Ernia
È passato un anno da quando ho avuto l’ernia che mi ha bloccato il piede. Era il 26 agosto 2020. Ero in vacanza. Da qualche giorno avevo un fastidio alla gamba, su tutto il nervo sciatico. Mi era già successo un paio di anni prima, ma speravo che prendendo un po’ di Tachipirina e il Dicloreum sarebbe passato. In fondo era ancora solo un fastidio, non un vero e proprio dolore.
Non potevo minimamente immaginare tutto quello che sarebbe successo. Quella mattina mi ero svegliata verso le 6.00 e avevo veramente molto fastidio alla gamba. Così avevo deciso di prendere qualcosa. Non ricordo se ho preso la Tachipirina o altro. Mi sono messa di nuovo a letto e mi sono addormentata.
Mi sono svegliata un paio di ore dopo ed ero completamente bloccata. Un dolore lancinante che partiva dal fondo della schiena e attraversava tutta la mia gamba sinistra. Ma la cosa peggiore era che non riuscivo a muovermi. Non riuscivo a girarmi nel letto. Non riuscivo a scendere dal letto. A mettermi seduta o ad alzarmi in piedi.
Un dolore che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico. Preferirei partorire altre 10 volte senza epidurale, piuttosto che provare un dolore simile. È qualcosa di tremendo che non si può spiegare. Non ho mai provato un dolore simile, nemmeno nei miei 2 parti naturali.
Essere immobile, senza riuscire a muoversi senza provare dolore. Senza riuscire ad alzarsi per andare in bagno, è una cosa terribile.
Dopo qualche ora e dopo aver fatto una puntura (la mia dottoressa mi ha mandato la ricetta su WhatsApp), ad un certo punto ho fatto un movimento ed ho sentito come una scossa su tutta la gamba. Come un elastico che viene tirato fino al massimo e si rompe. Pensando a quello che mi è successo dopo, forse era il nervo, che in qualche modo si era lesionato… Chissà.
Ad ogni modo, dopo aver sentito questa strana sensazione, qualcosa è successo e mi sono sbloccata. Avevo ancora dolore alla gamba, ma almeno riuscivo a sedermi o ad alzarmi. Piano, ma ci riuscivo. Pensavo di aver passato il momento peggiore… E invece il peggio doveva ancora arrivare. Non per quanto riguarda il dolore, che in modo diverso sarebbe ancora continuato, ma in maniera più o meno gestibile (alcuni giorni è stato ancora forte, ma con antidolorifici e antinfiammatori in qualche modo andavo avanti).
Il peggio doveva ancora arrivare perché dopo qualche giorno ho iniziato a notare dei cambiamenti nel piede… Sembrava rispondere meno. Le dita non si alzavano bene come quelle dell’altro piede. E ho iniziato ad avere difficoltà a camminare. Dovevo trascinarlo, non riuscivo ad alzarlo più di tanto. Camminare da sola diventava ogni giorno più difficile.
E mentre continuavo a fare punture per fare andare via almeno il dolore, dopo aver fatto la risonanza ed essere andata dall’ortopedico (che mi ha solo confermato quello che già immaginavo… Andare prima possibile da un neurochirurgo e togliere l’ernia), la paura cominciava a crescere, giorno dopo giorno. Doversi appoggiare a qualcuno per camminare mi faceva pensare al peggio.
Cercando i sintomi su internet (lo so che non si dovrebbe mai fare… NAMACISSI) era apparsa la sentenza, che poi in effetti è stata confermata dal neurochirurgo: piede cadente.
L’ernia, che si trovava tra L4 ed L5, in pratica sulla parte bassa della schiena (è una delle più frequenti), era talmente grande che mi aveva compresso un nervo. Nervo che arrivava fino al piede e gestiva la dorsoflessione del piede stesso, ovvero quel movimento che ci permette di alzare il piede, come quando si vuole camminare sui talloni. Un movimento a cui non si pensa, ma che è fondamentale per riuscire a camminare correttamente.
E continuando a leggere su internet, la mia ansia aumentava. Perché non è detto che si guarisce dal piede cadente. Non è detto che si riesce a recuperare.
Cosa che purtroppo mi ha detto anche il neurochirurgo, quando mi ha vista entrare camminando in quel modo. Dovevamo operare “ieri”. A dire insomma che bisognava operare prima possibile per togliere quell’ernia enorme e per liberare il nervo. E poi bisognava sperare di riuscire a recuperarlo. Sperare che il nervo non si fosse lesionato così tanto, da non riuscire più a riprendersi. Perché, così schiacciato, il nervo stava soffrendo. E non riusciva più a lavorare. L’operazione era indispensabile per provare a recuperarlo. Senza operazione, sarebbe stato impossibile. Con l’operazione avrei avuto qualche chance in più. Ma non potevo avere la certezza che sarei riuscita a recuperare il nervo e di conseguenza anche il piede cadente. Però dovevamo provarci.
Non c’erano tempistiche precise. Bisognava vedere come avrebbe risposto il nervo dopo essere stato liberato. Quanto tempo ci avrebbe messo a riprendersi da quella forte compressione a cui era stato sottoposto. E se sarebbe riuscito a riprendersi. Mi ha prospettato tutte le opzioni. Dandomi come tempo massimo almeno 6/8 mesi dopo l’operazione.
Se dopo tutti quei mesi, facendo tanta fisioterapia, non fosse cambiato nulla e non avessi notato nessun miglioramento o un miglioramento così minimo da non notare progressi importanti, allora avremmo preso in considerazione altre opzioni.
Ma prima di tutto bisognava operare. E poi iniziare un percorso di fisioterapia e di recupero serio. Senza sapere quanto ci sarebbe voluto. Ma almeno dovevamo provarci.
Non è stato facile. Affrontare una operazione senza sapere se sarei tornata camminare normalmente. Iniziare la fisioterapia senza sapere per quanto tempo l’avrei dovuta fare. Non sentirsi sicura sulle proprie gambe. Non sentirsi sicura per uscire da sola. Lo sconforto era veramente dietro l’angolo. Ma grazie a 3 fantastici fisioterapisti sono andata avanti ed ho affrontato la fisioterapia giorno dopo giorno, mese dopo mese.
Ma dopo un anno sono ancora qui a parlarne. E ne parlo con l’animo più leggero. Tornare in vacanza nello stesso posto, nella stessa stanza e ripensare alle sensazioni dello scorso anno. Sensazioni che vorrei veramente dimenticare. Perché è stato uno dei momenti più bassi della mia vita. Uno dei momenti peggiori.
Però dopo un anno posso dire di averla superata. Non ho recuperato al 100% il piede, ma un buon 90% sì. Ho recuperato lo schema del passo, che è sicuramente la cosa fondamentale. L’unico rimasto indietro è l’alluce, che non si alza completamente, come quello dell’altro piede. Ma riuscire a camminare o a stare in equilibrio su una gamba è una sensazione troppo bella. Quindi per ora va bene così, sperando che il piede resti stabile.
E per il resto mi è stato consigliato di fare solo un po’ di posturale, che dovrò iniziare. E magari ricominciare a fare qualcosa in palestra…