Un inverno lungo e freddo, trascorso in un piccolo paese di montagna, nel cuore della Valnerina.
E’ così che ho avuto la possibilità di entrare in contatto diretto con una realtà diversa da quella che avevo vissuto fino ad allora. Ero lì, quasi per caso, e giorno dopo giorno avevo imparato a condividere con quella gente, uomini, donne, bambini, i loro ritmi di vita, il loro modo di essere e di rapportarsi gli uni con gli altri.
Un contatto, una collaborazione che, pur avendo avuto la fortuna di condividere con i miei famigliari, non avevo mai vissuto a stretto contatto con gente mai vista prima, estranei. In quel paese ogni cosa sembrava più semplice, io però ero convinta del contrario.
Mi ponevo delle difficoltà per questioni che per i miei “compaesani” non esistevano neppure.
Così ogni giorno assimilavo sempre di più il loro modo di vedere e di affrontare le cose della vita. In quella realtà, così semplice e complicata allo stesso tempo, entrai con un grande entusiasmo con la convinzione di poter finalmente isolarmi da tutto e da tutti, l’unica mia necessità era quella di rimanere sola.
Ben presto mi accorsi che forse avevo scelto il posto sbagliato, non si riusciva ad avere un attimo di pace. Inizialmente mi irritai per questo motivo, temo ora nel pensare a come mi avranno giudicata per le mie reazioni. Mi ero rintanata nella piccola casina che, molti anni prima era stata acquistata da mio suocero per andare a pesca. Spesso, con tutta la famiglia, mi recavo in quella casa per trascorrere qualche bella giornata immersi nel verde e nella pace di quei monti. Non essendo originari di quei luoghi non conoscevo nessuno personalmente. Lì abitano giovani coppie con figli, anziani soli, non ci sono badanti, qui non sono ancora arrivate e gli anziani riescono a vivere tranquilli. La prima cosa che ho notato arrivando qui è che tutti si conoscono in modo molto approfondito.
Poco alla volta anch’io imparai a conoscerli e a farmi conoscere. Ascoltavo volentieri i consigli di chi ne sapeva più di me.