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Quel gran pigliameriti di Babbo Natale

| Natale, Senza categoria

Ogni anno, all’incirca a metà novembre, si comincia a parlare di Natale.

Da quando si diventa genitori, alla classica “MagiaDelNatale” si aggiunge la MAGIADIBABBONATALE che scalda il cuore dei bambini facendo pensare loro a questo nonnone del polo nord che costruisce giocattoli insieme agli elfi e che poi li distribuisce a tutti tutti tutti i bimbi in una notte sola.

Fin dal loro primo Natale, a soli 5 mesi, la Vigilia lasciamo latte e biscotti, a un anno e mezzo iniziamo a portare i piccini ai Villaggi di Babbo Natale, a fare le foto con qualsiasi simil Babbo Natale che avvistiamo e soprattutto cominciamo a scrivere le letterine. Ogni anno ci anticipiamo con i preparativi, aggiungiamo particolari magici e bellissimi che facciano traboccare di stupore gli occhi dei nostri bimbi.

Nessuno ci avvisa però, che ad una certa età, tutti questi particolari ci si ritorcono contro e ci complicano la vita non poco.

Tipo quando hai finito di comprare i regali, sei felice e in pace con te stessa perché hai preso tutto ciò che era scritto nella letterina ed una sera, mentre ti stavi per addormentare ti dicono: “Mamma chissà che cosa  ci porterà Babbo Natale che non abbiamo chiesto” e tu maledici quel Natale in cui, per giustificare dei pensierini inaspettati avevi detto che Babbo Natale fa anche dei regali a suo gusto.

O quell’altra volta che avevi deciso che fosse la Befana a portare dei librini, ma loro (sempre quando ti stai addormentando sia chiaro) ti dicono: ” Chissà che librini ci porta Babbo Natale quest’ anno! Lui ci porta sempre dei librini!” Perché per invogliare tuo figlio alla lettura avevi detto che Babbo Natale è contento se i bimbi leggono e che ogni anno lasciava qualche libro che gli piaceva.

Tutto ciò è condito da:

“Povero Babbo Natale a portare i giochi in tutto il mondo in poche ore”, “Meno male che ha gli elfi al aiutarlo!”, “Che fortuna che ci porta i regali lui così te e papà risparmiate un sacco di soldi!”

Insomma ‘sto omino si becca tutti gli onori e nessun onere.
Me lo vedo su una spiaggia caraibica a prendere il sole ed a sorseggiare cocktails, leggendo letterine su letterine piene di complimenti e gentilezze, colme di richieste che non esaudirà mai!

Perché OVVIAMENTE gli oneri son tutti nostri! I famosi elfi che si fanno il mazzo siamo noi!

Con i biglietti nascosti in tasche segrete delle borse scritti in un misto tra geroglifici e lingue sconosciute sia mai venissero trovati, con le nottate a cercare le offerte migliori, con le scuse più assurde per distrarre i fanciulli e riuscire a nascondere i regali, con la nostra insistente richiesta di scrivere nero su bianco i doni sulla mitica letterina per poter cominciare ad acquistare e con l’abilità comunicativa di un Nobel in intercomunicazione intergenerazionale per far capire ai parenti i regali richiesti.
Anche perché oggi giorno se non ricordi alla perfezione un nome di un gioco sei nei guai.

Per ciò che riguarda Barbie, animaletti a pile, bambole e bamboline, da un paio d’anni tutto gira intorno ad una manciata di parole:

Arcobaleno

Unicorno

Fantasia

Magic

Sogni

Capite bene che se sbagliate l’ordine, invece di un unicorno alato che cavalca sull’arcobaleno, potreste ritrovarvi con un magic arcobaleno che disegna unicorni!

D’altra parte se siete alle prese con Transformers e dinosauri, non andrà meglio perché tutto è più bello se più grande e quindi praticamente in ogni gioco troverete parole come:

Mega

Super

Gigante

Fantastico

Stellare

E se a questi aggettivi non fate seguire il soggetto giusto sarà un macello.  Perché Mega tirannosauro rex non è lo stesso di Super fantastico Tirannosauro e nemmeno del Brontosauro mega stellare.

Immaginate quando dovete spiegare tutto questo a nonni e zii.

Anche perché non puoi ovviare spiegando cosa fanno perché tutti fanno le stesse 3-4 cose! (Che spesso sono anche schifose!)

L’unica salvezza, credetemi, è inviare le foto e dire loro che le facciano vedere al giocattolaio. Incrociare le dita e convincersi che Babbo Natale esiste, così in caso di errore la colpa sarà sua. Anche perché visto che si becca tutti i meriti, qualche possibile sgridata potrà pure sopportarla, no?

Comunque, in un modo o nell’altro arriva la Vigilia e ogni anno ti chiedi come della carta così sottile possa fare un rumore così forte anche se manovri i pacchi con lentezza e precisione e con la stessa ansia di un ladro durante un colpo in gioielleria.

Per calmarti, nella tua testa ti ripeti il piano di emergenza, cioè che hai beccato Babbo Natale sul fatto, ma speri che non serva.

Finito ogni allestimento, a notte fonda, ti addormenti con l’angoscia di aver scordato qualche gioco in qualche armadio o peggio, di aver scordato di comprare quel gioco che “Ma come mamma non l’avevi aggiunto alla letterina come ti avevo detto?”

Ti giri e ti rigiri tutta la notte promettendo che il prossimo anno lo stress non ti farà suo e all’improvviso vieni svegliata dalle vocette più tenere e meravigliose che ti fanno scordare ogni difficoltà e che ti chiedono: “Andiamo a vedere se è passato Babbo Natale?”

Ed allora ti dici che il prossimo anno anticiperai ancora di più i tempi, aggiungerai ancor più particolari e ti incasinerai ancora di più, solo per vivere ancora più intensamente quella magia e quella luce di meraviglia.

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Bambini e coronavirus: le difficoltá delle fasi 2 e 3

| Mamma Bradipa Psicologa, Senza categoria

Finalmente, la fase 1 è finita, siamo da pochi giorni in fase 3 e in certe situazioni sembra quasi che ci si dimentichi come abbiamo trascorso gli ultimi tre mesi.
Una pandemia non è certo una cosa da tutti i giorni e il ritornare ad uscire e socializzare, anche se si può pensare che significhi soltanto gioia e libertà, può invece a volte comportare sentimenti ambivalenti e stress.
Se questo può succedere a noi adulti che abbiamo compreso tutti i vari passaggi della vicenda e siamo in grado di ragionamenti complessi, figuriamoci ai bambini.

Cosa è successo nello specifico? Un doppio cambio di abitudini. Per due mesi la vita è stata sconvolta “in chiusura” e da un mese e mezzo in graduale apertura che però non significa un ritorno alle abitudini pre covid.

Tutto ciò porta CONFUSIONE E SMARRIMENTO

Ma come fare per aiutarli a superare le possibili difficoltà e ritrovare la serenità perduta?

Facciamo un ragionamento diverso in base all’età:

<1 anno: Quello che possiamo notare è sicuramente un nervosismo diffuso che si esaurirà da solo nel momento in cui le nuove abitudini diventeranno stabili. Molti genitori, già in quarantena hanno creato nuove routine e sicuramente anche in questa fase, c’è bisogno di non cambiare tutto all’improvviso per trasmettere sicurezza e stabilità in modo che rimanga qualche costante nonostante il cambio di fase. In linea generale bisogna cercare di trovare dei nuovi ritmi che si differenziano con gradualità dai precedenti.

1-4 anni: E’ un’età molto critica poiché non si è troppo piccoli per non capire, ma nemmeno abbastanza grandi per comprendere certe cose ed esprimere le proprie emozioni con discorsi articolati. Per questo motivo è importante trovare strategie che riescano a far sfogare le possibili emozioni di rabbia, preoccupazione, tristezza o nervosismo. Utilizzare libri, giochi e tutto ciò che i nostri bambini amano fare per rilassarsi. Bisogna focalizzarsi sugli aspetti positivi della nuova fase e mostrarci il più possibile sereni e ben disposti all’apertura.

>4 anni: Il parlare diventa fondamentale. Si possono fare discorsi sul cambiamento riferendosi al tempo come “fino a ieri abbiamo fatto così, da oggi possiamo fare questo”, inventare storie molto semplici e rassicuranti sul coronavirus, considerare mascherine ed igienizzanti come mezzi per essere delle specie di “supereroi che combattono il virus” ecc ecc. In ogni caso evitiamo di parlare con ansia e preoccupazione di ciò che sarà o di cosa potrà succedere, focalizziamoci sul qui ed ora e su ciò che di positivo possiamo fare e non delle limitazioni ancora necessarie.

Ok tutto chiaro, ma poi nella nostra mente accade questo:

il mio bimbo era così ed ora è cosà cosa ho fatto di sbagliato aiutoooooo non lo riavrò mai come primaaaaa

Calma!!!! Non andate in ansia di fronte a cambiamenti comportamentali dei bambini, cercate soluzioni. Non siete genitori sbagliati, quello che succede ai vostri figli dipende dalla situazione che stanno vivendo.

Non lo dico solo io, ci sono vari esperti che lo riferiscono e c’è anche un interessante studio del Gaslini di Genova, in cui si parla di regressioni ed ansia. Seppure riferiti a fasce d’età maggiori, fornisce informazioni importanti. Prendiamo ad esempio le regressioni: esse sono frequenti nei periodi di stress.Che significa? Che autonomie o capacità acquisite prima della pandemia, possono essersi congelate; sembrano scomparse, ma non è così: i nostri bambini sono tornati in una “zona di comfort” in cui si sentono a proprio agio, come quando non ci sentiamo tanto bene, ma andiamo lo stesso in palestra, ma decidiamo di fare una serie di esercizi più facili e leggeri del nostro standard.

Ciò significa quindi, che nella maggior parte dei casi, se i bambini saranno compresi ed accolti, recupereranno non appena la nuova routine li avrà nuovamente rassicurati.

Quindi cari genitori, so che viene spontaneo allarmarsi ed andare in panico se ciò che i bambini avevano messo in pratica dopo grande impegno nostro e loro viene meno, ma tranquilli! Tutto ritornerà alla normalità!(In caso le problematiche si manifestassero con grande intensità o lunga durata, consiglio di prendere contatti con uno psicologo).

P.s. l’esempio della palestra non è riferito a me, sono sempre la vostra bradipa come prima della pandemia!!! 😉

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Perchè festeggiare “l’ultimo giorno di scuola”

| Mamma Bradipa tenera, Senza categoria

10 giugno

L’ anno scorso, di questi tempi nella chat di classe si parlava di chi portasse cosa per la merenda dell’ultimo giorno di scuola, di come facesse caldo con il grembiule con il sole che batteva sulle aule e non si vedeva l’ora di lavare lo zaino, ridotto ormai ad una massa informe dall’odore di libri, succo e inchiostro.

Quest’anno no. Quest’anno nella chat di classe si parla degli allegati che non si scaricano, delle schede a risoluzione troppo bassa, della foto di classe a distanza, del prossimo appuntamento su meet.

Niente grembiuli.

Niente zaini.

Non se ne parla dal 5 marzo.

Ricordo ancora che il 4, era mercoledì. Le maestre hanno dato i compiti per l’indomani e hanno sistemato l’aula per l’attività a gruppi del giovedì.

Noi genitori ci siamo allontanati con un semplice “buon appetito,  a domani!” e Giacomo salendo in macchina mi ha detto “Mamma sono stanchissimo per fortuna manca solo giovedì e venerdì e poi due giorni di pausa.”

E invece “la pausa”  sarebbe iniziata subito e per 10 giorni. E poi per altri 15 e altri 15 e poi nessuno ha più creduto che si riniziasse prima di settembre.

Così quando dico che il 10 giugno festeggerò, in molti mi guardano ruotando la testa come un cucciolo che sente un rumore strano.

Perché festeggiare??? Perché ce lo meritiamo!

Ce lo meritiamo tanto cacchio.

Se lo meritano i BAMBINI. Cui d’improvviso, dentro ad una bella scatola, abbiamo messo loro la scuola, i parchi gioco, gli amici, i nonni, i giocattolai, le feste, i compleanni e ci abbiamo scritto “NON APRIRE FINO A BO”. Ma abbiamo chiesto loro di essere sereni e tranquilli,  di accontentarsi dei nonni in videochiamata ad 1 anno, di vedere i compagni d’asilo sul tablet, di studiare, di impegnarsi, di perdere la relazione con gli insegnanti e cercare di stabilirla con uno schermo. Si sono arrabbiati, rattristati, a volte arresi ma poi ripartiti, innervositi, arrabbiati di nuovo, ma poi ce l’hanno fatta.

Ce lo meritiamo noi GENITORI. Che da quando i nostri figli sono nati ci dicono che si può spiegare loro tutto – in modo adatto all’età- ma questa volta ci siamo trovati invischiati tra un batterietto birboncello che ci fa starnutire nel gomito detto ai più piccoli e la paralizzante incapacità di dare risposte certe ai più grandicelli. Ce lo meritiamo perché abbiamo affrontato l’angoscia per il nostro futuro, per la salute dei nostri cari, per le esperienze negate ai nostri bambini. Il tutto condito dall’esilarante esperienza dello smart working con 1/2/3…figli a casa e  dalla snervante/logorante/ossessionante didattica a distanza. Ma ce l’abbiamo fatta.

Se lo meritano gli INSEGNANTI che in un pugno di giorni si sono dovuti far amica la guest star di questo periodo: la DAD. Che fino a poco fa pensavo volesse solo dire papà in inglese. Forse lo credevano anche maestre e professori, ma hanno subito capito cosa invece significasse e si sono dovuti reinventare un modo di lavorare senza la possibilità di fare ciò che hanno sempre fatto: parlare, insegnare, spiegare, ridere, giocare, richiamare, lodare, coccolare i loro studenti. Senza poter accedere alla loro “materia prima”, come se ad un cuoco si chiedesse di preparare delle ottime pietanze senza ingredienti. Ma ce l’hanno fatta.

Non ci sarà nessun VERO ultimo giorno di scuola, ma potremo comunque festeggiare la FINE di questo assurdo e sconvolgente periodo, per goderci ancora di più gli anni scolastici che seguiranno.

Perché se si dice che una cosa la si apprezza solo quando si perde, la scuola quest’anno l’abbiamo PERSA, ma siamo fortunati perché presto potremo RITROVARLA.

P.s. Se avete voglia di festeggiare con una risata, vi metto qui sotto il link del video di “E penso a te” di Battisti, rivisitata con Classroom 🙂

https://youtu.be/ai7vILaO9Fs

 

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Coronavirus e bambini: 5 suggerimenti per la serenitá familiare

| Mamma Bradipa Psicologa, Senza categoria

Bambini da domani non si può più uscire, non potete andare a scuola, vedere i vostri amici e nemmeno andare al parco, ok? Non potete fare il vostro sport preferito, festeggiare compleanni e neanche vedere nonni, zii e cugini, ok?

Ecco più o meno il messaggio che è arrivato ai nostri bambini è stato questo.

Noi genitori ci siamo trovati catapultati in una realtà parallela con il dovere di contenere psico-fisicamente i nostri bambini.

Ma come??? Quando anche noi ci sentiamo in un sogno, non abbiamo più i nostri punti di riferimento e le nostre abitudini?

Inizialmente non avevamo possibilità di contatti con la scuola, l’asilo, gli allenatori sportivi…I bambini non avevano nessun input esterno e noi genitori dovevamo pensare a tutto, sentendoci abbandonati e oltremodo responsabilizzati.

In un secondo momento, tutti si sono organizzati e così da un giorno all’altro ci siamo trovati inondati di collegamenti Skype, dirette, documenti condivisi, video su video per 6583939 lavoretti da fare con i bambini.
La tecnologia…questa “meravigliosità”!
Ma non tutti possono o vogliono fare tutto e si rischia di sovraccaricarsi o di sentirsi sbagliati perché non si cucina con i bambini la torta Rainbow a sette strati, non si scarica il tutorial “Come fare un copri water all’uncinetto”, non si costruisce un armadio con i cotton fioc e non si creano dei percorsi ad ostacoli per tutta la casa che se ti scappa pipì forte, fai prima ad andare a farla sul balcone (sperando che non siano le 18.00 e tutto il vicinato sia lì fuori cantando i Ricchi e Poveri!).

Ecco che adesso, dopo parecchi giorni di isolamento, ci siamo “stabilizzati nell’instabilità” e credo sia necessario fare il punto della situazione, dando potere alle nostre diversità per ricreare una nostra quotidianità.

Ogni famiglia infatti è unica, per composizione e per modi di vivere, impossibile dare dei consigli o delle raccomandazioni che siano adattabili a tutti. Per questo motivo, bisogna andare a cercare quello che ci accomuna e ci differenzia allo stesso tempo: le emozioni. Tutti, seppur declinate in modo diverso le possediamo e per questo  tra tutto quello che la mia mente rimugina, ho pensato a 5 suggerimenti teorico- pratici, che hanno un fondamento emotivo e di conseguenza, ogni famiglia può attuarli. Non vi faranno saltellare di gioia tra sala e cucina, né vi faranno sentire bene come in riva al mare, ma penso che possano alleviare un goccino la condizione che stiamo vivendo in questo periodo.
E ricordatevi che appunto è un PERIODO, presto ritroveremo le nostre certezze.

  1. RISPOLVERARE LE EMOZIONI. Prima di tutto quindi: Come siete messi a “conoscenza, riconoscimento ed espressione delle emozioni?” Se le masticate poco, è giunto il momento di dar loro un ripasso. E’ fondamentale che tutta la famiglia sia allenata in questo, per soddisfare i nostri bisogni emotivi con prontezza. Su internet si trovano parecchie informazioni in merito, ma sarà mia premura, darvi una mano nei prossimi giorni, con stories, post e articoli in merito.Che siate una coppia, una neo famiglia o dei genitori con bambini grandicelli, essere emotivamente competenti, sarà il vostro asso nella manica.
  2. SPIEGHIAMO AI BAMBINI COS’E’ IL CORONAVIRUS E PERCHE’ DOBBIAMO STARE IN CASA. I bambini percepiscono i nostri stati d’animo, ascoltano anche mentre stanno giocando e non sono in grado di inserire le nostre parole, all’interno di un discorso ampio. Per questo motivo è molto importante spiegare con serenità cosa sta succedendo, sottolineando che STIAMO A CASA PERCHE’ COSI’ SIAMO SICURI E TRANQUILLI. Per questo evitiamo di guardare i tg in loro presenza, di parlare della nostra preoccupazione circa la salute, i soldi, il lavoro e non facciamo telefonate davanti a loro, in cui diciamo cose come “se continua così è un macello“, “non si sa più come arrivare a fine mese”, “sono preoccupato per la salute dei miei genitori“. Tutte queste informazioni arrivano dirette nello stomaco dei bambini e le trasformano in emozioni negative; senza rendercene conto contribuiremo a renderli più “assenti”, nervosi, inclini al pianto ecc ecc e tutta la famiglia di conseguenza verrà investita da maggiori tensioni.
  3. CREATE UNA NUOVA ROUTINE. Durante i primi giorni di questa quarantena, il non avere una routine scandita e rigida, ha rappresentato una ricchezza. Ma col passare dei giorni, il terreno ha cominciato a sbriciolarsi sotto ai piedi. Create una nuova routine dal lunedì al venerdì, per bearvi di non avere ritmi il sabato e la domenica. Fate una lista delle cose che “dovete fare per forza” come preparare da mangiare o lavorare. E poi lasciatevi del tempo per una cosa diversa ogni giorno: fare un dolce, il bagno con la schiuma, sistemare un cassetto pieno di ricordi… Se è qualcosa che unisce l’utile al dilettevole da fare tutti insieme, ancora meglio.
  4. UNA PER UNO NON FA MALE A NESSUNO.Ogni giorno ciascun membro della famiglia, sceglie una cosa che desidera fare (se si hanno bambini troppo piccoli o animali, pensiamo noi a cosa potrebbe far loro piacere). E’ importante infatti che ogni componente della famiglia abbia un momento per se stesso. Facciamo quindi un patto ad inizio giornata e cerchiamo di dare il giusto spazio a tutti. Se si è mamme sole con bambini al seguito, lo so (per esperienza!!!) sarà molto difficile farlo. Dobbiamo trasformarci in allenatori e allungare sempre più i nostri tempi per noi stesse!!! Cercate di mettervi d’accordo alternando tempo con loro e tempo per voi. I bambini sentono molto cosa è giusto e cosa è sbagliato e se danno la loro parola, sarà più facile rispettare gli accordi. Magari anche solo 5 minuti per una doccia saranno preziosissimi e vedrete che con l’allenamento, diventeranno ancora di più! E quando sentite che proprio non ce la fate più, utilizzate il “time out”! Qualunque cosa stiate facendo, dite che dovete andare in bagno, chiudete la porta e respirate profondamente. Un minuto da sole con voi stesse servirà come “Reset” della mente per tornare con i bambini, meno compresse.
  5. DIAMOCI IL PERMESSO DI NON ESSERE PERFETTI. Ultimo consiglio, ma non per importanza. Già nella vita di tutti i giorni la ricerca della perfezione è impossibile e di conseguenza mira a minare la nostra autostima. Ma in questo momento di quarantena dobbiamo chiedere a noi stessi ed ai nostri bambini ancora meno: siamo in emergenza, non abbiamo la possibilità di essere genitori o bambini al pieno delle nostre capacità. Capiterà di urlare (più del solito), di “vegetare” per una giornata intera, di mangiare cibo spazzatura e di non dare nessuno stimolo ai bambini. Ci saranno giornate colme di noia, di tv, di discorsi lasciati a metà. Va bene così. Adesso la nostra priorità deve essere quella di mantenere il più possibile la serenità familiare. Quindi eccoci che ritornano in campo le nostre amiche emozioni. Stay tuned, presto vi lascerò qualche contributo in merito!

 

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Le mamme e lo shopping per i figli

| Mamma Bradipa ironica, Senza categoria

abbigliamento

Anche se un giorno su due non sembra, la primavera è arrivata. Nei negozi di abbigliamento impazzano colori pastello, fiori, farfalle e tessuti leggeri. Quando una mamma vede per la prima volta una vetrina così agghindata, la modalità “mezza stagione” va automaticamente su ON. Ma ogni mamma lo sappiamo, è diversa; ovviamente anche in questo caso.

Le mamme “macchine da acquisti”: loro sono sono le fortunate estratte a sorte, che quando sono rimaste incinte hanno ricevuto in regalo il pacchetto corso pre parto + corso all’acquisto. Non sono mai impreparate, anche se in una fredda giornata di gennaio, improvvisamente arrivasse l’estate. Hanno SEMPRE tutto per tutte le occasioni e tutte le temperature, oggetti di qualità, acquistati a prezzi stracciati che non ti possono far nemmeno esclamare con sdegno “Eh, avessi tanti soldi da spendere, saprei fare anche io!” Per gli acquisti on line hanno un’applicazione che crea un ologramma ad ogni occasione da non perdere e negli store, si materializzano all’improvviso direttamente negli scatoloni dei nuovi arrivi. Oltre a questo, acquistano cose per anni ed anni a venire, grazie ad un algoritmo che calcola la crescita dei figli e le taglie con le relative pesantezze dei capi da acquistare.

Le mamme “solo on line”: da quando sono mamme, non entrano in un negozio di abbigliamento per bambini. Dover interagire con le commesse ed insinuarsi tra scaffali stretti, provoca loro l’orticaria. Anche loro posseggono l’app con ologrammi delle “macchine da acquisti”, ma oltre a questo, nel loro cervello sono mappati tutti i siti dei negozi e la vestibilità dei capi. Riconoscono un tessuto semplicemente toccando la foto sullo schermo e il corriere ormai le chiama per nome.

Le mamme “giorno per giorno”: loro sono acquistatrici seriali mimetizzate. Una maglietta un giorno che ancora ci sono 4 gradi, un pantaloncino mentre tu sei appiccicata al termosifone, un vestitino mentre tu infili i calzini dentro ai pantaloni; et voilà, esplode il caldo e loro hanno già tutto. E soprattutto non hanno un tracollo psicologico da improvviso conto in rosso da mega compere, perché sono quelle che ti dicono “Una cosina ogni tanto e neanche te ne accorgi” mentre tu stai leccando il cartone della pizza della sera prima come colazione.

Le “svuota negozio (con commessa)”: possono essere la gioia delle commesse o il loro peggior incubo. Questo dipende ovviamente da quanto sono rompiballe esigenti: ci sono quelle che dicono “mi servirebbero 5 magliette taglia 8 anni per maschio, di vari colori ” o quelle che “mi servirebbe qualche maglietta, ma non di quelle banali, un po’ sfiziose, di taglia dipende…7-8-9 anni dipende dalla vestibilità…me le può aprire?…Vede vede questa è 16/4 di cm più grande dell’altra… no ma poi non mi piace la tonalità…ma quello è il tessuto che cangia o è sporca? senta ma un tessuto un po’ più corposo? Scusi, ma questa è veramente bruttina…ma se invece di magliette vedessimo delle camicie???????”

Le mamme “svuota negozio (senza commessa)”: Anche loro possono essere la gioia o l’incubo delle commesse, ma questa volta solo per come lasciano il negozio: ci sono quelle che cercano le taglie, guardano e rimettono tutto in ordine e quelle che sembra stiano facendo il gioco della bandierina con ogni capo che maltrattano ad ogni manipolazione. in ogni caso, in testa hanno una check list di quello che serve. Con lo sguardo di ghiaccio, guardano, valutano, scelgono e  vanno alla cassa; con i soldi contati persino di centesimi.

Le mamme “apparentemente organizzate, ma in realtà cazzare”: Io. Ogni volta io. Per sempre io. Io che provo ai bimbi le cose dell’anno passato per vedere quelle che vanno o non vanno più di taglia. Io, che faccio il foglietto con le cose da comprare. Io, che fisso sull’agenda il giorno in cui andare in quel negozio preciso per comprare quelle cose precise, spendendo quella cifra precisa. Io quando alla fine faccio un conto mentale della spesa mi sento una Dea perché ho preso tanto e speso poco. Io, che torno alla macchina cantando e ballando perché sono il genio degli acquisti per i bambini-ma chi mi frega a me – yea so fare – yea faccio le tracce audio alla mia amica, gasata come se avessi risolto il Cubo di Rubik in sette secondi. Io che quando arrivo a casa  e tiro fuori le cose dai sacchetti per bearmi della mia bravura, mi accorgo che mi manca metà delle cose che avevo creduto di comprare. Io che spero che siano rimaste alla cassa (pagate). Io che mi accorgo con angoscia che sullo scontrino non compaiono. Io che devo tornare al negozio e vergognarmi come una ladra, perché scegliendo un vestito, avevo appoggiato circa 5 completini su una mensola e devo riportare delle cose per non spendere un botto e prendere quel mucchietto famoso; perché sennò sono fornitissima per luglio, ma non ho niente per maggio. Io, che torno a casa mogia mogia come un canino della Carica dei 101 nella neve, dubitando della mia intelligenza.

E niente. E’ quello che mi è successo ieri.

Ditemi che anche voi a volte fate delle cavolate e non siete tutte macchine da acquisti. E se necessario, mentite. Vi prego.

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L’intestino prima e dopo i figli

| Mamma Bradipa ironica

Care Moms,

ricordate il vostro risveglio prima dei figli?

Io facevo colazione con calma e aspettavo che il mio intestino mi chiamasse a rapporto.

Scommetto che tra di voi, c’è a chi bastava il caffè, a chi serviva la sigarettina – in ogni caso, prima di uscire si andava in fondo a destra.

Poi si rimane incinte. E le persone ti dicono “Uh si vede già la pancia!” e tu fai un sorriso fasullo, sapendo benissimo che tipo di pancia sia.

Poi si partorisce, e si spera di non dover andare in bagno per almeno 10 giorni.

Poi si comincia con il co caching.

Essì. Tutti a parlare di ‘sto co sleeping, ma dite la verità, almeno il primo mese, due volte su tre andavate in bagno col piccino.

Il detto chi non la fa in compagnia è un ladro o una spia, l’ha sicuramente inventato una mamma.

Ma il bello arriva quando cominciano a parlare ed intendono commentare quello che state facendo.

Non so voi, ma io mi trovavo al quanto in difficoltà. Non tanto per la vergogna, quanto per il bisogno di concentrazione.

Così cominciai ad allenare il mio intestino ad attivarsi ad un mio segnale mentale. Così potevo  fuggire in bagno mentre i bimbi guardavano un nuovo episodio del loro cartone preferito, o appena avevano aperto un gioco nuovo, o subito dopo aver preparato loro una merenda che poteva sfamare 6 persone.

Certa di qualche minuto di pace, socchiudevo la porta e mi sentivo come quando si chiude un portale e tu sei al sicuro lontano da tutti. Ma anche se la accostavo piano piano, 3,2,1 e…fine della solitudine e inizio della compagnia di bambini e di mille problematiche non rimandabili.

“Mamma dobe seiiiii?”

“Mamma perché hai chiuso la porta, che fai?”

“Mamma mi sono fatta male qui, dammi un basinoooo!”

“Mamma sei pronta? Mi devi riempire l’acqua/rimettere un cartone/ imbiancare camera/ cucirmi il vestito di carnevale…”

Evidentemente, << accosta una porta, girati e avviati con passo fiero verso il wc >>, deve essere una sequenza magica “richiamabambini” (devo ricordarmi di attuarla quando dobbiamo uscire di fretta).

A nulla è servito preavvisarli di un bisogno impellente (anzi peggio) o minacciarli di far loro il minestrone per cena; Dopo massimo 13 secondi, arrivavano.

E allora?

Ed allora ho cominciato a sparire all’improvviso, a mimetizzarmi tra i mobili e ad intimare al mio intestino di correre come Bolt.

Dopo anni di allenamento, quasi sempre nemmeno si accorgono che sono mancata per qualche minuto. Al loro primo richiamo sono già bella e pronta in posa da ginnasta che ha finito il suo esercizio.

 

Anche voi avete questi problemi? Volete anche voi avere informazioni sulle mie tecniche di intestin-coaching?

Potete mandarmi una mail a infondoadestra@evvivalapopò.

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Cani e bambini: vi dico la mia

| cani, Senza categoria

I recenti articoli di cronaca riguardanti bambini e cani, mi hanno fatto venire l’urgenza di scrivere un articolo.

Sarete tutti d’accordo che poiché esistono persone senza buon senso, esistono di conseguenza anche padroni senza buon senso e genitori senza buon senso.

Fatta questa premessa, vorrei raccontarvi la mia esperienza.

Avevamo un Pastore Tedesco.

Una mattina, dopo che aveva passato la notte in casa a causa di un temporale (ne aveva la fobia e rischiava di sfondarci il portone e farsi male pur di stare con noi), saltò al collo di mio padre. Per fortuna era legato (per non gironzolare per casa) e riuscì solamente a strappargli il pigiama. Quella mattina fu l’unica volta che andai a scuola senza colazione. Ero sconvolta. Tex era un cane buonissimo, come poteva essersi comportato così?

Cominciammo mille visite e accertamenti ed alla fine, per esclusione, si ipotizzò un’epilessia con assenze. In pratica, nel dormiveglia, a volte aveva delle assenze e percepiva noi, come un qualsiasi altro estraneo. E da buon cane da guardia, attaccava lo sconosciuto nel suo territorio.

Così cominciammo le cure che però, non potevano come dire, darci la certezza che non sarebbe più capitato.

Era l’epoca in cui tornavo alle due di notte. Prima di entrare in giardino, dovevo chiamarlo ed essere sicura che mi riconoscesse. I miei uscivano a controllare che fosse tutto sotto controllo.

Insomma, tanto stress per noi e per lui.

Ma lo rispettavamo. Avevamo compreso, anche se con tristezza, che affrontava la sua malattia da cane. Perché lui era un cane.

Abbiamo sempre avuto Pastori Tedeschi, ma forse anche per quell’esperienza difficile, nel 2003, abbiamo preso una barboncina e subito ci siamo innamorati di questa razza, che almeno nel nostro caso, era sinonimo di bisogno di affetto, compagnia e coccole. La nostra Nina ha avuto i cuccioli e ne abbiamo tenuti due. Nina, Sally e Mousse, adoravano stare in braccio e dormire (tutte la padrona :-p) e sembravano un’altra specie rispetto ai cani di grossa taglia avuti in precedenza.

Credevamo che non ci sarebbero mai potuti essere problemi di convivenza.

Così, quando sono rimasta incinta di Giacomo, immaginavo la nostra vita tutti insieme. Di giorno con noi e la notte da mia mamma, nell’appartamento di sotto.

UGUALE A PRIMA.

Ma così non accadde. Nina, aveva per Giacomo un interesse morboso, come se se ne dovesse occupare lei stessa, rischiando di farsi venire un infarto per il grado di eccitazione che non riuscivamo a placare in nessun modo. Addirittura fu lei a farmi capire che era arrivato il momento di partorire, mettendo in atto tutti i rituali che aveva fatto lei la sera del suo parto.

Avevamo chiamato la nostra amica etologa mentre ero incinta, per farci dare delle dritte, avevamo attuato tutte le procedure consigliate – mentre ero in ospedale e provammo a cavarcela da soli, una volta tornati a casa. Ma Nina era sempre più stressata. Così richiamammo l’etologa, provammo varie strategie sia farmacologiche che comportamentali, ma riuscimmo solo a farla stare calma per una decina di minuti, non di più.

Per fortuna, mia mamma abita sotto di noi. Così le canine (che volevano stare tutte insieme), si trasferirono giù in pianta stabile. Io potevo vederle quando volevo, ma un neonato e gli ormoni sballati, mi fecero vivere quel repentino ed inimmaginato cambio di abitudini, in modo tragico.

Ricordo ancora che la sera, d’abitudine, aspettavo mio marito alla finestra con Nina in braccio. Ora c’era più o meno lo stesso peso tra le mie braccia, ma non peloso e vestito in tutine celesti.

La felicità direte voi. Per me no, per me era tradimento. Sapevo benissimo che lo facevamo per il loro bene, ma io ero arrabbiata e triste.

Per fortuna poi le cose andarono migliorando e seppure impossibile una vera convivenza, la frequentazione c’era.

Soprattutto quando Giacomo cominciò a camminare e potevano giocare insieme a correre.

Con Aurora, ormai Nina era abituata a quegli esserini paffuti e profumati e tutto andò meglio.

Dopo tutto questo gran da fare, Nina è invecchiata ed adesso è Giacomo che va frenato nel cercarla, perché lei ha bisogno di quiete e calma.

 

Con questo lungo racconto, vorrei comunicare due cose:

 

Primo, che gli animali sono animali. Sembra una frase scontata, ma merita essere rammentata. I cani sono cani. E considerarli come persone in tutto e per tutto non vuol dire amarli, vuol dire snaturarli. Anche se ci mettereste la mano sul fuoco. Io con Tex, ci avrei messo mani, braccia e gambe. Eppure…
Oltre a ciò, gli animali hanno gli istinti e vanno rispettati. Istinti belli, meravigliosi il più delle volte. Ma istinti.
E allora, se avete cani di grossa taglia, o avete intenzione di prenderne, per favore non lasciateli soli con un bambino piccolo.

Secondo, che i cani, se decidiamo di prendercene cura, meritano rispetto “nella buona e nella cattiva sorte”. Perché potrebbero reagire male a grossi cambiamenti, ammalarsi, invecchiare. I cani, non  li spannoliniamo e fanno pipì e popò nel wc.  I cani non crescono ed escono col motorino. I cani saranno con noi tutto il tempo della loro esistenza.
E allora, se avete intenzione di avere un bambino, considerate la possibilità che qualcosa vada storto e che ci sia qualcuno che possa darvi una mano sostanziosa. Io e Nina abbiamo avuto molto molto culo ad avere mia mamma di sotto.

 

Scusate la sbobba lunghissima, che mi ha vista commuovermi e rattristarmi, che mi ha fatto ripercorrere tappe difficili dei miei anni, ma che avevo tantissimo bisogno di condividere.

 

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Cartoni animati senza stress

| cartoni animati, mamme, Senza categoria

Care Mamme,

 

la prima volta che ho sentito parlare di tv baby sitter, bambini parcheggiati al televisore e cartoni animati che rimbambiscono le giovanissime menti dei piccoli, non ero ancora mamma.

Così, pensando ai cartoni animati che c’erano negli anni ’80, mi dicevo che sicuramente avrei dovuto stare lì a seguire ogni puntata ed inventare una qualche bugia bianca per non impressionare i miei figli.

Ma come perché?

Ma voi ve la ricordate la sgragnolata di bambine orfane che venivano sbattute in collegio e traumatizzate da mille angherie di matrigne/direttrici/amiche perfide? Roba che se lo guardo adesso mi metto a piangere.

Poi andavano di moda anche le disgrazie fisiche (tipo chi era caduto in un burrone e non camminava più) e la ricerca, per tutta la serie, di una cura adatta, ovviamente attraverso mille peripezie.

Sangue a sfare nei cartoni coi combattimenti e persino in quelli sportivi: ricordo come fosse ieri, gli allenamenti di palla a volo con le catene sui polsi e il sangue che sgorgava a terra!

Praticamente ti insegnavano che nella vita esistono un sacco di cose brutte. E basta.

Le puntate non avevano un finale, spesso per esempio, una partita di calcio poteva durare due o tre episodi e molte cose venivano risolte solo alla fine delle serie.

In molti non avevamo ancora il videoregistratore, non c’era modo di vedere su internet il finale di stagione e tanti dubbi me li sono tolti da grande! Perché se dovevi fare i compiti, o andare a un compleanno, ti perdevi l’episodio e ciao.

Oggi i cartoni sono stati impastati con buoni sentimenti ed espressione delle emozioni e in più, molti insegnano anche tante cose: i numeri, le sequenze matematiche, la gestione delle emozioni, il problem solving e chi più ne ha più ne metta!

Gli episodi durano poco, vanno a finire bene benissimo così strabene, che “e vissero tutti felici e contenti”, in confronto sembra un finale amaro dei film verità.

Quindi seppure il troppo stroppi anche di baci e carezze, un po’ di cartoni mentre noi mamme facciamo in sette minuti quello che coi bambini faremmo in due ore e venti, li trovo sacrosanti!

E soprattutto, dopo giochi, corse, salti, risate, non sarà magnifico spaparanzarsi sul divano a guardare la tv?

E voi quando i vostri bimbi guardano i cartoni, siete agitate e tenete sotto controllo l’orologio, o tranquille e senza stress?

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Emozioni come bambini. Senza Filtri.

| emozioni, no filtri, Senza categoria

Care Mamme,

Quest’estate la pensavo così, e lo penso ancora…

Stamani sono uscita per commissioni ed ho incontrato una mia lontana zia che si è trasferita in campagna per vivere come una volta. Dopo un po’ incrocio una mia compagna delle medie, di quelle – all’epoca, supercarine/supercorteggiate/superoche. Giro l’angolo e mi imbatto in una mia cara amica, con cui mi sento spesso, ma mi vedo mai. Nel frattempo compro il pane al negozio che frequento da una vita, i chewing gum ad un tabaccaio mai visitato e tornando alla macchina becco persino un mio zio.

In tutti questi giri, Giacomo ha detto a tutti la stessa cosa: “Sai che dopo vado al mare e stasera sono a cena dal mio amico Matteo?” Ognuno ha reagito a suo modo; sulla base del proprio carattere, ma anche e soprattutto del livello della nostra confidenza. A tutti però è scappato un sorriso e nessuno si è mostrato infastidito:

da bambini, non ci si comporta come ci si aspetta che ci si comporti o per come le emozioni vissute con quelle persone ci hanno plasmati.

Hai voglia di far sapere all’altro cosa pensi. Se sei contento, se sei arrabbiato, se sei triste. Ti interessa comunicare e basta.  Perché dai importanza a quello che provi e dai la possibilità di ricevere le tue informazioni, a tutti nello stesso modo, senza filtri.

Io invece, adulta, assolutamente il contrario.

Ero contenta ed emozionata perché avevo appena ritirato più di 200 foto dal fotografo e non vedevo l’ora di ordinarle per data, attaccarle, scrivere i commenti. Ma di tutte le persone che ho visto, l’ho detto solo alla mia cara amica.

Ho pensato che alla mia lontana zia non interessasse, con la mia compagna delle medie quasi ancora mi sentivo in imbarazzo, alle panettiere lo trovavo inopportuno e figuriamoci ad un negoziante sconosciuto. Mio zio ho pensato fosse troppo di fretta, come sempre.

Ma se invece avessi fatto come Giacomo? Se avessi fatto vedere a tutti le foto, facendo trasparire la mia emozione e la mia allegria? Libera? Pazza? Buffa? Egocentrica? Ganza?  Come mi avrebbero definita?

A volte bisognerebbe fare come i bambini: comunicare quello che ci importa dire fregandocene di quello che potrebbero pensare gli altri di noi.

E allora sapete cosa?

Stasera sono molto serena. Ho passato un we di cazzeggiamento con i miei tre amori. Niente stress, niente fretta, niente malumori.

Ho cenato con una buonissima pasta fredda che mi fa estate ; ho messo al centro del tavolo quei vassoi che girano, con tutti gli ingredienti, così ognuno l’ha condita a suo piacimento;

dopo cena abbiamo giocato con la pasta modellabile, con le costruzioni e abbiamo guardato i cartoni;

ora i bimbi dormono ed io finisco questo articolo e poi, mi metterò il telefilm che mio marito odia e che io guardo solo per l’attesa che i due protagonisti si bacino. Siamo già alla seconda serie, nessun bacio e ogni settimana penso che chi ha deciso i nomi dei personaggi, deve avere dei problemi seri.

Andrò a letto circa  a mezzanotte e prima mi metterò la canottiera sotto al pigiama. Perché alla pancia ho sempre freddo. Di notte anche a luglio.

Imposterò due sveglie, una alle 7.15 e una alle 7.30.

E adesso voi che siete arrivati fino qui, che mi conoscete benissimo, bene, di vista o per niente, cosa pensate?

Non sarebbe bello far trasparire le nostre emozioni e non tenerle troppo dentro?

Domattina entrare al bar e dire Buongiorno, oggi mi girano le palle.

Oppure, stanotte non ho dormito. O sono felice. O sono innamorata.

Così solo per far girare le emozioni. Come solo i bambini sanno fare. Così, senza filtri.

 

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Numero verde per reclami di mamme sclerate

| mamme sclerate, Senza categoria

Care Mamme,

alzi la mano chi non ha mai avuto un momento di sclero con i bimbi. Tutte a braccia conserte eh?!. Ovvio.

Ora scommetto che se vi chiedo chi ne ha più di uno al giorno, alzerete tutte, due braccia.

Allora mamme non sante come me, l’altra sera ho guardato per tipo 10 secondi quel programma in cui quattro mamme si spiano a vicenda e poi bo, ho girato.

Mi son venuti i brividi. Ho pensato a me se avessi delle mamme a spiarmi quando sono in casa con i bimbi in quelle giornate in cui ci sono mille mila imprevisti.

Perché un po’ tutte noi, certi scleri non li faremmo in presenza di altri. A me ogni tanto parte lo sproloquio. Giro di stanza in stanza tipo pallina del flipper, blaterando cose che non c’entrano niente l’una con l’altra. Parto dai giochi in disordine per esempio; e riesco ad arrivare al problema della fame nel mondo in meno di un minuto. I miei figli ormai mi capiscono e continuano con le loro cose.

Io però mi sento sempre in colpa comunque.

Ed allora ho pensato che sarebbe bello se ci fosse un numero verde per reclami di mamme sclerate.

Dove ti risponde una voce rassicurante che dopo che le hai vomitato 5 minuti di casini giornalieri, ti dice “hai ragione, ma domani andrà meglio!”

Potresti parlare di tutti quelli che ti fanno incavolare senza dover pensare se conosce questo o quello, se ci rimane male, se esageri, se “Oh, ma non ti va mai bene niente!”.

I bambini non si sorbiscono parole dette a vanvera e noi rinasciamo.

Perché a volte ci sono gli imprevisti, a volte la stanchezza, a volte il pre/durante/post ciclo.

Perché quando dopo una giornata al mare con mille mila amichetti, 2 bagni da un’ora ciascuno, 4485829 chili di sabbia spiaccicata, lavata, scossa…3 spuntini, 1 pranzo, 6472829 “quanto manca per il bagno?” 4 cambi di costume, 938740257 “ho sete!”, un canotto e tante tante tante risate, arriviamo alla macchina e dopo aver augurato brufoli in fronte ai possessori dei motorini che mi costringono a 4738920 manovre, lui – il mio dolce amoroso frugoletto, mi fa: <<Mamma però se ci stiamo così poco io non sono molto felice>>, allora il tempo si ferma. Il cielo si scurisce. Gli alberi si piegano.

E io esplodo con un:

“COOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA??????????!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

E per fortuna che il tragitto mare-casa è breve perché ho tirato fuori tutto il repertorio! Puntando su tutti quegli argomenti che mi diceva mia madre e che mi facevano imbestialire, alla “Sei un bambino molto fortunato che abiti al mare e bla bla bla”.

Ecco, se avessi avuto quel numero di telefono avrei detto ai bimbi di salire in auto, mi sarei appartata un attimo e ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh la liberazione!

Una specie di tasto “Reset” per mamme: telefoni, urli, ti sfoghi e dopo tre minuti sei pronta per risalire in macchina fresca come una rosa.

Secondo me sarebbe una buona idea, voi che dite?

Però se qualcuno lo inventa voglio i diritti eh?!

 

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