Immagini di vita sul tram

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Tram

La mattina sugli autobus si vede veramente di tutto. Studenti universitari che vanno a lezione o a fare esami; lavoratori stressati che vanno in ufficio, gente in ritardo che se la prende con gli autobus che non passano, gente al telefono che racconta tutta la sua vita (non solo all’interlocutore dall’altra parte del telefono), persone che parlano da sole…

Io non sono una di quelle che si mettono a sentire i discorsi degli altri, però a volte capita che qualcuno attiri la tua attenzione o che parli così ad alta voce da farti sentire tutti gli affari suoi.

Questa mattina due tipologie di persone hanno attirato la mia attenzione sul tram, nel mio tragitto verso il lavoro.

I primi erano due signori anziani. Potevano essere miei nonni. Due uomini. Uno era seduto e parlava al cellulare. E l’altro, suo amico, era in piedi accanto a lui. Dopo che ha finito la telefonata, l’uomo seduto ha preso il cellulare (non un cellulare di ultima generazione, ma uno di quei cellulari semplici che fanno le foto… i primi modelli di cellulari con cui si potevano anche fare le foto) ed ha fatto una foto al suo amico, prima di rimettersi il cellulare in tasca. L’ho trovato tenerissimo. Vedere un signore anziano che si approccia alla modernità e fa una foto al suo amico. E ho pensato a mio nonno… quando è morto ancora erano in pochi ad avere il cellulare… chissà ora se lui se lo sarebbe comprato.

E poi c’erano due giovani ragazze sui 20/25 anni al massimo. Credo parlassero di storie d’amore a distanza, perché una delle due diceva che la distanza non aiuta. E raccontava che il ragazzo le ha detto che sabato vorrebbe fare qualcosa. E lei gli ha risposto che non ha voglia di farlo (mentre altre al suo posto magari avrebbero accettato). Lei pensava che lui avrebbe rinunciato ed invece lui le ha risposto: “Ok, allora non ci vediamo!“. E lei commentando la risposta del ragazzo con l’amica ha detto: “Hai capito? Mi ha risposto così! Scialla“. Scialla… vogliamo parlarne? Questo intercalare che fa tanto “giovane” nel linguaggio dei ragazzi di oggi. Intercalare che quando io andavo all’università (più o meno l’età di quelle ragazze) non si usava. E non è che sia passato così tanto. Ma anche pochi anni possono fare la differenza. E allora “scialla“, come a dire “stai serena“, “non ti preoccupare“, “prenditela con più tranquillità“. Quando sento questi linguaggi mi accorgo di non essere più una ragazzina… un po’ come quando i ragazzini ti chiamano “signora“. Non ti senti una “signora“, perché ti fa un po’ vecchio, ma quelli di 15 anni si rivolgono a te così.

Altre generazioni!

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