Ultimi due mesi di scuola e poi inizia il salto ad ostacoli
Ultimi due mesi di scuola e poi inizia il salto ad ostacoli. Estate stagione bellissima per chi non ha figli e non lavora.
Tutte le mamme sono mammansie
Ultimi due mesi di scuola e poi inizia il salto ad ostacoli. Estate stagione bellissima per chi non ha figli e non lavora.
Dicono che il periodo più felice della vita sia proprio quello della scuola dell’infanzia.
Forse è tra i pochi momenti della vita in cui ci è concesso essere quelli che siamo per davvero.
In cui il nostro compito è solo fare cose che ci piacciono.
Correre, arrampicarci, giocare a pallone, mangiare gelati.
Allo stesso tempo è anche uno dei periodi più delicati, quelli in cui inizia a prendere forma la nostra vera essenza, quelli che siamo e gli adulti che saremo.
La scuola Steineriana ovvero la mia scelta migliore.
Dall’alto dei miei 38 anni posso dire di sbagli di averne fatti in quantità, praticamente quotidianamente.
Ma qualche cosa di buono l’ho fatto.
Una tra le mie scelte migliori di sempre è stata quella di mandare Enea alla scuola materna Steineriana.
Ho capito di essere “diversa” al primo anno di scuola materna della mia figlia maggiore, quando catapultata in un ambiente che non mi rispecchiava mi sono trovata a fare i conti con un mondo e un modo di vivere che non mi appartiene.
Ho preso quindi la decisione migliore per Enea. Toglierlo da un ambiente in cui io per prima come genitore mi trovavo a disagio per entrare in un mondo nuovo.
Rudolf Steiner è stato un pedagogista e un filosofo, fondatore dell’antroposofia, della medicina antroposofica o steineriana e della pedagogia Waldorf stessa. Questo dovrebbe già farvi comprendere quanto studio ci sia dietro un’educazione di questo tipo.
I maestri sono tutte persone di altissima cultura, persone studiose che non smettono mai di aggiornarsi.
Per chi non comprende etichetta la scuola come semplice libertaria in senso dispregiativo. Invece no.
Al centro dell’educazione di tipo steineriano c’è l’individuo nella sua totalità, nel suo essere anima e corpo.
Secondo l’antroposofia l’uomo è costituito di corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale ed Io. E tutto il percorso scolastico è volto a prendersi cura di tutti gli aspetti individuali di ogni bambino.
I bambini vengono accettati previa osservazione da parte dei maestri.
Ci vorrebbero libri per spiegarvi questo tipo di approccio, quindi mi limiterò a raccontare quella che è stata la mia esperienza.
Sono entrata in una scuola in cui i genitori sono delle colonne portanti, in cui la scuola diventa parte della famiglia.
L’accoglienza al mattino è calda, i bambini entrano in un ambiente che si avvicina a quello domestico.
Giochi in legno e attività manuali. Ogni bambino ha il suo telaio ad esempio.
Le giornate rispettano una routine, un ritmo e ogni cambio di attività è accompagnato dal suo canto.
Ogni settimana impastano e invece di portare a casa carta su carta, portano a casa biscotti, pizza, cibo creato da loro.
La manualità è al centro delle attività, perché attraverso le attività manuali il bambino entra in contatto con il suo corpo e la sua anima.
Ci sono rituali legati alle stagioni.
I bambini imparano ad essere presenti nella vita reale, nel mondo che li circonda sempre rispettando ognuno i propri tempi di crescita e maturazione.
Posso dirvi che mio figlio è sbocciato come un fiore.
Ogni mattina accompagnarlo è una gioia perché nella sua scuola l’aria è così serena e accogliente che mi rilasso anche io e inizio a lavorare in maniera diversa.
Respiro accoglienza.
La scuola Steineriana è una perla in un mondo marcio. E ringrazio ogni giorno per aver avuto al fortuna di entrare in questo mondo.
Sempre a proposito di educazione vi segnalo questo libro I colori delle emozioni
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La verità è che sono stanca di sentirmi dire come devo fare la madre.
Perché davanti ai tuoi figli si sentono tutti migliori di te.
Tutti sanno cosa fare, anzi cosa farebbero.
Cosa sarebbe giusto.
Quale sarebbe la scelta migliore
E bada bene sarà sempre qualcosa di diverso da quello che hai scelto tu.
Tutti esperti educatori. Tutti capaci di crescere figli che non fanno capricci.
Tutti in grado di crescere bambini perfetti.
Mentre tu madre non fai mai la scelta giusta.
Voglio dire ai miei figli che se mi chiedessero il significato della parola coraggio io direi i loro nomi.
Voglio che sappiano che il coraggio premia sempre.
Che la vita va affrontata per quella che è. Che nessuno di noi ha una vita perfetta, ma per renderla bella ci vuole coraggio.
Il coraggio di chiudere le cose che sono finite. Che siano amori, amicizie e rapporti di lavoro.
Che si cammina sempre e comunque a testa alta, solo così ci si può godere il viaggio e il paesaggio.
Se rinasco non voglio essere la primogenita.
Il primogenito è quello che mette in “On” il tasto genitori.
Quello dell’avvio, del primo start con il suo carico di aspettative, delusioni ed errori immani.
Il primogenito è una scoperta. Anzi LA scoperta.
La meraviglia della magia della vita e il terrore di tutto ciò che ne consegue.
Il primogenito cambia per sempre la vita dei genitori.
Tutti lo aspettano, lo bramano e lo riempiono di regali e i genitori non sanno cosa li aspetta.
E si sbaglia col primo figlio, si sbaglia perché non si nasce genitori, lo si diventa col tempo e l’esperienza. Lo si diventa provando sbagliando cadendo e rialzandosi.
Col primogenito ci si carica di aspettative e quando queste regolarmente non vengono realizzate ci si sente inadeguati, incapaci.
Al primo figlio si va a tentativi.
Avrà fame, avrà sete, forse mal di pancia ?
Io solo al secondo figlio ho capito che i neonati piangono anche per il sonno.
E solo al terzo ho compreso che le mamme non sbagliano mai, il loro istinto ha sempre la ragione.
Al primogenito si ascoltano i consigli esterni. POI si impara a fregarsene. Perché ogni bambino è diverso e quello che vale per uno non vale per mai per l’altro. Tuo figlio lo conosci fino in fondo solo tu.
Dal primogenito ci si aspetta che sia il figlio perfetto. Ubbidiente, non troppo silenzioso e non troppo rumoroso.
Si pianificano piani di studi fino alla maggiore età.
Si caricano di responsabilità e troppe troppe troppe aspettative.
I primi figlio spianano la strada.
Testano la resistenza, la pazienza e il coraggio.
Mettono in crisi la mamma il papà e anche la coppia.
I primi figli ti cambiano nel profondo.
Per questo non voglio nascere primogenita.
E con questi pensieri un po’ sconclusionati oggi festeggio gli 8 anni della mia primogenita.
Quella bambina testona, sensibile e talmente uguale a me che ogni giorno è uno scontro.
Quella che ogni giorno mi sfida e mi mette alla prova.
Testa la mia pazienza.
Ma è anche quella che ha messo in On la mia modalità mamma.
Quella che mi ha cambiato più di tutti la vita facendomi conoscere una nuova me.
Una mamma che fa il meglio e sbaglia in continuazione.
Che a volte non la capisce e poi si sente in colpa.
Tanti auguri alla mia primogenita. Quella che più volte al giorno urla mammmaaaaaaaaaaa
e che quando litighiamo mi dice:” ti odio”
Io invece ti amo
Mamma
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Se i tuoi figli te li sei cresciuta da sola non devi vendicarti su di loro.
C’era una volta la famiglia anni 80 dove in genere lavorava uno solo e con il singolo stipendio si poteva vivere bene. A volte molto bene.
Proprio per questo le mamme potevano permettersi il lusso (perché era un lusso) di non lavorare e occuparsi solo dei figli. E i nonni il lusso di fare i nonni solo quando ne avevano voglia.
Poi il sistema si è stravolto e parliamoci chiaramente oggi come oggi per la maggior parte di noi vivere con un solo stipendio è praticamente impossibile.
Quindi le mamme quando hanno un lavoro lottano con le unghie e coi denti per mantenerlo. Per avere maggiore disponibilità economica e garantire uno stile di vita migliore ai figli.
Sei il bambino che non immaginavo e poi è arrivato.
Sei nato un assurdo pomeriggio di quasi autunno. In maniera inaspettata e traumatica per entrambi. Forse anche tu sei rimasto sconvolto ma col carattere meraviglioso che hai l’hai superata prima e meglio di me.
Sei il bambino che non immaginavo e poi è arrivato. Perché non credevo che avrei avuto figli, e non credevo avrei avuto figli maschi.
Vedevo il mondo maschile cosi lontano da me.
Non potevo nemmeno immaginare cosa stavo rischiando di perdere.
I genitori non si scelgono… e nemmeno i figli.
Quando ero un’adolescente che litigavo coi miei genitori dicevo sempre che avrei voluto che loro fossero diversi. Guardavo i genitori degli altri e mi sembravano tutti più buoni e bravi dei miei.
E poi mi rassegnavo al fatto che i genitori non si scelgono e mi ripetevo quanto fossi stata sfortunata. Da buona adolescente odiavo tutto quello che mi circondava e davo la colpa al mondo esterno del mio disagio.
Poi sono cresciuta e ho capito che non esistono genitori perfetti ma genitori che fanno che quello che credono giusto dal loro punto di vista e con tutti i loro limiti.
Che siamo tutti diversi e ognuno a modo suo è un genitore diverso. Non ne esistono ne di migliori di peggiori.
Esistono solo genitori che fanno del loro meglio, specie quando si scontrano coi figli.
Figli che non rispecchiano quasi mai le nostre aspettative. Che sono diversi da quello che immaginavamo e sognavamo.
Figli che sono uguali a noi anche negli scontri e nei lati negativi del carattere, che lo enfatizzano e a volte tirano fuori il peggio di noi.
Perché nemmeno i figli si scelgono e spesso sono lontani anni luce dalle nostre aspettative.
Hanno altri valori, e altri desideri rispetto ai nostri e non rispecchiano mai quello che ci desideravamo.
Immaginavo una figlia con tanta voglia di studiare. Mi ritrovo una piccola ribelle che odia la scuola (ancora di più dopo il coronavirus e la dad che ha dato la mazzata finale)
Immaginavo me come una madre perfetta. Mai arrabbiata e sempre molto calma e assertiva.
E anche io sono la madre che sono, con tutti i miri difetti, le urla e i momenti in cui mi abbatto e dico che non ce la faccio più.
Forse è solo la vita che non ti da mai quello che ti aspetti.
E forse il segreto è solo imparare ad accettare le persone per quelle che sono, consapevoli che una madre, un padre e un figlio fanno del loro meglio per essere quelli che sono.
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Cara ministra Azzolina,
Da semplice madre che sono volevo solo dirle una cosa.
Mentre lei vanta il successo della sua DAD ovvero didattica a distanza, dietro lo schermo del pc ci sono mamme che piangono.
Perché la sua DAD sui bambini più piccoli è per lo più un vero fallimento.
Un fallimento didattico.
Un fallimento sociale.
Un fallimento psicologico.
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