DAD, video lezioni e compiti: successo o fallimento?

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DAD è un acronimo usato per indicare la Didattica A Distanza. Un evento con cui ci siamo ritrovati tutti a fare i conti a metà di questo anno scolastico. Le maestre, che hanno dovuto organizzare un modo diverso per portare avanti la didattica. E noi genitori, che da un giorno all’altro ci siamo trovati a dover seguire questo tipo di didattica per aiutare le maestre ed i bambini ad andare avanti durante l’emergenza.

E come sta andando?

Io continuo ad avere forti dubbi sugli effettivi benefici di questo tipo di didattica e sulle modalità. Ovviamente non voglio generalizzare. Magari per alcune tipologie di scuole starà funzionando alla grande. Non voglio dire che non funzioni in assoluto. Parlo in base alla mia esperienza e a quella delle persone che conosco. Ed ho nettamente l’impressione che questa didattica a distanza non funzioni per la scuola primaria. Potrà andare bene per le scuole superiori, ma per i bambini più piccoli non è proprio l’ideale.

Capisco che la situazione di emergenza in cui ci siamo ritrovati abbia spiazzato tutti. Le scuole non erano preparate ad affrontarla. Le maestre non erano preparate ad affrontarla. I genitori non erano preparati ad affrontarla. Si cerca di fare quel che si può, ma il risultato finale non lo considero sufficiente. Non do la colpa alle maestre, perché loro sono le prime che si sono ritrovate a dover organizzare un tipo di didattica diversa rispetto a quella a cui erano abituate. E far lezione attraverso uno schermo a dei bambini di 6 o 10 anni non è esattamente la stessa cosa che far lezione faccia a faccia. E le maestre stanno facendo del loro meglio.

Ma il fatto che nessuno fosse preparato ad una didattica del genere si vede. Le carenze da parte del sistema scolastico in generale sono più che evidenti. Insegnanti che non hanno dimestichezza con la tecnologia, famiglie che non hanno nemmeno un computer a casa, maestre che cercano di seguire le linee guida del proprio preside (linee guida che sono veramente troppo diverse da scuola a scuola). Bambini che non sono motivati e fanno i compiti in maniera svogliata, perché tanto nessuno li controllerà o nessuno li interrogherà sulla lezione.

Non ci sono linee guida a livello nazionale sulla DAD. Per l’autonomia scolastica ogni istituto può decidere come portare avanti la didattica. E così ogni preside decide per la propria scuola. C’è chi ha fatto partire le video lezioni subito. Chi invece non voleva farle partire per la scuola primaria, per rispettare la privacy di bambini così piccoli. Ci sono maestre che mandano solo i compiti. Altre che se li fanno restituire per correggerli e alcune invece che dicono di non mandarli indietro e, al massimo, di farli correggere dai genitori. Ognuno si è organizzato in maniera diversa.

Ai genitori viene richiesto un impegno notevole e non tutti riescono a stare dietro alla DAD. Non è perché si considera la scuola come un parcheggio, ma perché non siamo insegnanti. Ed insegnare non è da tutti. Non tutti sono portati per farlo. Io stessa sono la prima ad ammettere di non essere una brava maestra. In questo periodo cerco di farla, per supportare le nostre maestre ed aiutarle per quel che posso. Ma non ho la pazienza che una brava maestra dovrebbe avere. Mettici anche che molti genitori devono comunque lavorare. E riuscire a conciliare il proprio lavoro con lo studio dei figli non è la cosa più semplice.

I bambini prima andavano a scuola 40 ore a settimana. Ora con la DAD fanno tra le 3 e le 4 ore di video lezione a settimana. Veramente 40 ore di lezione frontale corrispondono solo a queste poche ore di lezione a distanza? In così poco tempo si può pensare di fare una didattica allo stesso modo? Prima facevano i compiti a scuola durante la settimana, ogni giorno. E poi avevano dei compiti da fare per il weekend. Ora le maestre assegnano dei compiti settimanali che, nella maggior parte dei casi, corrispondono ai compiti che prima venivano dati nel fine settimana. Ci sono genitori che considerano che i compiti assegnati siano pochi. Altri invece che li considerano anche troppi. Ci sono bambini che li fanno in poco tempo ed altri invece che hanno enormi difficoltà a portarli a termine (con tanto di genitori che si stressano perché i figli non vogliono fare i compiti).

Chi considera che i compiti siano troppi, vorrebbe che le maestre rispettassero i tempi dei loro figli, assegnando meno cose da fare per dare il tempo a questi bambini di assimilare meglio gli argomenti. Chi considera che i compiti siano troppo pochi, vorrebbe al contrario che le maestre rispettassero i bambini che vorrebbero fare di più e non li fermassero ad un livello più basso. Le maestre si trovano in mezzo. Molto spesso hanno disposizione di non caricare troppo i genitori. E così cercano di trovare una via di mezzo. Ma spesso questa via di mezzo tende a fare solo il minimo sindacale. Accontentare tutti non è possibile. Ma in questo modo purtroppo non riescono ad accontentare nessuno. Ed i genitori dei bambini più veloci a fare i compiti si ritrovano ad improvvisarsi insegnanti e a dover cercare da soli altre cose da far fare ai propri figli.

Insomma…

Le maestre cercano di andare avanti assegnando un minimo di compiti (e, a detta loro, stanno assegnando quello che considerano come la “punta dell’iceberg” rispetto a quello che farebbero in classe) e cercano di organizzare delle lezioni per invogliare i bambini (cercando soprattutto di capire quale sia il giusto modo per insegnare attraverso uno schermo). I genitori sono stressati e non ne possono più (e non vedono l’ora che finisca la scuola). I bambini sono svogliati (non tutti, ma parecchi). Non hanno voglia di fare le video lezioni, si intimidiscono davanti alla telecamera, si distraggono molto più facilmente rispetto a quando erano a scuola, passano le video lezioni a chattare con gli altri compagni invece di far attenzione a quello che dicono le maestre, non hanno voglia di fare i compiti perché tanto le maestre non li guarderanno (o anche se li guardano non gli interessa). E se i bambini non hanno dei genitori che riescono a star loro dietro per la consegna dei compiti, non li mandano proprio. Ci sono maestre che non hanno “notizie” da parte dei bambini da settimane. Bambini che partecipano alle video lezioni, ma si vede che non hanno fanno nessun compito o studiato. Bambini che si distraggono e non capiscono le domande che fanno le maestre, chiedono tremila volte quali sono i compiti da fare, si alzano, spengono la telecamera, non accendono il microfono per rispondere alle maestre. Bambini che non si sentono motivati a studiare.

Bambini che a scuola erano molto bravi, stanno ora avendo difficoltà. Non riescono ad abituarsi alle lezioni a distanza. Sono svogliati ed hanno bisogno di qualcuno che li incoraggi e li segua. Bambini che a scuola andavano male, ora ne stanno approfittando perché magari sono più sfacciati e non si fanno intimidire dal video. Altri ancora invece non avevano voglia a scuola e continuano a non avere voglia anche da casa. Riuscire a mantenere l’attenzione dei bambini è veramente complicato. E’ complicato con le lezioni in presenza e con le lezioni a distanza è ancora più complicato. E se non ci sono genitori che stanno dietro ai bambini ed aiutano le insegnanti, la situazione si complica ancora di più. Bambini lasciati soli davanti allo schermo, perché magari stanno con i nonni (perché i genitori devono lavorare), e non riescono a collegarsi. Insomma, una situazione veramente assurda.

La didattica a distanza alla scuola primaria non funziona. E non funziona perché richiede la presenza di un adulto che affianchi il bambino, che sia presente durante le video lezioni, che lo supporti nei compiti. Le maestre a distanza più di tanto non possono fare. E per questo dobbiamo improvvisarci insegnanti, tecnici informatici e tutto quello che ci viene richiesto. Dobbiamo scaricare e stampare schede su schede. Poi scansionarle e rimandarle indietro. Oppure correggere i compiti, perché la maestra non riesce a farlo. Ma non tutti riescono a stare dietro a tutte queste cose. Chi per un motivo, chi per un altro. Ma non si può pensare veramente di lasciare da solo un bambino davanti allo schermo a collegarsi per la video lezione, a scaricare i compiti o a ricaricarli per inviarli all’insegnante. La presenza di un adulto è assolutamente indispensabile. E se il genitore deve lavorare e non riesce a supportare il proprio figlio, il problema è veramente enorme. Non si può pensare di delegare ai nonni, perché, anche se ci possono essere nonni tecnologici o nonni che riescono a far fare i compiti ai bambini, non è per tutti così. Bisogna pagare un’estranea che venga a casa per supportare i bambini? Veramente una situazione surreale…

Questa è la DAD, didattica a distanza. Possiamo dire che sta funzionando? Per me, no. Non sta funzionando. Nonostante io riesca a seguire le video lezioni o a far fare i compiti che le maestre mandano. E nonostante apprezzi tutto il lavoro che stanno facendo le maestre. Ma noto tutte le difficoltà della DAD. Sento le carenze che arrivano dal sistema scolastico in generale. Carenze che pesano e che bisognerà colmare il prossimo anno, facendo il triplo rispetto a quello che avremmo dovuto fare normalmente.

E pensare che a settembre si potrebbe ricominciare così con la DAD, mi fa venire i brividi. Non è una modalità di studio compatibile con le nostre realtà quotidiane. Bisogna rendersene conto. Ammetterne i limiti e trovare soluzioni alternative che possano garantire la giusta istruzione ai nostri figli, non semplicemente “il minimo indispensabile”.

Image by kalhh from Pixabay

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