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Cosa leggeremo tra dieci anni?

| adolescente, mamme, Senza categoria

Care Mamme,

ieri sera non riuscivo a dormire. Come mio solito sono partita per un viaggio mentale da qui all’eternità e d’improvviso mi son messa a pensare a quali post ed articoli avrebbero attirato la mia attenzione tra dieci anni.

Perché da più di cinque anni, leggo, rido e rifletto, su post e articoli che parlano di “incintezza”, neonati, unenni-duenni-treenni, la coppia dopo l’arrivo di un figlio, come sopravvivere alle giornate con i bambini piccoli, con le notti insonni ecc ecc…

Ma quando i bambini diventeranno adolescenti?

Al posto dei terribili due ci saranno angosciati quindici;

I dibattiti tra lettino e co sleeping saranno lontani ricordi che quasi quasi rimpiangeremo quando cominceranno ad uscire di sera e staremo con gli occhi pallati finché non sentiremo aprire il portone e fingeremo di dormire;

Le bizze saranno sostituite da interminabili giornate di mutismo;

E invece che parlare con gli occhi a cuore della nostra gravidanza, cercheremo in rete, articoli sull’educazione sessuale;

Siamo alle prese con inserimenti al nido e materne, ma quando dovremo combattere con i 2 in matematica?

Ho pensato che anche io scriverò cose diverse.

La prima che mi è venuta in mente, è sulle mode assurde dei giovanissimi. Ai miei tempi c’era il famoso giubbotto “Bomber”, che mi rendeva aggraziata e slanciata come un criceto in sovrappeso.

La seconda, sui telefilm. Perché se c’è una cosa certa nella vita, è che i telefilm che guardi da teenager, da grande, ti sembreranno la parodia degli spettacoli dei villaggi turistici.

E i nostri profili Facebook come cambieranno? Ci saremo noi in tailleur che pubblichiamo il menù delle cene di beneficenza? O quadri d’arte? O poesie in francese?

Puahahahaha! A meno che non lo facciate già adesso.

Perché al di là dei dieci anni che passeranno, sono convinta che se noi mamme, oggi, ci sganasciamo di fronte a post e video che prendono in giro la nostra “mammitudine”, col passare del tempo, continueremo a farlo.

E allora girls, l’autoironia non è un bellissimo valore da trasmettere?

Prendiamoci in giro con affetto invece di farci la guerra.

E voi cosa pensate che leggerete tra una decina d’anni?

 

 

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Il parto dura un giorno

| mamme, neomamme, post partum, Senza categoria

IL PARTO DURA UN GIORNO. Ma emotivamente, per molte mamme, dura molto di più. Perché spesso accade che non vada come ce l’eravamo immaginato.

Noi mamme siamo bravissime a colpevolizzarci. Per tutto. Anche per la troppa pioggia caduta a marzo. Figuriamoci per un parto.

Possiamo sentirci insoddisfatte, traumatizzate, ferite.

Ogni mamma sa che sensazione prova quando ripensa a quel giorno. E spesso attribuisce a se stessa la colpa di quello che non è andato. Anche il nostro linguaggio colloquiale non aiuta.

Spesso si sente “Non sono riuscita a partorire naturalmente”, “Non sono riuscita a resistere, ho chiesto l’epidurale”, “Non sono riuscita ad arrivare al termine della gestazione”.

NON SONO RIUSCITA

NON SONO RIUSCITA

NON SONO RIUSCITA.

Perché non provare a dire “Ho partorito”, “Ho scelto l’analgesia peridurale”, “Ho partorito a 36+5”.

Senza darci una colpa che non abbiamo.

Anche perché a far sentire una mamma “Meno”, ci pensano gli altri.

Sì dai, “I colpevolizzatori professionali” (99 su 100, donne) che da quando rimani incinta, ti accusano di tutto:

“Hai preso troppi chili, che vuoi partorire un bue?”

“Hai preso troppo poco, partorirai una lenticchia!”

“Ma quanti libri leggi, guarda che essere mamma viene naturale!”

“Ma hai letto qualcosa sulla puericultura? Guarda che avere a che fare con un neonato non è uno scherzo!”

Sono quelle che poi romperanno se allatti/non allatti se la vesti tutta gale e pizzi o blu-celeste-turchese/se li vesti unisex, se lavori/non lavori ecc ecc.

E appena partorisci, le colpevolizzatrici number one, sono senza dubbio quelle che sul comodino custodiscono gelosamente la targa ” La Miglior Vagina dell’anno”.

Sì dai, le Mamme campionesse mondiali di parto (nuova disciplina olimpica nel 2020).

Quelle che se  hanno partorito con parto vaginale dopo 6787 ore di travaglio, senza analgesie e a 41 + mille, si sentono autorizzate a giudicare chi ha avuto un’esperienza diversa dalla loro.

Nessuno ha diritto di giudicare come migliore o peggiore un tipo di parto.

Le ore di travaglio non sono una gara di apnea che più tempo passa e più sei un fenomeno.

Se non vuoi usare analgesie, nessuno ti obbliga, ma non giudicare chi le richiede. Non è una gara, non c’è doping!

E soprattutto è La Natura a decidere quando deve nascere un bimbo, nessun altro ha più o meno meriti.

 

 

IL PARTO DURA UN GIORNO, nostro figlio lo avremo tutta la vita.

Non perdiamo minuti di felicità colpevolizzandoci o giudicando.

Un neonato è un miracolo. E ai miracoli non frega niente di come accadono.

 

 

 

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Giornata internazionale della solidarietà. #iocomete

| solidarietà

Ogni giorno dovrebbe essere la giornata internazionale della solidarietà e io voglio dire la mia per ciò che riguarda l’essere mamma, utilizzando l’hashtag  #iocomete, per sottolineare OGGI, quello che dovrebbe essere SEMPRE: che ogni mamma può pensarla come vuole e ogni mamma non dovrebbe giudicare chi la pensa diversamente.

Ma in realtà, tra mamme, la battutina più o meno esplicita è sempre pronta ad essere detta.

Sui temi più scottanti, ma anche su idiozie. Ho sentito due mamme litigare per decidere se era meglio il costumino a slip o quello interno. Insomma, i veri problemi della vita!

Secondo me l’inghippo, avviene per due motivi:

Primo perché il ruolo di mamma, troppo spesso viene sovrapposto a quello di persona; cioè una persona, se è mamma – deve assumere delle caratteristiche universali.

Tipo immolarsi nei confronti di un figlio e non arrabbiarsi o lamentarsi mai.

Nella mia esperienza, ho notato che se dici una cosa specificando che la fai per tuo figlio, passi come Santa agli occhi di molti. E ti daranno ragione persino se dici due cose opposte!

Prendiamo il lavoro. Se dici che lavori, troverai chi ti giudica perché trascuri tuo figlio per pensare solo a te stessa e chi ritiene che tu faccia bene.

Se dici che non lavori, ci sarà chi affermerà che sei una fancazzista mantenuta e chi che ti prendi cura dei tuoi bambini al 100%.

Ma se dici: “Guarda non sai che nodo allo stomaco ad andare a lavoro e lasciare mio figlio al nido”; oppure “Guarda amavo il mio lavoro da morire, ma mi sono dovuta sacrificare…”,

Scommettiamo che agli occhi della Zia Ubalda, dell’amica Samanthhhhha e della suocera pettegola del tuo macellaio (sondaggio a campione ahahah), le due mamme in questione saranno esempi di fantastica mammitudine?????

No???!

Per non parlare della rabbia.

Se scleri con tuo figlio al supermercato, perché tocca-urla-salta, sei una cattiva madre, ma se metti in atto una procedura calmante con flemma zen, spargimento di gocce di valeriana nell’aria e danza della rilassatezza – apparirai una Dea. Poco importa se ci hai messo 67 minuti e nel frattempo ti è scaduta la roba nel carrello.

Oltre a ciò, secondo me, tra le mamme è così diffusa la criticoneria, che come fai, fai male. Tipo io, che ostento la mia bradiposità, probabilmente attiro le ire delle mamme formica o ghepardo. Ma magari ci sono delle bradipe che si lamentano della troppa operosità e velocità delle formiche e delle “ghepardesse”.

Ma perché? Mica porto i miei figli a casa tua!

 

Io a volte mi arrabbio, urlo, piango, mi lamento – come te.

Io spesso rido, gioco, salto, abbraccio – come te.

Io ogni giorno raccolgo da terra settemila giochi – come te

Io sono mamma – come te. #iocomete.

 

Così oggi vi lascio con questo spunto su cui riflettere:

ma tra papà secondo voi si criticano così?

phuahahahahahahahahahahahaha!

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Secondo me

| educazione, emozioni, Senza categoria

Cari Mondo, Moda, Abitudine e Società – oggi mi rivolgo a voi.

Che ogni giorno mettete il becco nell’educazione e nel comportamento dei genitori che spessissimo, agiscono per conto vostro, anziché dare retta a loro stessi.

Perché ogni coppia di genitori potrebbe pensare con la propria testa e il proprio cuore, scegliendo di fare quello che è meglio secondo loro.

E allora intanto, vi dico cosa penso. Come sarebbe bello che fosse SECONDO ME.

Secondo me, si potrebbe rispettare la riservatezza di un bambino anziché criticarlo perché a tre anni non è socievole con tutti;

Secondo me, si potrebbe ammirare un bambino che non alza le mani, anziché criticarlo perché non se la sa cavare da solo;

Secondo me, sarebbe meraviglioso valorizzarne le qualità, anziché evidenziare le sue mancanze;

Secondo me, si potrebbe riconoscere e rispettare le differenze, invece che considerare positivi certi comportamenti e negativi altri;

Secondo me, si potrebbe imparare ad aspettare.

Perché un bambino non è una funzione del computer con la percentuale di completamento. Non si può sapere esattamente quanto ci vorrà perché impari qualcosa;

Perché gli piaccia qualcosa;

Perché non abbia paura di qualcosa.

Secondo me, si potrebbe smettere di esaltare questa cosa dell’essere indipendenti a un anno;

Secondo me, potremmo imparare a chiedere aiuto, spunto, consiglio ad altre mamme, anziché criticarle;

Secondo me, l’unica cosa per cui dovrremmo avere fretta, potrebbe essere far capire a nostro figlio il nostro amore nei suoi confronti;

Secondo me, si potrebbe smettere di chiamare “soprammobili” i bambini educati e “vivaci” quelli maleducati;

Secondo me, potremmo lasciare che i bambini a volte si annoino;

Secondo me, potremmo lasciare che provino a trovare dentro se stessi il modo per uscire da una fase di crisi (non medica eh) e non correre, o essere mandati, da 98796 specialisti.

Secondo me, troppo spesso tendiamo a dimenticare che i bambini non sono né oggetti, né animaletti domestici. Sono persone.

E come ogni persona, hanno bisogno di rispetto.

SECONDO ME.

 

E secondo voi?

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Quello che le mamme non dicono

| Senza categoria

Quello che le mamme non dicono è sicuramente il titolo di qualche libro e la deformazione “professionale” della famosa canzone di Fiorella Mannoia.

Ma soprattutto, è quello che penso io mille mila volte, in questo periodo in cui mio figlio ha cominciato a vedersi nel futuro dopo aver abbandonato la fase del “non voglio crescere, non crescerò mai”.

Quando mi dice che da grande mi sposerà, non gli dico che non sarà così; che troverà una ragazza e si farà una famiglia (sempre che io dia la mia benedizione!!!!!), perché è così pura la sua idea di amore e così infinito quello che prova per me, che voglio lasciarCI questa sensazione fin tanto che il suo cuore non comincerà a battere per qualcun’altra.

Quando mi dice “mamma quando sarò grande come te e papà, chiederò a Babbo Natale una spada laser con sopra la calcolatrice, ok?” Non gli dico che quando sarà grande avrà ben altri desideri,perché i suoi occhi si illuminano nel pensare che potrà usare una spada laser senza che nessuno gli possa dire di fare attenzione.
Cosa? Come Babbo Natale non esiste…

Quando mi dice che da grande farà il dottore delle mani per curare quelle del suo papà, non gli dico che potrà fare quello che gli piacerà, perché in questo momento lui è certo di quello e in fondo, nessuno può sapere quando nasce l’anima di un medico.

Quando mi dice mamma non vedo l’ora di andare alle elementari, non gli dico “Godi, fanciullo mio; stato soave, stagion lieta è cotesta. Altro dirti non vo’” perché ci sarà da studiare, da imparare cose pallosissime, interrogazioni, ANSIA, materie che trovi meno importanti degli ingredienti degli orsetti gommosi, il Sabato del villaggio da imparare a memoria (che però casomai tu scrivessi un blog potrebbe tornarti utile) e pomeriggi passati a fare i compiti; perché non voglio togliergli la possibilità di farsi un’idea sua della scuola e di decidere da solo che sentimento provare.

Ed allora gli rispondo che sarò felice di sposarlo, che quasi quasi la spada laser gliela chiederò anche io a Babbo Natale, che papà non avrà più nemmeno un dolorino e che alle elementari manca solo un anno.

E quando tra un po’ di tempo mi chiederà perché gli abbia mentito, gli dirò che non l’ho fatto.

Che ho semplicemente risposto con il mio cuore di 5 anni, anche se in un corpo di 37.

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Trucchi semiseri per l’inserimento alla scuola materna

| inserimento, scuola materna, Senza categoria

Cara mamma dico a te,

sì proprio a te che tra pochi giorni dovrai cominciare l’inserimento alla scuola materna. Anzi no, hai ragione. L’inserimentoooooooooo alla scuooooooola maternaaaaaaaaaaaaargh!

Sì, quello.

 

Spesso si sente dire che l’inserimento, sia più per le mamme che per i bambini.

Mio figlio ne ha avuto sicuramente mooooolto bisogno, ma ti confido che io ero a rischio psicofarmaci.

Seduta in macchina a piangere mentre lui era in classe, la sera non riuscivo a prendere sonno, mangiavo poco e poco ci mancava che mi cominicasse qualche tic.

Insomma per me, più che un inserimento è stato un addestramento stile Marines…ma ce l’ho fatta, mi hanno promossa!

In ogni caso me la sono vista brutta e quindi, se anche tu come feci io, in questi giorni cominci ad annusare aria di angoscia e terrore, voglio lasciarti qualche trucco che ho affinato in corso d’opera  per arrivare a fine percorso meno stressata di quanto lo sono stata io.

  1. Ripetere come un mantra che passerà, che ogni giorno andrà meglio e che alla fine si divertirà! Giacomo non è un fan dell’asilo, ma comunque si diverte e viene stimolato tantissimo. Quando però ero all’inizio, una voce dentro me continuava a dirmi “non è il luogo per lui, non gli piacerà mai, piangerà per tre anni!” Nonostante tutte mi dicessero che sarebbe passata. Ordunque che me lo dici a fare se neanche te ci credevi? Perché magari, se lo leggi da me, lo senti dalle tue amiche e dalle conoscenti, piano piano finirai per crederci anche tu! E dopo sarà tutta discesa!
  2. Se tuo figlio i primi giorni deve stare a scuola mettiamo un’ora e mezzo, dai appuntamento ad una tua amica o con il parrucchiere, proprio in quel lasso di tempo. Non c’è cosa peggiore che stare a contare i minuti immaginando il nostro piccino.
  3. Per rinfrancare sia tu che lui, organizza qualcosa di coccoloso e amoroso per il pomeriggio. Se lavori, basterà anche qualcosa di veloce prima di cena…inventarsi un saluto solo vostro da fare anche la mattina quando arrivate davanti alla classe, o lo stesso biscotto mangiato a metà e così via. Sai quella roba della paura dell’abbandono? Ogni tanto serve pure a noi mamme sapere che siamo sempre inseparabili ed innamorati!
  4. Trucco waterproof. La lacrimuccia scapperà tesoro. Non posso mentirti. Che sia di emozione, di angoscia, di soddisfazione o di un moscerino in un occhio, scenderà. E allora fatti furba!!! Mascara waterproof!!!! Per evitare di fare le zombie prima di ottobre inoltrato e di sentire Vercingetorigino dirti “Mamma ma hai pianto???”
  5. Ricordarti sempre che Un bel giorno non troppo lontano però, il tuo piccolo e tenero batuffolo cicciottino avvolto nella tutina di ciniglia…ehm…scusa…tuo figlio treenne, uscirà e ti dirà: “Sai mamma mi sono divertito!”
  6. Ultimo ma non per importanza: dai ascolto alle maestre! Lo so sono sconosciute a cui affidi il tuo amore più grande, ma il loro distacco emotivo è un salvavita per tuo figlio che percepisce di sicuro la nostra ansia. Se ti dicono che ha bisogno di tempo, o al contrario che è pronto per stare una mezz’ora di più, credici. Serene noi, sereno il bimbo. Io avevo un brutto ricordo delle maestre (Negli anni ’80 c’erano anche linee educative moooooolto diverse) e per me questo è stato il punto più difficile. Dai dai, se ce l’ho fatta io, puoi farcela anche tu!

Questo è quello che mi ha insegnato la mia esperienza e vorrei farne tesoro tra un anno quando sarà il momento di Aurora.

Che ne pensate? Scrivetemi altri suggerimenti che avete sperimentato o che sperimenterete!

E buon anno scolastico a tutti!

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Mamme non colpevolizziamoci!

| allattamento, colpa, mamme, Senza categoria

Non dobbiamo sentirci troppo in colpa.

Lo leggiamo da ogni parte, lo sentiamo dire da tutti, eppure, ci caschiamo sempre.

Da quando stringiamo tra le mani il test positivo, chi più chi meno, cominciamo a sentirci in colpa.

Quando siamo incinte e vomitiamo anche l’anima, perché abbiamo mangiato quattro piatti di trippa di nonna Rita, o perché per l’orgoglio di non farci aiutare dalla commessa, ci siamo portate sei bottiglie di acqua minerale per mille mila metri.

In colpa, se desideriamo ardentemente il cesareo, l’epidurale o una pillola che rende il bimbo microscopico solo per uscire e poi tornare sui tre chili.

In colpa, perché varie volte pensiamo di aver fatto una cazzata.

In colpa, perché abbiamo deciso di far nascere qualcuno. Egoismo???

Poi nasce.

Ed allora se non lo amiamo CuoreAmoreSole loveloveyou subito, ci sentiamo merde.

Se non lo allattiamo non ne parliamo.

Se lo allattiamo a richiesta figuriamoci.

Se lo svezziamo tradizionalmente, antiquate!

Pazze fuori di testa se autosvezziamo.

Almeno quando dorme siam tranquille? Seeeeeeeeee! Se dorme poco che avrà, se dorme TROPPO (!), che avrà! Ma poi dove. Culla? Ahhhhhh! Lettone??? Ahhhhhh!

AMMAZZA CHE FATICA

Per esempio io mi son sentita in colpa per anni, per una brutta eruzione che ha avuto Giacomo in viso. Nonostante il pediatra mi dicesse di no, mi ero fissata che dipendesse dal latte artificiale e stavo male per non averlo allattato.

Poi è nata Aurora. Stessa eruzione. Peccato che la allattassi al seno. Quindi il latte artificiale non c’entrava nulla.

Ho avuto due esperienze diverse come allattamento e quindi ho avuto una “risposta”.

E mi si è accesa quindi la lampadina di come spesso sprechiamo energia e momenti che potremmo trascorrere serene, per angosciarci.

Insomma mamme, dovremmo volerci un po’ più bene. A noi stesse e l’un l’altra.

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Come sopravvivere ad una giornata al mare. Parte 2: abitare al mare 0-6 mesi.

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Rieccomi per la seconda parte su come sopravvivere ad una giornata al mare, ma questa volta con bambini dagli zero ai sei mesi. Sempre spiaggia di sabbia e stabilimento balneare! Più che per chi va in vacanza (che avrà letto 3654 libri durante la gravidanza per avere il coraggio di partire con un neonato), mi rivolgo a chi ha appena partorito o sta per farlo e abita al mare. Sempre cose che mi avrebbe fatto piacere avessero detto a me, senza voler fare la mamma perfetta o la Sotuttoio.

LA REGOLA D’ORO: In questo caso la regola d’oro è non esagerare. Perché un neonato è mooooolto più sensibile di un bimbo. E Si stanca moooooolto più facilmente di un bambino. Quindi poche ore si rivelano un toccasana per poi passare il resto della giornata rilassati e non innervositi. Nel caso in cui il neonato sia il fratello o sorella minore, bisognerà sforzarsi di andare incontro alle esigenze dell’uno e dell’altro con le buone e care “vie di mezzo”. Come svegliare un po’ prima il grande per arrivare al mare presto, o attrezzare una zona fresca e quieta per il pisolino del piccino. Nel mio caso è servito per evitare di avere un fratellone insoddisfatto e una sorella isterica.

Soluzione alternativa. Mi è capitato di agitarmi spesso quando avevo Giacomo piccolo, per l’ansia di non riuscire a mantenere i suoi orari o di dover fare tutto di fretta. Con Aurora ho poi imparato che conviene crearsi delle alternative piuttosto che scapicollarsi per rispettare il piano originario. Se per esempio vostro figlio sta facendo un super pisolino al fresco, in caso abbiate pensato ad un eventuale spuntino di latte o di frutta, potrete trattenervi senza stress…tanto noi mamme mica mangiamo, giusto?!?

Il finto bagnetto: Per il punto precedente avete slittato gli orari e si avvicina l’ora del pisolino mentre state andando a casa? Portatevi un body pulito e mettete la famosa bottiglia di acqua scaldata al sole: potrete improvvisare un risciacquo fresco che potrà per lo meno togliere “l’appiccicaticcio” del caldo e della crema solare e permettervi di rimandare il vero e proprio bagnetto a più tardi.

Fuori categoria: pensiamo alla mamma! Sia che allattiate o no e sia se avete ancora perdite o no, portatevi tanta frutta e tanta acqua! Pensiamo sempre ai cuccioli, ricordiamoci anche di noi stesse!

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Di universi paralleli e di destino

| destino, figli, mamme, Senza categoria

Care Mamme,

credete che esistano universi paralleli? E il destino?

Io credo un po’ a tutto. Non con la mia parte razionale, con quella che definirei Disneyana.

In cui tutto è un po’ magico e senza apparente senso. Mi serve per sopravvivere alla razionalità ed all’ansia che a volte mi schiacciano e per sintonizzarmi alla perfezione con i miei bambini.

Quello che mi piaceva di esser piccina, è la potenza che mi sentivo dentro, quando pensavo che nel mio futuro avrei potuto fare tutto. Quella fase della vita in cui dici a tutti che da grande sarai qualcosa e nessuno sa se poi ci diventerai, ma tutti sanno che potresti veramente riuscirci.

Avete presente quella sensazione?

Ecco, credo che un po’ a tutte manchi in certi momenti.

Ed allora, io mi sono risolta a pensare agli universi paralleli.

In uno sono una pubblicitaria di successo alla “What Women Want” , sogno che non ho inseguito perché non mi sarei mai voluta spostare dalla mia città;

In un’altro sono un medico…svenire alla vista di un ago non poteva certo chiamarsi predisposizione;

In un terzo faccio quello per cui ho studiato un sacco di anni e

nell’ultimo faccio la riccona, che è quello che mi salva nei momenti di depressione.

Come scegliamo il nostro universo, bé, per conto mio il destino influisce parecchio. Poi il resto è farina del nostro sacco.

Il mio destino era quello di diventare mamma. Sono passata dal giocare a mamme, a volere una famiglia, con lo stacco credo solo di 3 o 4 mesi di Masini h 24, in cui odiavo talmente la vita che figuriamoci se potevo pensare di crearne una.

Ricordo benissimo, una conversazione con mia mamma. Avrò avuto circa 8-9 anni e lei era in cucina a preparare il pranzo. Io scesi da camera mia e le dissi. “Mamma, da grande voglio avere 17 figli, secondo te posso riuscirci?” Se oggi sono mamma, nonostante le mie mille fragilità ed insicurezze che mi hanno sempre fatto traballare di fronte ad ogni minima cosa, lo devo a quella risposta: “Certo amore, se vuoi potrai farlo”.

Col tempo scesi a 15,10,7,5,3, ma non smisi mai di avere dentro me quel desiderio. Che mi ha guidato su tutto e tutti. E se per qualcuno dovevo mettere a disagio la mia famiglia per far successo, sono contenta di non avergli dato ragione. Per me non sarebbe stato possibile perché così era scritto da tempo.

Perché da piccola volevo fare la pescivendola, poi la macellaia, la commessa di profumeria ed infine la commessa di un ben noto negozio di abbigliamento. A sprazzi sognavo di diventare anche una scrittrice famosa.

Nell’ultima fase prima di diventare un’adolescente pessimista, volevo aprire un rifugio per cani. Avevo fatto persino una musicassetta dove descrivevo tutte le attività svolte.

Ma in tutti questi sogni, ero mamma.

Ed allora mamme, se in certi giorni vi sentite giù e poco realizzate, pensate che là da qualche parte, in un universo lontano siete qualcun’altra.

E che il vostro destino vi ha guidato in quello che siete oggi.

 

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Le mamme e… L’allattamento

| allattamento, mamme, Senza categoria

Care Mamme,

attenzione attenzione articolo ironico!

Lo sapete che il mercoledì sono di categorie quindi vi tocca. In più vi tocca anche con uno degli argomenti più spinosi in generale, figuriamoci se categorizzato!!!

Quindi inforcate i vostri occhiali con lenti scherzose e sbruffone e 3,2,1…GO!

La “Testimonial”. Questa mamma la riconosci perché ha messo in lista nascita 56 tipi di biberon: anti colica,  anti reflusso e persino anti zanzare. 32 sterilizzatori: a freddo, a caldo, da viaggio, di riserva, di riserva della riserva. Porta con sé dosi di latte artificiale come se dovesse partire per un’isola deserta per un anno – e in tenuta da spia, gira per i vari supermercati, cercando di scovare le offerte più vantaggiose di tutto ciò che gira intorno a biberon, latte e tettarelle. Quando è l’ora della poppata, deve seguire una serie di innumerevoli passaggi, roba che i cecchini con i fucili da 538392 pezzi da montare, seguono un corso da lei per imparare a velocizzarsi.

La “DiTetta-DiMucca-anchediElefante”. Questa mamma è la più scialla di tutte. Latte artificiale, latte di mamma, latte di mucca e pure quello di qualsiasi altro mammifero. Leggenda narra che qualcuno l’ha vista dare anche uno Spritz. In giro porta solo se stessa e la sua anima (ah no, pure il bambino) e quindi la riconosci perché in giro indossa outfit da “Mi è suonato l’allarme antincendio e esco così come ero in casa”.

La “coltellino svizzero” Pronta ad ogni evenienza. Non ha due seni, ma 5 accessori “seniformi”. In uno esce il latte di mamma, negli altri quattro latte artificiale, latte di soia, latte di mandorla e pure il latte struccante per occhi che non si sa mai. E’ corredata di ogni possibile accessorio: dalla mantellina per l’allattamento, allo scalda biberon ad energia solare ed ovviamente anche ogni genere di vitamina ed integratore per mamma e bambino. Non dimentichiamo la sedia pieghevole da borsa per stare comode in ogni occasione.

La “TettaIsTheBest”. Questa mamma  la riconosci perché anche se non siete amiche e per la strada le chiedi semplicemente che ore siano, troverà sicuramente il modo di parlarti dei benefici dell’allattamento al seno. Su Facebook sono iscritte a gruppi come “allatta anche tu fino a che non si fidanza”e “Saran belli gli occhi neri, saran belli gli occhi blu, ma il latte di mamma è bello ancor di più”. In più, per qualsiasi problema del bambino o della mamma, il suo latte fa miracoli: lenisce, pulisce, idrata, leviga. Voi mamme fashion che usate ad esempio, l’acqua micellare, non capite nulla.

E voi a quale somigliate di più?

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