E questo è dedicato a te, papà

Dedicato a te
Dedicato a te

Dedicato a te

Dedicato a te, papà. A te che ci sei sempre stato. Anche se eri di poche parole e, quando ero una ragazzina litigavamo spesso perché io pensavo bianco e tu nero. A te che l’ultima volta che mi hai vista mi hai stretto forte la mano, come se non volessi lasciarmi. E poi l’hai avvicinata al tuo volto per darle un bacio. E sembrava veramente un addio.

A te che quando ero piccola mi portavi alle giostre. E riuscivi sempre a pescare tanti giochi. Mi spingevi sulle barchette per farmi arrivare in alto.

A te che amavi scrivere poesie. Ti piaceva Trilussa. Ti hanno anche pubblicato qualche poesia su alcune raccolte. E ad ogni compleanno o occasione speciale ci scrivevi una poesia. Adesso chi me le scriverà?

Dedicato a te che, quando ci fu la storica nevicata a Roma, mi hai portata a giocare a palle di neve e a fare un pupazzo.

A te che facevi mille lavori. Mi hai portata a vedere Disney on ICE. E ancora lo ricordo. E mi hai portata a vedere il mio primo concerto al Palaeur (quello di Marco Masini), dove avevi un bar. E poi tanti altri concerti ovunque… Allo stadio Flaminio, allo stadio Olimpico. Baglioni, Michael Jackson… Io entravo sempre con te, come se fossi uno dei tuoi ragazzi. E poi mi godevo lo spettacolo o il concerto, scegliendo il posto che preferivo.

A te che a luglio, quando andavamo in vacanza a Torvaianica per un mese intero, ci raggiungevi ogni sera dopo il lavoro, perché avevi un paio di settimane di ferie e non un mese intero. E mi portavi al largo sul materassino. Io che non sapevo nuotare, ma mi divertivo molto ad andare al largo con te o a nuotare con la ciambella con te. E quando ad agosto andavamo a Cervara di Roma, ci raggiungevi il venerdì sera.

A te che non sei mai stato un gran chiacchierone con me, ma quando andavi in radio ti trasformavi. E diventavi uno speaker fantastico. Anche se non ti ascoltavo perché non mi piaceva la musica che mettevi (tra il liscio e la musica napoletana, avevo decisamente altri gusti!). Anche a tutte le litigate che abbiamo fatto quando ero ragazzina, guardando il programma di Maria De Filippi sui giovani… Amici, ma non quello che fanno ora con i ragazzi che aspirano a diventare attori, cantanti o ballerini, era proprio una sorta di talk show che facevano il sabato pomeriggio, parlando di argomenti che interessavano i giovani e c’erano un gruppo di ragazzi che dicevano il loro punto di vista sull’argomento… (tra loro c’era Alessandro Errico, l’unico che ricordo!).

A te che mi venivi a prendere all’uscita di scuola, quando facevo le medie, il sabato… E puntualmente mi obbligavi a rimanere in macchina perché a quell’ora uscivano i numeri del Lotto e dovevi segnarteli… Ed io quasi avrei voluto tornare a casa da sola, perché non mi andava di aspettare lì seduta.

Ma anche a te che eri sempre disposto ad accompagnarmi ovunque… Anche 2 anni fa, quando già eri malato, ma ci tenevi ad accompagnarmi lo stesso a fare fisioterapia, dopo che sono stata operata alla schiena e il mio piede ancora non funzionava bene. E tu ogni volta mi accompagnavi e poi rimanevi in macchina lì fuori ad aspettarmi.

A te che ogni sabato mattina venivi a casa a trovare le tue nipoti e portavi sempre uno di quei giochini che si comprano dal giornalaio. E spesso era più la curiosità di aprire il giochino per scoprire cosa ci fosse nella bustina, piuttosto che la voglia poi di giocarci.

A te che amavi il tuo acquario e lo curavi sempre con attenzione. E ti preoccupavi che non lo rovinassimo se non potevi occupartene. Quando sei stato operato 2 anni fa e poi sei tornato a casa, una delle prime cose che hai fatto è stato comprare un nuovo acquario, perché quello che avevi era vecchio. E compravi pesci diversi. Poi quando c’era qualche pesciolina “incinta”, la mettevi in una vaschetta più piccola, per evitare che, quando nascevano i pesciolini, gli altri pesci li mangiassero. Ed ora che te ne sei andato, anche il tuo acquario se n’è andato. Mamma non ha voglia di occuparsene, non saprebbe da che parte iniziare ed ha già dato via tutti i tuoi pesci. E voleva anche buttare l’acquario vuoto… Chissà che penserai di questo…

A te che adoravi andare a pesca. Uscivi all’alba la mattina e qualche volta sei riuscito anche a coinvolgere il vicino di casa ad alzarsi all’alba per venire con te. Io forse sono venuta solo un paio di volte. Solitamente andavi da solo. E tornavi a casa con tanti pesci da pulire e, dopo che li avevi puliti tutti, c’era un odore tremendo in cucina, finché non buttavamo il sacchetto. Ma poi erano buoni da mangiare.

A te a cui piaceva tanto mangiare. E ultimamente ogni festa era l’occasione per andare al ristorante. Il tuo ultimo compleanno non abbiamo potuto festeggiarlo perché eri già in ospedale. Ma anche se non stavi bene, pensavi ancora di riuscire a festeggiarlo e mi avevi chiesto di prenotare il ristorante, appena ti avrebbero fatto uscire.

A te che amavi cantare e lo facevi spesso (anche se non sempre apprezzavo, perché non ci piacevano le stesse canzoni). Ultimamente, quando ti incontravi con i tuoi amici d’infanzia il sabato o la domenica, passavi ore al karaoke e ti facevi anche i video, che ora riguarderò cercando di non piangere.

Dedicato a te che amavi l’A.S. Roma e quando c’era la partita, niente era più importante (a parte poche e rare eccezioni)! E ti arrabbiavi o gioivi mentre guardavi le partite. Mentre io ero allo stadio per la vittoria dello scudetto nel 2001, tu eri in ospedale, ma l’hai vissuta da lontano. E le tue urla per un gol mancato o per un gol fatto non le posso dimenticare. Era una delle tue passioni. E quando era il tuo compleanno potevo regalarti qualcosa della tua squadra per farti contento.

Tu che amavi anche ballare il liscio. E ricordo i giovedì sera passati alla scuola di ballo, ad aspettare che tu e mamma finivate la lezione di ballo. E tutti i santi sabati sera passati in balera, con io che mi annoiavo tremendamente perché non ballavo e l’unico momento divertente era poco prima di mezzanotte, quando facevano la pausa e mettevano un po’ di musica da discoteca. In tanti anni non ho mai imparato a ballare… solo una volta uno dei tanti che venivano tutti i sabati nello stesso locale (che si chiamava Piccolo Mondo e stava a Monterotondo), mi aveva presa e portata in pista per insegnarmi la rumba. Ma non sono andata oltre. Però ogni anno avevo la mia tessera personalizzata del locale!

A te che amavi tutte le novità. Forse perché da bambino ne avevi avute poche. E compravi tutto, appena usciva. Forse a volte anche troppo… Sei stato uno dei primi ad avere un telefono cellulare, quando ancora erano grandi come citofoni. E da lì ogni novità era la tua. Fino all’ultimo. A te che eri mancino, ma la suora del collegio ti legava la mano dietro la schiena, perché quella era la mano del diavolo e così hai dovuto imparare a scrivere con la destra. E poi non sei tornato ad essere mancino.

Dedicato a te che eri calmo, ma anche una testa calda e quando ti arrabbiavi a un certo punto eri lapidario e con una frase “Hai ragione tu”, ti alzavi e te ne andavi nell’altra stanza (facendoci arrabbiare ancora di più perché il tuo era un modo per concludere la discussione senza arrivare a un vero chiarimento). Ma anche a te che sparecchiavi la tavola togliendo piatti, bicchieri e bottiglia, ma lasciando sempre la tovaglia. E io ogni volta mi chiedevo perché fosse così difficile toglierla.

Ai tuoi racconti, che spesso ripetevi come fosse la prima volta che li sentivamo e magari mi scocciava, ma adesso li rivorrei… Come quando da ragazzo con i tuoi amici siete partiti per Napoli, per il semplice gusto di andare a prendere un caffè e poi tornare indietro. O quella volta che eravate in giro al buio in una sorta di bosco e a un certo punto tu hai detto agli altri di fermarmi e vi siete accampati lì per la notte. E la mattina dopo avete scoperto che a pochi passi da voi c’era un burrone (e avreste rischiato di finirci dentro se non vi foste fermati).

E tutti gli spaventi che negli anni ci hai fatto prendere, ma eri forte e ti sei sempre ripreso… L’incidente sul lavoro, quando sei caduto da 3 metri d’altezza e ti sei rotto il bacino, il polso… di tutto e di più. O quell’anno che avevi una febbre che non passava ed i medici non riuscivano a capire cosa avevi e sei rimasto più di un mese in ospedale, poi ti hanno mandato al Policlinico e lì finalmente hanno capito che avevi un’infezione all’intestino… Forse da allora avresti dovuto iniziare a fare prevenzione e a controllare il tuo intestino. Magari non sarebbe finita come poi è finita… Però ti sei ripreso ogni volta.

Anche 2 anni fa, quando ti hanno operato e non si sapeva se saresti riuscito a superare l’operazione. Ti avevano dato poco da vivere. Ed invece sei riuscito a vivere altri 2 anni, stando bene e facendo una vita quasi normale. Nessuno dei medici ci avrebbe scommesso. Ci dicono che sei stato fortunato ed hai guadagnato altri 2 anni di vita. Ma non potevano essere 3, 4 o 5?!? Chissà. Tu fino all’ultimo hai sperato di riuscire ad uscire da quel maledetto ospedale e di tornare a casa.

Dedicato a te che hai rispettato la mia scelta di non invitare alcuni “zii” al mio matrimonio, perché non avevo rapporti con loro e preferivo invitare qualche amico in più. Anche se poi uno di questi “zii” ti ha detto che dovevi decidere tu che invitare al mio matrimonio e non dovevi permettermi di non invitarlo. Ma sappiamo come è finita con quello zio…

A te che eri pieno di amici e ti ricordano tutti con affetto. A te che odiavi i ritardi. Se avevi un appuntamento alle 9 a mezz’ora da casa, eri capace di uscire un’ora e mezza prima, perché non si sa mai… E poi puntualmente dovevamo aspettare un’eternità perché gli altri non erano puntuali come te.

A te che a Natale ti arrabbiavi quando nonno voleva farmi vincere a carte, perché il gioco era roba seria e non si doveva imbrogliare. E quando giocavamo a tombola ci facevi impazzire per capire il numero uscito, quando tenevi tu il tabellone, perché altrimenti ti sembrava troppo noioso come gioco.

Dedicato a te che eri testardo. E quando ti mettevi in testa una cosa, difficilmente ti facevano cambiare idea. E per questo erano due anni che non parlavi più con tuo fratello maggiore. Quel fratello che non si è fatto vedere o sentire in questi due anni. E poi si è presentato al tuo funerale, ma non ha avuto il coraggio di farsi vedere da noi. Forse perché temeva che lo avremmo cacciato. Perché tu non lo avresti voluto lì. Ed ora magari rimarrà col rimorso di non aver chiarito con te… Se ha ancora una coscienza.

A te che eri estremamente puntuale. E non sopportavi chi arrivava in ritardo. E che uscivi sempre con largo anticipo per arrivare ad un appuntamento. E ogni volta arrivavi sempre prima, costringendoci ad aspettare gli altri che non erano mai così puntuali come te.

Ho tanti pensieri per la testa. Tante cose che mi ricordano te. E tante lacrime che scendono ad ogni ricordo. Questo è dedicato a te. A quello che sei stato. E a quello che ricorderemo.

Questo è dedicato a te. A quello che sei stato e a quello che ricorderemo di te. E alla tua mancanza che si sente ogni giorno di più.

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