Blogger Recognition Award

| Mamma bradipa suggerisce, Senza categoria

Come mi piacciono le iniziative tra blogger!

Come quali? Quelle come questa, la Blogger Recognition Award (BRA), riconoscimento che viene assegnato dai blogger ad altri blogger, quando si ritiene che un blogger stia facendo un buon lavoro!

Ebbeneeeeee! Sono stata nominata da Datemi una M !!!!!!!!

E io che avevo aperto l’articolo per scovare qualche nuovo blog da curioseggiare, ho trovato anche me!

Ma fatemi spiegare bene di cosa si tratta:

Cinque regole facilissime:

  1. Ringraziare il blogger da cui si è ricevuta la nomination linkando il suo blog;
  2. raccontare come è nato il proprio blog;
  3. dare consigli ai nuovi blogger;
  4. Inserire un commento nel blog di chi ti ha nominato linkando il tuo articolo di ringraziamento;
  5. nominare infine i 15 blog (meglio se emergenti) che sono per noi meritevoli di essere seguiti.

Quindi parto ringraziando la mia nuova amica virtuale, nonché anima del blog Datemi una M

Il suo è un blog che ti resta subito appiccicato, a me ha dato l’impressione di conoscerci da tempo, per la verità e semplicità con cui scrive, ma anche l’estrema profondità e ironia! E ogni volta che scorgo il titolo di un nuovo articolo, ho subito voglia di leggerlo!

Quindi grazie mille cara per tua nomination!

E io? Io ho aperto il mio blog per due motivi: perché adoro scrivere e perché sono “Pensieramente egocentrica”; su ogni argomento vorrei far sapere agli altri come la penso e mi piace scriverlo perché ho più tempo per esprimere esattamente ciò che voglio intendere.

In più per una vita mi sono vergognata di essere pigra, di non aver voglia di fare le cose più banali perché mi sentivo diversa.

Così un bel giorno ho detto basta. Io sono questo, sono una mamma in un corpo di bradipo.

Ed è nato Diario di una Mamma Bradipa.

Ci ho preso gusto ed adesso il mio blog è – per dirla in bradipese – il mio divano&copertina.

Per cui, seppure principiantissima, quello che mi sento di dire ai nuovi blogger, è di far sì che scrivere diventi qualcosa che vi scalda il cuore, che vi emozioni come una canzone amata, a volte vi commuova come un film d’amore. E soprattutto, non mollate alle prime avversità; informatiche, di consensi, di ispirazione…tenete duro e vedrete quanta soddisfazione personale ne ricaverete!

E adesso nominationnnnnnn in ordine sparso, non è una classifica (ommamma sembro Cattelan)

No va beh
Ilafloreart
Una Mamma Zen
La Nemina
Gina Barilla
Scuola di Viaggio
Preferivo fare l’uovo
Una mamma psicologa
Piccole pesti crescono
Mammansia
Preveniamo insieme
Smallbudgetdiva
Come vivere a colori
Due cuori e una capanna
Mamma che gioia

Se ne avete altri da farmi conoscere, scrivetemelo nei commenti!

 

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L’intestino prima e dopo i figli

| Mamma Bradipa ironica

Care Moms,

ricordate il vostro risveglio prima dei figli?

Io facevo colazione con calma e aspettavo che il mio intestino mi chiamasse a rapporto.

Scommetto che tra di voi, c’è a chi bastava il caffè, a chi serviva la sigarettina – in ogni caso, prima di uscire si andava in fondo a destra.

Poi si rimane incinte. E le persone ti dicono “Uh si vede già la pancia!” e tu fai un sorriso fasullo, sapendo benissimo che tipo di pancia sia.

Poi si partorisce, e si spera di non dover andare in bagno per almeno 10 giorni.

Poi si comincia con il co caching.

Essì. Tutti a parlare di ‘sto co sleeping, ma dite la verità, almeno il primo mese, due volte su tre andavate in bagno col piccino.

Il detto chi non la fa in compagnia è un ladro o una spia, l’ha sicuramente inventato una mamma.

Ma il bello arriva quando cominciano a parlare ed intendono commentare quello che state facendo.

Non so voi, ma io mi trovavo al quanto in difficoltà. Non tanto per la vergogna, quanto per il bisogno di concentrazione.

Così cominciai ad allenare il mio intestino ad attivarsi ad un mio segnale mentale. Così potevo  fuggire in bagno mentre i bimbi guardavano un nuovo episodio del loro cartone preferito, o appena avevano aperto un gioco nuovo, o subito dopo aver preparato loro una merenda che poteva sfamare 6 persone.

Certa di qualche minuto di pace, socchiudevo la porta e mi sentivo come quando si chiude un portale e tu sei al sicuro lontano da tutti. Ma anche se la accostavo piano piano, 3,2,1 e…fine della solitudine e inizio della compagnia di bambini e di mille problematiche non rimandabili.

“Mamma dobe seiiiii?”

“Mamma perché hai chiuso la porta, che fai?”

“Mamma mi sono fatta male qui, dammi un basinoooo!”

“Mamma sei pronta? Mi devi riempire l’acqua/rimettere un cartone/ imbiancare camera/ cucirmi il vestito di carnevale…”

Evidentemente, << accosta una porta, girati e avviati con passo fiero verso il wc >>, deve essere una sequenza magica “richiamabambini” (devo ricordarmi di attuarla quando dobbiamo uscire di fretta).

A nulla è servito preavvisarli di un bisogno impellente (anzi peggio) o minacciarli di far loro il minestrone per cena; Dopo massimo 13 secondi, arrivavano.

E allora?

Ed allora ho cominciato a sparire all’improvviso, a mimetizzarmi tra i mobili e ad intimare al mio intestino di correre come Bolt.

Dopo anni di allenamento, quasi sempre nemmeno si accorgono che sono mancata per qualche minuto. Al loro primo richiamo sono già bella e pronta in posa da ginnasta che ha finito il suo esercizio.

 

Anche voi avete questi problemi? Volete anche voi avere informazioni sulle mie tecniche di intestin-coaching?

Potete mandarmi una mail a infondoadestra@evvivalapopò.

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Volevo essere Mary Poppins

| Mamma Bradipa ironica, Mamma bradipa suggerisce

A pensarci bene, la linea che separa una mamma con i contro C., che educa suo figlio facendosi largo tra bizze e difficoltà e una mamma intransigente ed opprimente, è sottilissima.

Ma anche nei bambini di ultima generazione, le istruzioni non esistono, nemmeno da scaricare nello Store.

Mille dubbi, tantissime incertezze, infiniti “se avessi fatto così”, sono all’ordine del giorno.

Giorni in cui ci sentiamo le più pignole Signorine Rottermaier ed altri, le più libere Heidi.

Circondate da continui commenti di chi ha preso la laurea in Bambinologia ed Educazione con i bollini del benzinaio ed ha avuto persino uno zaino termico in regalo.

Arriva la zia Pinuccia che sbraita: “e lascialo fare ‘sto ragazzino che è piccino!”, ma sua sorella, zia Armanda ribatte: “Ennò! Se non lo tiene a bada, l’avrà perso per sempre!”

O Santa Polpetta!!!! Che angoscia! Come ti muovi ti muovi, o ti ritroverai uno stoccafisso che dice solo “Sì certo mammina!” o un rottweiler che ti ringhierà di andare a quel paese sette giorni su sette.

Bel dilemma.

Ci pensavo proprio in questi giorni all’ansia da prestazione che avevo con Giacomo piccolo. Quella per cui non solo non sai come sarà il domani, ma quasi quasi nemmeno la sera stessa.

Un po’ come quando si impara a guidare, di fronte a certi suoi comportamenti dovevo ripetermi la sequenza frizione-acceleratore-freno per non rischiare di sfracellarmi in un muro.

Per quanto tempo va bene che guardi la televisione? 34 minuti? 47? 19,23 o 116?

A che ora è meglio che vada a letto? E quanto deve mangiare prima di poter mangiare un dolcetto? O i dolcetti non vanno dati?!?!?!

La mia ansia era così feroce che stava diventando anZia.

Così, un giorno decisi di scrivermi le istruzioni da sola.

E tra la Signorina Rottermaier e Heidi, scelsi di ispirarmi a Mary Poppins.

Ahhhhhh sì, lei sempre così sicura, sorridente, capace in ogni momento di capire cosa fosse opportuno e cosa no; ma soprattutto, capace di mettere a posto la stanza dei bambini con uno schiocco di dita!!!!

Una borsa sempre piena di mille cianfrusaglie l’avevo, qualche anno di danza alle spalle mi permetteva di poter tenere i piedi in quel suo modo buffo –  e mi sarei potuta attrezzare per un ombrello con manico a forma di pappagallo.

Cominciai a cantare con i passerotti e a dire “opplà” ogni due parole.

Un giorno decisi di misurare la mia altezza, certa che avrei trovato scritto. “Praticamente perfetta sotto ogni aspetto”.

Ma con mio grande stupore, trovai un altra dicitura:

Com’era mai possibile? Mi indignai!!!!

Ma poi mi si accese la lampadina e capii l’unica cosa vera di tutta questa storia:

che noi mamme dobbiamo fare quello che ci sentiamo e non quello che ci dicono gli altri. Sia se siamo delle istitutriciinside, degli spiritiliberi o delle mammebradipe come me. Possiamo chiedere consigli, farci aiutare, ma ascoltiamo quello che dice il nostro cuore.

Non ci serviranno poteri magici, ma solo il nostro istinto.

Nulla ci vieta comunque, di sperare sempre in un po’ di magia portata dal vento!

Vento dall’est
la nebbia è là
qualcosa di strano fra poco accadrà.
Troppo difficile capire cos’è  
ma penso che un ospite arrivi per me.

 

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Di capelli bianchi e di pancetta.

| Mamma Bradipa polemica, Senza categoria

Stavo per compiere 30 anni, dopo qualche settimana mi sarei sposata e passando davanti allo specchio lo vidi. Lui.  Un capello bianco. Mi guardava villano. Era più spesso e più riccio degli altri capelli marroni. Direi che era un capello incacchiato. Come osa pensai, e lo strappai.

A quel punto comparve una nuvola viola con una vecchina con pezzola in testa e neo peloso sul mento che mi annunciò la profezia: “Cara mia, per ogni capello bianco strappato, altri sette ne nasceranno!” e Pouff, sparì.

Impavida, continuai a cercarne altri, dopotutto rischiavo di diventare schiava della tinta. Io, quella per cui due shampoo, sono già un esagerato trattamento di bellezza.

Con le mie pinzette da ninja, ho cominciato a cercarli con lo stesso sguardo assassino con cui si cerca una zanzara che ti ronza nell’orecchio, in una calda notte d’estate.

Anche prima lo stavo facendo. Stasera però, mi sono venuti in mente gli uomini. Gli uomini e i loro capelli bianchi.

E mi sono fatta una domanda:

Perché una donna con qualche capello bianco è trascurata, una mammamiasembramianonna, una ma non si vergogna? Ma lo sa che esiste la tinta? E via dicendo?

E perché un uomo no? Perché un uomo diventa maturo, affascinante, addirittura più erotico, un piùpassailtempoepiùmigliora?

Poi, mentre riponevo le mie pinzette, ho guardato in giù verso la mia pancia. Lei. Che mi rassicurava.

Perché cavolo almeno per la pancia, maschi e femmine, sono uguali. E’ facile, elementare:

piatta e soda ok, tonda e flaccida bleah.

E invece no! Ora pare che la pancetta sia rassicurante e sexy.

Vebbé dai, giusto, per i capelli vincono gli uomini e per la pancia le donne.

Dopotutto ha anche un senso: la donna partorisce, facendo diventare il suo utero dalle dimensioni di un’albicocca, grosso come un cocomero una, due o anche tre volte; quindi ci sta tutta che quella pancetta che resta, possa rappresentare un valore aggiunto invece che un chilo da levare e che i muscoli lassi che hanno abbracciato un bambino, possano sembrare qualcosa da ammirare.

Ma anche qui vi sbagliate. Perché la pancetta va bene per i maschi, non per le femmine. Mhmh, avete capito bene.

E allora non mi sono fatta nessuna domanda.

Mi sono data una risposta. Mi sono detta che tutti queste indicazioni su ciò che è figo, su quello che va bene e quello che no, le portiamo avanti noi donne. Noi donne che ci facciamo la guerra invece che spalleggiarci. E appena una è fuori dai canoni, la additiamo.

Avete presente due amici maschi con la pancetta che si incontrano? “Anche te hai messo su una bella ciccetta eh?! Vieni, beviamoci una birra per non farla andare via” e giù risate. Birra. Stop.

Avete presente due amiche femmine con la pancetta che si incontrano? “Oh ciao, ti vedo bene!!!!!” Con sorriso rigido e malefico mentre pensano <<evvai ne ha più di me!>> e giù finzione. Nessuna birra. Finzione, finzione e finzione.

Che per carità, non è che son qui a dire che uno non si deve prendere cura di se stessa se ne ha voglia o passare il concetto che si deve andare controtendenza per forza. Ma per lo meno facciamoci furbe! Facciamo diventare di moda quello che ci torna comodo, che ci fa sentire sicure e serene e non portiamo avanti degli standard difficilissimi da raggiungere.

Perché care mie, invece che stare a dire “Uh hai visto Tizia come è ingrassata?” oppure “Hai visto Caia come non si tiene?”, non sarebbe meglio una bella birra fresca?

Secondo me sì. E sono astemia.

 

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Le faremo sapere.

| emozioni, Senza categoria

Avete presente quando fate la doccia e vi guardate nello specchio e vi vedete tutte sfocate?

Ecco, ci sono giornate così.

Che non sei né triste né allegra; né incazzata o preoccupata.

Sei.

Sei nel senso di numero. Sufficiente per un pelo, rinchiusa in questa bolla che ti porta qua e là con il vento, ma che non scoppia mai.

In bolla. Pari. Non spumeggiante e non depressa.

Come me da sette giorni.

Non scrivo più, non programmo più, non immagino niente.

Penso alle cose brutte, quelle che non puoi controllare, quelle che quando nel letto chiudi gli occhi, ti si presentano in fila a saltar la staccionata.

Penso alle cose belle, ma senza emozionarmi.

Rido, ma non fino alle lacrime e nemmeno mi arrabbio.

A volte mi succede, divento miope d’animo. Credo succeda a tutti più o meno spesso.

E allora ho deciso di scriverlo perché magari non tutti sanno che capita, o perché magari mi risponde qualcuno che era in bolla fino a ieri e mi da’ una spinta per sbilanciarmi.

Così magari il prossimo articolo lo scrivo.

Perché in questi giorni come penso ad un argomento, il mio cervello mi guarda con biasimo e risponde:

“le faremo sapere”.

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La mamma del vicino è sempre più verde

| mamma perfetta, mamme, Senza categoria

La mamma del vicino è sempre più verde!

No, non ho dei vicini Visitors, è solo un modo per dire che tutte le mamme che vedo vicino a me, hanno qualche marcia in più in un senso o nell’altro.

Sono una persona tendenzialmente insicura, cioè molto sicura su certe cose, pochissimo per altre, quindi non insicurissima, ma neanche sicura sicura…ecco, capito no?!

C’è una cosa però in cui indubbiamente, nonostante anni di studio, vengo puntualmente rimandata a settembre: il confronto con le altre mamme.

Perché quando non ho a che fare con nessuno, sono da dieci e lode a sentirmi una Best Mom, ma appena entro nella pratica, ciao.

Arrivo soddisfattissima all’uscita dell’asilo perché sono riuscita a fare un po’ di commissioni con la duenne, mi dico che Yea, posso ormai fare tutto con lei senza troppi problemi; ma poi sento una mamma che ha altri tre figli di zero, uno, due anni e che ha fatto la spesa, un’ora di palestra con loro nel corso “fitness and children viva le mamme abbasso la cellulite” e ha pure pulito i vetri perché era nuvoloso e << sai ho approfittato perché si sa che se li pulisci col sole rimangono gli aloni>> e poi ha cucinato un pranzetto che io riuscirei a preparare -forse- se avessi due giorni a disposizione. E io che per una volta avevo una postura eretta, mi trasformo nella sorella del Gobbo di Notre Dame dalla vergogna.

Mi dico che “Io valgo”, come in una nota pubblicità di prodotti per capelli, quando arrivo a fine giornata con i bimbi malati con febbricola e raffreddore, senza essere caduta in depressione cosmica e poi, mentre assaporo la mia magnificenza, leggo su Facebook chi ha dovuto gestire attacchi di vomito con gittata di due metri o diarree da sembrare dentro ad una fogna e postano una loro foto perfettamente pettinate e truccate, con espressione ottimista e titolo “poteva andare peggio”. Eh????? Peggio?? Tipo che la testa dei tuoi bambini poteva cominciare a girare su se stessa??! E io che al massimo ho soffiato via un po’ di moccio, mi sento d’improvviso l’imbranato anatroccolo.

Mi sento una MadreMigliore quando Giacomo, dopo 373654 volte che gli dico di non strizzare il brick, rovescia sulla bella maglietta fresca di bucato e di stiratura, un litro e mezzo di succo di frutta (non fidatevi dei 200 ml riportati sulla confezione, quando vengono rovesciati sono almeno 780) e io resisto all’estremo desiderio di tirare un urlo ad ultrasuoni capace di far cadere tutte le foglie rimaste sugli alberi; respiro, tiro il freno a mano dell’impulsività, attivo l’airbag dell’empatia e riesco a rimanere calma e ferma ed a fargli pulire (o a fargli credere di averlo fatto) tutto il disastro – ma poi mentre lavo i piatti  carico la lavapiatti, assisto dalla finestra alla scena della mamma più Zen della terra che rimane impassibile e apparentemente serena di fronte al rotolamento tipo cotoletta nel pangrattato del suo duenne in mezzo alla strada; e penso che io al suo posto,  avrei lanciato anatemi a denti stretti e mi sarei messa il mantello dell’invisibilità per un paio di mesi.

In soldoni, arrivo a sera che due giorni su tre, sulla mia fronte spaziosa appare la scritta GAME OVER.

Avete mica qualche “vita” da regalarmi???

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Cosa leggeremo tra dieci anni?

| adolescente, mamme, Senza categoria

Care Mamme,

ieri sera non riuscivo a dormire. Come mio solito sono partita per un viaggio mentale da qui all’eternità e d’improvviso mi son messa a pensare a quali post ed articoli avrebbero attirato la mia attenzione tra dieci anni.

Perché da più di cinque anni, leggo, rido e rifletto, su post e articoli che parlano di “incintezza”, neonati, unenni-duenni-treenni, la coppia dopo l’arrivo di un figlio, come sopravvivere alle giornate con i bambini piccoli, con le notti insonni ecc ecc…

Ma quando i bambini diventeranno adolescenti?

Al posto dei terribili due ci saranno angosciati quindici;

I dibattiti tra lettino e co sleeping saranno lontani ricordi che quasi quasi rimpiangeremo quando cominceranno ad uscire di sera e staremo con gli occhi pallati finché non sentiremo aprire il portone e fingeremo di dormire;

Le bizze saranno sostituite da interminabili giornate di mutismo;

E invece che parlare con gli occhi a cuore della nostra gravidanza, cercheremo in rete, articoli sull’educazione sessuale;

Siamo alle prese con inserimenti al nido e materne, ma quando dovremo combattere con i 2 in matematica?

Ho pensato che anche io scriverò cose diverse.

La prima che mi è venuta in mente, è sulle mode assurde dei giovanissimi. Ai miei tempi c’era il famoso giubbotto “Bomber”, che mi rendeva aggraziata e slanciata come un criceto in sovrappeso.

La seconda, sui telefilm. Perché se c’è una cosa certa nella vita, è che i telefilm che guardi da teenager, da grande, ti sembreranno la parodia degli spettacoli dei villaggi turistici.

E i nostri profili Facebook come cambieranno? Ci saremo noi in tailleur che pubblichiamo il menù delle cene di beneficenza? O quadri d’arte? O poesie in francese?

Puahahahaha! A meno che non lo facciate già adesso.

Perché al di là dei dieci anni che passeranno, sono convinta che se noi mamme, oggi, ci sganasciamo di fronte a post e video che prendono in giro la nostra “mammitudine”, col passare del tempo, continueremo a farlo.

E allora girls, l’autoironia non è un bellissimo valore da trasmettere?

Prendiamoci in giro con affetto invece di farci la guerra.

E voi cosa pensate che leggerete tra una decina d’anni?

 

 

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Mr Morbo Improvviso versione invernale.

| asilo e malanni, Senza categoria

La scorsa primavera, avevo scritto Mr Morbo improvviso .

Vista la recente situazione della salute familiare, ho pensato che fosse necessario farne la versione invernale.

Questo autunno devo dire la verità, ero ottimista.

Avevo fatto un super training autogeno centrato su tre punti:

  • se l’anno scorso si sono ammalati tanto, non significa che si ammalino ugualmente quest’anno;
  • se sono costante con gli integratori, invece che darli un giorno sì e 4 no, sicuramente avranno un super effetto;
  • se fin dai primi giorni di asilo starò attenta a lavare mani e borracce dell’acqua come se avessi l’ossessione della pulizia, gliela farò vedere io ai bacilli!

Così, l’asilo comincia ed io sono fiera e sicura come una leonessa nella savana.

Perché basta con questo vittimismo e pensieri negativi, perché l’autunno a Viareggio è quasi come una semi estate, Giacomo quest’anno ha voglia di andare all’asilo, Aurora è una super accompagnatrice nei negozi e io, per tutti i sopracitati motivi, non posso altro che essere felice.

Ordunque.

L’asilo comincia.

Giorno 1: tutto ok.

Giorno 2: tutto ok.

Giorno 3: tutto ok.

Giorno 4: mamma ho freddo.

Giorno 5: mamma mi fa male la gola…………………….raffreddore…………………….febbre………..tosse a cane………………….

ed ovviamente di venerdì.

Non perdo la fiducia, mi dico che avrà sudato come un disperato nel giardino dell’asilo e che suvvia, di questa stagione “la frescata” è un must.

Certo. Peccato che dopo due giorni, si ammali Aurora e dopo quattro, io. Circondata da marito e mamma con mal di gola. Il Virus del Morbo Improvviso versione invernale ha colpito.

Okkkkei. Ora, anime del Web, aiutatemi.

Aiutatemi a restare ottimista, perché io, nella mia mente, sapete cosa ne faccio del training autogeno? Lo trasformo in un mantra devastante che mi dice:

  • Se l’anno scorso si sono ammalati tanto, quest’anno potrebbero ammalarsi di più;
  • Se sono costante con gli integratori, potrebbe non servire a nulla;
  • Se lavo mani e borracce ogni sette secondi, potrebbe non servire a nulla.

E da leonessa, che ve lo dico a fare, torno nelle mie vesti di bradipa.

E pure raffreddata.

(E non è ancora cominciato l’inverno).

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Cani e bambini: vi dico la mia

| cani, Senza categoria

I recenti articoli di cronaca riguardanti bambini e cani, mi hanno fatto venire l’urgenza di scrivere un articolo.

Sarete tutti d’accordo che poiché esistono persone senza buon senso, esistono di conseguenza anche padroni senza buon senso e genitori senza buon senso.

Fatta questa premessa, vorrei raccontarvi la mia esperienza.

Avevamo un Pastore Tedesco.

Una mattina, dopo che aveva passato la notte in casa a causa di un temporale (ne aveva la fobia e rischiava di sfondarci il portone e farsi male pur di stare con noi), saltò al collo di mio padre. Per fortuna era legato (per non gironzolare per casa) e riuscì solamente a strappargli il pigiama. Quella mattina fu l’unica volta che andai a scuola senza colazione. Ero sconvolta. Tex era un cane buonissimo, come poteva essersi comportato così?

Cominciammo mille visite e accertamenti ed alla fine, per esclusione, si ipotizzò un’epilessia con assenze. In pratica, nel dormiveglia, a volte aveva delle assenze e percepiva noi, come un qualsiasi altro estraneo. E da buon cane da guardia, attaccava lo sconosciuto nel suo territorio.

Così cominciammo le cure che però, non potevano come dire, darci la certezza che non sarebbe più capitato.

Era l’epoca in cui tornavo alle due di notte. Prima di entrare in giardino, dovevo chiamarlo ed essere sicura che mi riconoscesse. I miei uscivano a controllare che fosse tutto sotto controllo.

Insomma, tanto stress per noi e per lui.

Ma lo rispettavamo. Avevamo compreso, anche se con tristezza, che affrontava la sua malattia da cane. Perché lui era un cane.

Abbiamo sempre avuto Pastori Tedeschi, ma forse anche per quell’esperienza difficile, nel 2003, abbiamo preso una barboncina e subito ci siamo innamorati di questa razza, che almeno nel nostro caso, era sinonimo di bisogno di affetto, compagnia e coccole. La nostra Nina ha avuto i cuccioli e ne abbiamo tenuti due. Nina, Sally e Mousse, adoravano stare in braccio e dormire (tutte la padrona :-p) e sembravano un’altra specie rispetto ai cani di grossa taglia avuti in precedenza.

Credevamo che non ci sarebbero mai potuti essere problemi di convivenza.

Così, quando sono rimasta incinta di Giacomo, immaginavo la nostra vita tutti insieme. Di giorno con noi e la notte da mia mamma, nell’appartamento di sotto.

UGUALE A PRIMA.

Ma così non accadde. Nina, aveva per Giacomo un interesse morboso, come se se ne dovesse occupare lei stessa, rischiando di farsi venire un infarto per il grado di eccitazione che non riuscivamo a placare in nessun modo. Addirittura fu lei a farmi capire che era arrivato il momento di partorire, mettendo in atto tutti i rituali che aveva fatto lei la sera del suo parto.

Avevamo chiamato la nostra amica etologa mentre ero incinta, per farci dare delle dritte, avevamo attuato tutte le procedure consigliate – mentre ero in ospedale e provammo a cavarcela da soli, una volta tornati a casa. Ma Nina era sempre più stressata. Così richiamammo l’etologa, provammo varie strategie sia farmacologiche che comportamentali, ma riuscimmo solo a farla stare calma per una decina di minuti, non di più.

Per fortuna, mia mamma abita sotto di noi. Così le canine (che volevano stare tutte insieme), si trasferirono giù in pianta stabile. Io potevo vederle quando volevo, ma un neonato e gli ormoni sballati, mi fecero vivere quel repentino ed inimmaginato cambio di abitudini, in modo tragico.

Ricordo ancora che la sera, d’abitudine, aspettavo mio marito alla finestra con Nina in braccio. Ora c’era più o meno lo stesso peso tra le mie braccia, ma non peloso e vestito in tutine celesti.

La felicità direte voi. Per me no, per me era tradimento. Sapevo benissimo che lo facevamo per il loro bene, ma io ero arrabbiata e triste.

Per fortuna poi le cose andarono migliorando e seppure impossibile una vera convivenza, la frequentazione c’era.

Soprattutto quando Giacomo cominciò a camminare e potevano giocare insieme a correre.

Con Aurora, ormai Nina era abituata a quegli esserini paffuti e profumati e tutto andò meglio.

Dopo tutto questo gran da fare, Nina è invecchiata ed adesso è Giacomo che va frenato nel cercarla, perché lei ha bisogno di quiete e calma.

 

Con questo lungo racconto, vorrei comunicare due cose:

 

Primo, che gli animali sono animali. Sembra una frase scontata, ma merita essere rammentata. I cani sono cani. E considerarli come persone in tutto e per tutto non vuol dire amarli, vuol dire snaturarli. Anche se ci mettereste la mano sul fuoco. Io con Tex, ci avrei messo mani, braccia e gambe. Eppure…
Oltre a ciò, gli animali hanno gli istinti e vanno rispettati. Istinti belli, meravigliosi il più delle volte. Ma istinti.
E allora, se avete cani di grossa taglia, o avete intenzione di prenderne, per favore non lasciateli soli con un bambino piccolo.

Secondo, che i cani, se decidiamo di prendercene cura, meritano rispetto “nella buona e nella cattiva sorte”. Perché potrebbero reagire male a grossi cambiamenti, ammalarsi, invecchiare. I cani, non  li spannoliniamo e fanno pipì e popò nel wc.  I cani non crescono ed escono col motorino. I cani saranno con noi tutto il tempo della loro esistenza.
E allora, se avete intenzione di avere un bambino, considerate la possibilità che qualcosa vada storto e che ci sia qualcuno che possa darvi una mano sostanziosa. Io e Nina abbiamo avuto molto molto culo ad avere mia mamma di sotto.

 

Scusate la sbobba lunghissima, che mi ha vista commuovermi e rattristarmi, che mi ha fatto ripercorrere tappe difficili dei miei anni, ma che avevo tantissimo bisogno di condividere.

 

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Asilo: quello che le mamme vorrebbero sentirsi dire dalle maestre

| Mamma Bradipa ironica, mamme, scuola, scuola materna, Senza categoria

Care Mamme,

l’asilo è cominciato ormai da un bel po’ – e con lui, anche il solito trantran porta e riprendi, porta e riprendi.

All’uscita, ci sono quei secondi in cui la maestra vi guarda, in una frazione di secondo collega il genitore al figlio corrispondente e poi, un sorriso ed uno sguardo accompagna il passaggio del bambino dalle sue alle vostre mani.

Ogni volta si conclude tutto con un “a domani”, ma chi di noi non spera che in quel momento la maestra ci dica qualcosa? E ognuna di noi qualcosa di diverso.

A quale mamma somigliate di più?

 

L’asociale: Questa mamma spera che la maestra dica che dal giorno dopo i bambini vengono consegnati a domicilio così non dovrà vedere più nessuna mamma. Anzi, che non le venga detto proprio nulla, ma che venga informata per scritto senza dover colloquiare. In subordine, si accontenta che la maestra non la guardi, non la saluti e non debba comunicarle NIENTE. Prega che i laboratori di Halloween e Pasqua vengano aboliti e le recite di Natale e fine anno, VIETATE.

La sognatrice: Arriva all’asilo volteggiando come nelle pubblicità degli assorbenti con le ali. Attende con impazienza che la maestra incroci i suoi occhi e ogni giorno , indugia quei due-tre secondi nella speranza che l’insegnante la fermi e le dica più o meno questo: “Signora, ma suo figlio è meraviglioso! Ho visto tanti bambini in vita mia, ma mai un ragazzino così sensibile, intelligente e dotato! Pensi che stiamo pensando di promuoverlo direttamente in quinta elementare! E poi ha decorato tutta l’aula incollando micro tessere di mosaico e formando la figura di un ornitorinco! Si vede che ha una mamma straordinaria!” Ogni giorno indugia, ma non succede proprio nulla e così se ne va via spegnendo passo dopo passo il suo sorriso a 45 denti.

La stressata: Di solito è sempre nervosa perché circondata da mamme sognatrici con figli super tranquilli e si sente sempre un po’ fuori luogo ed incompresa. Le sue amiche parlano di come il giorno prima abbiano ricamato a punto croce con i figli, mentre lei pensa che il suo, ha fatto una gara di caccole col fratello. Le dicono di come sia facile essere mamma del loro bambino, così amorevole e quieto e medita di lasciare il suo qualche ora a casa loro per vedere se le ritroverà con i capelli perfettamente in piega o come i suoi, –  che sembrano sempre reduci da un tornado. Così, un po’ incazzata e un po’ depressa, arriva a scuola aspettandosi come al solito di sentirsi dire che suo figlio è << solo un po’ vivace>>, quando per lei, è una pallina salterina impazzita che non si ferma mai e che combina guai ad ogni rimbalzo. Facendo appello a tutti i Santi che conosce, con tutta se stessa si augura un giorno di sentirsi dire: “Signora mi dia il cinque. Stare una mattinata con suo figlio manda in tilt qualsiasi cervello! Dovrebbero farle un monumento per non essere impazzita standoci tutti i giorni! Brava! Mitica!”

La preoccupata: Ha sempre paura che il figlio ne abbia combinata una delle sue ed arriva all’aula con le dita incrociate dietro la schiena. L’anno precedente, un giorno aveva tentato di sradicare un alberello in giardino, l’altro, di nascondere i grembiuli di tutti i compagni, un altro ancora, di allagare il bagno e così via. Controlla che all’entrata non ci siano Carabinieri od ambulanze perché così almeno non è successo niente di grave. In ogni caso, si aspetta con terrore lo sguardo castigante dell’insegnante e mentre arriva con gli occhi puntati a terra, confida che arrivi il giorno in cui si senta dire: “Signora da ormai 10 giorni suo figlio è proprio bravo! Ormai è maturato! Si vede che ha una famiglia alle spalle che lo segue e lo supporta!”

 

E poi ci sono io, che ogni volta spero che mi dicano “Abbiamo istituito l’entrata alle 10.30 per chi ha problemi di sonno”. Ma non succede mai…!

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