scuola

Non aprite quella port(ier)a

| figli, Mamma Bradipa ironica, mamme, scuola, Senza categoria, settembre

“Una mamma arriva a scuola a prendere i figli, non appena apre lo sportello dell’auto per scendere a fare due chiacchiere con le sue amiche, il cielo si oscura, gli alberi si agitano, le temperature si abbassano e da quel momento assiste a racconti che faranno accapponare la pelle a lei ed a tutti gli spettatori! Appena uscito nelle sale, il thriller mozzafiato ambientato davanti ad una scuola: NON APRITE QUELLA PORTIERA.”

Eh sì, all’uscita di scuola possiamo essere travolte dall’ansia e dall’angoscia come se stessimo guardando un film dell’orrore,  semplicemente ascoltando i racconti delle nostre colleghe mamme.

Per capirci meglio, 20 minuti di chiacchiere fuori scuola ci danno una botta di adrenalina che Oblivion di Gardaland a confronto è una roba da cardiopatici.

Perchè quando ci siamo appena rilassate dopo aver finalmente finito di portare tutto il materiale necessario per l’inizio dell’anno scolastico, ecco che arrivano……………………………………..

……….LE ANSIE DA VIRUS.

Ce ne stiamo lì beate, ancora abbronzate – che ancora non vogliamo abbandonare le canotte e allora ci vestiamo multistrato tipo involtino primavera, che le sciarpette di cotone sono ancora in fondo al cesto dei panni da lavare da maggio scorso – e traaaaac! Eccola là che basta che una mamma pronunci le lettere V-I-R-U-S nella stessa frase che scatta il fuggi fuggi generale peggio di quando alla Conad annunciano “In apertura cassa 2”.

Da lì un’escalation psicofisica senza ritorno:

-Accusiamo malesseri improvvisi: a ben pensarci ci sentiamo leggermente pizzicare la gola, la pancia ci fa un po’ male,( ieri sera abbiamo mangiato la trippa in umido con i fagioli, ma no non può essere per quello) e cominciamo a sudare freddo.

-Recuperiamo la razionalità e ci buttiamo su un rassicurante sondaggio sugli integratori per le difese immunitarie, che non fa altro che mandarci in confusione dato che c’è chi prende “MaiTiAmmal” in farmacia, chi le erbe “ViaViaBatteri” in erboristeria, chi lo sciroppo di nonna Giosualda la cui ricetta viene trasmessa di generazione in generazione dal 1908.

-Una volta recuperati i bambini, con il cuore che batte all’impazzata, proviamo a condividere le nostre paure con altre mamme nella speranza che tutte ci dicano che no, questi Virus si sentono sempre nominare, ma poi nella realtà non colpiscono mai; ma con l’angoscia che a questo punto sale alle stelle, ascoltiamo invece un elenco infinito di bambini ammorbati, con raffreddori, virus gastrointestinali, febbri, sfoghi cutanei, mal di testa-spalla baby one two three.

-Dopo una notte insonne, la mattina dopo non appena siamo sole, iniziamo con la sterilizzazione a tappeto con tanto di apertura dell’armadietto delle armi pesanti;  con la stessa paura e determinazione di quando nei film  alzano il coperchietto sotto al quale si trova il pulsante dello sgancio missili, stacchiamo  la linguetta di protezione all’Amuchina. Iniziamo a sterilizzare tutti i mobili con quella spray, i pavimenti con quella liquida, l’aria con quella con il diffusore; per sicurezza la utilizziamo per una maschera per il viso, per i gargarismi e già che ci siamo pure per il bidet.

Ecco adesso siamo in pace, la paura è passata, ci sentiamo come quando nei film tutti “i buoni” si ritrovano e sono al sicuro. Allora ci buttiamo stremate sul nostro sterile divano, ma driiiiiin! Ecco che suona il telefono.

I protagonisti sono di nuovo in pericolo????

Sì!!!! Sul display appare il numero della scuola:

“Signora il bimbo sta male può venire a prenderlo????”

AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!

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Ad ottobre al cinema a scuola.

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Seconda.

| scuola, scuola materna, Senza categoria, settembre

Seconda

Domani si ricomincia.

Seconda elementare, seconda asilo.

Per i bimbi, ma anche per me.

Che mi beo di questa calma della vigilia dopo il tornado emotivo della vigilia della prima.

Perché  per la maggior parte delle persone, la seconda volta è la seconda volta, punto e basta.

Per me invece, la seconda volta, è la prima volta senza ansia.

La seconda volta ha il sapore di confidenza, ma non di noia;

di entusiasmo consapevole,

di ritrovo.

La seconda volta l’ho sempre amata perché non dà mai nell’occhio; si muove con disinvoltura tra le prime volte osservate ed indicate da tutti.

La seconda volta è meglio anche rispetto alla terza volta:

“Non ho capito, me lo rispieghi?”;

“Mi dai ancora spaghetti?”;

“Posso ricominciare a suonare che non mi sentivo?”;

Una volta in più diventerebbe disdicevole, non trovate?

La seconda volta è la chiarezza di un sentimento, il consolidarsi di un’idea.

La seconda volta è imprevedibili novità: tutti se le aspettano solo dalla prima ed invece la seconda regala sempre qualche cos’altro.

La seconda volta è già memoria.

La seconda volta è sapere cosa significa.

Domattina ci saranno grembiuli nuovi, matite ben appuntate che sanno già cosa faranno, sorrisi o bronci del ri-torno.

Ed allora buona seconda bimbi, che sia intensa, felice e colorata, ancora più della prima.

Perché se la prima volta non si scorda mai,  la seconda volta si ricorda per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Asilo: quello che le mamme vorrebbero sentirsi dire dalle maestre

| Mamma Bradipa ironica, mamme, scuola, scuola materna, Senza categoria

Care Mamme,

l’asilo è cominciato ormai da un bel po’ – e con lui, anche il solito trantran porta e riprendi, porta e riprendi.

All’uscita, ci sono quei secondi in cui la maestra vi guarda, in una frazione di secondo collega il genitore al figlio corrispondente e poi, un sorriso ed uno sguardo accompagna il passaggio del bambino dalle sue alle vostre mani.

Ogni volta si conclude tutto con un “a domani”, ma chi di noi non spera che in quel momento la maestra ci dica qualcosa? E ognuna di noi qualcosa di diverso.

A quale mamma somigliate di più?

 

L’asociale: Questa mamma spera che la maestra dica che dal giorno dopo i bambini vengono consegnati a domicilio così non dovrà vedere più nessuna mamma. Anzi, che non le venga detto proprio nulla, ma che venga informata per scritto senza dover colloquiare. In subordine, si accontenta che la maestra non la guardi, non la saluti e non debba comunicarle NIENTE. Prega che i laboratori di Halloween e Pasqua vengano aboliti e le recite di Natale e fine anno, VIETATE.

La sognatrice: Arriva all’asilo volteggiando come nelle pubblicità degli assorbenti con le ali. Attende con impazienza che la maestra incroci i suoi occhi e ogni giorno , indugia quei due-tre secondi nella speranza che l’insegnante la fermi e le dica più o meno questo: “Signora, ma suo figlio è meraviglioso! Ho visto tanti bambini in vita mia, ma mai un ragazzino così sensibile, intelligente e dotato! Pensi che stiamo pensando di promuoverlo direttamente in quinta elementare! E poi ha decorato tutta l’aula incollando micro tessere di mosaico e formando la figura di un ornitorinco! Si vede che ha una mamma straordinaria!” Ogni giorno indugia, ma non succede proprio nulla e così se ne va via spegnendo passo dopo passo il suo sorriso a 45 denti.

La stressata: Di solito è sempre nervosa perché circondata da mamme sognatrici con figli super tranquilli e si sente sempre un po’ fuori luogo ed incompresa. Le sue amiche parlano di come il giorno prima abbiano ricamato a punto croce con i figli, mentre lei pensa che il suo, ha fatto una gara di caccole col fratello. Le dicono di come sia facile essere mamma del loro bambino, così amorevole e quieto e medita di lasciare il suo qualche ora a casa loro per vedere se le ritroverà con i capelli perfettamente in piega o come i suoi, –  che sembrano sempre reduci da un tornado. Così, un po’ incazzata e un po’ depressa, arriva a scuola aspettandosi come al solito di sentirsi dire che suo figlio è << solo un po’ vivace>>, quando per lei, è una pallina salterina impazzita che non si ferma mai e che combina guai ad ogni rimbalzo. Facendo appello a tutti i Santi che conosce, con tutta se stessa si augura un giorno di sentirsi dire: “Signora mi dia il cinque. Stare una mattinata con suo figlio manda in tilt qualsiasi cervello! Dovrebbero farle un monumento per non essere impazzita standoci tutti i giorni! Brava! Mitica!”

La preoccupata: Ha sempre paura che il figlio ne abbia combinata una delle sue ed arriva all’aula con le dita incrociate dietro la schiena. L’anno precedente, un giorno aveva tentato di sradicare un alberello in giardino, l’altro, di nascondere i grembiuli di tutti i compagni, un altro ancora, di allagare il bagno e così via. Controlla che all’entrata non ci siano Carabinieri od ambulanze perché così almeno non è successo niente di grave. In ogni caso, si aspetta con terrore lo sguardo castigante dell’insegnante e mentre arriva con gli occhi puntati a terra, confida che arrivi il giorno in cui si senta dire: “Signora da ormai 10 giorni suo figlio è proprio bravo! Ormai è maturato! Si vede che ha una famiglia alle spalle che lo segue e lo supporta!”

 

E poi ci sono io, che ogni volta spero che mi dicano “Abbiamo istituito l’entrata alle 10.30 per chi ha problemi di sonno”. Ma non succede mai…!

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Bambini: un anno è bello per 365 giorni.

| bambini, estate, mamme, scuola, Senza categoria, stagioni

Care Mamme,

cosa pensano i vostri bimbi dei vari periodi dell’anno? Ce ne sono alcuni che preferiscono ed altri che odiano?

Ve lo chiedo perché fino a due giorni fa credevo che mio figlio, come me, adorasse l’estate. E solamente quella.

Ma facciamo un passo indietro all’estate scorsa. Conoscendo la sua spiccata non voglia di andare all’asilo, a settembre 2016, mi ero inventata tutta una serie di cose bellissime dell’autunno-inverno-primavera che per me erano delle vere e proprie supercazzole. Partivo da Halloween (che ho sempre odiato), mi soffermavo una mezz’ora sul periodo Natalizio, arrivavo al suo compleanno passando per carnevale e con la Pasqua mi sentivo ormai fiera e felice di poter dire: “E poi dopo poco c’è l’estate!”

In effetti l’anno è passato con tanti periodi divertenti, ma io non facevo altro che fare il conto alla rovescia per maggio e seguire.

Quest’anno, alla fine dell’asilo, l’unico mio problema che avevo considerato, era non far fissare Giacomo su quanti giorni mancassero prima del nuovo anno scolastico, certa che sarebbe stato sempre contento.

In effetti, per una decina di giorni fu come sotto effetto di stupefacenti. Aveva sempre in bocca frasi come “non c’è cosa più bella che andare al mare”, cantavamo in macchina mentre raggiungevamo la spiaggia, tornava a casa rilassato e burlone e si sincerava che l’asilo fosse chiuso.

Ma poi, tipo il venti di giugno… “Mamma, non vedo l’ora sia Befana! Porta un sacco di cose buone!!!!”

Io ho uno shock apoplettico e lo guardo come se mi avesse detto che per cena gli andrebbe il passato di verdura, ma invece che dirgli “Amore hai chiesto ininterrottamente da aprile quando avremmo iniziato il mare e adesso, dopo dieci giorni vuoi la Befana???????????!!!!!!!”, ma facendo appello a tutte la mia intelligenza emotiva, ho risposto solo “Eh amore, manca tanto tempo…!”

Dopo pochi giorni torna a bomba con: “Mamma, ma quando la intagliamo la zucca?” (Porca vacca amore che angoscia, siamo a fine giugno, c’è ancora tuttttttttttttto luglio e agosto e poi sett…… No. Agosto due volte).

Quindici giorni fa : “Mamma li facciamo i biscotti di Natale?” (What’s????? Forno-impastare-burro-8745935 calorie che fai il bagno in mare dopo una settimana? Naaaaaaaaaaaaa!)

Una settimana fa: “Mamma, ma il mio compleanno dove lo faccio quest’anno?” (Oioi con cosa le vuoi quest’anno le magliette? Ispettore Gadget? SuperPigiamini? Miles dal futuro? Ah no, a marzo manca ancora un cincinin.

Due giorni fa mi dice che gli mancano le sue scarpe con Spiderman ed il piumino con lo stemma della montagna.

Da bambina “estatiana” ferita nell’orgoglio, gli chiedo: “Amore, ma non ti piace il caldo?”

“Oh sì! Ma mi piace anche il freddo!”

E così, con un sorriso di stupore e tenerezza, ho capito che i bambini non sapendo quanto durano le stagioni, come si alternino e che in fin dei conti, sanno a malapena cosa siano, vivono nella serenità della ricerca dei periodi belli. Con la neve, in infradito, mascherati da chihuahua, con l’albero di Natale in mezzo al salotto. La loro mente salta dal desiderio di una cosa bella ad un’altra, perché non c’è una classifica, son belle tutte.

E mentre entro in pre-fase di pre-ansia da quasi fine estate, cerco di pensarla come lui e di godermi l’anno per 365 giorni.

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La fine della scuola e le mamme lavoratrici

| fine della scuola, scuola, Senza categoria

Care mamme lavoratrici,

cosa succede dentro di voi quanto sentite le parole FINE DELLA SCUOLA?

Vi pietrificate all’istante come se Medusa vi guardasse improvvisamente negli occhi?

Per una decina di minuti sembrate appena uscite da una seduta di infiltrazioni di Botox?

Cominciate a tremare come se ci fossero -10°?

Sbiancate come se aveste visto un fantasma?

Tranquille, è tutto normale! Normale se per circa tre mesi,  giocherete a fare le equilibriste tra campi estivi, baby sitter, educatori, nonni e la vicina 96enne, e a fine serata sarete non solo esauste, ma anche sudate e puzzolenti!

Io, che ho sempre odiato la scuola (e mi sono laureata e specializzata – mah- ), quando si avvicina la fine dell’anno scolastico, sento esplodere dentro di me la gioia incontenibile di una dodicenne piena di tatuaggi temporanei di Non è la Rai, con i denti storti come se gliene avessero tirati una manciata in bocca e i capelli pieni di sole e di salmastro.

Ma parlo bene io, che abito al mare e che non lavoro. Sticazzi direte voi. Ed avete ragione.

Però vi penso e se non potrete esplodere di gioia, vorrei almeno farvi vedere il bicchiere mezzo pieno e farvi notare che ci sono degli aspetti positivi rispetto all’inverno:

  • Risparmierete 3648 mille mila euro di fazzoletti di carta e non dovrete dire in continuazione “soffiati il naso”, “Non tirare su col naso, soffialo!”, “Devi soffiarti il naso?”;
  • Non dovrete passare 3 ore a vestire/spogliare i bambini;
  • Insalata di riso, caprese, GELATO e via il pranzo è fatto;
  • Non occuperete i pomeriggi liberi a studiare le coltivazioni della Sicilia;
  • Uscirete di più la sera e quindi cucinerete/sporcherete/rassetterete meno;
  • Non avrete freddo quando uscirete dalla doccia;
  • E non vi si appanneranno gli occhiali (sempre che li portiate) quando entrerete nei locali riscaldati.

Ma soprattutto…

Non dovrete avere a che fare con il super mega gigante smaronamento dell’angoscia da avvicinamento della fase dei Regali di Natale!

Quindi daje che ce la farete! Calma e sangue freddo…anche con 40°.

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Bambini: omologare per non etichettare??? Meglio la filosofia bradipa

| bambini, educazione, famiglia, mamme, scuola, Senza categoria

Care Mamme,

Oggi sono polemica. Con nessuno in particolare, più che altro con la società attuale che in nome del non etichettare, sta rendendo tutti incasellati ed omologati. Ma è giusto omologare per non etichettare????

Al di là delle battute, credo che un po’ di filosofia bradipa farebbe bene a tutti. Cioè mettere un po’ da parte tutta questa fretta di far imparare, crescere, diventare autonomi e soprattutto tutti uguali. Lasciare invece fare al tempo, rispettare le fasi delle persone, in particolare dei bambini.

Tutto questo incazzamento nasce da un episodio che mi ha raccontato l’altro giorno una mia amica: sua figlia settenne, è innamorata della danza, ma per sua sfortuna non è affatto portata.

” La Ceci non ce la vedo per niente come ballerina eh?! Piuttosto una tipa da scarpe coi tacchetti che con le punte, ma si diverte così tanto che chi se ne frega!”

L’insegnante invece le ha detto che forse sarebbe meglio avvicinarla ad altre discipline perché non le sembra portata.

E allora mi sono messa a pensare a quando ero piccola io.

E in tutti gli sport o giochi di gruppo cui partecipavo, c’era sempre il più bravo, il più scarso, il più sfaticato. Nessuno ci vedeva niente di male. Ora no, in nome del fatto che non si deve giudicare, dobbiamo essere tutti uguali.

Ma porca vacca, a sette anni, se ti piace ballare, devi aver diritto di farlo. E a meno che tu non sia un’insegnante di una scuola di danza che vuole coltivare solo ballerini professionisti, non fai un discorso del genere. Lasci che la bambina se ne renda conto da sola…se non si sente una ballerina o se le piace talmente tanto, che lotterà più di altre per diventarlo.

E poi ho pensato alla scuola di oggi.

Non entro nel merito di situazioni seriamente e veramente critiche.

Parlo di bambini che si discostano dalla media per qualche piccola difficoltà o per  qualche caratteristica caratteriale. Adesso al minimo “pio” si corre da psicologi e company.

Sono psicologa, quindi non ho nessun pregiudizio verso la categoria. Ma quando queste figure professionali non servono, mi incazzo come una scimmia. Perché i bambini hanno diritto di crescere e di misurarsi con le loro peculiarità e non di sentirsi diversi perché non sono uguali agli altri.

Le diversità vanno riconosciute e rispettate.

E invece spesso, si pensa solo a “fornire gli strumenti” per non possederle più.

Ma questo non significa dare opportunità, significa vestirsi da idealisti, quando si è invece intolleranti.

Perché dare la possibilità ad un bambino di essere com’è e di decidere da solo cosa vuole cambiare in se stesso, è lo strumento migliore che si possa fornirgli.

Perché quando ero piccola mi dicevano che ero timida. E nessuno ha mai pensato di cercare di farmi diventare estroversa. Ero così. Ero così come chi era agitato, spilungone, cicciotto, preciso, mammone (ah io ero anche quello!), permaloso, geniale. Le classi erano belle ed allegre anche per questo.

Ma oggi, “il mondo è bello perché è vario”, non vale più.

Perché si è passati da un estremo all’altro:

Sessant’anni fa, se leggevi troppo lentamente o non riuscivi a scrivere velocemente e senza errori, ti davano un calcio nel sedere e via a lavorare.

Oggi, se non sai leggere bene o scrivere bene, non si concepisce nemmeno che il bambino abbia bisogno di più tempo (sie tempooo! Ignazio ha già sei anni e 125 giorni! Giosuè ha sei anni e 124 giorni ed è bravissimo) o che non sia portato; che farà un po’ più di fatica in italiano, ma cacchio a matematica va come un siluro (e Giosuè mica tanto, ma è nella media quindi nulla da dire).

No bisogna subito “rimediare”. E se il bimbo in questione è a disagio a causa della sua difficoltà ecc ecc è ovvio che si faccia bene.

Ma se Ignazio è felice e tranquillo, magari orgoglioso di come sia bravo in matematica, oggigiorno si rischia di farlo sentire “meno qualcosa”, sottolineandogli una diversità che non reputava assolutamente un problema.

Perché sessant’anni fa è vero, ti davano un calcio nel sedere, ma trent’anni fa, se leggevi e scrivevi lentamente, la maestra ti aspettava. E stop.

 

 

 

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