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Parto: la borsa per l’ospedale

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Si sa, la borsa di Mary Poppins è stata inventata dagli autori del film, dopo aver osservato quelle di un centinaio di donne. Perché nel pezzettino di cromosoma che da y porta a formare una x, risiedono le nostre capacità speciali, tra cui quella di far entrare in una borsa l’infinito ed oltre.

Ora, un attaccapanni ed uno specchio a figura intera no, ma tutto il resto decisamente sì. Ed oltre a tutto il necessario, va aggiunto un altro bel po’ di cose intitolate  “in caso di”.

Nella vita di tutti i giorni, riusciamo a passare inosservate grazie alla moda delle borse grandi, ma quando una donna è incinta tutto cambia perché verso il sesto mese dovrà cominciare a pensare alla borsa per l’ospedale.

Tutto diventa arduo perché dovrà contenere il necessario per noi prima-durante-dopo il parto, il corredino per il bambino e ogni cosa necessaria alla degenza;
comprenderete bene che la parte di “in caso di” si moltiplicherà di “n volte” dato che non sapendo bene a cosa andremo in contro, daremo ascolto alle nostre fantasie più angoscianti, facendoci portare cose che non ci servirebbero neppure se partorissimo in un posto sperduto di Nullolandia dove non c’è nulla di nulla.

Appare chiaro che se avessimo la magia di Hermione che nella sua mini borsetta fa entrare persino una tenda familiare, non sarei qui a discutere, ma purtroppo ciò non è possibile e oltre a noi stesse, dovremo fare i conti con amici e parenti che ovviamente vorranno dire la loro sulla composizione dei borsoni (sì alla fine non sarà solo una borsa, ma vari borsONI).

Tipo:

“Hai messo qualcosa di vecchio di una tua parente che ha avuto almeno 7 figli? Ti servirà per favorire la tua madre interiore!”

“Senti se ti dicono di portare 3 cambi, non dargli retta, almeno 12, 3 per ogni stagione. E non guardarmi male, lo so che partorirai a luglio, ma il clima sta impazzendo!”

“Mi raccomando portati i trucchi e dell’intimo carino che sennò diventi subito una partoriente noiosa e poco curata!”

“Ma che ti affanni a fare per la borsa? Starai talmente tante ore in travaglio che manderai tuo marito a casa a prenderti tutto con calma.”

Ecco.

E allora come si fa?

Per fortuna ai consultori ed ai negozi specializzati, sapranno dirci tutto quello che serve veramente! A noi poi, basterà aggiungere il nostro tanto amato “in caso di”!

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Funamboli

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Ti spiegano la respirazione da adottare durante il travaglio,

le caratteristiche di tutti i trio in circolazione,

sai l’etimologia di almeno 150 nomi,

hai letto libri su allattamento, svezzamento, nanna, gioco.

Ti senti pronta e gagliarda per qualsiasi prova come una campionessa di Lascia o Raddoppia.

Ma di tutti i miliardi di stimoli ed informazioni che ti sono arrivate, nessuno ti ha mai parlato del fatto che sia una partita da giocare in DUE e che sia tutta questione di EQUILIBRIO.

Perché quando nasce un figlio è come se mamma e papà fossero abilissimi FUNAMBOLI e all’improvviso dessero loro in braccio un fagotto di circa tre chili che rende indispensabile trovare un nuovo assetto per non cadere giù.

Sospesi in aria su due fili diversi, finché la mamma era incinta, ha imparato a restare stabile spostando il baricentro, resistendo alle nausee e ai mal di schiena; ha schivato commenti, consigli non richiesti e brutti pensieri;

Il papà dal canto suo ha costruito un bellissimo nido sospeso perfettamente in asse e si è portato avanti con gli spettacoli per avere più ferie.

Da un filo all’altro si scambiavano sogni e progetti.

Hanno immaginato tutto. Ma L’IMMAGINAZIONE NON HA PESO.

E una volta che arriva il bambino, tutto cambia.

Non possono più aprire le braccia per stabilizzarsi, se la prendono tra loro accusandosi di come l’altro non faccia abbastanza per non cadere, tutti li guardano con sguardo sprezzante urlando “Più a destra!”, “Tirate gli addominali!” “Trattenete il fiato!”e nessuno che li rincuora dicendo: “Il bimbo lo prendo io tranquilli, arrivo su tra un attimo!”

Per non cadere i neo genitori hanno solo una possibilità: PARLARE.

Dirsi che hanno paura di cadere, che sono stanchi, che non hanno mai provato dei sentimenti così ambivalenti e che a volte manca loro la vita di prima.
Solo “vuotando il sacco” dai sentimenti negativi che piegano il filo verso il basso, sapranno risalire.

Solo allora capiranno che per non precipitare, invece che su due fili diversi, dovranno sorreggersi l’un l’altra sopra quel lungo filo chiamato FAMIGLIA.

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3 cose da non dire a una neomamma

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Care Mamme,

Dite la verità, che quando avete partorito e incontravate qualcuno in giro, venivate fermate con un gran sorriso, come se foste delle VIP. Ma al posto di un autografo o un selfie, vi venivano poste le domande più idiote della terra.

 

Tipo:

  • Sei felice? Ecco. Magari te sei lì, in preda al post partum più bastardo che ti ripeti come un mantra “non ho fatto una cazzata, non ho fatto una cazzata, non ho fatto una cazzata…” E non sei felice, proprio per nulla. E ora, dopo questa domanda ti senti anche una cacca. Perfetto. Se invece sei in quella fase di innamoramento perso verso il tuo frugoletto, rischi di cominciare a piangere di gioia e di non smettere più per tre giorni.

 

  • Sei stanca? Considerando che provieni da nove mesi di gestazione faticosa, parto dilaniante e ti svegli ogni tre ore (se va bene) per nutrire il tuo piccino, vivi con lui in braccio, ti metti seduta solo per far pipì e cammini come un orso obeso a causa dei punti, no. Non sei stanca. Sei un fiore, non si vede?

 

  • L’avrai coperto troppo/troppo poco? Allora, una neomamma, ci mette in media un’ora e mezzo ad uscire. Perché prima prepara se stessa (la maggior parte delle volte con una mano sola, con una poppata nel mezzo ed un cambio pannolino subito dopo). Poi cambia il bambino scegliendo l’ultima tutina rimasta pulita dopo che il fanciullo ha rigurgitato tutta la notte. Una volta che entrambi sono pronti, lui fa la popò. Pregando in aramaico che il pannolino sia riuscito a contenere il tutto, lo ricambia ed escono. Magari dopo una settimana di clausura per temporali. Magari è cambiata la stagione e si ritrova con 10° e le infradito o 25° col piumino. Ok. Che glielo dite a fare? Ci arriverà da sola che se suo figlio è viola e madido di sudore ha caldo e se trama ha freddo. Ma visto che non sa quando mai riuscirà ad uscire la prossima volta, adotta la tecnica dell’adattamento per far prendere almeno 7 minuti di aria al neonatino.

Possibile che nessuno si ricordi di quando ha partorito o è stato vicino a qualcuna che lo aveva appena fatto?  Perché non so voi, ma io quando ho partorito la prima volta, non riuscivo a vedere ogni giornata come una conquista, un miglioramento, un cambiamento. Se era andata bene, dicevo che avevo avuto culo, e se era andata male mi convincevo che le successive sarebbero state anche peggio.

E allora sapete che dovete dire ad una neomamma?  “Se ti sembra un casino, migliorerà!”. Farete una mamma felice, assicurato.

Avreste reso felice me per esempio.  Ma figuriamoci. Nessuno ti dice che sembra strano, ma un giorno parleranno, cammineranno e faranno la popò nel wc. Che vi divertirete insieme a loro e che rispondere alle loro astruse domande sarà una figata. Che vi scioglierete di fronte alle loro frasi amorose, disegni impiastricciati e baci sbavosi.

No, nessuno.

Cioè magari te lo dicono parenti e amici stretti, ma tu come dire, non sei proprio convinta che siano sinceri se te lo dicono mentre  sei in preda al più pazzo degli ormoni e non dormi da 20 ore.

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Gli amici si vedono nel momento del… Parto

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Care Mamme,

avete dei dubbi su dei vostri amici? Partorite! E scoprirete se vi mettono in cima ai loro pensieri o solo sepolti tra cosa guardare in tv e come sgrassare il frigorifero.

I parametri da considerare sono tre:

  • I giorni in ospedale: avete amici che fino al giorno prima vi tartassavano di messaggi ogni 18 minuti e se non rispondevate subito chiamavano il PS per sapere se eravate lì? All’ospedale verranno sicuro! Certo! Ovvio! Matematico!!! Ennò! Matematico come 2+2=5! Provate a partorire in una stupenda giornata di sole estivo, magari di venerdì, e poi vedrete…nella vostra stanza ci sarà l’eco e le giustificazioni saranno esilaranti: orde di 23 parenti sconosciuti che sono venuti a vivere da loro proprio il giorno prima, eruzioni strane alla “non vorrei mai attaccare qualcosa al piccino”, amnesie improvvise sul luogo dell’ospedale, o sull’orario visite “siamo venuti a mezzanotte ma non ci hanno fatto entrare!”

 

  • Messaggi e telefonate nei giorni successivi: Ci sono quelli che invece vengono all’ospedale; portano i fiori, dicono cose carine e ciao. A casetta loro. Senza figli. Perché di poppanti non gliene frega una cippa e quindi voi che aspettate in gloria un segno di vita, mentre siete lì mezze assonnate, con le poppe al vento, gli ormoni impazziti e i capelli rasta, niente. Vi andrebbe bene il vecchio “squillo” fine anni ’90. Ma nulla. Silenzio stampa.

 

  • Supporto psicologico: Ci sono gli amici che vengono in ospedale, che ti chiamano pure una volta che sei tornata a casa, ma come ti scosti dal “Sì sì tutto benissimo”, senti il gelo. Se tu sbraiti che non dormi un tubo, che vorresti fare una doccia, che non avevi idea di quanta cacca sia capace di fare un neonato e che spesso piangi senza motivo e appunto scoppiate in un disperato “uahhhhhhhh!” dall’altra parte senti “ehm scusa….pronto? Non ti sento, pronto? phhhhhfhhhhhhchchh” e attaccano.

Allora care mamme e future mamme, visto che anche le non bradipe, appena partorito non è che sprizzano energia da tutti i pori, non perdete tempo con certe persone. Ovviamente non è che chi non viene in ospedale non è vostro amico (ma le scuse devono essere più che valide). Se però quando tornate a casa, nessuno vi caga e vi dà una mano, bé, io un momento di riflessione lo farei.

Perché gli amici veri lo sanno qual è il momento del bisogno.

Perché un’amica che ti ninna il pupo mentre tu fai una doccia di 17 secondi, farà diventare la vostra amicizia immortale. Roba che i patti di sangue in confronto, sono un “Hei ci si becca in giro”.

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Parto: tutto quello che non va raccontato ad una futura mamma

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Ciao Mamme,

Avete appena partorito ed avete un’amica incinta?

La futura mamma, penderà dalle labbra di chi ha appena partorito, in cerca di parole di conforto. La neo mamma di fatto, sarà considerata un po’ come il primo uomo sulla luna e le si chiederanno milioni di informazioni tra la curiosità più insaziabile ed il “non ce la farò mai” più  inconsolabile.

ATTENZIONE! NON PROSEGUIRE NELLA LETTURA SE NON HAI ANCORA PARTORITO!

Il problema è che quasi nessuna partorisce come se andasse al bar a prendersi un caffè e quindi come si fa a non traumatizzare le amiche panzone? Come tradurre il racconto del parto dal “HoAppenaPartoritese” al “TraPocoPartorischese”?

Ecco qualche suggerimento:

  • Parlate di una leggera nausea, se avete vomitato anche gli occhi dal dolore; e dite che il senso del tempo si perde durante il travaglio, se il vostro è durato 32 ore. Utilizzate il verbo “vocalizzare”. Fa molto natural e soft e suona meglio di “ho urlato come un drago-dinosauro-leone-zombie”.
  • Se vi dicono <<Io non userò nessun medicinale, farò solo la respirazione indio-giappo-ambient-style che ho letto su “Sono brava, sono bella”>>, mordetevi la lingua se vi viene da rispondere <<Sì sì vai, credici! Che poi durante il travaglio chiamerai il vincitore di Ink Master e ti farai tatuare EPIDURALE in stile Gotic sulla fronte>>.

Tutto chiaro? Andiamo avanti.

  • Laddove non si possono usare giri di parole o eufemismi, tacete e mentite!!!! Appellandovi al quinto emendamento delle neo mamme: l’amnesia da parto. Cancellate dalla mente parole metaforiche  come “morire”, “squartata”, “sventrata” e il termine “punti” e “cacca”. Sì perché non c’è niente che una futura mamma tema di più dei punti e di fare la cacca mentre spinge. Perché per chi non ha mai partorito, l’idea di farsi cucire proprio lì, dopo che c’è appena passato un bambino, è qualcosa di impensabile, insopportabile ed insostenibile.     E l’idea di evacuare lì davanti a tutti…altrettanto!Quindi: vi siete lacerate così tanto che con un po’ di prosciutto ed insalata potreste farcirvi come un ottimo panino e vi hanno dato così tanti punti che potreste usarli per prendere tutti i premi del catalogo del supermercato? Tacete.Hanno dovuto chiamare d’urgenza il camion per lo smaltimento dei rifiuti organici per un’invasione di cacca in reparto? Tacete.

 

Insomma perché non far stare più tranquilla una vostra amica? Eviterete alla futura mamma di agitarsi per delle cose che come per voi neo mamme, non saranno più importanti una volta che avranno il loro fagottino tra le braccia.

 

 

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