Secondo episodio di Hans nella grotta delle Sibille
Rimasto profondamente scosso da quella esperienza, Guerino chiese perdono a Dio per essere andato
a chiedere aiuto alle Sibille.
Il buon Dio lo perdonò. Da quel giorno le cose per Meschino cambiarono, ebbe fortuna.
Sposò una bella fanciulla con la quale visse felice per il resto della sua vita.
Quella di Guerino era sicuramente una storia interessante.
Il giovane tedesco, che era sempre vissuto in Germania, si convinse che avrebbe dovuto recarsi in Umbria,
per andare a visitare quelle grotte sui Monti Sibillini.
Questo non perché volesse incontrare la Sibilla, ma solo per vedere se quei cunicoli sotterranei
esistevano davvero.
Il mondo sotterraneo di grotte, cunicoli e meandri, lo incuriosiva.
In poco tempo si organizzò, e partì per l’Italia.
Giunto a Norcia si procurò una mappa del sentiero da percorrere, un paio di scarponi da montagna,
corde, torce e viveri.
Un giovane del paese accettò di accompagnarlo fino all’entrata della grotta.
Arrivati in cima alla montagna la guida tornò indietro.
La grotta aveva una entrata angusta, un masso ostruiva il passaggio, per cui era necessario scendere
carponi verso l’interno.
Hans giunse in un vano quadrato scavato nella roccia, in cui filtrava un lieve raggio di luce.
Per proseguire s’infilò in un tunnel strettissimo, che da un lato aveva un precipizio.
Dopo circa tre miglia il tunnel diventava un ampio corridoio.
C’era un silenzio di tomba, nessun segno di vita, un buio densissimo, illuminato solo dalla luce della sua torcia.
Da una fessura della parete rocciosa filtrava un vento fortissimo, vere raffiche di vento.
Pensò di non riuscire a superare quel tratto, ma si fece coraggio, e andò avanti, continuò a camminare fino ad arrivare ad un ponte, lunghissimo e stretto.
Sotto si apriva un baratro senza fondo, percorso da un fiume, il fragore dell’acqua rompeva
il silenzio spettrale di quei cunicoli, e lo accompagnò ancora per un bel tragitto, fino a spegnersi.
Dopo il ponte c’era una larga galleria, che sembrava quasi una strada, in fondo, scolpiti nelle roccia due draghi,
uno difronte all’altro, i loro occhi erano luminosi come fari che illuminavano tutt’intorno.
Oltre i due draghi, percorse un corridoio strettissimo lungo cento passi, che introduceva ad una stanza quadrata.
In quel punto la grotta sembrava di cristallo, brillava di mille luci riflesse al chiarore delle torce.
Era affascinato da quello spettacolo, si fermò un attimo a riflettere, pensò che sicuramente qualcuno aveva frequentato in passato quei luoghi, c’era la testimonianza di quei due draghi che sembrava lo stessero osservando, con i loro occhi di cristallo.
Decise di tornare indietro, doveva uscire di la prima di sera poiché sarebbe dovuto scendere fino al paese più vicino, per trascorrere la notte.