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Piacere, sono la tua mamma

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L’altro giorno mi ha scritto una mamma:

La mia bimba ha 4 mesi ed io l’adoro, ma non potrò mai perdonarmi di non essermene innamorata follemente appena è nata. Me ne vergogno tantissimo, secondo te cosa c’è di sbagliato in me?

Avrei voluto che lo schermo del pc fosse un portale, tuffarmici dentro ed andarla ad abbracciare così forte da farle uscire subito tutta quell’angoscia, come quando strizzi le palline con lo slime dentro.

Sarei potuta essere io sette anni fa, quando avevo paura e non avevo ancora studiato le infinite declinazioni della maternità.

Quella di sette anni fa che si sentiva sbagliata, diversa, incapace. Quella che aveva fatto una caxxata perché non sapeva proprio fare a fare la mamma –  e se non la sai fare subito, non la saprai fare mai più.

Sette anni fa, quando poi  per caso, lessi che di sbagliato non c’era proprio niente. E piano piano feci pace con me stessa.

Ma non tutte le neomamme che provano quella paura, leggono quello di cui hanno bisogno o sono circondate da persone che dicano loro che va tutto bene. Spesso invece chiedono: “O come mai ti senti così?”.

Nell’immaginario collettivo infatti, il primo incontro di mamma e bebè deve essere magico. Ma non nel senso che tutto deve favorire la serenità della nascita, nel senso che come vedi tuo figlio devi diventare feliceebasta.

Si deve piangere di gioia, vedere la vita tinta di rosa, canticchiare come un usignolo anche se abbiamo le poppe dolenti, la pancia molle e senza sensibilità ed abbiamo dormito di fila solo per 15 minuti.

Non possono esistere sentimenti ambivalenti, qualcosa per cui non ci sentiamo serene, angoscia-paura-tristezza.

Perché finché ti lamenti di una gravidanza difficile o di un parto lungo e complicato okkei, ma poi basta.
Figlio fuori= problemi fuori. Come se nella placenta vivessero tutti i casini dell’universo e una volta tagliato il cordone diventassimo ottimiste come PollyAnna in un giorno particolarmente felice.
Hai tuo figlio lì con te, che vuoi di più?
What else? Per dirla alla George Clooney.
Ma noi non siamo macchinette del caffè e nostro figlio non è una cialda.

E l’amore a prima vista è uno dei tanti modi di innamorarsi.

A volte accade altre volte no.

Ma quando è no, è facilissimo cadere nel vortice dell’angoscia anche perché basta una sola persona a farci sentire in colpa e non ne bastano 100 a convincerci che vada tutto bene. E se non ne siamo convinte noi, arrivederci.
Quindi secondo me la cosa migliore sarebbe prevenire. Passare il messaggio che ogni cosa ha il suo tempo. E così come ogni bambino ha i suoi tempi per imparare a crescere, anche ogni mamma dovrebbe poterli avere.
Ma come fare per avvertire ogni futura mamma?

Io propongo di scriverlo direttamente nei test di gravidanza.
Le istruzioni le modificherei più o meno così:

Due lineette rosa = sei incinta. Va tutto bene sia che tu sia pazza di gioia o dilaniata dal terrore. Va bene oggi, va bene tra un mese e va bene pure quando nascerà il tuo bambino. Datti tempo mamma, non avere fretta, ascolta le tue emozioni. E mettiti tante porzioni di lasagne nel congelatore, fidati!

Che ne dite? Non sarebbe una grande ed utilissima figata?

E oltre a questo, voi spettatori “dell’incintezza” altrui, per favore non dite solo “Vedrai come sarà bello”, aggiungete “e pure un casino estremo ed in certi momenti ti sentirai un’idiota per non aver preso in considerazione l’idea di non avere figli! E’ normale tranquilla!“.

Perché se tutte lo avessero ben presente, non verrebbero colte dall’angoscia più cruda. Prenderebbero atto della situazione e basta.

E così tutte le mamme, indistintamente, potrebbero semplicemente dire “Piacere, sono la tua mamma” ed iniziare a scrivere la loro storia.

 

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Non aprite quella port(ier)a

| figli, Mamma Bradipa ironica, mamme, scuola, Senza categoria, settembre

“Una mamma arriva a scuola a prendere i figli, non appena apre lo sportello dell’auto per scendere a fare due chiacchiere con le sue amiche, il cielo si oscura, gli alberi si agitano, le temperature si abbassano e da quel momento assiste a racconti che faranno accapponare la pelle a lei ed a tutti gli spettatori! Appena uscito nelle sale, il thriller mozzafiato ambientato davanti ad una scuola: NON APRITE QUELLA PORTIERA.”

Eh sì, all’uscita di scuola possiamo essere travolte dall’ansia e dall’angoscia come se stessimo guardando un film dell’orrore,  semplicemente ascoltando i racconti delle nostre colleghe mamme.

Per capirci meglio, 20 minuti di chiacchiere fuori scuola ci danno una botta di adrenalina che Oblivion di Gardaland a confronto è una roba da cardiopatici.

Perchè quando ci siamo appena rilassate dopo aver finalmente finito di portare tutto il materiale necessario per l’inizio dell’anno scolastico, ecco che arrivano……………………………………..

……….LE ANSIE DA VIRUS.

Ce ne stiamo lì beate, ancora abbronzate – che ancora non vogliamo abbandonare le canotte e allora ci vestiamo multistrato tipo involtino primavera, che le sciarpette di cotone sono ancora in fondo al cesto dei panni da lavare da maggio scorso – e traaaaac! Eccola là che basta che una mamma pronunci le lettere V-I-R-U-S nella stessa frase che scatta il fuggi fuggi generale peggio di quando alla Conad annunciano “In apertura cassa 2”.

Da lì un’escalation psicofisica senza ritorno:

-Accusiamo malesseri improvvisi: a ben pensarci ci sentiamo leggermente pizzicare la gola, la pancia ci fa un po’ male,( ieri sera abbiamo mangiato la trippa in umido con i fagioli, ma no non può essere per quello) e cominciamo a sudare freddo.

-Recuperiamo la razionalità e ci buttiamo su un rassicurante sondaggio sugli integratori per le difese immunitarie, che non fa altro che mandarci in confusione dato che c’è chi prende “MaiTiAmmal” in farmacia, chi le erbe “ViaViaBatteri” in erboristeria, chi lo sciroppo di nonna Giosualda la cui ricetta viene trasmessa di generazione in generazione dal 1908.

-Una volta recuperati i bambini, con il cuore che batte all’impazzata, proviamo a condividere le nostre paure con altre mamme nella speranza che tutte ci dicano che no, questi Virus si sentono sempre nominare, ma poi nella realtà non colpiscono mai; ma con l’angoscia che a questo punto sale alle stelle, ascoltiamo invece un elenco infinito di bambini ammorbati, con raffreddori, virus gastrointestinali, febbri, sfoghi cutanei, mal di testa-spalla baby one two three.

-Dopo una notte insonne, la mattina dopo non appena siamo sole, iniziamo con la sterilizzazione a tappeto con tanto di apertura dell’armadietto delle armi pesanti;  con la stessa paura e determinazione di quando nei film  alzano il coperchietto sotto al quale si trova il pulsante dello sgancio missili, stacchiamo  la linguetta di protezione all’Amuchina. Iniziamo a sterilizzare tutti i mobili con quella spray, i pavimenti con quella liquida, l’aria con quella con il diffusore; per sicurezza la utilizziamo per una maschera per il viso, per i gargarismi e già che ci siamo pure per il bidet.

Ecco adesso siamo in pace, la paura è passata, ci sentiamo come quando nei film tutti “i buoni” si ritrovano e sono al sicuro. Allora ci buttiamo stremate sul nostro sterile divano, ma driiiiiin! Ecco che suona il telefono.

I protagonisti sono di nuovo in pericolo????

Sì!!!! Sul display appare il numero della scuola:

“Signora il bimbo sta male può venire a prenderlo????”

AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Ad ottobre al cinema a scuola.

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Seconda.

| scuola, scuola materna, Senza categoria, settembre

Seconda

Domani si ricomincia.

Seconda elementare, seconda asilo.

Per i bimbi, ma anche per me.

Che mi beo di questa calma della vigilia dopo il tornado emotivo della vigilia della prima.

Perché  per la maggior parte delle persone, la seconda volta è la seconda volta, punto e basta.

Per me invece, la seconda volta, è la prima volta senza ansia.

La seconda volta ha il sapore di confidenza, ma non di noia;

di entusiasmo consapevole,

di ritrovo.

La seconda volta l’ho sempre amata perché non dà mai nell’occhio; si muove con disinvoltura tra le prime volte osservate ed indicate da tutti.

La seconda volta è meglio anche rispetto alla terza volta:

“Non ho capito, me lo rispieghi?”;

“Mi dai ancora spaghetti?”;

“Posso ricominciare a suonare che non mi sentivo?”;

Una volta in più diventerebbe disdicevole, non trovate?

La seconda volta è la chiarezza di un sentimento, il consolidarsi di un’idea.

La seconda volta è imprevedibili novità: tutti se le aspettano solo dalla prima ed invece la seconda regala sempre qualche cos’altro.

La seconda volta è già memoria.

La seconda volta è sapere cosa significa.

Domattina ci saranno grembiuli nuovi, matite ben appuntate che sanno già cosa faranno, sorrisi o bronci del ri-torno.

Ed allora buona seconda bimbi, che sia intensa, felice e colorata, ancora più della prima.

Perché se la prima volta non si scorda mai,  la seconda volta si ricorda per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Le mamme in riva al mare

| estate, famiglia, Mamma Bradipa ironica, mamme, mamme al mare, Senza categoria

Che al mare senza fare il bagno non ci vado neanche, lo sapete già.

Quello che non sapete è lo spettacolo a cui ho la possibilità di assistere ogni giorno mentre sono in acqua:

Quello delle mamme in riva al mare.

Quando i bimbi sono molto piccoli, le mamme ovviamente devono essere fisicamente presenti per la sicurezza dei piccoletti, ma quando crescono, basta che siano a “tiro di voce e di sguardo“.

A seconda se l’acqua sia con o senza onde, i comportamenti cambiano:

Quando il mare è calmo, le mamme in riva al mare sembrano in fila dal panettiere: chiacchierano tra di loro con postura rilassata, gesticolano lentamente, possono ruotare la testa sia a destra che a sinistra, ma ogni 30-40 secondi, lo sguardo torna arzillo ed attento ai bambini, come  per alzare la mano al momento del loro turno per pane e focaccia.

In riva al mare, però, il loro turno arriva dopo taaaaanto, dopo un tempo infinito e imprecisato… più o meno  quando a Gigino, Marietto e Bettina si scolorisce il costume.

La faccenda si complica quando il mare è agitato.

In questo caso, le mamme si trasformano in allenatori di calcio a bordo campo:

– Corpo in modalità carboni ardenti, con piccoli spostamenti rapidi e scattosi;

– Testa dritta fissa sull’obiettivo;

– Occhi di fuori e vene del collo gonfie;

– Braccia che si muovono forsennatamente che intendono sempre le stesse quattro cose:

Riva al mare

Ma come fanno le mamme a sapere dove DEVONO stare i bambini?

Lo sanno grazie ad i poteri a loro conferiti in seguito a gravidanza-parto-notti insonni, per i quali possono vedere a distanza il fondo del mare, comprendere in anticipo l’altezza delle onde e quantificare la forza della corrente immergendo un solo alluce.

Hanno un sistema precisissimo, frutto di calcoli arditissimi, per vedere anche a lunga distanza la linea invisibile al di lá della quale i bambini non possono andare; quella che cioè delimita “vicino” da “lontano” .

Oltre a questo, vige la legge non scritta che Marietto and friends devono stare precisamente davanti alla loro mamma. Devono essere PERPENDICOLARI. Hanno solo il permesso di spostarsi a destra ed a sinistra all’interno del campo visivo che ha mami senza muovere la testa.

L’uscita dall’acqua, ovviamente, avviene col cartellino rosso, dopo due ammonizioni.

Care mamme fuoridall’acqua, volevo però chiedervi una cosa che non posso sapere guardandovi: ma oltre ad assomigliare ad allenatori di calcio, vi pagano pure uguale?!?!?!

P.s. in quel caso potrei rinunciare al bagno in mare (ogni tanto).

P.s.2 sì nelle foto sopra sono in camera e non in riva al mare…quando perderò anche l’ultimo briciolo di dignità sarete i primi a saperlo ♥

 

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Diritto alla fatica

| Mamma Bradipa Psicologa, Senza categoria

 

Se non sei mamma, vai in palestra e puoi lamentarti della stanchezza, del mal di schiena, dell’acido lattico;
Fai il cambio di stagione e puoi lamentarti di come sia noioso, faticoso, impegnativo;
Studi e puoi lamentarti degli occhi rossi, del mal di testa, del fatto che vorresti avere più tempo per fare altro.

Sei mamma e non puoi lamentarti di nulla. Persino se tocchi il letto con tutte gli stati d’animo e i dolori scritti sopra.

Perché Mamma è bello,

Mamma è un privilegio,

Mamma è la felicità pura.

E questo pare significhi che non possiamo essere stanche. E se invece lo siamo ce ne dobbiamo vergognare.

Perché devi arrivare a sera col sorriso smagliante, le punte tirate e la pancia in dentro, come una ginnasta che aspetta la votazione dei giudici.

Perché non è ammesso che la maternità comporti stanchezza e fatica.

Se sei nervosa, “sei instabile”;

Se sei triste, “Sei depressa”;

Se sei arrabbiata, “sei senza pazienza”;

E nessuno invece ti dice “Sei stanca cara? ok, raccontami tutto”.

Possiamo essere le mamme più felici del mondo, ma abbiamo diritto a dire che siamo stanche, stressate e affaticate. Non c’è niente di sbagliato.

#dirittoallafatica

 

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Combattiamo il bullismo tra mamme (mother shaming)

| Mamma Bradipa ironica, Mamma Bradipa Psicologa, Senza categoria

E’ vero, a volte le critiche sull’educazione dei nostri figli che ci fanno più male, vengono dalle persone che non hanno bambini e che si permettono di giudicare senza aver mai provato una giornata scandita da 6273827 “mammaaaaaa?!”, 263728 piegamenti per raccogliere i giocattoli, o 27578282 cambiamenti di pannolini con tanto di 27273 straripamenti di cacca giallognola.

Però c’è anche chi è mamma, sa che una giornata con dei bambini può essere meravigliosa e complicatissima allo stesso tempo, che si può passare dalla gioia più sfrenata ed emozionata allo sgomento più angosciante nel giro di 0,7 secondi – eppure, giudica.

Così un po’ a caso. Come quando sei dalla zia Esmeralda che ti fa vedere Forum a volume 127 e ti diletti a sparare sentenze.

Voi, Santi Licheri de nojartre, calma. Ma più che calma, rinnovamento. Perché sta roba che parlate sempre di allattamento, nanna, autonomia ecc ecc avrebbe anche un po’ rotto.

E Loretta che dá troppa tetta,
Mariella troppo biberon e tettarella,
“Ginetta, sai la figlia di Pinuccio? Uh mamma mia troppo troppo ciuccio! ”
Eh ma Patrizia, a farla dormire nel lettone poi lo vizia!
E però Manola povera bimba la tiene nella culla da sola!

E poi se svezzi tradizionale sei antica, se fai autosvezzamento una pazza.
“Nido? Uh brava gli fa benissimo!”
“Nido? Madre degenere che l’hai fatto a fare un figlio?!”

Allora facciamo una cosa…contattiamo le mommy blogger famose…diciamo loro che questi argomenti son passati di moda… Se proprio è cool il cibo e il nutrimento, parliamo di quello dell’anima…che ne dite per esempio di musica?!?!?! E allora vai liti a colpi di cantanti italiani, “Il meglio è Mengoni!” ,”Noooo devi fargli ascoltare Elisa!” ,”Suvvia Jovanotti è un poeta moderno!” E poi al grido di w il bilinguismo vai di Bon Jovi, Mariah Carey, Bruce Springsteen.                                        Qualcuna dice che se gli fai ascoltare solo Baglioni e De Gregori sei antica, se punti su Beyoncè imparerà a parlare muovendo mani e fianchi senza sosta, o se metterai Masini, crescerà depresso.

Soliti giudizi, solito farsi gli affari delle altre, ma comunque, se dovesse esserci del Rancore, sarebbe solo quello che ha cantato con Daniele Silvestri a SanRemo.

Poi ad un certo punto qualcuna chiamerebbe in causa i Queen, tutte sarebbero d’accordo e tutte le mamme del mondo vivrebbero per sempre felici e contente.

Scherzi a parte, in attesa che l’animo delle più infervorate si plachi, date retta alla Regina (Queen…battutona!) dell’ansia da prestazione e del desiderio di compiacere gli altri:

Contattate le vostre emozioni, parlate con i vostri compagni e fate ciò che è meglio per la vostra famiglia.

E fate sì che dei giudizi facili e non costruttivi, non ve ne importi un fico secco.

Mother shaming

P.S. per sapere cosa si intende per mother Shaming, leggete qui 

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Febbraio: fine primo quadrimestre

| Mamma Bradipa tenera, Senza categoria

Siamo al cinema, la luce si accende e gli occhi si strizzano per abituarsi al passaggio dal buio. Guardiamo chi abbiamo di fianco ed esprimiamo un’opinione. Non fate anche voi così? Tipo:

“Un po’ lentino eh?”

“Uh che attori bravissimi, vero?”

” Ma quel tizio vestito di nero che appare subito all’inizio chi è?”

“Cavolo però questo primo tempo è volato!”

Apro gli occhi. Non sono al cinema, ma sul divano, crollata addormentata.

L’orologio segna le 0.22 quindi siamo ufficialmente a febbraio. E mai come quest’anno, mi accorgo che siamo a metà anno scolastico, alla fine del primo quadrimestre e come per un film a fine primo tempo, mi trovo a tirare le somme ed a pensare a come anche io, abbia affrontato tanti piccoli e grandi cambiamenti.

Perché non vi dimenticate chi sono io.

Quella pigra, abitudinaria, tenerona, freddolosa, estatiana, pigra…ah, già detto…vabbè così per chiarire il concetto. Quella che ha passato un’estate paradisiaca tra ritmi lenti e bagni in mare, e che da parecchio tempo, il pensiero di avere la giornata scandita dagli orari e dai malanni in arrivo, le ha scatenato ansia a tutto spiano.

Eppure ce l’ho fatta! Ho superato l’inserimento! Elementari ed asilo in un colpo solo… Taaaac!

Ho superato le iscrizioni. Due, ma diverse.

Il materiale doppio, ma diverso.

I grembiuli doppi, ma diversi.

I primi giorni doppi, ma diversi.

Ho superato l’idea di salutare un paffuto bimbo dai quadretti bianchi e azzurri, e sostituirlo con uno spilunghino vestito di blu;

Ho superato la solitudine di non chiacchierare con la piccola di casa, permessa dal fatto che quando torna a casa recupera il tempo perso con gli interessi;

Ho superato la morsa allo stomaco nel vedere i loro pigiami abbandonati sul letto, delle voci che mancano, delle telefonate non interrotte.

Ho superato i compiti!!!!! O meglio, ho superato l’incontenibile voglia di dire “sai che si fa oggi i compiti non si fanno e si gioca tutto il giornooo!!!!!!”, ma solo perché il seienne è talmente giudizioso e ligio, che mi fa sentire in colpa anche per averlo solo pensato;

Ho superato le crisi dei primi giorni di asilo, anche se l’esperienza mi ha permesso di non stare in macchina a piangere, ma di andare a casa a sfondarmi di gocciole…quindi più brufoli, ma meno occhiaie.

Ho superato l’idea di affidarei niei bimbi a qualcuno, ma solo perché la loro serenità me ne ha fornito il coraggio.

Ho superato l’idea che a settembre sarei impazzita e abbracciato quella che quasi quasi me la cavo.

Ho superato il primo quadrimestre.

L’ABBIAMO superato.

Si accende la luce, strizzo gli occhi per abituarli al passaggio dal buio. È mattina. Metto sul fuoco la macchinetta dal caffè. Giro il calendario: è il primo febbraio.

E noi ce la metteremo tutta anche nel nostro secondo tempo.

P.s. le sveglie all’alba quelle no, non le supereró mai!

 

 

 

 

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Le donne e gli uomini

| Mamma Bradipa polemica, Senza categoria

L’altra sera mi stavo addormentando col sottofondo di Masterchef Allstars.

All’improvviso mi è passato il sonno e venuto un nervoso incredibile quando sento una concorrente che in lacrime ed arrabbiatissima grida “NOI DONNE NON SIAMO CATALOGABILI!!!!! NOI DONNE NON SIAMO CATALOGABILI!!!!! NOI DONNE NON SIAMO CATALOGABILI!!!!! ”

A me ribolle il sangue quando si chiama in causa l’essere uomini o donne per questioni caratteriali o caratteristiche cognitive.

Conosci tutte le donne dell’universo e sai che non sono catalogabili? E conosci pure  tutti gli uomini che invece lo sono? Che vuol dire che la donna non è catalogabile? Perché l’uomo sì? E soprattutto perché invece che dire IO non sono catalogabile, chiami in causa tutta ‘sta gente?                  La cosa che mi fa incacchiare di più è quando si parla di cose che sono uguali tra i due sessi e si vogliono attribuire ad un sesso solo! Come anche “noi donne abbiamo una marcia in piu'” o “Noi uomini siamo dei simpaticoni”…perchè gli uomini hanno tutti meno marce e le donne son tutte delle noie immense? Essù!!!!!!!  E quando le cose sono diverse e ci si sforza di farle sembrare uguali? Una donna incinta non è mica malata! Può fare le stesse cose di prima! Anche se è grossa, gonfia e si muove come un anziano Basset Hound .Secondo me è lì che casca l’inuguaglianza.

Mi spiego meglio.

Partiamo dal concetto che sono ovviamente per l’uguaglianza dei diritti tra uomini e donne*; ma uomini e donne non sono sovrapponibili come due fette di pane in cassetta.

Perché dipende su cosa focalizziamo la nostra attenzione.

Se guardiamo anatomicamente, siamo diversi, non c’è parità dei sessi che tenga.

Nemmeno se parliamo di gravidanza. Concepiscono donne e uomini, ma a parte Arnold Schwarzenegger in Junior, solo le donne portano un figlio in grembo. E non è maschilismo o femminismo. E’ oggettività.

La capacità di ragionamento invece è uguale. Se sei ignorante o poco intelligente, puoi essere sia uomo che donna, così come nel caso tu sia una persona geniale. I congiuntivi e le “h” li sbagliano uomini e donne ed esistono tantissime donne illustri e tantissimi uomini illustri.

Poi ci sono le “caratteristiche tipiche di”, come uomini che bevono litri di birra e donne super logorroiche… Ma solo perché non avete conosciuto la mia compagna di università Natascia che si scolava birre come fossero acqua fresca dopo la maratona, o il mio giornalaio Giorgio che intanto che aspetti che ti finisca il discorso, è uscito il nuovo quotidiano.

Ma in questo periodo sembra che tutto venga letto alla rovescia e non ci si stupisce se si attribuiscono caratteristiche e competenze caratteriali diverse tra uomini e donne, ma va bene se una donna deve lavorare fino al nono mese di gravidanza e rientrare pochi mesi dopo il parto come se fosse un uomo che ha bevuto troppa birra.

E secondo me, finché non sarà chiaro che uomini e donne sono sia diversi che uguali e che non è una cosa da nascondere od eliminare, non ci sarà nessuna uguaglianza.

P.s come cacchio è difficile dire CATALOGABILI tante volte e velocemente?!?!?!?!

 

*Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea
(2000/C 364/01) all’articolo 21 che stabilisce che è ¨vietata qualsiasi forma di
discriminazione

fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le
caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di
qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli
handicap, l’età o l’ orientamento sessuale.”

 

 

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La mamma è come una scatola di cioccolatini

| Mamma Bradipa polemica, Senza categoria

Contenitore

Il pomeriggio di Natale, mentre passavo distrattamente da una stanza all’altra, mi è caduto l’occhio sul piatto in tavola pieno di gusci di arachidi mangiate poco prima e sulle scatole vuote dei giochi appena scartati, abbandonate in cucina.

Presa da un pensiero animista da digestione pesante, ho pensato “poverini ora non se li fila più nessuno”. E mi sono venute in mente le neo mamme.

Diceva Forrest Gump: “la vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita”.

Io invece propongo: “la mamma è come una scatola di cioccolatini: vuota non conta nulla”.

Più precisamente mi riferisco a quando una mamma partorisce ed automaticamente tutte le attenzioni si riversano sul neonato.

La mamma è lì nel lettino di ospedale, provata e un po’ sofferente, circondata da persone che guardano dentro ad una piccola culletta trasparente.

Fino a poche ore prima era tutto un “Tesoro come ti senti? Hai mal di schiena? Hai mal di piedi? Hai mal di testa?”, “Tesoro, non ti chinare, te lo raccolgo io il telecomando!”, “Tesoro hai qualche voglia particolare per cena?” “Tesoro vai a dormire che sei stanca…” e così via. Praticamente la saga di Tesoro-landia.

Ma appena IL BEBI non è più IN LEI, ma AUT LEI, diventa la saga di SpostatiCicciaCheNonVedoIlBebi-Landia. Nel migliore dei casi, si chiede un rapido “come va?”, nel peggiore, l’odioso-fuori luogo-inopportuno-controproducente “sei felice?” 

D’altra parte che ce ne facciamo di un contenitore vuoto?

Quando mangi le arachidi, che te ne fai del guscio?

Quando un bimbo apre un gioco che se ne fa della scatola?

Ordunque che ce ne facciamo della custodia di un bebè?

Guardiamola bene: è rovinata (“ti vedo sciupata tesoro”), sformata (“vedrai che poi ti torna il bel personalino di prima”), ingombrante (“ma lo devi tenere sempre tu il bimbo?”)

Quindi che si fa? Si butta? Ma Va nell’umido o nell’indifferenziato?

No via… ‘sta differenziata che complica tutto! Non si può…allora l’alternativa è quella di distruggerla (solo) psicologicamente.

Ma sì cominciamo ad attaccarla su come ha partorito, su come nutre il bambino, su come si veste e così via.

Vi sembro pazza?

I veri pazzi sono quelli che circondano una neomamma e non si rendono conto che una mamma non è un contenitore, ma un essere che dà contenimento, nella pancia prima e nelle braccia dopo.

E se sta bene la mamma starà bene anche il piccino.

Ma una neomamma ha molti motivi per non stare proprio benissimo.

Può essere in preda agli ormoni come se avesse il ciclo elevato alla millemillesima potenza, si vede la pancia come quei sacchi-pouff per sedersi, ha il seno dolorante, lá sotto non ne parliamo, non sa niente di quell’esserino che dipende totalmente da lei, dorme poco, non ha più una routine e 363724 persone vogliono venire a casa a vedere il bambino chiamandola ad ogni ora della giornata.

Quindi gente, smettetela di massacrare le povere neomamme.

Considerate più loro che il neonato.

Al bebè di voi non importa un fico secco e invece la mamma è sensibile alla più piccola vostra critica od osservazione.

Cucitevi la bocca e rimboccatevi le maniche.

Passate a prendere i panni da lavare e stirare.

Offritevi di fare la spesa.

Cucinate qualche buon manicaretto.

Possibile che la maggior parte delle donne mamme da anni, non si ricordi di come si sentiva appena partorito?

Quando dicono che i dolori del parto si dimenticano, dovrebbero dire invece che si dimentica come ci si sentiva. E al posto dei ricordi di bisogno di sostegno, si insinua nel sistema il virus della perfetta rompipalle.

Neo-mamme date retta a me! Scaricate un buon antivirus!

 

 

 

 

 

 

 

 

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Raccolta firme di protesta per i regali di Natale

| Mamma Bradipa ironica, Mamma Bradipa tenera, Senza categoria

Cari genitori di bambini dai 3 anni in su,

oggi mi rivolgo a voi. A voi che avete trascorso il pomeriggio del 25 e del 26 a montare i giochi che Babbo Natale ha portato ai vostri figli.

Lo so che avete affrontato tre fasi:

  • la gioia nel vedere la felicità dei propri bambini e la totale ignoranza di ciò che vi aspetta;
  • la tensione sempre più consistente e insistente, mentre vi rendete conto dell’effettiva complessità del montaggio accompagnata dal logorante dubbio di riuscire a farcela;
  • l’incazzatura/rompimento di palle intergalattico, puntualizzato da imprecazioni che cancellano qualsiasi sacralità natalizia.

Quindi so che  sarete d’accordo con me nel fare una raccolta di firme per protestare circa la chiarezza delle istruzioni dei giochi, la difficoltà di montaggio, l’odiosità degli adesivi, la megagalatticità dei playset e l’impalpabilità degli accessori.

  1. La chiarezza delle istruzioni. Oggigiorno, con l’avvento della tecnologia intuitiva, anche le istruzioni non sono volute rimanere indietro ed hanno abbandonato la banalità delle parole. Perciò sono costituite dalle illustrazioni delle parti del gioco da montare, spesso in bianco e nero così da rendere piena di suspance l’intera avventura, la sequenza di montaggio indicata da numeri giganti, qualche freccia tirata qua e là e ciao. Montalo.
  2. La difficoltà di montaggio. Cari produttori di giocattoli, accanto agli anni che indicano l’età indicata per il gioco, siete pregati di indicare anche quelli che ne servono di formazione ingegneristica, elettronica, meccanica e via dicendo, per riuscire a montarli.Perché già uno si è svegliato alle 6 del mattino a causa dell’entusiasmo dei figli, già si è scofanato chili di cibo, già ha un mal di testa abissale – non ci vogliamo mica mettere il pianto di Gennarino perché papà non riesce a montare i 546389 pezzi del gioco???
  3. Gli adesivi. Gli addetti alla produzione degli adesivi dei giocattoli, devono essere persone che hanno sofferto da piccoli e che per questo odiano il prossimo. Perché altrimenti non si spiega come mai ogni volta c’è un lembo non pretagliato che ti rende lo “spiccicamento” arduissimo, poi se un micro lembo si appiccica erroneamente, rimane attaccato come se tu li avessi saldati con la super saldatrice saldantissima, poi quando finalmente li tieni saldi tra i polpastrelli, scopri che vanno messi nelle posizioni più assurde, roba che bisognerebbe avere le manine di un bambino di un anno con la manualità di un prestigiatore. Ah e se non bastasse, anche per scoprire dove vanno attaccati, c’è da divertirsi:con i mitici numerini microscopici. Ammettiamo che la mela sia indicata col numero 34, poi tu devi trovare il 34 nella famosa fotocopia delle istruzioni che ti dovrebbe far capire il posto nel giocattolo. Peccato che dopo 9 o 10 volte che hai accoppiato i numeri, sei talmente rintronato che te li mangi e fingi che la confezione sia difettata.
  4. La megagalatticità dei playset. Quando ho saputo di aspettare un maschietto, la mia mente è volata subito a pensare alla mastodonticità di certi giochi, alla complessità di certe combinazioni, ed ero gasatissima. Poi ho dovuto scontrarmi con l’impenetrabilità della materia. Con la possibilità di dover mettere una libreria sul balcone per far spazio a MEGA SUPER FIGO GALATTICO XXXXXXL COSMIC PLAYSET.
  5. L’impalpabilità degli accessori.Quando ho saputo di aspettare una bambina, la mia mente è volata subito a pensare ai bellissimi e deliziosissimi giochi di bambole e bamboline. Poi mi sono imbattuta negli accessori. E non biberon e pettinini, no. Aggeggini minuscoli che si confondono con le briciole, che finiscono nei commenti delle mattonelle e che si mimetizzano così bene, che tu camaleonte scansate proprio. Quelli che suscitano crisi interminabili se non si trova la fibbia della cintura di Asdrubalina o la scarpa di Ughetto.

Siete d’accordo? ho dimenticato qualcosa? Casomai scrivetemi che la raccolta firme poi, vorrei mandarla a Babbo Natale per fargli capire che qualcosa non quadra. Perché ci ho riflettuto bene, gli elfi mica son capaci di costruire quelle robe lì, ci scommetto!

Quindi da dove vengono tutti i giochi?

Dobbiamo avvertirlo che qualcuno sta cercando di rubargli il lavoro!!!

Siete con me?!?!?!?!?!?!?!?!?!

P.s. Da questa descrizione è esclusa la famosissima marca di costruzioni che è così chiara da riuscire pure a me!

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