Mamma Bradipa Psicologa

Secondo anno di Covid: strategie per non demoralizzarsi

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Rileggendo i miei articoli dello scorso marzo, mi faccio quasi tenerezza.

Trasudano di ottimismo, perché “il lockdown è l’occasione per rivedere le nostre priorità, per passare del tempo esclusivo con i nostri figli, per mettere in atto tutti quei PIANI B che avevamo sempre scartato. E per fare il pane”.

Ogni foto è fradicia di speranza, pervasa di romanticismo e di fiducia sul genere umano che, chiamato ad affrontare questa prova, ne uscirà migliore.

Tutti noi siamo certi che con l’estate tutto tornerà come prima, che “teniamo duro questi due mesi e poi vivremo la vita a mille”.

Ed in effetti, l’estate scorsa, se non avevate in mente viaggi galattici o serate tra discoteche e concerti, è andata piuttosto benino.

Quindi l’essere umano che fa? Si rilassa. E’ andata. Ce la siamo vista brutta, ma ciaone. Covid fakkiù.

Tipo quando guardi un film ad alta tensione e finalmente i protagonisti inseguiti da feroci pesci alieni, scappano su un motoscafo e si abbracciano stretti. Fiuuuuu, salvi. E poi tra ta tannnnnnn un pesce alieno era sulla barca e loro sono in trappola.

Reso l’idea no? Peccato che non sia un film, ma siamo noi a novembre. Ah già ma son quasi pronti i vaccini, il 27 dicembre c’è il V-Day, dai che in un mese ce lo leviamo di torno.

Ed eccoci ai miei post di dicembre: ‘sta volta mi  sembra di leggere il mio diario delle medie, con quelle frasi scritte in 3D che portavano messaggi per la salvezza dell’universo tipo : “Non perdere la speranza, dopo ogni notte sorge il sole”.

Per carità è vero eh, ma certi giorni ci sono pure gli uragani.

Ora siamo di nuovo a marzo e che scrivo? Mi sento come se fossi stata fidanzata con la Speranza e mi avesse messo le corna. Io ci provo a credere che non lo farà più, ma mi viene difficile.

Perché diciamoci la verità, questo secondo anno di pandemia fa vacillare non solo gli ottimisti, ma pure quelli come me, che mio marito definisce “nel mondo delle favole”.

Sono cioè arrivata al punto che quando penso positivo, mi sento idiota. Proprio come lo ero alle medie.

Poi però mi viene in mente il mio ruolo, l’approccio che utilizzo nel lavoro e così mi sono spremuta le meningi per trovare un modo per sopravvivere a quest’ennesimo periodo difficile e non demoralizzarsi.

Ed allora quando ansia, stanchezza e paura fanno capolino, non c’è altro da fare che mandare in panchina la speranza e far appello alla razionalità e cercare quindi di capire che “vantaggi” ci potrà portare in futuro la situazione che stiamo vivendo da marzo scorso:

  • Darci la possibilità di sbagliare: Avete presente quando ci diamo un obiettivo e falliamo? Di solito ci sentiamo degli scarti umani, dei falliti. Che siano piccoli o grandi insuccessi, ci sentiamo sbagliati. Pensiamo allora che da parecchi mesi, il mondo intero sta cercando di venire a capo di questa pandemia. Il mondo intero! Le persone che governano, i politici più esperti, i medici più illustri. Che ne dite di darci la possibilità di commettere qualche errore e considerarli semplicemente esperienze da cui imparare?

 

  • Perseverare: Da più di un anno, nessun politico ha detto “basta, arrendiamoci”, nessun medico ha detto “basta, non curo più nessuno”, nessun ricercatore ha detto “basta, non studio più una cura”. Ripensarci, in futuro, potrà servirci per capire che se una cosa non si avvera subito non significa che il destino ci sta suggerendo di desistere, ma semplicemente che ci vuole più tempo. Quindi, se qualcosa ci interessa sul serio, non arrendiamoci alle prime avversità.

 

  • Allenamento alla frustrazione: Questo anno è stato un corso accelerato di sopravvivenza e  di resistenza alla frustrazione. Un domani, ci servirà di sicuro per rimanere sereni di fronte a contrattempi e disguidi che ci sembreranno niente di fronte all’impossibilità di abbracciarci e di stare insieme.

Certo queste strategie di pensiero non ci cambieranno la vita, ma possono essere un gancio cui attaccarci nei giorni più bui.

In attesa che tutto torni come prima della pandemia inoltre, scriviamo su un quaderno quello che abbiamo capito ci interessi veramente fare. Avvantaggiamoci quanto più possiamo così quando si potrà, saremo già sul nastro di partenza!

Ve ne vengono in mente altri?

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Qualche cosa di sicuro io farò: piangerò

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Nell’immensità di incertezze che l’arrivo di un neonato porta con sè, c’è una certezza: che nella pancia, il futuro bebè pensi tra sè:

“Qualche cosa di sicuro io farò: piangerò!”

La prima volta che sentiamo piangere nostro figlio, il cuore ci esplode di gioia perché significa che respira ed è vitale.

Dopo questo momento però, il pianto rappresenterà una mano che ti prende le budella, ci fa un nodo da marinaio e te le rischiaffa dentro la pancia.

Ai corsi di accompagnamento alla nascita ti dicono che il neonato può piangere per vari motivi, ma mentono spudoratamente dicendoti che tu con il tuo istinto di madre capirai cosa fare.

Sticaxxi.

Non è vero mamme, sappiatelo. Qualcuno deve mettervi di fronte alla dura realtà e cioè che farete il giro di tutte le tecniche di rilassamento possibili e che vi fermerete quando si calmerà.
Sarà cioè una via di mezzo tra giocare al lotto e mettere in atto azioni superstiziose. Perché ovviamente ci saranno una serie di coincidenze che accadranno nel momento in cui vostro figlio si calmerà. E quindi, pervasi dal terrore di una notte insonne, le metterete in atto anche le volte successive, certe che la quiete del piccino sia la conseguenza di una specie di formula magica.

Quindi Anastasia Sofia Diletta si è addormentata nell’istante in cui avete alzato la gamba sinistra? E allora ogni volta che piangerà vi trasformerete in gru e starete su una gamba sola.
Tancreduccio ha smesso di piangere quando sul suo pancino avete fatto movimenti che rappresentavano la costellazione di Andromeda? E via ogni volta a ripeterla.
Umberto Fernando Eusebio è crollato mentre sbadigliavate? Rischierete la lussazione della mandibola aprendo la bocca ad intervalli regolari.
Clotildina ha chiuso gli occhietti mentre Zio Adalberto ascoltava “La nostra favola” di Jimmy Fontana? E allora via in loop per minuti e minuti tanto che Youtube si blocca in segno di protesta.

Certo è vero, piano piano imparerete. Diventerete cintura nera di addormentamento e calma. Ma quando finalmente saprete interpretare il pianto di vostro figlio alla prima “u” di “uèèèè”, vi imbatterete nelle teorie educative. E prima o poi pure in quelle fake che vi diranno di lasciarlo piangere per non viziarlo. All’estremo opposto troverete quelle che se non si calmerà prima che la prima lacrima arrivi al mento, la maledizione degli occhi secchi e delicati lo perseguiterà per tutta la vita.

Quindi ricapitoliamo:

prima sei incinta con le neusee, le emorroidi, l’insonnia ed il reflusso;
poi hai un fagotto piangente da interpretare mentre non dormi, non mangi e non ti lavi;
poi un bambino piangente da educare quando pensavi che il peggio fosse passato.

La nonna Corinna ti dice che deve imparare a calmarsi da solo, il nonno Giosuè che con latte e rum prima di dormire, farà una tirata di 8 ore, l’amica con 8 gemelli che se metti i tappi per le orecchie dormirai come un angelo, la vicina di casa che ti mette in guardia sull’importanza dell’ubbidienza perché i bambini sono cani con la parola – e tu -che ti ritrovi con Ginetto che è caduto e si è sbucciato il ginocchio, non sai se fare ciò che ti senti e cioè prenderlo in braccio, dargli un bacino sulla bua e fargli tante coccole o fargli un cocktail di rum, tappi per le orecchie e di pagine del libro “Insegna al tuo cane i comandi per farti ubbidire”.

Ma quindi come si fa? Non è semplice, ma la chiave sta nel guardare quale sia la motivazione del pianto  ed aver ben chiara la differenza tra ESSERCI ed ACCONTENTARE. 
Una è sul piano emotivo, l’altra sul piano materiale. La differenza è sostanziale, ma comprenderla è molto complesso.

Se piange perché vuole il gioco dell’amico, gli spiegheremo il valore del tempo e del sapere aspettare, se piange perché lo lasciamo all’asilo, gli faremo capire che mamma tornerà presto, se avrà paura del buio, che mamma è lì con lui e non c’è nessun pericolo.
Ma se piangerà perché vuole la cioccolata quando abbiamo deciso che ne ha mangiata anche troppa, se qualche lacrima solcherà il suo viso, non succederà niente, basta che noi rimaniamo lì, calme, in attesa che sfoghi le sue legittime emozioni.

Quindi non si vizierà se accorreremo al pianto, ma allo stesso modo non succederà nulla se non smetterà di piangere all’istante.

Diventare genitori è difficile, ma tenete a mente una sola grande regola: quando un bambino piange per BISOGNO DI CONTATTO E AFFETTO, accorrete SEMPRE. Annaffierete il seme di un un futuro adulto sereno e sicuro.

Tutto il resto verrà da sè.

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Il paradosso della signora Armanda

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Ricordo una volta che stavo ritornando da una passeggiata con Giacomo piccino. Lui in braccio piangente e la carrozzina vuota. Non avevo idea di che disagio avesse, stavo imprecando nella mia mente e per un secondo pensai che un criceto sarebbe stato molto più semplice da crescere. Proprio mentre ero ferma alle strisce davanti casa, la mia vicina Armanda mi vede e mi apostrofa così:

 

“Bimba!!! Se continui così sei fritta, non te lo spiccicherai più di dosso, son piccoli, ma son furbi, devi fargli capire subito chi comanda!”

Che rabbia! Ma come si permette questa! Lo so io come educare mio figlio! Chi si crede d’essere!

La fulminai con lo sguardo senza dire nulla, ma ricordo che nonostante le mie conoscenze fossero colme di tutt’ altre informazioni, mi sentii una madre debole e perdente e cominciai a covare una sorda rabbia verso quelle credenze, ma pure verso me stessa.

Una volta rasserenata la situazione mi misi a pensare a come mai quella frase mi avesse così infastidito.

Lì per lì non lo compresi. Anzi direi che non mi fu chiaro per parecchio. Poi mi si accese la lampadina:

Vi siete mai chiesti come mai, nonostante da anni si parli di quanto sia importante ascoltare i bisogni dei neonati, è ancora immensamente diffusa la paura di viziarli?

Vi siete mai chiesti come mai si parla sempre di “chi comanda” e di chi “ubbidisce” come se ci si riferisse ad un animale da circo?

Vi siete mai chiesti come mai se avete letto libri, ascoltato esperti e vi siete confrontate con persone che ritenete importanti per voi, se una persona per strada vi dice che tenendo sempre in braccio vostro figlio lo vizierete, in voi si insinua un dubbio? Una microscopica crepa nelle vostre certezze?

PER IL PARADOSSO DELLA SIGNORA ARMANDA (che mi sono inventata io😅)

per il quale fa più paura lo spauracchio di un futuro adulto diPENDENTE da noi di uno con problemi psicologici e relazionali.

A parte che accogliendo i bisogni di un neonato non lo si rende in nessun modo dipendente o viziato o piagnucolone o debole, ma a parte questo perché certe frasi ci colpiscono così tanto nonostante conoscenze, studi e propensioni personali? E soprattutto dopo parecchi anni in cui si sono diffuse le conoscenze dell’importanza di rispondere ai bisogni del neonato per evitargli ferite emotive che avranno conseguenze anche nell’età adulta?

Ero una mamma cattiva ad essermi preoccupata di star educando mio figlio nel modo sbagliato?

Lo erano tutte quelle che mettono in pratica ciò che diceva la mia vicina?

Certo che no!

Tutto ciò succede per il fine ultimo di un genitore crescere un bambino per renderlo un adulto capace di badare a se stesso, staccarsi dal nido e costruire una sua famiglia.

Una spiegazione per la conservazione della specie, dunque. Nessuna cattiva intenzione. Ma al giorno d’oggi si sa che non si diventa madri o padri solamente concependo un figlio, ma crescendolo ed amandolo. Quindi direi che è arrivato il momento di sovvertire questo pensiero facendo comprendere a tutti che in realtà è l’esatto contrario:

più si accoglieranno i bisogni di un neonato e più diventerà un adulto autonomo, sereno e sicuro.

Praticamente dobbiamo eliminare il PARADOSSO DELLA SIGNORA ARMANDA e diffondere il PRINCIPIO DELLA SIGNORA GIORGIA (anche questo me lo sono inventata io😆): un neonato non ha vizi, ma solo bisogni ed accoglierli lo farà crescere sereno e sicuro.

Mi aiutate a farlo circolare?

Faccio un appello alle aziende che producono test di gravidanza: potete per favore scriverlo nelle istruzioni? Bello grosso, in grassetto. “DA LEGGERE MENTRE SI ASPETTA CHE IL TEST SIA PRONTO!”

 

P.s. Il nome Giorgia è ispirato a Giorgia Cozza autrice di innumerevoli testi sui bisogni dei neonati.

P.s2. se incrociate una mamma con un bambino che piange, sorridetele, – adesso che siamo tutte con le mascherine parlate loro con gli occhi come a dire “Forza mamma, sono con te, stai facendo del tuo meglio!”

 

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Bambini e coronavirus: le difficoltá delle fasi 2 e 3

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Finalmente, la fase 1 è finita, siamo da pochi giorni in fase 3 e in certe situazioni sembra quasi che ci si dimentichi come abbiamo trascorso gli ultimi tre mesi.
Una pandemia non è certo una cosa da tutti i giorni e il ritornare ad uscire e socializzare, anche se si può pensare che significhi soltanto gioia e libertà, può invece a volte comportare sentimenti ambivalenti e stress.
Se questo può succedere a noi adulti che abbiamo compreso tutti i vari passaggi della vicenda e siamo in grado di ragionamenti complessi, figuriamoci ai bambini.

Cosa è successo nello specifico? Un doppio cambio di abitudini. Per due mesi la vita è stata sconvolta “in chiusura” e da un mese e mezzo in graduale apertura che però non significa un ritorno alle abitudini pre covid.

Tutto ciò porta CONFUSIONE E SMARRIMENTO

Ma come fare per aiutarli a superare le possibili difficoltà e ritrovare la serenità perduta?

Facciamo un ragionamento diverso in base all’età:

<1 anno: Quello che possiamo notare è sicuramente un nervosismo diffuso che si esaurirà da solo nel momento in cui le nuove abitudini diventeranno stabili. Molti genitori, già in quarantena hanno creato nuove routine e sicuramente anche in questa fase, c’è bisogno di non cambiare tutto all’improvviso per trasmettere sicurezza e stabilità in modo che rimanga qualche costante nonostante il cambio di fase. In linea generale bisogna cercare di trovare dei nuovi ritmi che si differenziano con gradualità dai precedenti.

1-4 anni: E’ un’età molto critica poiché non si è troppo piccoli per non capire, ma nemmeno abbastanza grandi per comprendere certe cose ed esprimere le proprie emozioni con discorsi articolati. Per questo motivo è importante trovare strategie che riescano a far sfogare le possibili emozioni di rabbia, preoccupazione, tristezza o nervosismo. Utilizzare libri, giochi e tutto ciò che i nostri bambini amano fare per rilassarsi. Bisogna focalizzarsi sugli aspetti positivi della nuova fase e mostrarci il più possibile sereni e ben disposti all’apertura.

>4 anni: Il parlare diventa fondamentale. Si possono fare discorsi sul cambiamento riferendosi al tempo come “fino a ieri abbiamo fatto così, da oggi possiamo fare questo”, inventare storie molto semplici e rassicuranti sul coronavirus, considerare mascherine ed igienizzanti come mezzi per essere delle specie di “supereroi che combattono il virus” ecc ecc. In ogni caso evitiamo di parlare con ansia e preoccupazione di ciò che sarà o di cosa potrà succedere, focalizziamoci sul qui ed ora e su ciò che di positivo possiamo fare e non delle limitazioni ancora necessarie.

Ok tutto chiaro, ma poi nella nostra mente accade questo:

il mio bimbo era così ed ora è cosà cosa ho fatto di sbagliato aiutoooooo non lo riavrò mai come primaaaaa

Calma!!!! Non andate in ansia di fronte a cambiamenti comportamentali dei bambini, cercate soluzioni. Non siete genitori sbagliati, quello che succede ai vostri figli dipende dalla situazione che stanno vivendo.

Non lo dico solo io, ci sono vari esperti che lo riferiscono e c’è anche un interessante studio del Gaslini di Genova, in cui si parla di regressioni ed ansia. Seppure riferiti a fasce d’età maggiori, fornisce informazioni importanti. Prendiamo ad esempio le regressioni: esse sono frequenti nei periodi di stress.Che significa? Che autonomie o capacità acquisite prima della pandemia, possono essersi congelate; sembrano scomparse, ma non è così: i nostri bambini sono tornati in una “zona di comfort” in cui si sentono a proprio agio, come quando non ci sentiamo tanto bene, ma andiamo lo stesso in palestra, ma decidiamo di fare una serie di esercizi più facili e leggeri del nostro standard.

Ciò significa quindi, che nella maggior parte dei casi, se i bambini saranno compresi ed accolti, recupereranno non appena la nuova routine li avrà nuovamente rassicurati.

Quindi cari genitori, so che viene spontaneo allarmarsi ed andare in panico se ciò che i bambini avevano messo in pratica dopo grande impegno nostro e loro viene meno, ma tranquilli! Tutto ritornerà alla normalità!(In caso le problematiche si manifestassero con grande intensità o lunga durata, consiglio di prendere contatti con uno psicologo).

P.s. l’esempio della palestra non è riferito a me, sono sempre la vostra bradipa come prima della pandemia!!! 😉

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“I NO”: istruzioni per l’uso

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Uno dei punti più spinosi dell’educazione infantile, è il tema del NO.

Parliamoci chiaro una volta era più semplice.

I genitori erano SEVERI o PERMISSIVI.

I primi, urlavano, picchiavano e punivano ogni qual volta i figli facevano qualcosa di confusionario/rumoroso/maleducato.

I secondi, lasciavano i figli a razzolare come galline non curanti di ciò che facevano.

Oggi, si sa che i bambini sono persone e come tali meritano rispetto fin dalla nascita.

Quindi vi è molta più attenzione verso le emozioni, la non violenza, l’ascolto, ma se siamo genitori alle prime armi, arriva un momento in cui, sembra che all’improvviso, veniamo catapultati in un mondo alla rovescia.

Il famoso giorno in cui il nostro frugoletto paffuto e ridente, si trasforma in un piccolo diavoletto della Tasmania che non vuole fare niente di ciò che gli chiediamo e nemmeno l’opposto.

Ci troviamo persi.

Proviamo a fargli fare ciò che vuole, ma la sue richieste non si esauriscono mai e diventano sempre più assurde.
Proviamo a dire NO, ma le reazioni sono esplosioni simili a quando mettiamo una Mentos dentro alla Coca-Cola.

Quindi? Quello che succede più frequentemente (fatto con le migliori intenzioni), è di dire NO finché riusciamo, per poi capitolare sfiniti e acconsentire.

Ecco. Facendo così, vi rovinerete. Ve lo dico da amica. Perché vostro figlio saprà che insistendo, fosse anche fino all’infinito e ritorno (i bambini sanno avere una determinazione ed una tenacia inesauribili), prima o poi vi arrenderete. 

La fai facile, direte voi. Prova tu ad essere irremovibile in mezzo ad un ristorante con bambino che è un fascio di muscoli urlanti, che ci scivola tra le mani come un serpente e pesa come un dinosauro.

No, non è per niente facile. Ma se terrete duro una volta, la volta dopo sarà più facile e più facile ancora, fino a che il bimbo capirà che il vostro NO è NO e quindi è inutile provare a convincervi.

  • Ovviamente non potete dire no a tutto, dovrete cercare compromessi, tra il vostro pensiero e l’energia vitale e sprizzante dei bambini (Se lui vuole bianco e voi nero, accontentatevi di un grigio scuro) e soprattutto mettete in conto di poter cambiare idea nel corso del tempo perché acquisite maggiori informazioni che non sapevate o vi rendete conto di stare esagerando. Non ci sono problemi, è importante che i nostri figli sappiano che non siamo infallibili, che possiamo sbagliare, cambiare idea e soprattutto che teniamo conto di ciò che ci dicono.

Ammettiamo che siate a cena fuori con amici e vostro figlio voglia il gelato, ma voi dite NO perché ne ha già mangiato uno super cioccolatoso e grande a merenda e avete paura possa fargli male. Il bimbo protesta, si mette a piangere e voi non cedete. Poi una vostra amica vi dice che il gelato in questione è solo una pallina al fior di latte che una terza amica offre a tutti i bimbi con un cucchiaino che si trasforma in matita colorata, per festeggiare l’inizio dell’estate. Pensate che in fondo potete anche darglielo. Siete VOI che cambiate idea.
Ok, ma come dirlo a vostro figlio? Con LA VERITA’. Fatelo calmare e poi ditegli:

“Ascolta, la mamma di Mirko mi ha detto che il gelato è molto piccolo e al fiordilatte quindi non ti farà male al pancino, così ho deciso che puoi prenderlo anche tu.”

  • Un altro importante accorgimento sono le ECCEZIONI. Le eccezioni sono l’asso nella manica di un giocatore di carte, la VAR di un arbitro, il Patronus di un mago. Ci sono occasioni in cui si possono fare cose che di solito non si possono fare. Facciamo un esempio pratico:

Di solito a casa vostra non si mangia sul divano alla tv, ma al tavolo chiacchierando tra di voi.
Ammettiamo però che il papà debba andare ad una cena ed i bambini siano tristi, oppure che sia saltata una festa per un’influenza. Ecco che potete giocarvi il Jolly e inventarvi la “super serata mattacchiona” in cui si cena sul divano con i cartoni. Magari con pizza e pop corn!
In questo modo i bambini non vi sfiniranno ogni sera perché sapranno che c’è stata un’occasione speciale!

Quindi cari genitori forza! Crescere un figlio è difficile, difficilissimo, ma dentro di noi abbiamo tutto di cui abbiamo bisogno!

P.s. Quando parlo di tenere duro di fronte ad una richiesta che non potete esaudire, intendo che rimaniate fermi sulla vostra decisione, ma siate calmi e accoglienti nel sostenere vostro figlio nella frustrazione di non poter ottenere ciò che vuole. Siate presenti, non ignorateli, fate sentire loro che ci siete e che li amate anche se non potete esaudire la loro richiesta.

Vi lascio anche il link di un altro mio articolo correlato:
https://blog.pianetamamma.it/diariodiunamammabradipa/tre-terribili-trappole/

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Il Metodo Puzzle

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Cari genitori,

Sono lieta di informarvi che dopo anni di studi e di ricerche, è stato scoperto

un metodo rivoluzionario per l’accudimento dei vostri bambini!!!!!
  • Adatto a tutti
  • Gratuito
  • Ecologico

Il metodo del puzzle!

Per spiegarvelo vi farò un esempio.

Prendiamo due famiglie immaginarie:

I Bradiponi e i Ghepardini.

Scattiamo una foto agli uni ed una agli altri.

Stampiamola su cartone.

Ora diamo la foto alle rispettive famiglie e chiediamo loro di tagliarla in tantissimi pezzettini.

Convenite con me che per immagine e per forma dei pezzi, i due puzzle delle famiglie non sono intercambiabili?

Ebbene! Eccoci giunti alla SENSAZIONALE RIVELAZIONE!!!

Ogni famiglia è consapevole di come sia costituita, di come ha tagliato i suoi pezzi e del posto in cui vanno incastrati in caso che un colpo di vento sparpagli tutto!

Non fidatevi di chi vi dice che il pezzo va in alto a destra senza nemmeno sapere chi siete! Senza guardare con attenzione la vostra foto, i vostri incastri…sarà impossibile!

Ma senza metafore, cosa significa tutto ciò?

Niente di nuovo amici miei, mi dispiace. Parliamo ancora una volta di loro: delle EMOZIONI.

Lo so, lo so vi hanno stufato, avete ragione!

Sembra siano da tutte le parti come il prezzemolo, stuccano come i buongiorno sbrilluccicosi su Whatsapp e lasciano la sensazione che siano una specie di jolly tirato fuori dagli esperti quando sono incompetenti e non sanno cosa dire.

Ebbene è l’esatto contrario: chi vi dice di ascoltare voi stessi, crede nel vostro potere genitoriale, sa che voi e il vostro bambino siete una cosa unica e speciale e sta evitando di cadere nella ben più semplice soluzione di dire “si fa così punto e basta”.

Se vi trovate di fronte ad un problema educativo, per prima cosa

  • Leggete (G. Cozza e A. Bortolotti per esempio, hanno tantissimi testi scritti appositamente per i genitori e le trovate anche su internet);
  • Ascoltate quello che vi dice il vostro cuore e non la vostra vicina con 8 figli o l’oroscopo delle mamme.
  • Se non siete abituate a farlo e lo trovate difficile, contattate un professionista che abbracci la teoria delle emozioni e che non punti a spillarvi soldi, ma a fornirvi strumenti per diventare consapevoli della vostra unicità genitoriale.

La dura realtà è che non esistono istruzioni per crescere un figlio.

Però vi dico anche un’altra cosa: cosa sarebbe la vita senza emozioni????? Facciamocele amiche anziché reprimerle: saranno nostre compagne fedeli per affrontare tutte le sfide che il diventare genitore ci riserverà.

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Post Partum: 3 strategie di pensiero durante la quarantena

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Buongiorno a tutti!

Dopo aver parlato delle emozioni, della gravidanza, dei bambini e della famiglia – in relazione al Coronavirus, oggi mi rivolgo specificatamente alle neo mamme, fermo restando che le indicazioni generali date in precedenza ad esempio qui, sono comunque valide.

Ma cosa c’è da dire in più per chi si trova con un neonato in braccio e l’impossibilità di una vita “normale”?

Ecco allora tre modalità di pensiero che potrebbero rivelarsi utili e rasserenanti.

 1 – NON POSSIAMO ESSERE FELICI AL 100%:

Uno dei pensieri più frequenti nella mente di una neo mamma giù di morale è “Perché non mi sento felice?“. Sappiamo che maternità non è uguale a FelicitáEstremaYuppyYeaSuperStar, ma oltre a questo aggiungiamo che TUTTI NOI in questo momento NON POSSIAMO sentirci felici fino in fondo, perché non possiamo svolgere la nostra vita come al solito, abbiamo la preoccupazione  più o meno conscia che qualcuno dei nostri cari possa ammalarsi e l’incertezza del “fino a quando”. Questo può aiutarci anche a sentirci meno diverse dagli altri: infatti un altro pensiero che affligge spesso una neo mamma  è ad esempio il cambio di vita drastico e repentino soprattutto in merito alle uscite quando le nostre nuove giornate sono tutto un conoscersi e riuscire ad incastrarsi tra poppate, nanne, sonno mega cosmico e straripamenti di pannolino. Uscire a cena fuori è impensabile, fare shopping per ore pure. Ebbene? in questo periodo NESSUNO può farlo.

2 – NON È DETTO CHE SENZA QUARANTENA AVREMMO FATTO CIÒ CHE VOLEVAMO:

Dire neonato significa dire imprevisti! E in tantissime circostanze una neomamma non mette in pratica quello che aveva programmato, per i più svariati motivi: il bebè ha sballato tutti i suoi ritmi e al momento di uscire è appena crollato accoccolato a voi sul divano –  è l’ora di uscire, ma il piccolo in preda ad una crisi sconosciuta si calma solo due ore dopo – ha trascorso la notte dormendo in braccio (in piedi) e voi piuttosto che uscire vi berreste una bottiglia di olio di ricino…Ecco, ci siamo capite. Oltre a ciò, si possono aggiungere gli svariati imprevisti dell’universo:  avevate programmato di andare a fare una bella passeggiata dopo giorni chiusi in casa? Pioverà tutta la pioggia del cielo. Volevate andare a comprare un regalo per il compleanno di una vostra amica? Il negozio in questione è chiuso per inventario. Avete sudato 18 camicie per preparare voi, il pupetto, la borsa del cambio, riuscire ad allacciare le cinture dell’ovetto, caricare la carrozzella, l’ombrellino, il sonaglino e il coniglio Pino…e la macchina non parte. Quindi è vero che la quarantena significa fare zero, ma non quarantena non sarebbe significato fare 1000.

3 – NESSUN AIUTO, MA NESSUNA INTRUSIONE:

Ci sono realtà in cui appena una neo famiglia torna a casa, vanno a trovarla 6382 parenti come se stessero partecipando alla gara “chi sfracassa di più l’intimità familiare”. Persone a tutte le ore, che non avvisano prima di venire, si attaccano al campanello, arrivano anche se raffreddati, toccano e sbaciucchiano il bimbo e parlano a voce alta. Insomma non è un segreto che mantenere la quiete familiare nelle prime settimane dopo la nascita non sia mai stato facile. Bene, in questa quarantena non vi sarà niente di più semplice! Fate squadra col papà e createvi la vostra piccola ed irripetibile isola felice: riposate col neonato, mangiate quando avete fame, seguite le vostre emozioni e i vostri ritmi…avete l’occasione per una magica “Luna di Latte”! Troppo romantica? Fate qualche telefonata alle vostre amiche con i bimbi più grandicelli e chiedete loro come è andato il rientro a casa…mi darete ragione!

P.S.:

Tantissime neo mamme in questo periodo mi hanno contattato angosciate dal fatto che il proprio bambino non uscendo, non vedendo persone e non facendo particolari esperienze, non verrà stimolato e rimarrà penalizzato a vita da questa quarantena. Uno degli assiomi della Comunicazione, elaborati dalla scuola di Palo Alto, di cui uno dei massimi esponenti fu  Paul Watzlawick, afferma che “Non si può non Comunicare”. Io lo prendo in prestito per dirvi che NON SI PUO’ NON STIMOLARE: i neonati sono spugne che assorbono tutto ciò che li circonda: solo a noi adulti la nostra casa e il suo contenuto appare privo di stimoli. In realtà, con alcuni accorgimenti, la casa potrà essere una fonte inesauribile di apprendimenti.

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Emozioni e Coronavirus: 4 strategie per gestirle al meglio

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Ciao a tutti!

Nell’ultimo articolo sui 5 suggerimenti per mantenere la serenità familiare ai tempi del Coronavirus, (che potete trovare qui ) accennavo alle emozioni, buttando là un “andatevi a fare un ripasso”.

In realtà, quel messaggio era per chi per lavoro, propensione o diletto, delle emozioni fosse già ferrato; tutt’altra faccenda se si è abituati a fare-pensare-agire senza porre molto caso al sentire.

Quindi ho pensato di scrivere qualcosa che andasse bene per TUTTI, per questo specifico e delicatissimo MOMENTO: che siate single, una coppia, una neofamiglia o una famiglia da un pezzo, cavalcare le emozioni anziché farsene schiacciare, è senz’altro un bene per ognuno.

Cercherò di non parlare troppo in psicologese e nemmeno in emozionese per essere utile anche a chi “odia” certi tipi di discorsi.

Vediamo….ecco, ci sono!

Tutti abbiamo una cucina ed un lavello giusto? Il nostro sistema emotivo in questo momento è come un lavello intasato. L’acqua scende al 20%, abbiamo provato con il disgorgante, ma non funziona e non possiamo chiamare l’idraulico.

Tradotto significa che non possiamo sfogare le nostre emozioni come al solito. E questo vale per tutti, adulti e bambini – e le emozioni sommate tutte insieme – se arrabbiate, nervose e di malumore, renderanno ancora più difficile la convivenza.

Dite la verità, inizialmente un po’ tutti abbiamo provato a non prendere la situazione troppo sul serio,  ad affidarci all’ottimismo ed al credere che tutto finisse in una-due settimane (il nostro disgorgante) , ma quando abbiamo capito che la cosa andava ad oltranza, non abbiamo potuto fare come di solito facciamo di fronte ad un problema (chiamare l’idraulico) emotivo: chi esce con gli amici, chi fa shopping, chi fa una bella passeggiata, chi va a trovare cari parenti. o semplicemente distraendosi con il lavoro e la scuola. E invece niente.

C’è poco da fare, fino a che la situazione non tornerà alla normalità dovremo lavare i piatti a mano e pochi alla volta. Ma emotivamente che significa???

Vediamo 4 strategie da mettere in pratica affinché il lavello non si intasi del tutto ed allaghi la cucina:

  1. FACCIAMO UN PATTO SCRITTO: No non sono impazzita a forza di sentire parlare di autocertificazioni da Conte, ma per evitare i conflitti, un grosso aiuto può essere quello di un giudice. No, non sto contravvenendo alle indicazioni di non invitare nessuno a casa, sto parlando semplicemente di accordi scritti decisi insieme. Può essere un gioco da fare tutti insieme, da colorare ed appiccicare sul frigo. Alcuni esempi? “Non dire che non si ha niente quando invece si è arrabbiati”, oppure “non strapparsi le cose di mano e chiedersi scusa se si fa male” o anche “non cominciare una discussione prima di andare a letto ed in ogni caso non andare a dormire litigati“. Ovviamente scrivere non è obbligatorio, ma intanto si passa del tempo e soprattutto così si evita che qualcuno sul più bello dica “non è vero questo non l’avevamo deciso!!!”
  2. FACCIAMO COME SHREK: Ve lo ricordate il nostro caro amico verde? “Meglio fuori che dentro” diceva. No, non sto parlando di difficoltà digestive! Ma di pesi sullo stomaco sì! Quando c’era qualcosa che ci dava fastidio nella vita pre Coronavirus cosa facevamo? Aspettavamo che si esaurisse andando a lavoro, uscendo, vedendo persone…ebbene, chiusi in casa questo fastidio si consuma con maggior difficoltà, anzi rischia di crescere! Quindi se siete arrabbiati con il vostro partner o con vostro figlio per una cavolata, come per esempio che ha lasciato la cartina della yogurt dalla parte dello yogurt spiaccicato sul tavolo, DITELO! Se lo farete subito sicuramente sarà un’emozione meno intensa e troverete il modo di esprimerla in modo più  calmo e dicendola puff! Scoppierà via! Se invece vi terrete tutto dentro, una-due-tre volte, arriverete a fine giornata nervosi e di cattivo umore senza nemmeno rendervi conto del perché.
  3. NON ALIMENTIAMO LE EMOZIONI NEGATIVE: Se è vero che qualcosa che ci dà fastidio va subito detta al diretto interessato, ciò non vale se vogliamo dirlo “al mondo intero”: ciò che ci consente di non sentirci alienati, è sicuramente la possibilità di comunicare attraverso i social. Di certo è una buona occasione per sentirci “distanti, ma uniti”, ma evitiamo di condividere post o video pieni di rabbia e astio. Sul momento vi sembrerà che vi alleggeriscano, ma in realtà non faranno altro che mettere in circolo emozioni negative che non potranno sfogare liberamente (il lavello è intasato!!!). Questo è proprio il momento giusto per diffondere emozioni positive, essere ottimisti e focalizzarsi sugli aspetti positivi, su ciò che abbiamo e su tutto ciò che possiamo fare e non su ciò che non possiamo fare! Così sì che staremo meglio e comunicandolo, potremo anche rasserenare un po’ chi ci leggerà!
  4. INCANALIAMO LE ENERGIE IN UN NUOVO PROGETTO. Avete presente tutte quelle volte che avete pensato a quel progetto nascosto in fondo in fondo in fondo alla vostra mente a cui nemmeno voi avete mai creduto? Scrivere, dipingere, inventare qualcosa…è arrivato il momento per farlo!!!! Anche perché l’energia se non viene sfogata si trasforma in ansia! Non vorrete mica stare in casa tutti insieme ansiosi e nervosi??? Dai che qualcosa vi viene in mente!!!! Un qualcosa per voi stessi o per tutta la famiglia, oppure per i bambini! Adesso che acquistare dei giochi è quasi impossibile, potremo costruire una casa delle bambole o un garage porta macchinine. E se non avete il materiale che vi occorre improvvisate con ciò che trovate in casa e date spazio alla fantasia!!! Magari quello che ne verrà fuori non sarà eccezionale, ma sicuramente costruiremo dei ricordi da ripensare con tenerezza una volta che tutto sarà tornato alla normalità.

Ecco queste sono alcune strategie secondo me efficaci.
Non sono miracolose e non vi faranno fischiettare allegramente tutto il giorno senza arrabbiarvi mai. Siamo in una situazione di emergenza! Va bene se non ci comportiamo al nostro meglio! Anche perché senza idraulico i lavelli non si stasano da soli solo perché ci impegniamo!

Sarà dura aspettare di poter risolvere i nostri casini interiori come abbiamo sempre fatto, ma l’importante è pensare che anche se non sappiamo quando, sappiamo che lo faremo.

Non temete, ce la faremo!

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Coronavirus e bambini: 5 suggerimenti per la serenitá familiare

| Mamma Bradipa Psicologa, Senza categoria

Bambini da domani non si può più uscire, non potete andare a scuola, vedere i vostri amici e nemmeno andare al parco, ok? Non potete fare il vostro sport preferito, festeggiare compleanni e neanche vedere nonni, zii e cugini, ok?

Ecco più o meno il messaggio che è arrivato ai nostri bambini è stato questo.

Noi genitori ci siamo trovati catapultati in una realtà parallela con il dovere di contenere psico-fisicamente i nostri bambini.

Ma come??? Quando anche noi ci sentiamo in un sogno, non abbiamo più i nostri punti di riferimento e le nostre abitudini?

Inizialmente non avevamo possibilità di contatti con la scuola, l’asilo, gli allenatori sportivi…I bambini non avevano nessun input esterno e noi genitori dovevamo pensare a tutto, sentendoci abbandonati e oltremodo responsabilizzati.

In un secondo momento, tutti si sono organizzati e così da un giorno all’altro ci siamo trovati inondati di collegamenti Skype, dirette, documenti condivisi, video su video per 6583939 lavoretti da fare con i bambini.
La tecnologia…questa “meravigliosità”!
Ma non tutti possono o vogliono fare tutto e si rischia di sovraccaricarsi o di sentirsi sbagliati perché non si cucina con i bambini la torta Rainbow a sette strati, non si scarica il tutorial “Come fare un copri water all’uncinetto”, non si costruisce un armadio con i cotton fioc e non si creano dei percorsi ad ostacoli per tutta la casa che se ti scappa pipì forte, fai prima ad andare a farla sul balcone (sperando che non siano le 18.00 e tutto il vicinato sia lì fuori cantando i Ricchi e Poveri!).

Ecco che adesso, dopo parecchi giorni di isolamento, ci siamo “stabilizzati nell’instabilità” e credo sia necessario fare il punto della situazione, dando potere alle nostre diversità per ricreare una nostra quotidianità.

Ogni famiglia infatti è unica, per composizione e per modi di vivere, impossibile dare dei consigli o delle raccomandazioni che siano adattabili a tutti. Per questo motivo, bisogna andare a cercare quello che ci accomuna e ci differenzia allo stesso tempo: le emozioni. Tutti, seppur declinate in modo diverso le possediamo e per questo  tra tutto quello che la mia mente rimugina, ho pensato a 5 suggerimenti teorico- pratici, che hanno un fondamento emotivo e di conseguenza, ogni famiglia può attuarli. Non vi faranno saltellare di gioia tra sala e cucina, né vi faranno sentire bene come in riva al mare, ma penso che possano alleviare un goccino la condizione che stiamo vivendo in questo periodo.
E ricordatevi che appunto è un PERIODO, presto ritroveremo le nostre certezze.

  1. RISPOLVERARE LE EMOZIONI. Prima di tutto quindi: Come siete messi a “conoscenza, riconoscimento ed espressione delle emozioni?” Se le masticate poco, è giunto il momento di dar loro un ripasso. E’ fondamentale che tutta la famiglia sia allenata in questo, per soddisfare i nostri bisogni emotivi con prontezza. Su internet si trovano parecchie informazioni in merito, ma sarà mia premura, darvi una mano nei prossimi giorni, con stories, post e articoli in merito.Che siate una coppia, una neo famiglia o dei genitori con bambini grandicelli, essere emotivamente competenti, sarà il vostro asso nella manica.
  2. SPIEGHIAMO AI BAMBINI COS’E’ IL CORONAVIRUS E PERCHE’ DOBBIAMO STARE IN CASA. I bambini percepiscono i nostri stati d’animo, ascoltano anche mentre stanno giocando e non sono in grado di inserire le nostre parole, all’interno di un discorso ampio. Per questo motivo è molto importante spiegare con serenità cosa sta succedendo, sottolineando che STIAMO A CASA PERCHE’ COSI’ SIAMO SICURI E TRANQUILLI. Per questo evitiamo di guardare i tg in loro presenza, di parlare della nostra preoccupazione circa la salute, i soldi, il lavoro e non facciamo telefonate davanti a loro, in cui diciamo cose come “se continua così è un macello“, “non si sa più come arrivare a fine mese”, “sono preoccupato per la salute dei miei genitori“. Tutte queste informazioni arrivano dirette nello stomaco dei bambini e le trasformano in emozioni negative; senza rendercene conto contribuiremo a renderli più “assenti”, nervosi, inclini al pianto ecc ecc e tutta la famiglia di conseguenza verrà investita da maggiori tensioni.
  3. CREATE UNA NUOVA ROUTINE. Durante i primi giorni di questa quarantena, il non avere una routine scandita e rigida, ha rappresentato una ricchezza. Ma col passare dei giorni, il terreno ha cominciato a sbriciolarsi sotto ai piedi. Create una nuova routine dal lunedì al venerdì, per bearvi di non avere ritmi il sabato e la domenica. Fate una lista delle cose che “dovete fare per forza” come preparare da mangiare o lavorare. E poi lasciatevi del tempo per una cosa diversa ogni giorno: fare un dolce, il bagno con la schiuma, sistemare un cassetto pieno di ricordi… Se è qualcosa che unisce l’utile al dilettevole da fare tutti insieme, ancora meglio.
  4. UNA PER UNO NON FA MALE A NESSUNO.Ogni giorno ciascun membro della famiglia, sceglie una cosa che desidera fare (se si hanno bambini troppo piccoli o animali, pensiamo noi a cosa potrebbe far loro piacere). E’ importante infatti che ogni componente della famiglia abbia un momento per se stesso. Facciamo quindi un patto ad inizio giornata e cerchiamo di dare il giusto spazio a tutti. Se si è mamme sole con bambini al seguito, lo so (per esperienza!!!) sarà molto difficile farlo. Dobbiamo trasformarci in allenatori e allungare sempre più i nostri tempi per noi stesse!!! Cercate di mettervi d’accordo alternando tempo con loro e tempo per voi. I bambini sentono molto cosa è giusto e cosa è sbagliato e se danno la loro parola, sarà più facile rispettare gli accordi. Magari anche solo 5 minuti per una doccia saranno preziosissimi e vedrete che con l’allenamento, diventeranno ancora di più! E quando sentite che proprio non ce la fate più, utilizzate il “time out”! Qualunque cosa stiate facendo, dite che dovete andare in bagno, chiudete la porta e respirate profondamente. Un minuto da sole con voi stesse servirà come “Reset” della mente per tornare con i bambini, meno compresse.
  5. DIAMOCI IL PERMESSO DI NON ESSERE PERFETTI. Ultimo consiglio, ma non per importanza. Già nella vita di tutti i giorni la ricerca della perfezione è impossibile e di conseguenza mira a minare la nostra autostima. Ma in questo momento di quarantena dobbiamo chiedere a noi stessi ed ai nostri bambini ancora meno: siamo in emergenza, non abbiamo la possibilità di essere genitori o bambini al pieno delle nostre capacità. Capiterà di urlare (più del solito), di “vegetare” per una giornata intera, di mangiare cibo spazzatura e di non dare nessuno stimolo ai bambini. Ci saranno giornate colme di noia, di tv, di discorsi lasciati a metà. Va bene così. Adesso la nostra priorità deve essere quella di mantenere il più possibile la serenità familiare. Quindi eccoci che ritornano in campo le nostre amiche emozioni. Stay tuned, presto vi lascerò qualche contributo in merito!

 

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Funamboli

| amore, emozioni, famiglia, Mamma Bradipa Psicologa, mamme, neomamme, papà, parto, Senza categoria

Ti spiegano la respirazione da adottare durante il travaglio,

le caratteristiche di tutti i trio in circolazione,

sai l’etimologia di almeno 150 nomi,

hai letto libri su allattamento, svezzamento, nanna, gioco.

Ti senti pronta e gagliarda per qualsiasi prova come una campionessa di Lascia o Raddoppia.

Ma di tutti i miliardi di stimoli ed informazioni che ti sono arrivate, nessuno ti ha mai parlato del fatto che sia una partita da giocare in DUE e che sia tutta questione di EQUILIBRIO.

Perché quando nasce un figlio è come se mamma e papà fossero abilissimi FUNAMBOLI e all’improvviso dessero loro in braccio un fagotto di circa tre chili che rende indispensabile trovare un nuovo assetto per non cadere giù.

Sospesi in aria su due fili diversi, finché la mamma era incinta, ha imparato a restare stabile spostando il baricentro, resistendo alle nausee e ai mal di schiena; ha schivato commenti, consigli non richiesti e brutti pensieri;

Il papà dal canto suo ha costruito un bellissimo nido sospeso perfettamente in asse e si è portato avanti con gli spettacoli per avere più ferie.

Da un filo all’altro si scambiavano sogni e progetti.

Hanno immaginato tutto. Ma L’IMMAGINAZIONE NON HA PESO.

E una volta che arriva il bambino, tutto cambia.

Non possono più aprire le braccia per stabilizzarsi, se la prendono tra loro accusandosi di come l’altro non faccia abbastanza per non cadere, tutti li guardano con sguardo sprezzante urlando “Più a destra!”, “Tirate gli addominali!” “Trattenete il fiato!”e nessuno che li rincuora dicendo: “Il bimbo lo prendo io tranquilli, arrivo su tra un attimo!”

Per non cadere i neo genitori hanno solo una possibilità: PARLARE.

Dirsi che hanno paura di cadere, che sono stanchi, che non hanno mai provato dei sentimenti così ambivalenti e che a volte manca loro la vita di prima.
Solo “vuotando il sacco” dai sentimenti negativi che piegano il filo verso il basso, sapranno risalire.

Solo allora capiranno che per non precipitare, invece che su due fili diversi, dovranno sorreggersi l’un l’altra sopra quel lungo filo chiamato FAMIGLIA.

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