 4-5 anni cominciano a giocare da soli in acqua, tutta una serie di mamme si siede sulla riva e aspetta. Ma perché non vi buttate con loro?  Ok una volta il ciclo, un’altra volta la piega appena fatta, un’altra ancora il mare mosso e sporco ecc ecc…ma le altre mille mila volte?

Io ve lo consiglio! Sarete più fresche, rigenerate, rilassate e se vi girano, fate un bel tuffo lava incazzatura e dopo starete meglio!

Avete un pochino di raffreddore fastidioso che non riuscite a sconfiggere? Niente di meglio dell’acqua di mare!!!!!

E se i vostri figli sono in una di quelle giornate che vi verrebbe voglia di piantarli al posto dell’ombrellone, vedrete che dopo un bel bagno insieme tra schizzi, tuffi e battaglie di sabbia, starà buono almeno…5 minuti!!!

Scherzi a parte l’inverno è lungo, le persone che non abitano al mare tantissime…facciamolo anche per loro…

Devolvi il 5(bagni) per mille a chi abita in città!!!!

 

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Poteva andare peggio: trucco salva giornata

| mamme, Senza categoria

Care Mamme,

avete presente quelle giornate in cui vi svegliate – e una dietro l’altra, tante microscopiche sfighe, vi si gettano addosso come i bambini al canotto?
Quelle giornate in cui se non aveste doveri e soprattutto se non aveste figli, direste ciaone e tornereste a letto?
Quelle giornate in cui, “ma nooooo non  è un giorno storto!”, alla quinta disdetta diventa un’immensa cazzata?

Ecco. Concentratevi proprio su quei giorni.

Non so voi, ma io due volte su tre mi incavolo come una scimmia e penso a come sarebbe stato semplice, bello e sereno, se fosse successo quello che mi aspettavo che succedesse.

Ma qualche settimana fa, ho avuto l’illuminazione (perché sono successe solo cavolatissime al limite della normalità) e ho pensato:

Ma se invece che fissarci su come poteva andare meglio, pensassimo a come sarebbe potuta andare peggio?

Ecco un’esempio di cosa mi è successo in un qualsiasi giorno d’estate:

L’altro giorno arrivo al mare e trovo posto al sole (mai accaduto da inizio stagione); seppure mi dica che siamo in piena estate, a luglio e ad un orario di punta, comincio ad annusare che qualcosa sarebbe andato storto.

Si susseguono cavolate varie tipo il panino nella sabbia, la crema nell’occhio, i bimbi lagnosi, il mare mosso con la piccina che aveva paura e non voleva che mi bagnassi manco l’alluce ecc ecc.

Arrivo comunque a fine giornata marina, entro in macchina e penso – daje, l’ho sfangata -.

Giunti a casa, mi smaciullo il mignolino del piede nel passeggino e lavando la vasca, rimango bloccata con il busto. Ghiaccio, cerotti per la schiena ed andatura mista tra il ballerino della pubblicità della compagnia telefonica e la Zia Valkiria di 97 anni.

 

Passo la serata ed il giorno dopo a lamentarmi e poi penso che poteva andare peggio.

Il mignolino potevo rompermelo e al posto di un banale stiramento muscolare potevo vincere il colpo della strega tra punturoni e riposo forzato

Non voglio fare un articolo alla Pollyanna nè farci/vi pensare a tutte le cose brutte nel mondo perché non mi sembra il luogo adatto. No. Voglio suggerirmi/vi un salva giornata.

Perché se pensi negativo e storto, poi va a rotoli anche quello che è dritto. I bimbi sentono la tensione, il marito sente la tensione, pure il nostro intestino sente la tensione.

Se invece sdrammatizziamo, nove volte su dieci tutto va migliorando.

Ed allora che ne dite di provare a far così? Io non garantisco di riuscirci eh?! Però mi impegno!

Dai chi ce la fa, lo commenti qua sotto.

Chi ci riesce tre volte su tre vince la mia piscinetta/pozzanghera della scorsa stagione. E’ bucata. Ma con la toppa in regalo però!

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Le mamme e…I lamenti

| lamenti, Mamma Bradipa ironica, mamme, Senza categoria

Care Mamme,

 

Quanto vi lamentate? Poco, tanto, per nulla, sempre? E non intendo arrabbiarsi, dico proprio il monologo di uffa, che palle, oimmena… Ecco a voi la mia classificazione di mamme-lamento!

La figlia dei fiori: Non solo non si lamenta, ma è sempre felice e radiosa. I figli dormono 45 minuti per notte (alternati)? E lei bella serena ti dice che ha più tempo per stirare, perché per esempio la notte d’estate è più fresco! Sono due mesi che i bambini si alternano influenze, attaccandole anche a lei e la incontri in farmacia che “Cliomeikap”  dopo averle visto il viso si è messa a fare la commessa di surgelati? E lei serafica ti dice che sta meglio, che ha solo 38.2 e ieri invece aveva 39.4!!!
(Ti stimo sorella).

La goccia che fa traboccare il vaso: Non ai livelli della figlia dei fiori, ma è tendenzialmente sempre serena. Fino a quando Pieruccio suo è stanco e pianta una bizza. Ed allora la terra trema e il cielo si fa scuro. Gli uccelli volano improvvisi e i cani ululano. Comincia a lamentarsi partendo dal 1987 quando la sua compagna di classe le rubò la sua matita preferita e via così fino al 2017. Passano i giorni, cambiano le stagioni e lei è sempre lì, che si lamenta.

La preciclo: Sembra una mamma-lamento non degna di nota, una qualunque. Ed in effetti lo è per circa 20 giorni al mese. Poi per tre-quattro si trasforma in Crudelia Demon. Seppure più sclerata/incazzata, ovviamente si lamenta anche. Principalmente di cretinate tipo che le da’ fastidio come mastichi o quel ticchettio con il braccialetto, o la pettinatura della conduttrice televisiva o la luce della giornata. Viene preceduta da una nuvola di fumo per la velocità dei suoi passi…fuggite finché siete in tempo!

La maratoneta: Questa mamma ha bisogno di tempo per tessere le sue lamentele e per questo la si trova spesso nelle over 45 che hanno figli adolescenti e più tempo per stare sole. Hanno la capacità di lamentarsi di tutto con flemma incredibile; come maratonete, senza mai alzare la voce, durano ore ed ore a sparlare del tempo, della politica, dei giovani d’oggi, della crisi economica, dei vicini di casa e dei parcheggi a pagamento. E attente, come girerete l’angolo, si lamenteranno anche di voi.

La sempre e per sempre: Si lamenta del figlio per ogni cosa e per il suo contrario. Roba che ti verrebbe voglia di adottare ‘sta povera creatura. Quando non cammina: “Uh che palle sempre in braccio!”, quando cammina: “Uh che palle sempre a rincorrerlo”, quando ha due anni :”che stress non socializza”, quando ne ha cinque: “ma perché ti diverti solo se sei con qualche amico?”, quando ha dieci anni: “Eh ma non mangi nulla!” quando ne ha tredici: “Ma la smetti di mangiare in continuazione?”, quando ne ha quattordici: “Ma esci un po’!”, quando ne ha sedici: “Questa casa non è un albergo!”.
Mamme, io vi avviso, prima o poi vi lamenterete per un vaffanculo ricevuto!

 

Comunque Mamme, una cosa è certa: il lamento è sacrosanto, perché come dice Shrek, “Meglio fuori che dentro!”

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Cartoni animati senza stress

| cartoni animati, mamme, Senza categoria

Care Mamme,

 

la prima volta che ho sentito parlare di tv baby sitter, bambini parcheggiati al televisore e cartoni animati che rimbambiscono le giovanissime menti dei piccoli, non ero ancora mamma.

Così, pensando ai cartoni animati che c’erano negli anni ’80, mi dicevo che sicuramente avrei dovuto stare lì a seguire ogni puntata ed inventare una qualche bugia bianca per non impressionare i miei figli.

Ma come perché?

Ma voi ve la ricordate la sgragnolata di bambine orfane che venivano sbattute in collegio e traumatizzate da mille angherie di matrigne/direttrici/amiche perfide? Roba che se lo guardo adesso mi metto a piangere.

Poi andavano di moda anche le disgrazie fisiche (tipo chi era caduto in un burrone e non camminava più) e la ricerca, per tutta la serie, di una cura adatta, ovviamente attraverso mille peripezie.

Sangue a sfare nei cartoni coi combattimenti e persino in quelli sportivi: ricordo come fosse ieri, gli allenamenti di palla a volo con le catene sui polsi e il sangue che sgorgava a terra!

Praticamente ti insegnavano che nella vita esistono un sacco di cose brutte. E basta.

Le puntate non avevano un finale, spesso per esempio, una partita di calcio poteva durare due o tre episodi e molte cose venivano risolte solo alla fine delle serie.

In molti non avevamo ancora il videoregistratore, non c’era modo di vedere su internet il finale di stagione e tanti dubbi me li sono tolti da grande! Perché se dovevi fare i compiti, o andare a un compleanno, ti perdevi l’episodio e ciao.

Oggi i cartoni sono stati impastati con buoni sentimenti ed espressione delle emozioni e in più, molti insegnano anche tante cose: i numeri, le sequenze matematiche, la gestione delle emozioni, il problem solving e chi più ne ha più ne metta!

Gli episodi durano poco, vanno a finire bene benissimo così strabene, che “e vissero tutti felici e contenti”, in confronto sembra un finale amaro dei film verità.

Quindi seppure il troppo stroppi anche di baci e carezze, un po’ di cartoni mentre noi mamme facciamo in sette minuti quello che coi bambini faremmo in due ore e venti, li trovo sacrosanti!

E soprattutto, dopo giochi, corse, salti, risate, non sarà magnifico spaparanzarsi sul divano a guardare la tv?

E voi quando i vostri bimbi guardano i cartoni, siete agitate e tenete sotto controllo l’orologio, o tranquille e senza stress?

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Chi è felice…Pubblica!

| felice, Senza categoria

Care Mamme,

attenzione attenzione post polemico.

Sta cosa che chi è felice non pubblica foto, mi ha rotto le scatole. Ho già letto due-tre articoli a riguardo. Mi sa molto di cazzata alla “Ti lascio perché non ti merito” o “Non ho il quaderno perché me l’ha mangiato il cane”.

Tra le varie cose, si legge che chi pubblica foto sul suo innamoramento, vorrebbe in realtà solo apparire.

Ok. Ammettiamo che ci sia una percentuale di persone che lo fa.

Tipo se ti fai un selfie col fidanzato, dove in primo piano ci sono le tue tette e tu hai un’espressione alla “Oh Meo Dio” della mia amata Virginia Raffaele e la posti con didascalia “la mia vita, il mio respiro, la mia anima piena di te”, bé qualche dubbio può pure venire.

Ma perché quelli che sfracassano le palle su come sono sfigati, senza magari spiegarne il motivo, così giusto per essere compatiti? Loro non vogliono apparire? No, loro vanno bene.

Tristezza 1- Felicità 0. Ah già, basta non ci sia una foto.

In secondo luogo, su Facebook, le foto si postano perché si è egocentrici. Perché sennò allegro/malinconico/incazzato come uno che trova la macchina nuova rigata, non pubblicheresti proprio nulla.

Io mi son messa a scrivere un blog, che non spiega i principi matematici-fisici o traduce versioni di latino. Cazzeggia sulla maternità e varie. Quindi, se vi foste perse le 78503974’52 foto che ho sul mio profilo Facebook, arrivereste comunque a capire che comunicare mi piace.

Ora. Quale legge scientifica esclude a questo punto che io sia felice?

No perché in effetti, a tutte viene in mente di farsi una foto mentre piangono perché il fidanzato le ha lasciate e a nessuno nessuno nessuno, di farsela durante una giornata felice insieme.

Ah poi notiziona, si può pure pubblicare in differita eh?! Fai la foto e dopo, a casa, in un momento in cui non stai VIVENDO, magari sul water (anche i felici fanno pipì!), la pubblichi.

Sapete che vi dico? Che secondo me è l’esatto contrario: se sei innamorata pazza, proprio che saltelleresti come un canguro in giro per la città e lo urleresti a squarciagola a tutti, l’unica cosa che puoi fare senza venire internata, è postarlo su Facebook.

Ed è quello che ho fatto io per il mio anniversario di matrimonio: abbiamo rifatto una foto nella stessa posa di una del nostro matrimonio e ce l’ha scattata nostro figlio.

Il cellulare è in borsa, facile anche per un bambino di 5 anni. Lui gasatissimo, la piccola incuriosita e noi emozionati. A casa poi l’ho pubblicata.

Felice? Giudicate voi.

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