Month: Maggio 2017

I Terribili due: verità o leggenda metropolitana?

| Senza categoria, terribili due

Terribili due

Care Mamme,

Lunedì Aurora compie due anni. Seppur felicissima, comincio a sentire dentro di me una vocina che mi dice: “Goditi ora quel fiorellino delicato che poi per un annetto si trasformerà in una pianta grassa”, “Non pensare che non cambierà, lo sai che cambierà!”, “Fai ora le commissioni più lunghe e noiose perché poi dovrai fuggire dai negozi con un sacco di patate urlante sotto braccio!”

Escludendo di essere schizofrenica, quelle vocine altro non sono che la mia memoria che mi ricorda quello che successe con Giacomo tre anni or sono, quando un giorno, in un negozio di giocattoli, senza che me ne accorgessi, sostituirono per 10 minuti mio figlio con un sosia posseduto dalla rabbia e dalle grida. Questi scambi sono avvenuti spesso, nel lasso di tempo di circa un anno. Non c’era altra ipotesi plausibile al fatto che il mio dolce, cicciottino ricciolino, ubbidiente, calmo e ridente, rispondesse con pianti, grida, urla, strepiti e chi più ne ha più ne metta, ad un semplice mio NO.

Dite la verità, che anche voi, che ci siete già passate, non avete pensato almeno per una frazione di secondo che si trattasse di uno scambio?????

Perché questi famosi “Terribili Due”, che credevo una leggenda metropolitana tipo quella per cui quando trovi il tuo abito da sposa senti suonare le campane, purtroppo care mie, sono pura verità.

E ok che psicologicamente parlando, è un bene che ci sia questa fase di opposizione che è necessaria per distaccarsi e crescere e bla bla bla. Ma come mamma, bene un corno.

Cioè io mi sbradipo e mi faccio in 76 per crescere un bambino felice, educato e amoroso per due anni – e poi va tutto a scatafascio? Ennò ragazzi, non vale.

Quindi mi sono incazzata. Sempre al di là di qualsiasi teoria psicologica, era una questione di mia autostima: non posso farmi mettere i piedi in testa da un duenne! (Anche se bradipa, ero al tempo, sempre una bradipa di 34 anni!)

Quindi non ho ceduto quando si buttava a terra a peso morto e dovevamo uscire;

Quando mi sfidava con lo sguardo;

Quando buttava in terra tutti i giochi per rabbia;

Quando si trasformava in un piccolo Hulk per non farsi mettere nel passeggino.

E alla fine, un bel giorno, c’è stato un nuovo scambio. Ma al contrario. E quel piccolo diavoletto della Tasmania, dopo un mio NO, ha detto “ok mamma”. E ho riavuto mio figlio.

Quindi mamme, se siete alla soglia dei due anni, fate come me, domani passate in farmacia e comprate degli integratori, da un negozio di sport ad acquistate una tenuta da combattimento, fate un respirone e via!

Sarà una sfida lunga, ma la vittoria sarà per sempre impagabile.

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Spannolinamento: che tipo di mamma sei?

| Senza categoria, spannolinamento

Care Mamme,

Una delle fasi che temevo di più quando avevo Giacomo piccino, era il famigerato spannolinamento. Uno dopo l’altro, i suoi amichetti, lo superavano con successo, mentre io mi sentivo rispondere un convintissimo NO, ogni volta che proponevo vasino o wc. Io che da buona bradipa ho sempre adottato l’approccio “quando sarà pronto lo farà”, ho aspettato ed aspettato fino a che praticamente, oltre ad andare in bagno, ha imparato pure a farsi la doccia e quasi quasi la barba!

Ma tra le mamme non bradipe come ci si comporta? Nel corso degli anni, al di là delle mamme estreme che non usano pannolini sin dalla nascita o che vorrebbero far portare il pannolino fino a sei anni,ho notato che più o meno possono essere classificate in due categorie:

1)Le “Spannolinatrici del giorno X

Con tutta probabilità ricevono un messaggio segreto che poi si autodistrugge, con il giorno e l’ora in cui iniziare lo spannolinamento.

Non importa se il pupo fa 312 pipì al giorno, perché dopo due giorni imparerà!

Non importa se in quei giorni ha la diarrea, perché senza pannolino riconoscerà lo stimolo!

Non importa se abitate ad Aosta, è pieno inverno e nevica da due giorni, perché tanto avete l’asciugatrice!

E non importa nemmeno se in quei giorni dovete stare fuori dalla mattina alla sera, prendere taxi, treni e sedere al ristorante, tanto mentre sta seduto non la fa!

Insomma hanno deciso e nemmeno Goku con la sua Onda Energetica riuscirà a farle tornare sui loro passi.

Orbene. Di solito alle 12:00 del primo giorno hanno metà guardaroba in lavatrice e l’altra metà in asciugatrice, i pavimenti impiastricciati come se avessero in casa otto cuccioli di alano e la casa piena di asciugamani o tappetini assorbenti.

2)  Le “Spannolinatrici da aspetto qualche segnale e parto“.

Sono mamme normali fino a che un giorno il loro piccino pronuncia la parola Pipì. A quel punto si trasformano:

Per primo, diventano l’ansia fatta persona perché mille dubbi le attanagliano: Oddio allora sarà pronto? O forse sono io che vorrei che fosse pronto, ma non lo è?

Dopo qualche giorno si trasformano in mamme pantere,che si muovono con passo felpato e osservano il piccino di nascosto per cogliere qualsiasi segnale che un bambino di due anni NON FA quando gli scappa pipì.

Dopo la pantera diventano pappagalli: “ti scappa la pipì amore? Sicuro? Dai andiamo a fare pipì?

Poi diventano chiocciole che escono di casa con 12 cambi, riduttore wc da viaggio, salviette, pannolini a mutandina, asciugamani piccoli, grandi e medi.

Ma il pupetto non è più collaborativo, non da’ segnali e non dice mai mai mai pipì.

Quindi  dopo due settimane si rompono le palle e diventano “Spannolinatrici del giorno X”.

 

Un casino insomma. Spannolinate come vi pare, ma vi sembrerà comunque una mission impossible.

Ma in ogni caso, sappiate che prima o poi ce la farete.

E non perché la vita è bella o perché non c’è più olio di palma nei biscotti.

No.

Solo perché se ce l’ho fatta io, potete farcela tutte.

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Quando perdono il pisolino!

| pisolino, Senza categoria, sonno

Care Mamme,

fate mente locale a vostro figlio a circa due anni di età.

Ormai avete preso una routine, lo svezzamento è avviato, la notte o dormite o vi siete abituate a non farlo, qualche parola la dice e se non è ancora entrato nella terribile fase dei terribili due terribilissimi, diciamo che ve la cavate abbastanza. Quando è sveglio riuscite a cucinare qualcosa di più della pasta all’olio, a caricare la lavapiatti, fare una telefonata di 16 secondi, a lavarvi i denti ed a limarvi le unghie di una mano. Per tutto il resto, c’è il caro amato pisolino. Lui, che vi salva dopo una notte insonne, dopo che avete perso il finale del vostro telefilm preferito, se avete ospiti a cena e la casa implode, se dovete stirare 345 camicie, o se è una settimana che non riuscite a farvi doccia e lavaggio capelli insieme.

Ormai avete affinato le tecniche di addormentamento, sapete come stancarlo per facilitargli il sonno e sapete più o meno quanto durerà. insomma, quando vostro figlio ha due anni, voi siete ormai cintura nera di pisolino.

Ma un bel giorno, nonostante si sia svegliato alle 7.30 ed abbia passato la mattinata a fare cose rilassanti come scalare l’Himalaya a piedi nudi, non dorme.

Proprio quel giorno, proprio quando alle 17 dovete uscire tutti insieme, belli puliti e allegri.

Proprio quando veniva quella vostra collega dopo pranzo a parlare di quel progetto e voi mentre ninnate il piccino, notate con la coda dell’occhio i vostri slip ancora a terra, quelli che la mattina, avevano sbagliato la mira del cesto dei panni sporchi.

Proprio quando dovevate mandare quella mail urgente entro le 15.

Insomma, in una giornata no.

Eccerto! Perché, narra leggenda che il duenne deciderà di perderlo in un periodo faticosissimo per voi e sempre in una giornata in cui è di vitale importanza che dorma. Nel mio caso quando rimasi incinta della secondogenita e se non dormivo una mezz’ora dopo mangiato, rischiavo di “svenire” alle cinque del pomeriggio.

Ma Gervasiuccio vostro è piccolo, ha tanto bisogno di fare la nanna dopo pranzo!

E così, sempre ninnando il fanciullo vi chiedete se avrà mal di pancia, se gli avete dato da mangiare qualcosa di strano, se c’è la luna crescente, se sta arrivando un tornado, fino ad arrendervi a pensare che siano i denti come qualsiasi cosa di inspiegabile che succede a vostro figlio e voi non avete idea del motivo che l’abbia causata.

Poi all’improvviso, vi viene in mente la vostra amica quando la scorsa estate vi disse che suo figlio non faceva più il pisolino. E allora un brivido e poi il terrore. Avete presente quando siete fuori e vi assale il dubbio di non aver spento il fornello o di non aver indossato l’assorbente al secondo giorno di ciclo?! Ecco uguale.

Fate due più due, sette più cinque, nove più dieci, cazzo!Il bimbo della vostra amica aveva 2 anni!!!! E SE MIO FIGLIO STESSE PERDENDO IL PISOLINO???????????

NUOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!

La maggior parte delle volte sono falsi allarmi, ma un giorno non troppo lontano, Pisolino non ci sarà più.

E quel giorno state certe, vagherete per la casa, con nella vostra mente le note di All by myself mentre con tristezza pensate che non volete restare sole senza di lui, senza il “vostro” pisolino!

 

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Convivenza al mare: piccole semplici regole

| bambini, educazione, mamme al mare, Senza categoria

Care Mamme,

ormai la stagione estiva è finalmente iniziata! Le spiagge si fanno sempre più gremite e la convivenza tra vicini di ombrellone più stretta.

E al mare si sa che si possono fare 1000 cose diverse contemporanemente. Puoi trovare chi dorme, chi mangia, chi gioca, chi legge, chi chiacchiera. Perché ci sono persone di ogni età e con le abitudini più varie. E ognuno ha il diritto di fare ciò che vuole se non lede la libertà del vicino.

Ma come comportarsi al mare? C’è un manuale di buona educazione per famiglie?

Non lo so, ma per la mia esperienza, bisognerebbe cercare di attuare poche e semplici regole per evitare di arrivare a ferragosto con una paresi da stress.

Tono di voce: sarebbe meglio non urlare troppo al mare. Mi spiego: se sono le due del pomeriggio e tu stai raccontando ad un’amica a tre ombrelloni di distanza, la ricetta del polpettone all’hawaiana, puoi anche alzare le tue regali chiappe e andare al suo ombrellone. Perché poi, se si sveglia il neonato che dormiva beatamente all’ombrellone accanto, e comincia a urlare come un allarme, son cazzi vostri.

Sabbia: Che bello fare le buche!!!!! Ma se tiri la sabbia a chilometri di distanza un po’ meno. Se beccate le quarantenne in tanga che si è appena spalmata otto chili di olio “Abbronzami e baciami”, vi conviene cominciare a scappare veloce veloce!

Vigilare: Se vostro figlio va a giocare all’ombrellone dell’amico, non vuol dire che voi siete liberi, potete andare al bar, dormire, andare a casa a stirare o dall’estetista. No. Vuol dire che per lo meno dovete restare nei paraggi in modo da sentire per lo meno eventuali urla di disperazione o il rumore dei cazzotti!

Spazio vitale: a volte penso che gli ombrelloni dovrebbero essere delimitati con le righe blu come i parcheggi. Perché troppo spesso le persone, nella maggior parte dei casi per scegliere la posizione migliore per prendere il sole, si mettono “in bocca” all’ombrellone accanto! Tanto che a volte, all’ora di pranzo vien voglia di dire “Vuole favorire??????”

Insomma: non è ancora giugno, quando andate in spiaggia non fate quello che non vorreste facessero gli altri con voi! A settembre mi ringrazierete!!!

 

 

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Odio i film verità

| film verità, Mamma Bradipa polemica, Senza categoria

Care Mamme,

E’ giovedì sera e un’altra volta sfido la mia bradiposità per comunicarvi un dilemma che mi affligge: lo scopo dei film verità. Sì avete capito, quelli in cui c’è per forza qualcuno che è gravissimamente malato o infelice o tutte e due le cose insieme e alla fine muore. Per forza. E se chiedi in giro a chi ha guardato il film con commozione e passione, ti rispondono “Perché la vita è così, non è sempre bella, esistono anche queste cose!”

Ohhhhhhhhhhhhhh! A questo volevo arrivare! Io dico, ma se già la vita non è perfetta, perché cavolo devo passare due ore, di sera, distrutta e praticamente lobotomizzata, a guardare robe tristi? Perché?

Non dico di guardare per forza robe banali irreali o stucchevoli, ma cavolo nemmeno di fare harakiri con il telecomando!

Poi uno si lamenta che in giro c’è gente nervosa, te credo.

Unica eccezione la ammetto se per voi fanno l’effetto “MarcoMasini“. In adolescenza, mi chiudevo al buio in camera, sdraiata sul letto, con a palla con le sue canzoni… Dopo aver ascoltato parola per parola mi dicevo che in fondo la mia vita non era niente male.

Ecco, se anche la vostra mente funziona come quella mia adolescente, allora vi perdono.

Altrimenti suvvia, cambiate canale.

Cercate un bel film d’azione, una commedia, vi passo pure un bel drammaticozzo, ma la conditio sine qua non, è che finisca bene. Non transigo.

Ma purtroppo il lieto fine non va più di moda. L’hanno un po’ tutti sulle palle ‘sto poraccio.

Ma datemi retta, se stasera non avete sonno, mettetevi un film che finisce bene, registrato e che sapete a memoria. E domani starete meglio.

Buona serata e buonanotte!

 

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3 cose da non dire a una neomamma

| Mamma Bradipa polemica, mamme, neomamme, parto, post partum, Senza categoria

Care Mamme,

Dite la verità, che quando avete partorito e incontravate qualcuno in giro, venivate fermate con un gran sorriso, come se foste delle VIP. Ma al posto di un autografo o un selfie, vi venivano poste le domande più idiote della terra.

 

Tipo:

  • Sei felice? Ecco. Magari te sei lì, in preda al post partum più bastardo che ti ripeti come un mantra “non ho fatto una cazzata, non ho fatto una cazzata, non ho fatto una cazzata…” E non sei felice, proprio per nulla. E ora, dopo questa domanda ti senti anche una cacca. Perfetto. Se invece sei in quella fase di innamoramento perso verso il tuo frugoletto, rischi di cominciare a piangere di gioia e di non smettere più per tre giorni.

 

  • Sei stanca? Considerando che provieni da nove mesi di gestazione faticosa, parto dilaniante e ti svegli ogni tre ore (se va bene) per nutrire il tuo piccino, vivi con lui in braccio, ti metti seduta solo per far pipì e cammini come un orso obeso a causa dei punti, no. Non sei stanca. Sei un fiore, non si vede?

 

  • L’avrai coperto troppo/troppo poco? Allora, una neomamma, ci mette in media un’ora e mezzo ad uscire. Perché prima prepara se stessa (la maggior parte delle volte con una mano sola, con una poppata nel mezzo ed un cambio pannolino subito dopo). Poi cambia il bambino scegliendo l’ultima tutina rimasta pulita dopo che il fanciullo ha rigurgitato tutta la notte. Una volta che entrambi sono pronti, lui fa la popò. Pregando in aramaico che il pannolino sia riuscito a contenere il tutto, lo ricambia ed escono. Magari dopo una settimana di clausura per temporali. Magari è cambiata la stagione e si ritrova con 10° e le infradito o 25° col piumino. Ok. Che glielo dite a fare? Ci arriverà da sola che se suo figlio è viola e madido di sudore ha caldo e se trama ha freddo. Ma visto che non sa quando mai riuscirà ad uscire la prossima volta, adotta la tecnica dell’adattamento per far prendere almeno 7 minuti di aria al neonatino.

Possibile che nessuno si ricordi di quando ha partorito o è stato vicino a qualcuna che lo aveva appena fatto?  Perché non so voi, ma io quando ho partorito la prima volta, non riuscivo a vedere ogni giornata come una conquista, un miglioramento, un cambiamento. Se era andata bene, dicevo che avevo avuto culo, e se era andata male mi convincevo che le successive sarebbero state anche peggio.

E allora sapete che dovete dire ad una neomamma?  “Se ti sembra un casino, migliorerà!”. Farete una mamma felice, assicurato.

Avreste reso felice me per esempio.  Ma figuriamoci. Nessuno ti dice che sembra strano, ma un giorno parleranno, cammineranno e faranno la popò nel wc. Che vi divertirete insieme a loro e che rispondere alle loro astruse domande sarà una figata. Che vi scioglierete di fronte alle loro frasi amorose, disegni impiastricciati e baci sbavosi.

No, nessuno.

Cioè magari te lo dicono parenti e amici stretti, ma tu come dire, non sei proprio convinta che siano sinceri se te lo dicono mentre  sei in preda al più pazzo degli ormoni e non dormi da 20 ore.

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Ho detto mamme, non sante!

| mamme stronze, Senza categoria

Care Mamme,

vi do’ uno scoop: Esistono mamme stronze. Sì sì sì, notizia verificata, certa.

Queste righe nascono dal fatto che in questi giorni, mi sono spesso imbattuta per caso in discorsi sui social che avevano in comune frasi come “dai detto proprio da una mamma!”, “Pensa che è pure mamma!”, “Cattiverie così tra mamme, via!”.

Io ho partorito due volte. E nessuna delle due volte mi hanno dato la patente di Santità.

Giuro. Figli, certificati di dimissione, braccialetti plasticoni (che per altro sono il gioiello più bello che una donna possa desiderare non lo sapevate?!!! Infatti lo vedo addosso a tutte o!!!!”), ma nessuna attestazione di santa.

Riflettete: tutte noi abbiamo avuto una professoressa delle medie, quella che vi interrogava appena tornavate dall’influenza con ancora l’antibiotico in circolo….non era stronza?

E quella vostra zia lontana che quando a cena lasciavate le cose nel piatto, vi smaronava su come i bambini in Africa muoiano di fame nonostante i vostri genitori vi avessero detto che andava bene così, non era stronza?

E quella vigilessa che tutti troviamo nella vita, che con sorriso malefico, scrive la multa nonostante stiate correndo manco fosse la staffetta alle olimpiadi per passarle il ticket-testimone del parcheggio, non era stronza?

Ebbene. Non potrebbero essere anche madri? Certo! Professoressa e mamma, zia e mamma, vigilessa e mamma.

E Con la mamma di Genoveffa e Anastasia, matrigna di Cenerentola, come la mettiamo?

E la mamma di Georgie, cartone animato degli anni ’80?

E lo so che non erano mamme biologiche, ma avevano altri figli, quindi erano madri.

Insomma, con utero e company c’è bisogno di ripetizioni.

Ricapitoliamo: se avete un utero non dovete partorire per forza, se volete farlo non dovete far finta di non averlo fatto per sentirvi come un uomo e infine, se siete delle persone stronze, sarete delle mamme stronze!

E in quanto persone stronze, farete le stronze anche nei discorsi tra mamme.

Quindi amiche, tenetevi in tasca un bel vaffanculo, non si sa mai!

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Mamma e bimbi al mare: cosa non dire ai papà che vanno a lavoro!

| mamme al mare, Senza categoria

Care Mamme,

l’estate è ormai alle porte e quindi per chi abita al mare e non lavora full-time, inizieranno bagni in mare, pranzi fuori e tintarella.

I papà dal canto loro, durante la settimana, potranno godere solo di abbigliamento più leggero e aria condizionata in ufficio.

Quindi, per la serenità familiare, ecco 10 cose da non dire ai papà la sera quando tornano da lavoro e chiedono come sia andata la giornata

  1. Mamma: Uff che caldo al mare guarda! Papà: Sì perché io invece sono stato a bordo piscina con piedi al fresco e cocktail in mano!
  2. Mamma: Certo che palle tutto il giorno al mare! Papà: Guarda in ufficio uno sballo! Uno sballo!
  3. Mamma: Uh come mi brucia la schiena! Papà: visto che ti annoiavi tanto, potevi metterti la crema, brava cogliona!
  4. Mamma: Cioè quando si torna 8 chili di sabbia! Papà: ok allora domani vai tu 8 ore in ufficio e spazzo 8 chili di sabbia ok?
  5. Mamma: Non sai la macchina che forno che è quando si torna a casa! Papà: No io ho un parcheggiatore personale che me la fa trovare perfettamente temperata con aria condizionata né troppo bassa, né troppo alta.
  6. Mamma: Oggi il mare era mosso che palle. Papà: Oggi il capo era mossissimo!!!!
  7. Mamma: Oggi l’acqua era sporchissima. Papà: Ma vaff…!
  8. Mamma: Che palle però portarmi sempre tutto il pranzo da casa. Papà: la roba della mensa invece fa un baffo a Cracco, Cannavacciuolo e Barbieri messi insieme!
  9. Mamma: Oddio come sono brutta in costume! Mi vedi ingrassata? In questo caso il papà potrebbe tirarvi direttamente una testata.
  10. Mamma: I bimbi hanno litigato tutto il giorno col vicino di ombrellone! Papà: eh sì capisco lo stress di intervenire e mediare…altro che le mie trattative di lavoro!

L’unica cosa da rispondere care mie, mentre accogliete il vostro accaldato-sudato-stanco marituccio con viso viola dal sole, è TUTTO BENE!

Perché già i mariti tornato a casa incazzati d’inverno, figuriamoci l’estate!

Peace & Love.

 

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Le mamme e i papà non sono uguali

| maschi e femmine, Senza categoria

Care Mamme,

avete presente i papà? Non tutti, diciamo una decina. Ecco. Vi sembrano uguali alle mamme? A me no, per nulla. Papà, nonni, zii, amici, non sono uguali a mamme, nonne, zie e amiche. Perché maschi e femmine non sono uguali.

Nel 1990, ridevamo per questa battuta così teneramente imbarazzante per quanto ovvia. Ma nel 2017 non sembra più così scontata. Perché tutti si battono per far sì che uomini e donne siano uguali, quando secondo me, la vera emancipazione, si ottiene riconoscendo e rispettando le diversità tra i sessi.

E allora se io ho la possibilità di diventare madre, voglio potermi godere la maternità e non dover far finta di non aver nemmeno partorito e tornare di corsa a lavoro perché sennò sono “meno” del mio collega.

E ciò non vuol dire che ho una mentalità chiusa e bigotta. Semplicemente credo che per anni,si siano  confuse le caratteristiche proprie dell’uomo e della donna.

All’uomo potere, posizione, autorità e alla donna sottomissione, pacatezza, mansioni domestiche.

Ma queste cose sono intercambiabili:

Avete mai visto come cucina mio marito? Come riesca a riorganizzare i pensili della cucina? Come sappia stare in disparte quando io parto per i miei scleri a voce alta?

D’altra parte, io ho comunque molte caratteristiche “femminili”: guido malissimo (e odio farlo), non ho il minimo senso dell’orientamento e trovo tutto quello che mio marito non trova nei cassetti!

Bene. Avete mai visto un uomo partorire? Allattare?

Datemi retta, l’emancipazione non è fingere di non avere un utero, ma andarne fiere!

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Post Partum e angoscia

| famiglia, mamme, post partum

Care Mamme,

Contrariamente alla mia super esplicitata pigrizia, da piccola volevo avere 17 figli. Da buona organizzata, programmatica e ignorante sulla indecisionabilità dei tratti estetici, avevo già scelto per tutti, non solo il nome, ma anche il colore di occhi e capelli.

Ho sempre giocato “a mamme”. E ho smesso solo quando ho cominciato a desiderare di esserlo per davvero.

Per me, essere mamma, è sempre stato al primo posto. Anche a 19 anni, quando scelsi l’università che mi permetteva di fare una professione che potevo gestirmi da sola, ovviamente per seguire i bambini.

Nel frattempo, avevo aggiustato un po’ il tiro e quando decidemmo di metter su famiglia, ero scesa a quota tre.

Ho avuto una gravidanza meravigliosa, seppur con lo spauracchio del parto, che temevo fin da quando mi avevano spiegato come nascono i bambini. Stavo benissimo, ero felice e non vedevo l’ora di coccolare quel batuffolino che alloggiava temporaneamente dentro me.

Poi nacque. Del parto neanche me ne accorsi si può dire. E per me il più era fatto. Ora avevo davanti a me giorni, mesi, anni di felicità, di messa in atto di tutto quello che sognavo da anni e su cui mi sentivo preparatissima.

Ma non fu subito così.

Proprio io che non avevo mai pensato ad altro, mi sentivo in una terra straniera senza dizionario.

Io che sognavo di metterlo a dormire nel lettone ogni volta che piangeva, mi ritrovai un bambino che amava dormire a stella e solo.

Io che immaginavo di dover rassicurare mio marito, su quanto lo amassi, nonostante l’arrivo del bambino, mi sorpresi gelosa delle attenzioni che lui dedicava al figlio. Perché io, non riuscivo a provare per quel piccino (col senno di poi, lo credevo solamente), quell’amore che leggevo negli occhi del suo papà.

Io che mi immaginavo realizzata e felice, ero sopraffatta dagli ormoni, e per un bel po’, quando mio marito tornava da lavoro, gli affidavo quel fagottino caldo e morbido e scoppiavo in un pianto impetuoso.

Io che mi immaginavo preparatissima e naturalissima nel seguire la sua crescita, mi ritrovai circondata da post-it con gli orari dell’ultima poppata, dell’ultima pesata e ogni sera andavo a dormire con l’angoscia di non sapere per quante ore avrei potuto farlo, stretta nella morsa del non sapere e del non poter programmare.

Non ne parlavo con nessuno se non con marito e mamma, perché a distanza di tempo, posso dire che mi sentissi un’imbranata inutile che non sarebbe mai stata in grado di accudire un bambino.

Ricordo ancora con il gelo nel sangue, che non percepivo lo scorrere del tempo. Per me sarebbe stato sempre così: pianti, mangia, pianti, dorme, sereno per dieci minuti, popò, poi pianti per sonno e via così.

Ma per fortuna, il tempo scorre e i bambini cambiano. Le mamme cambiano.

E sbocciai.

Ricordo che la notte mi svegliavo con il cuore che batteva fortissimo perché ero emozionata da come amassi mio figlio. Da come me ne fossi innamorata piano piano.

Ho pensato che magari ci sono tante neomamme che si sentono contente per metà e l’altra metà in colpa ed infelici.

E allora non fate come me, parlate-parlate-parlate, non sentitevi diverse. Perché quando mi decisi a confidarmi con una mia amica, scoprii che anche per lei l’inizio era stato un bel casino.

Così magari, prima di quanto sia successo a me, vi sveglierete di notte col cuore in gola per tutto l’amore che provate.

P.s.: Con la seconda figlia non avevo aspettative caratteriali ed è stata tutta discesa.

P.s.2: Sono scesa a quota due!!!!

 

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