Il fallimento della didattica a distanza

Didattica a distanza
Didattica a distanza

Didattica a distanza

La didattica a distanza è abbastanza un fallimento. Non voglio generalizzare, ma per quel che ci riguarda, in base alla nostra esperienza, questa didattica a distanza non sta portando a molto. Io lo considero decisamente un fallimento. E se penso che non si ha nemmeno la certezza che la scuola primaria ricomincerà a settembre, mi vengono i brividi. Perché non si può veramente pensare di andare avanti così. Questa non è una didattica. Pochissimi compiti ogni settimana non possono minimamente essere equiparati a quello che si fa a scuola. Non dico che dovrebbero fare lezione dalle 8.30 alle 16.30, ma si potrebbe fare molto di più. So di maestre che stanno regolarmente registrando delle video lezioni anche di 20 minuti e le mandano ai bambini. Ma sono veramente pochi elementi.

E non mi pare che ci si ponga il pensiero più di tanto. Tante manovre a sostegno di questo o di quello. Ma ai bambini chi ci pensa? Hanno perso metà di questo anno scolastico. E non si sa quando potranno tornare in aula. Ovviamente non dico che debbano tornare a scuola, se non viene garantita una certa sicurezza. La scuola non è un parcheggio. Ma qui la didattica a distanza è veramente latitante. La scuola primaria deve dare le basi per l’istruzione futura. E cosa ci sta dando in queste settimane? Praticamente molto poco.

Niente video lezioni, perché finora la preside si è preoccupata della privacy dei bambini (per carità è importante, ma qui la didattica è quasi vicina allo zero). Maestre che forse non sarebbero in grado di farla e per questo non viene attivata. Maestre che mandano i compiti una volta alla settimana (e sono talmente pochi che il giorno dopo già sono finiti). Maestre che sono più presenti e rispondono ai bambini. Ma anche maestre o maestri che sono spariti o in questo mese e mezzo si sono “sentiti” una volta o due.

E non si può pensare che dare qualche esercizio a settimana possa bastare per dire che si sta andando avanti col programma. I compiti settimanali che vengono assegnati si possono fare in una giornata. Letteralmente. A volersela prendere comoda si fanno in due giorni. Ma c’è anche chi non riesce a farli.

Il dictat è di non sovraccaricare troppo i genitori, ma questo è veramente troppo poco. La punta dell’iceberg rispetto a quello che si farebbe a scuola. Capisco che non si possa fare tutto quello che si farebbe a scuola, ma gradirei che si provasse a fare almeno la metà. E invece qui non arriviamo nemmeno al 5%. Troppo poco. I bambini stanno perdendo il ritmo. Si stanno abituando a non fare nulla. Non sono motivati a studiare perché tanto non c’è nessuno che li interrogherà. Alcuni compiti non vengono nemmeno corretti… ci si penserà al rientro a scuola.

Cara Ministra dell’istruzione, che vogliamo fare? Questa non è didattica. Mi fa piacere se ci sono scuole in cui le lezioni a distanza funzionano, ma non è per tutti così. E soprattutto bisogna pensare anche ai bambini delle elementari, che stanno perdendo mesi importanti. Non basta fare qualche paginetta ogni settimana. È veramente troppo poco.

Bisogna pensare ai bambini che stanno imparando a leggere e scrivere. O a quelli che si stanno preparando alla scuola media. Questi mesi saranno difficili da recuperare. E mi sembra che non si pensi per niente a loro. Come se lo studio e quello che si insegna a 6, 7, 8 o 9 anni non sia così importante.

E a settembre sarà ancora così? Mi auguro di no, ma vedendo cosa sta accadendo ora, temo che la strada potrebbe essere la stessa e questa cosa non mi piace.

I bambini hanno bisogno di regolarità nello studio anche alle elementari. E se è vero che ci sono bambini più lenti che fanno fatica a star dietro anche a questi pochissimi compiti, è anche vero che ce ne sono altri che vorrebbero fare di più. Altri che veramente in un giorno finiscono i compiti della settimana. E che ne vorrebbero altri, ma non arriva nulla. Ed allora i genitori si devono ingegnare per trovare altri esercizi da fargli fare per il resto della settimana. Perché non pensare a quei bambini che vorrebbero fare di più? Perché bisogna per forza equipararli tutti al ribasso? Non dico di farli andare avanti col programma senza aspettare gli altri, ma magari qualche esercizio in più facoltativo si potrebbe anche trovare da mandare ai bambini. Se 5 paginette a settimana non ci bastano, perché dobbiamo essere noi genitori a trovare altri compiti o esercizi da far fare ai bambini?

Allora, cara Ministra dell’istruzione, facciamo che mi paga lo stipendio? Visto che io sono diventata maestra e sto cercando di colmare i buchi della scuola pubblica. Ma non dovrebbe essere compito mio.

E non mi venga a dire che la scuola funziona anche a distanza, perché se questa è l’istruzione che viene data, abbiamo grossi problemi. E avremo molte lacune da colmare. Troppe.

Image by White77 from Pixabay

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