Mamme contro mamme e la maternità

Mamme contro mamme e la maternità.

Se c’è una cosa che riescono a far bene in Italia è il non far funzionare equamente le cose. Il dare privilegi solo ad alcuni e tartassare gli altri.

Il redistribuire malamente diritti e doveri. Tendenzialmente un po’ a caso.

Il rendere la vita facile ai soliti furbetti all’italiana.

Parliamo oggi di congedo di maternità. Un diritto che dovrebbe essere uguale e parimenti distribuito tra le donne che lavorano.

Di equo, in realtà, non c’è proprio nulla.

Partiamo dalla categoria più svantaggiata in assoluto: le mamme imprenditrici, quelle a partita iva o titolari di attività.

Per loro l’indennità di maternità è inesistente. La maggior parte di loro è costretta a lavorare fino alle doglie e deve, per forza di cose, tornare in attività pochi giorni dopo il parto. Perché se non lavorano non guadagnano e se non guadagnano non hanno o i soldi da versare all’inps che molto democraticamente chiede gli anticipi di anno in anno su quello che presumibilmente si andrà a guadagnare. E se poi non li guadagni? No problem, te li restituiscono in comode rate decennali. Tu invece devi pagare tutto e in anticipo.

Ci vuole molto coraggio ad essere una donna e mamma imprenditrice la giorno d’oggi.

Poi ci sono le mamme dipendenti che fanno lavori non considerati a rischio. Grazie alla nuova legge del 2019 potranno lavorare fino alla rottura delle acque e godere poi di ben 5 mesi a casa retribuiti all’80% ( perché se hai scelto di diventare mamma un pochino ti devono penalizzare sempre) e poi altri 6 mesi facoltativi al 30%. Un grande vantaggio insomma! No sono ironica perché in questo caso una legge che permette alle mamme dipendenti di lavorare fino al nono mese oltre ad essere stata scritta sicuramente da un uomo, non è dalla parte delle donne perché, pur essendo un’opzione a carico della donna ( vi ricordo che prima almeno il mese prima del parto ero di congedo obbligatorio)  datore di lavoro pretenderà di avere la lavoratrice a disposizione fino all’ultimo, togliendo alla futura mamma il riposo pre parto che è a mio avviso una cosa necessaria per il benessere di mamma e bambino.

Ci sono poi le più fortunate, le mamme che fanno un lavoro così detto a rischio. Queste entrano in maternità il giorno del test di gravidanza ed alcune ci restano fino al settimo mese del bambino pagate al 100%.

Che ci siano delle differenze è chiaro agli occhi di tutti. E sono proprio queste differenze così eclatanti a scatenare la guerra tra le mamme.

Perché parliamoci chiaramente: chi di noi non vorrebbe godersi la maternità a casa percependo lo stipendio e sapendo di conservare il posto di lavoro?

Io faccio parte della categoria di mezzo. Delle dipendenti che non svolgono lavoro a rischio e nelle due gravidanze nel tirare al settimo mese da cui avrei avuto accesso alla maternità ho sofferto moltissimo.

Perché il corpo cambia. Le nausee, il vomito, il sonno continuo e i giramenti di testa.

Per quanto la gravidanza possa essere fisiologica al massimo il corpo si modifica e con lui le esigenze.

Sentivo il bisogno di dormire al pomeriggio, cosa che non potevo fare.

Mi si si appesantivano le gambe, e anche se seduta alla scrivania mi faceva male la schiena. E si lo ammetto, guardavo con invidia le mamme che potevano stare a casa dal primo giorno.

La mia soluzione? Più maternità per tutte. Perché le donne in gravidanza hanno il sacrosanto diritto di fermarsi.

Perché quello che verrà dopo sarà ancora più faticoso.

E con un figlio si corre. Ma tanto.

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Pubblicato da mammansia

Nata a Modena nel 1982, laureata in MATEMATICA. Mamma di due piccoli terremoti e lavoratrice nel campo informatico.