La fine della scuola e le mamme lavoratrici

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Care mamme lavoratrici,

cosa succede dentro di voi quanto sentite le parole FINE DELLA SCUOLA?

Vi pietrificate all’istante come se Medusa vi guardasse improvvisamente negli occhi?

Per una decina di minuti sembrate appena uscite da una seduta di infiltrazioni di Botox?

Cominciate a tremare come se ci fossero -10°?

Sbiancate come se aveste visto un fantasma?

Tranquille, è tutto normale! Normale se per circa tre mesi,  giocherete a fare le equilibriste tra campi estivi, baby sitter, educatori, nonni e la vicina 96enne, e a fine serata sarete non solo esauste, ma anche sudate e puzzolenti!

Io, che ho sempre odiato la scuola (e mi sono laureata e specializzata – mah- ), quando si avvicina la fine dell’anno scolastico, sento esplodere dentro di me la gioia incontenibile di una dodicenne piena di tatuaggi temporanei di Non è la Rai, con i denti storti come se gliene avessero tirati una manciata in bocca e i capelli pieni di sole e di salmastro.

Ma parlo bene io, che abito al mare e che non lavoro. Sticazzi direte voi. Ed avete ragione.

Però vi penso e se non potrete esplodere di gioia, vorrei almeno farvi vedere il bicchiere mezzo pieno e farvi notare che ci sono degli aspetti positivi rispetto all’inverno:

  • Risparmierete 3648 mille mila euro di fazzoletti di carta e non dovrete dire in continuazione “soffiati il naso”, “Non tirare su col naso, soffialo!”, “Devi soffiarti il naso?”;
  • Non dovrete passare 3 ore a vestire/spogliare i bambini;
  • Insalata di riso, caprese, GELATO e via il pranzo è fatto;
  • Non occuperete i pomeriggi liberi a studiare le coltivazioni della Sicilia;
  • Uscirete di più la sera e quindi cucinerete/sporcherete/rassetterete meno;
  • Non avrete freddo quando uscirete dalla doccia;
  • E non vi si appanneranno gli occhiali (sempre che li portiate) quando entrerete nei locali riscaldati.

Ma soprattutto…

Non dovrete avere a che fare con il super mega gigante smaronamento dell’angoscia da avvicinamento della fase dei Regali di Natale!

Quindi daje che ce la farete! Calma e sangue freddo…anche con 40°.

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Quello che nessuno vi ha mai detto sulla prova costume

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Buongiorno a tutti!

Anche se oggi che diluvia non sembra proprio, pare che sia arrivata l’estate.

Il che, da 5 anni a questa parte, per me significa che devo fare il cambio di stagione definitivo (che quest’anno ho miticamente già fatto (https://blog.pianetamamma.it/diariodiunamammabradipa/lo-stramaledettissimo-cambio-stagione/ ), e acquistare abiti nuovi per i bambini.

La maggior parte del resto delle persone invece, per lo più femmine, dai 12 ai 50 anni almeno, comincia a tremare in vista della famigerata PROVA COSTUME.

C’è chi si prepara facendo jogging, sfoggiando le tenute estive che lasciano scoperta la pelle bianca e con la pelle d’oca, correndo verso il traguardo del sedere scultoreo.

C’è chi si allena in palestra, con gli sguardi illuminati dal fuoco sacro della sfilata sulla spiaggia e più sudano e più pensano alla possibilità di eliminare un cm di tessuto del loro costume.

C’è chi si mette a dieta e nei corridoi del supermercati, bypassa gli scaffali di dolci e cioccolate, per soffermarsi in quelli dei prodotti sani e Bio e mentre legge le etichette delle calorie, si può sentire il rumore dei suoi pensieri, anzi, proprio quello che dicono come “non è vero che l’insalata  o le gallette di riso sono poco appetitose!!!!”

Chi ha tanti soldi e poca voglia, fa il pacchetto “Un miracolo per te” nei centri di bellezza e via di massaggi, trattamenti, depilazioni e tutto quello che è possibile fare in un mese.

Ma in definitiva, ‘sta prova costume in che consiste? Cioè è scritta o orale? La commissione da chi è formata? Come si classificano le votazioni?

Poiché una blogger (sì lo so non lo sono, ma fa figo più di “mamma a tempo pieno che si diverte a scrivere idiozie”) deve documentarsi seriamente prima di scrivere qualcosa, ho fatto un’accurata indagine e dopo parecchie difficoltà ho scoperto tutto!

Leggete qua:

La commissione è formata da giudici di fitness e bellezza, severissimi e  magrissimi poiché si nascondono dietro agli ombrelloni vicino alla passerella che porta al mare. La prova è una sfilata e i parametri giudicati sono :

  • Ondeggiamento della chiappa: classificata come “Dura e cattiva”, “Soda come il Didò”, “Molle come la crema”. Eh sì, non c’è niente di più crudele della passerella di legno che amplifica ed evidenzia la consistenza del nostro sedere.
  • Depilazione: classificata come “perfetta”, “lametta ti amo”, “lametta ti amo ma ti avevo scordata fino a stamani ed ora ho tutte le gambe rosse ed irritate”. Non c’è niente da fare, se avete tralasciato il più piccolo pelo, il raggio di sole lo colpirà e lo proietterà decuplicato negli occhi di tutti i passanti.
  • Outfit: classificato come “stavo andando ad un matrimonio, ma non ne avevo voglia e sono venuta in spiaggia”, “anche se vengo al mare mi vesto carina comunque”, “tutta la roba brutta e che non mi dona la uso per andare al mare”. Ed è inutile fare uno sguardo vago alla ho preso la prima cosa che mi è capitata in mano, perché nessuno ci crede.

Note di merito o demerito per lo smalto ed il costume scelti.

In più, sappiate che se quando attraversate la passerella o andate sulla riva del mare e vi sembra che tutti vi guardino e parlino di voi, è proprio così! E la maggior parte delle volte parlano male!

Quello che conta però, è che chi ottiene il punteggio migliore, non ha nessuno sconto sul prezzo dell’ombrellone, non avrà bambini che non faranno bizze, non si abbronzeranno con più facilità e non saranno esonerate dal puzzare di sudore se non si lavano.

Potranno essere sorprese da un attacco di diarrea, cascar loro nella sabbia il contenitore di fragole appena aperto, dimenticarsi il bagagliaio della macchina aperta, diventare viola per gonfiare il canottino del pargoletto.

Macchiarsi i pantaloni per il ciclo inaspettato e svegliarsi con un brufolo gigante in fronte.

 

Quindi donne, la morale della favola è: NON è BELLO CIò CHE è BELLO, MA è BELLO CIò CHE NON FA FATICA!

Buon riposo a tutti!

 

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Festa della Mamma:Perché non chiedere MAI: “E tu quando lo fai un bambino?”

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Buongiorno!

Oggi è la Festa della Mamma. Ci sono mamme a cui non frega una mazza, quelle che l’aspettano in gloria per ricevere tenerissimi obbrobri creati dai propri frugoletti, e chi la odia. Perché mamma non lo è. E se non hai 16 anni o 87, qualcuno ti dirà sicuramente: “E’ la Festa della Mamma! E tu quando lo fai un bambino?”

Ecco, se facciamo girare questo articolo, prima o poi qualche inopportuna (eh sì son quasi sempre donne), la smetterà di essere fuori luogo.

Perché se una donna non ha un figlio, ci sarà un motivo no?

  • Non lo vogliamo. Sfatiamo questo mito: non è che perché La Natura ci ha dotate di un utero, che tutte devono per forza diventare madri. Ma se rispondiamo “Grazie, ma stiamo bene da soli”, veniamo guardate come se si fosse appena detto che come antipasto adoriamo mangiare caccole.
  • Madre Natura non ce l’ha permesso. Anche in questo caso, dire utero non è uguale a dire mamma. Prima di tutto smettiamola di usare quel modo di dire orribile quale “non riesco a rimanere incinta”! Perché non è questione di merito, nonostante la nostra società si ostini a farlo credere. Quindi proprio perché non si tratta di impegno, se una donna non ha la fortuna di realizzare il desiderio di maternità, ci arriverete da sole che chiedere, è come una pugnalata allo stomaco (come se non ci pensasse già la festa in sé).
  • Il lavoro non ce lo permette. Siamo libere professioniste? Lavoriamo a progetto? Siamo utili, ma non indispensabili? Fai un figlio vai, che poi lo sfami con le stampe dei fogli di Excel. E cosa dovrebbero rispondervi? “Uh lo vorrei tanto, ma mi licenzierebbero”….Lo vedo già lo sguardo alla “Se lo volesse veramente una soluzione la troverebbe…” (#?!@!!!).
  • Non abbiamo aiuti. Se vivi sul cucuzzolo della montagna, non hai la macchina e a piedi arrivi solo a lavoro, può darsi che tu non te la senta di avere un bambino. E ve lo dice una che senza nonni, il secondo figlio non l’avrebbe mai fatto (forse manco il primo!). Ma anche in questo caso ci sarebbe la Pieretta di turno a rispondere “sie ovvia, io di figli ne ho 7 e me li son cresciuti da sola!” E si vede! Verrebbe da rispondere!

 

E tutti questi motivi, magari, non abbiamo piacere di condividerli! Perché così come per l’allattamento (https://blog.pianetamamma.it/diariodiunamammabradipa/allattamento-fatti-miei/), sono cose PRIVATE, DELICATE E PERSONALI.

Certo con persone care con cui siete in confidenza potete farlo. Ma per capire se è il caso, chiedetevi: a questa persona riuscirei a domandare senza imbarazzo se il giorno prima ha fatto sesso, se ha fatto la cacca e se gli state simpatiche?!

Noo??????!!!!!! Allora adottate il pensiero Bradipo della massima resa col minimo investimento: invece che chiedere quando faranno un bambino, augurate Buona Giornata! Non dovete faticare a ricordate il giorno giusto, sarete gentili ed eviterete di essere mandate a fanculo col pensiero!

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Parto: tutto quello che non va raccontato ad una futura mamma

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Ciao Mamme,

Avete appena partorito ed avete un’amica incinta?

La futura mamma, penderà dalle labbra di chi ha appena partorito, in cerca di parole di conforto. La neo mamma di fatto, sarà considerata un po’ come il primo uomo sulla luna e le si chiederanno milioni di informazioni tra la curiosità più insaziabile ed il “non ce la farò mai” più  inconsolabile.

ATTENZIONE! NON PROSEGUIRE NELLA LETTURA SE NON HAI ANCORA PARTORITO!

Il problema è che quasi nessuna partorisce come se andasse al bar a prendersi un caffè e quindi come si fa a non traumatizzare le amiche panzone? Come tradurre il racconto del parto dal “HoAppenaPartoritese” al “TraPocoPartorischese”?

Ecco qualche suggerimento:

  • Parlate di una leggera nausea, se avete vomitato anche gli occhi dal dolore; e dite che il senso del tempo si perde durante il travaglio, se il vostro è durato 32 ore. Utilizzate il verbo “vocalizzare”. Fa molto natural e soft e suona meglio di “ho urlato come un drago-dinosauro-leone-zombie”.
  • Se vi dicono <<Io non userò nessun medicinale, farò solo la respirazione indio-giappo-ambient-style che ho letto su “Sono brava, sono bella”>>, mordetevi la lingua se vi viene da rispondere <<Sì sì vai, credici! Che poi durante il travaglio chiamerai il vincitore di Ink Master e ti farai tatuare EPIDURALE in stile Gotic sulla fronte>>.

Tutto chiaro? Andiamo avanti.

  • Laddove non si possono usare giri di parole o eufemismi, tacete e mentite!!!! Appellandovi al quinto emendamento delle neo mamme: l’amnesia da parto. Cancellate dalla mente parole metaforiche  come “morire”, “squartata”, “sventrata” e il termine “punti” e “cacca”. Sì perché non c’è niente che una futura mamma tema di più dei punti e di fare la cacca mentre spinge. Perché per chi non ha mai partorito, l’idea di farsi cucire proprio lì, dopo che c’è appena passato un bambino, è qualcosa di impensabile, insopportabile ed insostenibile.     E l’idea di evacuare lì davanti a tutti…altrettanto!Quindi: vi siete lacerate così tanto che con un po’ di prosciutto ed insalata potreste farcirvi come un ottimo panino e vi hanno dato così tanti punti che potreste usarli per prendere tutti i premi del catalogo del supermercato? Tacete.Hanno dovuto chiamare d’urgenza il camion per lo smaltimento dei rifiuti organici per un’invasione di cacca in reparto? Tacete.

 

Insomma perché non far stare più tranquilla una vostra amica? Eviterete alla futura mamma di agitarsi per delle cose che come per voi neo mamme, non saranno più importanti una volta che avranno il loro fagottino tra le braccia.

 

 

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Buon Compleanno! Che tipo di mamma sei?

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Care Mamme,

sono fresca fresca di un compleanno cinquenne e mentre osservavo la mamma del festeggiato, ho pensato a che complemamma sia io ed a quanti tipi ne esistano. Cioè il diverso approccio delle mamme ai compleanni dei propri bambini.

La Complemamma Chesisemplificalavita: è quella che quando si avvicina il compleanno del figlio, chiama l’ultimo posto dove è stata fatta la festa di un amichetto- a cui tutti si sono dvertiti tantissimo, prenota il pacchetto completo e torna a fare quello che faceva prima. Quelle con figli nati in estate e con giardino molto grande, prendono pop corn, succhi e patatine e tirano un pallone nel mezzo. Quando non c’è più un bambino senza un livido o una sbucciatura, la festa è finita. Niente ansie, niente stress, solo divertimento.

La Complemamma Meteoculona: è quella che adora l’aria aperta e quindi vuole festeggiare il compleanno del figlio fuori. Peccato che Ermanno sia nato il 3 di gennaio. Tu ti vedi arrivare a casa l’invito di una festa su un prato, sprovvista di luoghi di riparo nel giro di 7 chilometri e pensi che sia pazza. Ed invece il tre gennaio, ti svegli, accendi la tv e stanno  parlando del fenomeno meteoreologico pazzesco, che ha provocato  temperature primaverili e mega sole. E poi, il 4 gennaio nevica.

La Complemamma Bradipa: sono io. E’ quella che prenota il posto preferito del figlio, anche e soprattutto perché per fortuna in quel posto non deve fare niente se non recarvisi. <<E allora è uguale a quella che si semplifica la vita!>> Direte voi! Eh no, perché in questo caso si vivono con febbrile emozione  i giorni che precedono l’evento, con tanta ansia e poca organizzazione ( e si è sempre distratti da qualsiasi occupazione).

La Complemamma Relax: è quella che ha figli nati d’estate e che non sa cosa sia la pioggia o il freddo. Non si pone il problema. Lo fa al mare e stop. E quando incontra una con il figlio nato tra ottobre e maggio che subito replica <<E se piove?!>>, risponde: <<Sieee! Opperché dovrebbe piovere??>> e in effetti non piove mai.

La Complemamma Pronta a tutto: è quella che non organizza un solo compleanno, ma tre. Che vengono chiamati Piano A, Piano B e Piano C. Se pensate di non conoscere nessuno che appartenga a questa categoria, è solo perché i due Piani che non vengono attuati restano segretissimi. Perché il compleanno del figlio è una missione. Ammettiamo il caso di brutto tempo (Piano B). Lei ha organizzato tutto all’interno: maghi, pentolacce, regalini per i bambini…e se sentite del parlottio sospetto provenire da fuori, sono i tuffatori professionisti,  che con piscina, salvagenti e cuffie, sono nel magazzino, perché erano previsti in esterno, nel Piano A. Il piano C invece prevede un artista di strada specializzato in mimetismo. Che si è confuso in mezzo agli invitati perché entrava in gioco solo nel caso in cui il Mago del Piano B, avesse dato buca.

Il piano B, a sua volta è diviso in altri tre sottopiani:

B1) se tira vento dai 27 nodi in su, saluterà gli ospiti mettendo loro dei piombini nelle tasche, per non farli cadere mentre raggiungono la macchina;

B2) se piove trasversalmente, le persone verranno avvolte da una pellicola di nylon appena varcheranno l’uscita della festa;

B3) Se grandina,  verrà detto loro, che il compleanno era a tema “Bob l’aggiustatutto” e con il loro bel cappellino da cantiere giallo, giungeranno alla meta sani e salvi.

 

Qualsiasi tipo di complemamma siate, buon compleanno a tutti!

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Autonomia che palle!

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Care Mamme,

in questo periodo, dove mi giro mi giro, leggo o sento sempre parlare di AUTONOMIA.

In soldoni, quello che importa alle mamme, è far diventare il proprio bambino al più presto AUTONOMO.

E per questo, tendono a voler bruciare le tappe; scientificamente, vengono definite “mangiatrici di uova in culo alle galline”.

Avendo un figlio di cinque anni, posso dire che questa ansia non serve a nulla. Anzi, vi si ritorcerà contro.

Per esempio, quando sono incinte vorrebbero aver partorito perché hanno le emorroidi, ma solo perché non sanno dopo!!!!!!

Quando  finalmente ecco il neonato, lo vorrebbero di 3 mesi perché ora è noioso ed in effetti dopo sarà proprio uno sballo passargli continuamente davanti agli occhi i soliti tre pupazzetti!

Quando ha quattro mesi vorrebbero già svezzarlo perché dargli solo il latte non stimola la loro fantasia; invece fare il brodo ogni due giorni è emozionante come una Mistery Box di Masterchef!

Quando avrà 5 mesi vorrebbero stesse già bello seduto dritto e da solo, ma non avranno considerato che cadrà ogni sette secondi di fianco per rischiare di rotolare velocissimamente fino giù in cantina.

Quando starà seduto vorrebbero che gattonasse e quando gattona che camminasse, ma datemi retta, godetevi ancora qualche mese l’arredamento adulto, perché poi dovrete mettere ad almeno un metro e mezzo da terra tutto quello che avete di frangibile-prezioso-PERICOLOSO-troppo grande-troppo piccolo-non smacchiabile.

Calma bradipa, girls, che il tempo passa e arriveranno a fare tutto.

Ci sono mamme cui scatta proprio un campanello d’allarme. Devono rendere il loro bambino autonomo. Subito. Ora! Si alzano di scatto e partono, come se avessero lasciato la macchina in doppia fila e vedessero il carroattrezzi con la coda dell’occhio.

Come per il rito della nanna o l’educazione al vasino.

Quelle che a 6 mesi si smaronano ad addormentarlo nello stesso modo tutte le sere: bagnetto, massaggio rilassante, lampada proiettante, carillon ninnante e “lui & loro” immersi nella pace e nella tranquillità. Perché così prende una routine e diventa autonomo prima.

E poi una sera hanno amici a cena e allora son sorci verdi fino alle 3 di mattina.

Ma la mia stima più elevata va a quelle che si cimentano col vasino tipo dal quinto mese. Che sono così motivate che diventano autorevoli persino con l’intestino del bebè che oramai dà il meglio di sé solo tra le 7.34 e le 8.11 del mattino.

E poi in una bella mattinata al mare, devono correre a casa appena si sono spalmate completamente di olio solare, perché Ubaldino è diventato viola in viso e c’ha da cagare nel vasino!

E tutto ciò capita a tutti gli stili di mamme:

A una mamma “a basso contatto”  che spinge il passeggino con le punta delle dita ed il braccio steso all’estremo, che ha partorito suo figlio già con il biberon in mano ed ha sfiorato più volte l’idea di mettere la culla non in camera sua, ma direttamente sul balcone, fa tutto questo per renderlo autonomo.

E a una mamma “ad alto contatto”, che si muove tra fasce, allattamento a richiesta e cosleeping, che parlando con le amiche dirà che lo fa perché in questo modo suo figlio diventerà autonomo.

Io dico una cosa: se ad un figlio vuoi bene (e non hai disturbi di personalità!), autonomo ci diventa per forza. Chi prima, chi dopo; ma ci diventa.

 

E allora lasciate ‘ste povere galline in santa pace a fare l’uovo e nel frattempo magnatevi due spaghettini aglio e olio!

 

 

 

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L’amica mamma superfortunata: chi non ce l’ha?!

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Care Mamme,

collegato all’articolo “Il DNA non è un’opinione” , oggi voglio parlarvi dell’amica mamma superfortunata. Quella che a detta sua, dal primo giorno di gravidanza è tutto perfetto e meraviglioso e facile  perché basta guardare alla vita con pace, amore e gioia infinita.

In gravidanza non ha nausee, dorme bene, prende i chili giusti, ha la pelle luminosa, i capelli splendenti, nessuna smagliatura, è regolari di intestino, non ha voglie strane e soprattutto non conosce il significato di emorroidi.

Poi il parto. Meraviglioso ovviamente. Perfetto. Il reparto le ha insignito il premio per la miglior vagina dell’anno e nel frattempo che vocalizzava (voi avete urlato? Che volgarità) ha vinto pure il Festival di Cantaben via Skype.

Il neonato è uscito asciutto e pulito, addirittura già con la tutina; e non ha pianto. Ha detto le sue prime parole…in lingua vagitese, ma ha parlato. Non ci credete? Maligne.

Una volta a casa, questo pargoletto dorme tanto, mangia tanto, ma non caga mai tanto. Caga meglio.

Coliche? What????

La mamma, ovvero la vostra amica, non è affatto stanca perché il bambino dorme tutta la notte poi mangia e ridorme, mangia e dorme. Tesoro, un’occhiatina al pediatra io gliela farei dare.

Riesce a fare tutto quello che faceva prima, che ci vuole! Lo mette nel marsupio e fa tutto, gli aperitivi con le amiche, va in palestra, dall’estetista. Vostro figlio sembra indemoniato se lo mettete in fascia o nel marsupio e il suo dorme (aridaje).

E se voi osate dire: “Cavoli che culo hai avuto!”

Lei si affretta a dire con tono pacato e zen: “Cara non è fortuna (le parolacce non sono zen), sono io che ho adottato la filosofia del benessere interiore!”

Hai ragione cara, non è culo. L’unica spiegazione è che tu sia Magica Amy. “Gira e spera, spera e gira, quel che vuoi si avvererà”.

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Mamme fatevi aiutare!

| famiglia, mamme, stirare

Care Mamme,

oggi una mia amica mi ha dato lo spunto per questo articolo. Le mamme e gli aiuti dei parenti e degli amici. Nello specifico le mamme che non si fanno aiutare da parenti ed amici.

So che starete sogghignando pensando che sicuramente non è un problema che mi affligge. Bravissime, indovinato. Ho una laurea ad honorem in “già che ci sei potresti mica…?”

E visto che sono anche parecchio imbranata, induco anche tenerezza.

Per intenderci, sono al limite del farmi aiutare dalle vecchiette a portare la spesa in auto.

E quindi mi sento in diritto di parlare a quelle mamme che o fanno tutto da sole o niente. Che non si fanno aiutare se viene loro proposto e che nemmeno chiedono.

Fin da quando sono incinte, abituate a cavarsela sempre da sole, pretendono di fare lo stesso. Le riconosci perché sono delle specie di balene fuori dall’acqua che arrancano con 67 borse della spesa o con gli altri due figli in braccio e che sono sempre fosforescenti in viso, dai continui sforzi sovrumani.

Quando nasce il bambino, continuano imperterrite sulla loro strada. Anche se la notte dormono un’ora e l’indomani devono fare 63274528 commissioni o faccende.

A quel punto le riconosci perché hanno gli occhi iniettati di sangue, la bava alla bocca ed al primo contatto sociale scatenano l’inferno.

Care ragazze superautosufficienti mi rivolgo a voi, date retta a bradipuccia vostra: chiamate qualcuno! E non per farvi spupazzare il pupo appena nutrito e cambiato, insomma nell’unica ora (se avete culo) della giornata in cui sembra finto. Troppo facile! Andate a dormire con lui così non vi sveglierete con le orecchie stile Dumbo per quanto avrete dilatato il timpano per percepire il minimo vagito. E prima di andare in camera mi raccomando, lasciate una bella cucina coi piatti di due giorni nel lavello e una montagna di panni da stirare.

 

No?! Vi torna male?

Poi ve lo rinfacciano?! Poi fate la figura delle imbranate?! I figli li hanno tutte e bla bla bla?!

MA CHI SE NE FREGAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!

Una domanda: cosa vincete se fate tutto da sole?! Perché vi assicuro che al massimo potete ambire ad una fornitura a vita di “giramentoDiPalle24h”.

Non pronunciate le parole “Per favore potresti…” perché temete che il vostro salotto ruoti su se stesso, si trasformi un uno studio televisivo ed un grandissimo dito luminoso spunti dall’alto e vi indichi? O avete paura che se dite “Sì” ad una proposta di aiuto, vi registrino e vi cambino contratto di luce e gas a tradimento?

Perché poi, dopo che i parenti se ne saranno andati, sarete voi che con le occhiaie fino alle ginocchia dovrete guardare il bimbo, fare la cucina e stirare. Che culo! C’avete guadagnato!

Dai su. Finite di leggere queste righe e poi prendete il cellulare e componete il numero di mamma/ suocera/zia/amica e dite testuali parole:
“Ciao sono …, ti volevo chiedere: uno di questi giorni potresti venire a darmi una mano?”

Ok? Tutto d’un fiato eh?! Mi raccomando!

 

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Divanati: le mamme e le serie tv

| famiglia, mamme, Senza categoria

Care Mamme,

Non c’è cosa più desiderata, che starmene alla televisione divanata!

Dopo questa parentesi poetica…. voi che tipo di mamme siete nei confronti delle serie tv? Ho pensato a queste tipologie, suggeritene altre!

La “O se piagne o niente“. Quella che guarda solo serie romantiche o tristi; struggenti, da singhiozzo. Il Top sono gli amori da favola che finiscono tragicamente, seguiti da bambini ed animali che soffrono. Un po’ alla Bridget Jones, mangia gelato dal barattolo e consuma milioni di clinex.

La “avida di sangue” . Quella che ogni zombie, mutante schifoso, vampiro, mostro, serial killer è suo. Che se non c’è un po’ di sangue ogni 7 secondi, è roba da poppanti.

La “Ndo cojo cojo“.  Si siede sul divano, mette un canale a caso e va bene così. Da Grey’s Anatomy a The Walking Dead è uguale. Tendenzialmente non gliene frega una mazza della tv e la guarda giusto per occupare il tempo tra la cena e l’andare a dormire.

La “fedelissima“. Quella che guarda sempre le stesse serie da anni. Anche se sono 10, 20, 37! Se tutti gli attori della prima stagione non ci sono più, se la città dove è ambientata è cambiata e pure se cambiano il titolo. Nulla. Per fargliele abbandonare va sedata con un dardo soporifero da orso.

La “genia” da ultima puntata. Questa è di solito amica di una fedelissima. E si ritrova suo malgrado a guardare le ultime puntate di qualche serie cult. E capisce tutto. Capisce più della fedelissima che ha guardato 123 puntate.

Infine vorrei farvi notare che anche Sky sta consigliando la filosofia bradipa!  Con lo spot #divanati su Fox Life.

Come minimo voglio una percentuale :-p

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Domani saranno grandi

| bambini, famiglia, Senza categoria

Care mamme,

oggi pomeriggio un brivido mi è corso lungo la schiena. No, non era influenza.

Avevo finito le faccende indispensabili per nutrirci e per non far mettere i sigilli alla casa dalla USL e sono andata in camera dove l’appenacinquenne stava disegnando e la quasiduenne mettendo in fila in una logica a me incomprensibile, dei personaggi dei cartoni animati.

Provo ad interagire con i due e ricevo in cambio dei mugugni. Un po’ come quelli che regalavo ai miei, quando mi chiedevano come era andata a scuola.

Sottotitolo: lasciami stare, non ho voglia di comunicare con te.

E all’improvviso, L’ANGOSCIA.

Ho pensato che tra un po’ non avranno più bisogno di me per giocare. Che servirò solo per intervenire nelle litigate, per cercare un maglione nell’armadio, per farsi dare la paghetta.

Diciamoci la verità, un po’ tutte noi, se stiamo sfaccendando e i bambini vogliono giocare, diciamo loro “aspettate” oppure “domani”.

E dopo l’angoscia mi son sentita una cacca. Perché a volte Miss Ansia entra nel mio cervello e dà un calcio nel sedere al bradipo che è in me. Non parlo di Miss Puntualità che ovviamente mi è utile ed è vitale per chi lavora ed ha una vita ad incastro, Miss Ansia ti rompe le palle e basta; quando non serve.

Insomma.

Mi son sentita in colpa perché a volte vado di fretta e mi agito quando non ce n’è bisogno.

Perché troppe volte mi arrabbio quando il cinquenne la sera per mettersi il pigiama ci mette un secolo. Perché vuole i grattini alla schiena, vuole che mi metta tutti i capelli sul viso e li soffi via, vuole che io faccia la sua voce e lui la mia, che si stia per un po’ abbracciati sul bidet;

Perché mi innervosisco quando mi afferra i vestiti per trattenermi quando gli passo vicino;

Quando ogni sera vuole che si vada tutti in bagno a vedere che ha schizzato apposta lo specchio mentre si lava i denti.

Perché sbuffo quando la duenne vuole fare le scale da sola, contando gli scalini ed io ho 54 pacchi a tracolla. Perché ha i suoi riti per rientrare in casa: deve stare un po’ in giardino, un po’ dalla nonna, un po’ a farsi leccare dalle canine. E si arrabbia quando non possono essere accontentati perché non può capire che tra “non ho fame” e “mamma ho fameeeeeeeeeee” ci sono delle azioni da compiere che non possono essere fatte in giardino;

Perché quando la cambio dobbiamo nominare tutte le parti del corpo. Se va bene solo due volte;

Perché a tavola dobbiamo fare finta 567 volte di prenderci la mano anche se siamo lontane.

 

E allora mi son detta, il tempo passa eccome. Anche se non sembra.

Se i bimbi ci chiamano, fermiamoci (ovviamente non se sono le 8.08 e alle 8.10 suona la campanella e voi siete sempre a casa). Che sia per una coccola, per un gioco, per una domanda apparentemente inutile; o anche solo perché non sanno come sbarazzarsi di una caccola.

Non diciamo loro troppi “domani”. Perché domani saranno grandi e ciao.

P.S. Che se poi vi chiamano tanto, magari avrete per qualche ora una casa bradiposamente incasinata come lo è sempre la mia.

P.S.2 Per reclami per l’articolo banale, scontato e stucchevole, rivolgersi a Miss Maliconia. La trovate in fondo a destra accanto a Miss Ansia.

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