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Secondo anno di Covid: strategie per non demoralizzarsi

| Mamma Bradipa Psicologa, Senza categoria

Rileggendo i miei articoli dello scorso marzo, mi faccio quasi tenerezza.

Trasudano di ottimismo, perché “il lockdown è l’occasione per rivedere le nostre priorità, per passare del tempo esclusivo con i nostri figli, per mettere in atto tutti quei PIANI B che avevamo sempre scartato. E per fare il pane”.

Ogni foto è fradicia di speranza, pervasa di romanticismo e di fiducia sul genere umano che, chiamato ad affrontare questa prova, ne uscirà migliore.

Tutti noi siamo certi che con l’estate tutto tornerà come prima, che “teniamo duro questi due mesi e poi vivremo la vita a mille”.

Ed in effetti, l’estate scorsa, se non avevate in mente viaggi galattici o serate tra discoteche e concerti, è andata piuttosto benino.

Quindi l’essere umano che fa? Si rilassa. E’ andata. Ce la siamo vista brutta, ma ciaone. Covid fakkiù.

Tipo quando guardi un film ad alta tensione e finalmente i protagonisti inseguiti da feroci pesci alieni, scappano su un motoscafo e si abbracciano stretti. Fiuuuuu, salvi. E poi tra ta tannnnnnn un pesce alieno era sulla barca e loro sono in trappola.

Reso l’idea no? Peccato che non sia un film, ma siamo noi a novembre. Ah già ma son quasi pronti i vaccini, il 27 dicembre c’è il V-Day, dai che in un mese ce lo leviamo di torno.

Ed eccoci ai miei post di dicembre: ‘sta volta mi  sembra di leggere il mio diario delle medie, con quelle frasi scritte in 3D che portavano messaggi per la salvezza dell’universo tipo : “Non perdere la speranza, dopo ogni notte sorge il sole”.

Per carità è vero eh, ma certi giorni ci sono pure gli uragani.

Ora siamo di nuovo a marzo e che scrivo? Mi sento come se fossi stata fidanzata con la Speranza e mi avesse messo le corna. Io ci provo a credere che non lo farà più, ma mi viene difficile.

Perché diciamoci la verità, questo secondo anno di pandemia fa vacillare non solo gli ottimisti, ma pure quelli come me, che mio marito definisce “nel mondo delle favole”.

Sono cioè arrivata al punto che quando penso positivo, mi sento idiota. Proprio come lo ero alle medie.

Poi però mi viene in mente il mio ruolo, l’approccio che utilizzo nel lavoro e così mi sono spremuta le meningi per trovare un modo per sopravvivere a quest’ennesimo periodo difficile e non demoralizzarsi.

Ed allora quando ansia, stanchezza e paura fanno capolino, non c’è altro da fare che mandare in panchina la speranza e far appello alla razionalità e cercare quindi di capire che “vantaggi” ci potrà portare in futuro la situazione che stiamo vivendo da marzo scorso:

  • Darci la possibilità di sbagliare: Avete presente quando ci diamo un obiettivo e falliamo? Di solito ci sentiamo degli scarti umani, dei falliti. Che siano piccoli o grandi insuccessi, ci sentiamo sbagliati. Pensiamo allora che da parecchi mesi, il mondo intero sta cercando di venire a capo di questa pandemia. Il mondo intero! Le persone che governano, i politici più esperti, i medici più illustri. Che ne dite di darci la possibilità di commettere qualche errore e considerarli semplicemente esperienze da cui imparare?

 

  • Perseverare: Da più di un anno, nessun politico ha detto “basta, arrendiamoci”, nessun medico ha detto “basta, non curo più nessuno”, nessun ricercatore ha detto “basta, non studio più una cura”. Ripensarci, in futuro, potrà servirci per capire che se una cosa non si avvera subito non significa che il destino ci sta suggerendo di desistere, ma semplicemente che ci vuole più tempo. Quindi, se qualcosa ci interessa sul serio, non arrendiamoci alle prime avversità.

 

  • Allenamento alla frustrazione: Questo anno è stato un corso accelerato di sopravvivenza e  di resistenza alla frustrazione. Un domani, ci servirà di sicuro per rimanere sereni di fronte a contrattempi e disguidi che ci sembreranno niente di fronte all’impossibilità di abbracciarci e di stare insieme.

Certo queste strategie di pensiero non ci cambieranno la vita, ma possono essere un gancio cui attaccarci nei giorni più bui.

In attesa che tutto torni come prima della pandemia inoltre, scriviamo su un quaderno quello che abbiamo capito ci interessi veramente fare. Avvantaggiamoci quanto più possiamo così quando si potrà, saremo già sul nastro di partenza!

Ve ne vengono in mente altri?

Scrivetemeli nei commenti sulla mia pagina Facebook o profilo Instagram comepsicologafaccioridere

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Pronto Mamma

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È partito lunedì 8 febbraio, un progetto a cui tengo molto.
È un servizio di supporto psicologico telefonico promosso dal Comune di Viareggio e dalla Biblioteca Comunale Marconi Immaginaria dei Ragazzi.
Vi lascio qui sotto il video di presentazione.

Questo servizio nasce dalla consapevolezza che l’attuale pandemia abbia reso molto difficile incontrarsi tra future mamme o partecipare ad incontri di gruppo, nonché essere supportate da parenti ed amici spesso fuori comune e quindi senza la possibilità incontrarsi nei periodi di maggior inasprimento delle norme anti Covid. Una futura mamma ed una neomamma può quindi ritrovarsi sola fisicamente e spesso, di conseguenza emotivamente. Ecco allora l’intenzione di aggirare l’ostacolo di sostenere le mamme in presenza, utilizzando il telefono, semplicemente facendo una telefonata.

La gravidanza ed il post partum sono periodi di grandi cambiamenti e spesso si possono affacciare ansie e preoccupazioni. Si può pensare che basti confidarsi con un’amica o con una persona di riferimento, ma a volte, sentirsi dire “che è normale essere tristi o giù di morale” da qualcuno che ci conosce molto bene, da un lato ci fa pensare che “menta” sulla base dell’affetto che prova nei nostri confronti e dall’altro si tende a ricevere solo conforto e non anche strategie d’azione. Parlare con qualcuno che sia al tempo stesso competente in materia, ma anche non coinvolto emotivamente, può essere una grande risorsa.

Chiamare non significa che una mamma sia ”sbagliata o incapace”, significa avere un problema ed usufruire di un servizio per risolverlo. Così come quando si ha mal di schiena e si contatta il medico o quando ci bruciano gli occhi e facciamo impacchi di camomilla.

Ovviamente le tempistiche saranno più brevi del supporto in presenza, ma l’approccio della Sdrammatizzazione che utilizzo nel mio lavoro è molto immediato e ben si adatta a questo progetto. Se volete avere maggiori informazioni a riguardo, potete trovarle su Facebook o Instagram nel profilo comepsicologafaccioridere .

Ho deciso di fare un articolo a riguardo perché il telefono è un mezzo che unisce persone lontane e per questo motivo anche se è un supporto telefonico promosso dal Comune di Viareggio, possono chiamare da tutta Italia.
Il servizio è attivo il lunedì dalle 10.00 alle 11.00 ed il giovedì dalle 17.00 alle 18.00 chiamando direttamente me al 333-4664304. Vi aspetto!!!

https://fb.watch/3DFmxOFbLp/

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Qualche cosa di sicuro io farò: piangerò

| bambini, emozioni, famiglia, figli, Mamma Bradipa Psicologa, mamme, Senza categoria

Nell’immensità di incertezze che l’arrivo di un neonato porta con sè, c’è una certezza: che nella pancia, il futuro bebè pensi tra sè:

“Qualche cosa di sicuro io farò: piangerò!”

La prima volta che sentiamo piangere nostro figlio, il cuore ci esplode di gioia perché significa che respira ed è vitale.

Dopo questo momento però, il pianto rappresenterà una mano che ti prende le budella, ci fa un nodo da marinaio e te le rischiaffa dentro la pancia.

Ai corsi di accompagnamento alla nascita ti dicono che il neonato può piangere per vari motivi, ma mentono spudoratamente dicendoti che tu con il tuo istinto di madre capirai cosa fare.

Sticaxxi.

Non è vero mamme, sappiatelo. Qualcuno deve mettervi di fronte alla dura realtà e cioè che farete il giro di tutte le tecniche di rilassamento possibili e che vi fermerete quando si calmerà.
Sarà cioè una via di mezzo tra giocare al lotto e mettere in atto azioni superstiziose. Perché ovviamente ci saranno una serie di coincidenze che accadranno nel momento in cui vostro figlio si calmerà. E quindi, pervasi dal terrore di una notte insonne, le metterete in atto anche le volte successive, certe che la quiete del piccino sia la conseguenza di una specie di formula magica.

Quindi Anastasia Sofia Diletta si è addormentata nell’istante in cui avete alzato la gamba sinistra? E allora ogni volta che piangerà vi trasformerete in gru e starete su una gamba sola.
Tancreduccio ha smesso di piangere quando sul suo pancino avete fatto movimenti che rappresentavano la costellazione di Andromeda? E via ogni volta a ripeterla.
Umberto Fernando Eusebio è crollato mentre sbadigliavate? Rischierete la lussazione della mandibola aprendo la bocca ad intervalli regolari.
Clotildina ha chiuso gli occhietti mentre Zio Adalberto ascoltava “La nostra favola” di Jimmy Fontana? E allora via in loop per minuti e minuti tanto che Youtube si blocca in segno di protesta.

Certo è vero, piano piano imparerete. Diventerete cintura nera di addormentamento e calma. Ma quando finalmente saprete interpretare il pianto di vostro figlio alla prima “u” di “uèèèè”, vi imbatterete nelle teorie educative. E prima o poi pure in quelle fake che vi diranno di lasciarlo piangere per non viziarlo. All’estremo opposto troverete quelle che se non si calmerà prima che la prima lacrima arrivi al mento, la maledizione degli occhi secchi e delicati lo perseguiterà per tutta la vita.

Quindi ricapitoliamo:

prima sei incinta con le neusee, le emorroidi, l’insonnia ed il reflusso;
poi hai un fagotto piangente da interpretare mentre non dormi, non mangi e non ti lavi;
poi un bambino piangente da educare quando pensavi che il peggio fosse passato.

La nonna Corinna ti dice che deve imparare a calmarsi da solo, il nonno Giosuè che con latte e rum prima di dormire, farà una tirata di 8 ore, l’amica con 8 gemelli che se metti i tappi per le orecchie dormirai come un angelo, la vicina di casa che ti mette in guardia sull’importanza dell’ubbidienza perché i bambini sono cani con la parola – e tu -che ti ritrovi con Ginetto che è caduto e si è sbucciato il ginocchio, non sai se fare ciò che ti senti e cioè prenderlo in braccio, dargli un bacino sulla bua e fargli tante coccole o fargli un cocktail di rum, tappi per le orecchie e di pagine del libro “Insegna al tuo cane i comandi per farti ubbidire”.

Ma quindi come si fa? Non è semplice, ma la chiave sta nel guardare quale sia la motivazione del pianto  ed aver ben chiara la differenza tra ESSERCI ed ACCONTENTARE. 
Una è sul piano emotivo, l’altra sul piano materiale. La differenza è sostanziale, ma comprenderla è molto complesso.

Se piange perché vuole il gioco dell’amico, gli spiegheremo il valore del tempo e del sapere aspettare, se piange perché lo lasciamo all’asilo, gli faremo capire che mamma tornerà presto, se avrà paura del buio, che mamma è lì con lui e non c’è nessun pericolo.
Ma se piangerà perché vuole la cioccolata quando abbiamo deciso che ne ha mangiata anche troppa, se qualche lacrima solcherà il suo viso, non succederà niente, basta che noi rimaniamo lì, calme, in attesa che sfoghi le sue legittime emozioni.

Quindi non si vizierà se accorreremo al pianto, ma allo stesso modo non succederà nulla se non smetterà di piangere all’istante.

Diventare genitori è difficile, ma tenete a mente una sola grande regola: quando un bambino piange per BISOGNO DI CONTATTO E AFFETTO, accorrete SEMPRE. Annaffierete il seme di un un futuro adulto sereno e sicuro.

Tutto il resto verrà da sè.

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Il paradosso della signora Armanda

| Mamma Bradipa Psicologa, mamme, neomamme, post partum, Senza categoria

 

 

Ricordo una volta che stavo ritornando da una passeggiata con Giacomo piccino. Lui in braccio piangente e la carrozzina vuota. Non avevo idea di che disagio avesse, stavo imprecando nella mia mente e per un secondo pensai che un criceto sarebbe stato molto più semplice da crescere. Proprio mentre ero ferma alle strisce davanti casa, la mia vicina Armanda mi vede e mi apostrofa così:

 

“Bimba!!! Se continui così sei fritta, non te lo spiccicherai più di dosso, son piccoli, ma son furbi, devi fargli capire subito chi comanda!”

Che rabbia! Ma come si permette questa! Lo so io come educare mio figlio! Chi si crede d’essere!

La fulminai con lo sguardo senza dire nulla, ma ricordo che nonostante le mie conoscenze fossero colme di tutt’ altre informazioni, mi sentii una madre debole e perdente e cominciai a covare una sorda rabbia verso quelle credenze, ma pure verso me stessa.

Una volta rasserenata la situazione mi misi a pensare a come mai quella frase mi avesse così infastidito.

Lì per lì non lo compresi. Anzi direi che non mi fu chiaro per parecchio. Poi mi si accese la lampadina:

Vi siete mai chiesti come mai, nonostante da anni si parli di quanto sia importante ascoltare i bisogni dei neonati, è ancora immensamente diffusa la paura di viziarli?

Vi siete mai chiesti come mai si parla sempre di “chi comanda” e di chi “ubbidisce” come se ci si riferisse ad un animale da circo?

Vi siete mai chiesti come mai se avete letto libri, ascoltato esperti e vi siete confrontate con persone che ritenete importanti per voi, se una persona per strada vi dice che tenendo sempre in braccio vostro figlio lo vizierete, in voi si insinua un dubbio? Una microscopica crepa nelle vostre certezze?

PER IL PARADOSSO DELLA SIGNORA ARMANDA (che mi sono inventata io😅)

per il quale fa più paura lo spauracchio di un futuro adulto diPENDENTE da noi di uno con problemi psicologici e relazionali.

A parte che accogliendo i bisogni di un neonato non lo si rende in nessun modo dipendente o viziato o piagnucolone o debole, ma a parte questo perché certe frasi ci colpiscono così tanto nonostante conoscenze, studi e propensioni personali? E soprattutto dopo parecchi anni in cui si sono diffuse le conoscenze dell’importanza di rispondere ai bisogni del neonato per evitargli ferite emotive che avranno conseguenze anche nell’età adulta?

Ero una mamma cattiva ad essermi preoccupata di star educando mio figlio nel modo sbagliato?

Lo erano tutte quelle che mettono in pratica ciò che diceva la mia vicina?

Certo che no!

Tutto ciò succede per il fine ultimo di un genitore crescere un bambino per renderlo un adulto capace di badare a se stesso, staccarsi dal nido e costruire una sua famiglia.

Una spiegazione per la conservazione della specie, dunque. Nessuna cattiva intenzione. Ma al giorno d’oggi si sa che non si diventa madri o padri solamente concependo un figlio, ma crescendolo ed amandolo. Quindi direi che è arrivato il momento di sovvertire questo pensiero facendo comprendere a tutti che in realtà è l’esatto contrario:

più si accoglieranno i bisogni di un neonato e più diventerà un adulto autonomo, sereno e sicuro.

Praticamente dobbiamo eliminare il PARADOSSO DELLA SIGNORA ARMANDA e diffondere il PRINCIPIO DELLA SIGNORA GIORGIA (anche questo me lo sono inventata io😆): un neonato non ha vizi, ma solo bisogni ed accoglierli lo farà crescere sereno e sicuro.

Mi aiutate a farlo circolare?

Faccio un appello alle aziende che producono test di gravidanza: potete per favore scriverlo nelle istruzioni? Bello grosso, in grassetto. “DA LEGGERE MENTRE SI ASPETTA CHE IL TEST SIA PRONTO!”

 

P.s. Il nome Giorgia è ispirato a Giorgia Cozza autrice di innumerevoli testi sui bisogni dei neonati.

P.s2. se incrociate una mamma con un bambino che piange, sorridetele, – adesso che siamo tutte con le mascherine parlate loro con gli occhi come a dire “Forza mamma, sono con te, stai facendo del tuo meglio!”

 

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Quel gran pigliameriti di Babbo Natale

| Natale, Senza categoria

Ogni anno, all’incirca a metà novembre, si comincia a parlare di Natale.

Da quando si diventa genitori, alla classica “MagiaDelNatale” si aggiunge la MAGIADIBABBONATALE che scalda il cuore dei bambini facendo pensare loro a questo nonnone del polo nord che costruisce giocattoli insieme agli elfi e che poi li distribuisce a tutti tutti tutti i bimbi in una notte sola.

Fin dal loro primo Natale, a soli 5 mesi, la Vigilia lasciamo latte e biscotti, a un anno e mezzo iniziamo a portare i piccini ai Villaggi di Babbo Natale, a fare le foto con qualsiasi simil Babbo Natale che avvistiamo e soprattutto cominciamo a scrivere le letterine. Ogni anno ci anticipiamo con i preparativi, aggiungiamo particolari magici e bellissimi che facciano traboccare di stupore gli occhi dei nostri bimbi.

Nessuno ci avvisa però, che ad una certa età, tutti questi particolari ci si ritorcono contro e ci complicano la vita non poco.

Tipo quando hai finito di comprare i regali, sei felice e in pace con te stessa perché hai preso tutto ciò che era scritto nella letterina ed una sera, mentre ti stavi per addormentare ti dicono: “Mamma chissà che cosa  ci porterà Babbo Natale che non abbiamo chiesto” e tu maledici quel Natale in cui, per giustificare dei pensierini inaspettati avevi detto che Babbo Natale fa anche dei regali a suo gusto.

O quell’altra volta che avevi deciso che fosse la Befana a portare dei librini, ma loro (sempre quando ti stai addormentando sia chiaro) ti dicono: ” Chissà che librini ci porta Babbo Natale quest’ anno! Lui ci porta sempre dei librini!” Perché per invogliare tuo figlio alla lettura avevi detto che Babbo Natale è contento se i bimbi leggono e che ogni anno lasciava qualche libro che gli piaceva.

Tutto ciò è condito da:

“Povero Babbo Natale a portare i giochi in tutto il mondo in poche ore”, “Meno male che ha gli elfi al aiutarlo!”, “Che fortuna che ci porta i regali lui così te e papà risparmiate un sacco di soldi!”

Insomma ‘sto omino si becca tutti gli onori e nessun onere.
Me lo vedo su una spiaggia caraibica a prendere il sole ed a sorseggiare cocktails, leggendo letterine su letterine piene di complimenti e gentilezze, colme di richieste che non esaudirà mai!

Perché OVVIAMENTE gli oneri son tutti nostri! I famosi elfi che si fanno il mazzo siamo noi!

Con i biglietti nascosti in tasche segrete delle borse scritti in un misto tra geroglifici e lingue sconosciute sia mai venissero trovati, con le nottate a cercare le offerte migliori, con le scuse più assurde per distrarre i fanciulli e riuscire a nascondere i regali, con la nostra insistente richiesta di scrivere nero su bianco i doni sulla mitica letterina per poter cominciare ad acquistare e con l’abilità comunicativa di un Nobel in intercomunicazione intergenerazionale per far capire ai parenti i regali richiesti.
Anche perché oggi giorno se non ricordi alla perfezione un nome di un gioco sei nei guai.

Per ciò che riguarda Barbie, animaletti a pile, bambole e bamboline, da un paio d’anni tutto gira intorno ad una manciata di parole:

Arcobaleno

Unicorno

Fantasia

Magic

Sogni

Capite bene che se sbagliate l’ordine, invece di un unicorno alato che cavalca sull’arcobaleno, potreste ritrovarvi con un magic arcobaleno che disegna unicorni!

D’altra parte se siete alle prese con Transformers e dinosauri, non andrà meglio perché tutto è più bello se più grande e quindi praticamente in ogni gioco troverete parole come:

Mega

Super

Gigante

Fantastico

Stellare

E se a questi aggettivi non fate seguire il soggetto giusto sarà un macello.  Perché Mega tirannosauro rex non è lo stesso di Super fantastico Tirannosauro e nemmeno del Brontosauro mega stellare.

Immaginate quando dovete spiegare tutto questo a nonni e zii.

Anche perché non puoi ovviare spiegando cosa fanno perché tutti fanno le stesse 3-4 cose! (Che spesso sono anche schifose!)

L’unica salvezza, credetemi, è inviare le foto e dire loro che le facciano vedere al giocattolaio. Incrociare le dita e convincersi che Babbo Natale esiste, così in caso di errore la colpa sarà sua. Anche perché visto che si becca tutti i meriti, qualche possibile sgridata potrà pure sopportarla, no?

Comunque, in un modo o nell’altro arriva la Vigilia e ogni anno ti chiedi come della carta così sottile possa fare un rumore così forte anche se manovri i pacchi con lentezza e precisione e con la stessa ansia di un ladro durante un colpo in gioielleria.

Per calmarti, nella tua testa ti ripeti il piano di emergenza, cioè che hai beccato Babbo Natale sul fatto, ma speri che non serva.

Finito ogni allestimento, a notte fonda, ti addormenti con l’angoscia di aver scordato qualche gioco in qualche armadio o peggio, di aver scordato di comprare quel gioco che “Ma come mamma non l’avevi aggiunto alla letterina come ti avevo detto?”

Ti giri e ti rigiri tutta la notte promettendo che il prossimo anno lo stress non ti farà suo e all’improvviso vieni svegliata dalle vocette più tenere e meravigliose che ti fanno scordare ogni difficoltà e che ti chiedono: “Andiamo a vedere se è passato Babbo Natale?”

Ed allora ti dici che il prossimo anno anticiperai ancora di più i tempi, aggiungerai ancor più particolari e ti incasinerai ancora di più, solo per vivere ancora più intensamente quella magia e quella luce di meraviglia.

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La scuola ai tempi del Covid

| Mamma Bradipa ironica, Senza categoria

Scuola 2020.

Faccio un breve riassunto da prima che iniziasse fino ad inizio ottobre. Poi il commento lo lascio a voi occhei?

Premetto che ho due figli che soffrono di rinite allergica e che frequentano rispettivamente elementari ed asilo.
Alla riunione delle elementari ci dicono che in caso di raffreddore allergico è possibile portare un certificato medico che lo attesti e così quando è stato il turno dell’incontro con l’asilo, non appena hanno detto “RAFFR..”, io ho alzato la mia bella manina e in un incrocio tra Elias e Tisini dei ragazzi della 3° C, ho preso parola e ho detto: “Per l’allergia posso portare il certificato vero?”

A quel punto sfodero già un bel sorriso che avrebbe accompagnato un “Benissimo”, ma mi rimane bloccato stile paralisi non appena sento la ben diversa risposta:

“ASSOLUTAMENTE NO”

Rimango basita e chiedo “In che senso” stile Verdone, quando in realtà avrei voluto dire “Sta scherzando vero???” oppure direttamente: “Dai uscite fuori, lo so che siete Scherzi a Parte!”

La mia referente dal canto suo rimane impassibile e parla riuscendo a muovere i muscoli della bocca lasciando immobile tutto il resto, tanto che se avesse detto “Mi fai le coccole?” Avrei pensato potesse essere il canino a pile di mia figlia.

Insomma: “Signora all’infanzia non vi è né distanziamento né l’uso delle mascherine pertanto sua figlia potrebbe sì starnutire perché allergica, ma essere potenzialmente positiva asintomatica e diffondere il virus tramite le goccioline dello starnuto stesso.”

PAUSA… LOADING…

“Sì vabbè, ma boia d’un mondo, Leopardi in confronto a te era Pollyanna fatta di funghetti allucinogeni che rideva h 24!!!! Allora pensiamo a tutte le catastrofi del mondo!!!! Pensiamo che non mettano più il fondo di cioccolata nel Cornetto Algida o che non diano più la Fletcher in tv e piangiamo tutto il giorno inginocchiati sui ceci guardando la D’Urso!!!!”

No perché allora poi mi viene il dubbio che al governo sembrino intelligenti, ma potrebbero essere idioti asintomatici a pensare che un bambino under 6 non faccia mai uno starnuto!

Nella realtà però ho risposto “Ah ok, allora non la manderò”.

Incanalo allora tutte le mie energie sulle elementari. Missione evitare di ammalarsi/di fare il tampone/ di stare assenti, più tempo possibile.

  • Prima di tutto vado in farmacia e compro l’integratore più gagliardo del mondo, quello che si narra abbia addirittura dato Geppetto a Pinocchio per togliergli gli acciacchi da burattino.
  • Compro la mascherina più mascherosa dell’universo, così galattica che se la lanci in aria apre un portale per parlare direttamente con il Ministero della Salute e con un filtro così filtrante che quello a cono degli assorbenti Lines, scanzati, questo è a DODECAEDRI!!!!
  • Allestisco una stanza di decontaminazione nell’ingresso, con gel, zona cambio, zona recupero vestiti usati, igienizzazione all’aria dello zaino (cioè lo lascio lì un po’ ;-)) e recitazione di scongiuri napoletano-tibetani.

Comincia la scuola e Giacomo prende il virus gastrointestinale dopo 5 giorni effettivi.
Come ogni anno.
Ormai da tre anni. L’anno scorso lo prese il terzo giorno, stiamo migliorando.

Uff che palle ora sta male, perde la scuola, poi lo prende anche la sorella ecc ecc.

Poi l’illuminazione: cazzo ma sarà mica un sintomo covid compatibile?????!!!!

Prendo la lista dei sintomi:

Raffreddore/naso che cola/starnuto se annusi il pepe/starnuto se guardi il sole/starnuto se ti strusciano una manciata di polvere sul naso.
– Tosse/tosse se ti sei strozzata con la caramella/tosse se il dottore ti dice “dai un colpo di tosse”/tosse se vuoi richiamare l’attenzione.
– Febbre sopra i 37.5, ma anche 37 mica va bene eh, via facciamo 36.8 massimo.
– Occhi rossi pure se ti ci sei infilata un dito dentro/ occhi lacrimanti pure se stai piangendo.
– Virus gastrointestinale/MAL DI PANCIA/diarrea pure se sei stato a pranzo da nonna e hai mangiato in un giorno quanto mangeresti in 5/ vomito pure se hai fatto 8 ore di tornanti in montagna.
-Rush cutaneo anche se è il rossetto a lunga durata di zia Piera che ti ha sbaciucchiato l’altroieri.

Morale: tampone fatto dopo nemmeno 15 giorni di scuola. (Negativo per fortuna)

Missione: fallita

Livello di sculo: pro

Livello di la vedo molto dura: ultrastellare.

Care mie, la verità è una sola. Si stava meglio quando c’erano i pidocchi.Almeno loro, non erano covid compatibili.

 

Se vi va, ho fatto anche la versione video! Qui sul mio canale https://youtu.be/NoWwBqzybIE

(L’autunno comunque è il periodo per antonomasia di virus e virussetti, vi lascio anche l’articolo che scrissi l’anno scorso ante Covid!)
https://blog.pianetamamma.it/diariodiunamammabradipa/non-aprite-quella-portiera/
P.S. nel frattempo Giacomo ha fatto un secondo tampone a fine ottobre per super raffreddore!

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Non giudicare una neomamma alla prima apparenza

| Mamma Bradipa polemica, Senza categoria

Una mattina di quest’estate, al mare, il rumore delle onde era sovrastato da un pianto disperato.

Ruotando la testa verso la sua provenienza, vedo una mamma che cammina in su e in giù, tra le braccia una manciata di chili che si dimenava velocissimamente e nervosamente e lo sguardo smarrito nel vuoto.

Piano piano dagli ombrelloni intorno a me hanno cominciato a levarsi commenti a mezza bocca:

“Ma povero bimbo perché non lo calma?”

“Hei è già viziato vedi?”

“Non lo coccola nemmeno, piccino!”

“Per me ha le coliche, perché non gli dá le goccine?”

“E’ troppo agitata! Ma non lo sa che lo fa piangere ancora di più?”

Io ascoltavo basita e d’un tratto si è palesata in me la considerazione che per le persone che giudicano alla prima apparenza esistono solo due tipi di mamme:

le MAMMEDIEMME che non sanno educare e

le MAMMEDIEMME che non sanno accudire.

Se ne deduce che per il totale di spettatori, coloro che hanno un figlio piangente, sono tutte MAMMEDIEMME.

Certo perché i neonati bene educati e ben accuditi quando hanno qualche bisogno, alzano la manina e dicono :”Mammina mia adorata, quando ti aggrada potresti cambiarmi il pannolino/darmi da mangiare/farmi dormire?” Ovvio.
E poi invece di giudicare perché non chiedete se potete fare qualcosa? Perché se è il tuo primo giorno di lavoro puoi essere affiancata da un esperto, se sei a scuola puoi farti rispiegare la lezione, ma se hai un neonato da 3 minuti, devi essere capace di intervenire in qualsiasi circostanza DA SOLA, pure nel caso in cui ti prendesse un colpo per lo stress e dovessi farti una puntura al centro del cuore come in “The Rock*” .

All’improvviso una coppia anziana che sembrava innamorata da 200 anni e ricordava in quanto a tenerezza, la coppia di uccellini di Robin Hood Disney, passando lì accanto per andare verso il mare, si rivolgono verso la giovane mamma: ” Cara, possiamo fare qualcosa per te?”
Io mi sarei alzata in piedi ed avrei cominciato ad applaudire forsennatamente, ma mi sono data un tono ed ho esultato solo con le pupille.

La giovane mamma, con gli occhi increduli e stupiti, scoppia a piangere e singhiozzando dice loro: ” Mio marito è partito stamani alle 5 per lavoro e tornerà fra 4 giorni, il bimbo si è svegliato, strasonnato, adesso lo vedo che ha sonno, ma non dorme, allora forse ha fame, ma non si attacca, bo io non ce la farò da sola con lui 4 giorni! Già dopo poche ore sono esausta! Mia mamma mi ha detto che viene ad aiutarmi se ho bisogno, ma io penso ai racconti delle mie amiche che con uno o addirittura due bimbi piccoli fanno tutto! Da sole! Sono un’incapace…”

I nonnini la lasciano finire e poi l’uomo rivolgendosi alla moglie, parlando sotto voce come se quel pianto non esistesse, le dice ” Gina te lo ricordi quella volta che per far addormentare Mauro facemmo 20 chilometri in macchina ed alla fine ci fermammo a bordo strada a fare un pisolino perché eravamo devastati?”

“Certo caro me lo ricordo! E quando cenammo a tonno e fette biscottate perché non eravamo riusciti ad andare a fare la spesa?”

I due risero complici e nostalgici e poi la nonnina aggiunse alla neomamma: “Cara, allevare un bambino piccolo è difficile in 2, in 3 in 10 persone. Ogni giorno non si sa cosa succederà e dividere i compiti non è sintomo di inefficienza, ma di sopravvivenza.” Una carezza sulla spalla e proseguirono verso la riva.

La mamma, che si era distratta per qualche secondo attenta ai racconti dei coniugi, aveva rilassato le braccia e le spalle, rallentato il battito, disteso la fronte. Il piccolo, ancora inquieto, aveva smesso di piangere e la mamma frastornata da quegli attimi, si era seduta all’ombra ed aveva riproposto il seno al suo piccolo. Dopo 10 minuti dormivano entrambi.

Morale della favola: dove si comprano due nonnini uguali a quelli?????

Scherzo.

Ma quando cavolo la smetteremo di giudicare le mamme? Per di più a prima vista? Che le mamme li sentono i vostri sguardi inquisitori penetrare le loro nuche, le vedono le frecce luminose lampeggianti che le indicano. Si sentono sotto esame! Si sentono come di fronte ad una giuria che le fa andare avanti con 3 sì e sperano che dicano loro : “Hai il Mum factor!!!”

EBBASTA! Ma voi sapete fare tutto? Scommetto che a volte vi si brucia qualcosa in forno nonostante abbiate la ricetta. E che accettate volentieri qualche trucco per smacchiare i colletti delle camicie che vi rimangono sempre grigi.

Quando riusciremo a far passare il concetto che essere genitori è difficile e che se siamo più esperte sarebbe bello poter dare una mano invece che pensare che le neommme siano esseri difettosi di cui fare il reso?

EDDAI.

*https://it.wikipedia.org/wiki/The_Rock_(film)

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Ma perché voi prima dei figli eravate SEMPRE felici??

| Mamma Bradipa ironica, Senza categoria

Allora ammettiamo che siate in giro con il vostro frugoletto neonato.

Avete dormito 8 ore in 8 giorni e benché sia estate, avete indossato un vestito di velluto perchè è l’unico indumento pulito che avete trovato in casa oltre all’accappatoio.

Incontrate una persona X, pensate voi al prototipo che vi infastidisce di più e fissatelo nella vostra mente.

Ora immaginate che vi dica:

“Ciao cara!!!!! Ma allora è nato!!!!! Ma allora adesso per te esiste solo la felicità, la beatitudine, la gioia, la gratitudine, l’apoteosi, il gaudio più immenso!!!!”

E tu rimani lì impalata, tra la voglia di piazzarle una testata in mezzo alla fronte e quella di urlarle in faccia un mega vaffanxxxx con tanto di alitata e sputacchi e con una forza tale che lo spostamento d’aria dell’onda energetica di Goku in confronto è una puzzetta di passerotto.

Con immane difficoltà non lo fate e balbettate: “Sì insomma per ora è un po’ dura…”.

La persona X sgrana gli occhi ed esplode: ” Ehhh ma che muso lungo! Hai una creatura sana e bellissima tra le braccia e ti lamenti?! Mahhh!”

Rimanete lì come una cacca. La persona X se ne va e voi tornate a casa con voi stesse, vostro figlio ed un senso di colpa così pesante che fa suonare il sensore dell’ascensore.

Ora io vorrei dire una cosa:

M prima dei figli voi eravate sempre felici?


No vero? Ed allora non è che un figlio è una gomma che cancella le emozioni negative e mai e poi mai più più piùissimo proverete tristezza/rabbia/paura.

Già si parte “con danno” come direbbe mio figlio in piena fase carte Pokemon, perché nasce il bebè e così per scherzetto, la natura ti regala il crollo ormonale, perché aver partorito, essere private del sonno e avere le puppe doloranti non era abbastanza.

Poi cambia tutto, perché bisogna assestarsi alla nuova vita, ritrovare un equilibrio col papà, magari il papà è geloso di mamma e bimbo o voi siete gelose di papà e bimbo, le coliche, le cacche straripanti, i consigli non richiesti ingeneranti ansia che esplode come la cola con la Mentos,  le prove per capire come cacchio si smacchiano i body dalla cacca straripante (mi raccomando levateli dalle gambe, fidatevi, n.d.r.), il ruttino, le gocce di vitamine e la zia Abelarda che vi chiama mentre stavate facendo il pisolino per dirvi che cominciano le nuove puntate di Don Matteo.

Come se questo non bastasse, la vita va avanti.

Magari vi si rompe la macchina e dovete spendere 500€ ,mica potete pagare in pannolini usati!

Vi casca un cassetto sul mignolino del piede, non è che ci poggiate sopra vostro figlio e magicamente il dolore sparisce!

Oppure pensiamo a cose tipo andare a fare la spesa prima e dopo i figli o andare al mare prima e dopo i figli. Persone X avete presente?

Quindi care neo mamme, tutte ‘ste persone X, ma pure Y e Z, non possiamo eliminarle, le troveremo sempre e soprattutto quando saremo stanche e avvilite. Però possiamo imparare a rispondere a tono alla loro domanda circa la nostra felicità! Come? Con un esercizio di burla e sdrammatizzazione, ovvio! Fate un’espressione seria e solenne e dite:

“Guarda ti rispondo con una frAse del celebre poeta erandonio: <<Nel cammino della vita, quando è grano, quando è calamita!>>”.

Me lo sono appena inventato, non ha alcun significato, ma sapete che figurone farete???!!!! E invece che col senso di colpa, tornerete a casa con orgoglio e gagliardezza stile emoticon con gli occhi a stella!!! Il sensore dell’ascensore non suonerà, ma dovrete entrare di profilo per riuscire a far passare tutta la vostra magnificenza!!!

E soprattutto potrete sghignazzare stile Muttley immaginando le persone X che passeranno la giornata a cercare il significato della vostra citazione su Google!

N.B: NESSUNO HA DIRITTO DI DIRCI COME DOBBIAMO SENTIRCI E SOLO NOI SAPPIAMO PERCHÉ CI SENTIAMO IN UN CERTO MODO! GIUDICATE MENO E OFFRITE IL VOSTRO AIUTO, CASOMAI.

 

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I PregiuVizi

| Mamma Bradipa tenera, Senza categoria

PregiuVizi

Nonostante i tempi del “lascialo piangere che si fa i polmoni” siano passati, ancora troppo spesso si sente scambiare i bisogni dei neonati per vizi. Ed infatti, se fino a che non nasce un bebè vizi e bisogni vengano considerati due concetti diametralmente opposti, quando la mamma non ha ancora cambiato espressione tra la smorfia di dolore dell’ultima spinta e il sorriso commosso della felicità del primo abbraccio con suo figlio, comincia a ricevere informazioni contrastanti che a mio avviso possono essere definite come  PregiuVizi. Dati da chi non conosce né il significato della parola vizio, né le competenze di un neonato.

Perché se si dà una rapida occhiata sul dizionario, ci accorgiamo subito di come tra di loro vi sia una grande e sostanziale differenza:

I bisogni, sono la mancanza di qualcosa di indispensabile.
I vizi invece, sono abitudini radicate che provocano nell’individuo bisogni morbosi di qualcosa per lui nocivo.

Tra i bisogni, troviamo la fame, il sonno, il contatto, il contenimento;

Quali sono invece i vizi di un neonato? Ve ne viene in mente nessuno? Un bel sigaro cubano tra le dita di un bebè? Un ritrovo tra poppanti sorseggiando whisky? Una bisca clandestina under 1?

No vero? Scherzi a parte, non riuscite a trovare vizi da neonati semplicemente perché le strutture cerebrali di un bambino piccolo non sono in grado di mettere in atto un comportamento così complesso.

Noi adulti siamo biologicamente programmati per accorrere al pianto del neonato che è per questo particolarmente acuto e fastidioso, ed è anche l’unico modo che i neonati possono utilizzare per  comunicare un bisogno.

Spesso invece le neo mamme sentono un’incredibile ansia da prestazione mentre ascoltano gli ammonimenti di chi dice loro “guarda che se lo tieni sempre in braccio poi non si abituerà mai a stare da solo”, “Se accorri ogni volta che piange, ti terrà in pugno”, “Se lo allatti troppo spesso diventerai il suo ciuccio”. Vivono nell’ansia che se lo coccoleranno un po’ troppo, saranno per sempre sue schiave. 

In realtà è l’esatto contrario: ascoltare e soddisfare i bisogni dei neonati li renderà più sereni, più tranquilli e più sicuri.

Con i bambini è fondamentale considerare lo scorrere del tempo: il neonato ha bisogno di certe cose, mano mano che crescerà di altre. Non facciamo il suo bene se “lo abituiamo” a qualcosa che verrebbe spontaneamente più tardi. Anzi lo ritardiamo perché non ascoltando il bisogno di contatto e contenimento lo renderemo un bambino meno sicuro.

Pensateci:
Perché nessuno si stupisce se a 6 anni un bimbo va in prima elementare e non in quinta?

Perché nessuno compra ai propri figli scarpe più grandi di 5 numeri?

Perché ad un mese non diamo da mangiare ad un neonato il cinghiale in umido con i porcini fritti?

Perché “Ogni cosa a suo tempo”!!!

Quando cresceranno infatti, sarà nuovamente la natura a venirci incontro, dando ai bambini il bisogno di esplorare e conoscere e smetteranno di voler stare sempre in braccio, ma se avremo sempre accolto i loro bisogni, avranno la sicurezza che potranno sempre tornarci.

 

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5 argomenti su cui è impossibile non ricevere consigli non richiesti

| Mamma Bradipa ironica, Senza categoria

Quando si diventa mamme, spesso, sembra di sbagliare qualsiasi cosa.

Ok ci sono gli ormoni, il cambiamento totale di vita, la stanchezza ecc ecc, ma a pensarci bene, la goccia che spesso fa traboccare il vaso dell’insicurezza, sono i commenti di quelle persone che ti devono criticare per forza.

Non ascoltano ciò che dici, ma partono dal presupposto che sia meglio il contrario di ciò che fai. Così, per il gene del “TiVoglioRompereLeScatolePerSport”.
Potremmo mandarle in tilt mettendo loro davanti due cloni che fanno contemporaneamente cose opposte, ma ahimè non è possibile.

Quindi? Quindi bisogna prenderne coscienza e farci una bella protezione psicologica imbellettata esternamente da “Sì sì hai ragione”, ma dall’interno indistruttibile di “Faccio come cavolaccio pare a me”.

Ci sono vari argomenti su cui queste tipologie di persone vanno a nozze e che non saranno d’accordo con voi a prescindere. Ne ho presi ad esempio 5:

Allattamento:

Se lo allatti al seno: “Sei sicura di avere abbastanza latte?”, “Non lo attaccherai troppo spesso?”, “Piange, perché non lo allatti?”. Se lo allatti al biberon: “Oh peccato che tu non possa vivere il meraviglioso periodo dell’allattamento”, “Non hai paura che non possa stabilirsi un vero legame tra voi?”, “Ah, non avevi voglia di fare qualche sacrificio eh?!”.

 

Vizi:

Se accorri mentre piange, dorme nel lettone e lo tieni in braccio ogni volta che lo desidera, lo vizierai per sempre. Se sta piangendo perché gli hai detto di no per un motivo validissimo, ama dormire a stella nel suo lettino e invece che in braccio se la spassa nella carrozzina, sei una madre che non ha voglia di prendersi cura di suo figlio.

 

Cibo:

Se fai lo svezzamento classico: “Ma lo sai che questo metodo è superato? Ma sei rimasta agli anni ’80!”, “Guarda che poi non esci più dal vortice delle pappine eh!”, “Ah se vieni a cena da noi, spero bene che tu lo faccia mangiare le stesse nostre cose, non fare l’antica!”. Se fai l’autosvezzamento: “Cosaaaaa???? Ma sei matta??? Ha bisogno delle sue pappette!”, “E’ pericolosissimo si può strozzare!!!”, “Ma cos’è tutta questa voglia di essere moderni???”

Nido:

Se il bambino va al nido, comprometterà per sempre il suo sistema immunitario ammalandosi troppo e sei una madre degenere perché non lo lasci ai nonni. Se non va al nido, sbagli, perché i bambini hanno bisogno di stare con i bambini e dopo diventerà un inguaribile mammone.

 

Malanni:

Se tuo figlio si ammala sempre: “Ovvio lo copri troppo!”, “Perché lo tieni sempre in casa!”, “Te l’avevo detto di non farlo uscire ieri!”. Se tuo figlio non si ammala mai: “Secondo me tuo figlio non sta bene perché i bimbi piccoli devono ammalarsi!”, “Poi vedrai che si ammala una volta fortissimo e son guai!”, “Non sarà mica per quegli integratori strani che gli dai?”

 

Morale della favola? Mamme ascoltate le vostre emozioni e fidatevi di voi stesse!

(Ovviamente rivolgersi al ginecologo-ostetrica-pediatra per ciò che riguarda l’ambito medico)

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