angoscia

Trucchi semiseri per l’inserimento alla scuola materna

| inserimento, scuola materna, Senza categoria

Cara mamma dico a te,

sì proprio a te che tra pochi giorni dovrai cominciare l’inserimento alla scuola materna. Anzi no, hai ragione. L’inserimentoooooooooo alla scuooooooola maternaaaaaaaaaaaaargh!

Sì, quello.

 

Spesso si sente dire che l’inserimento, sia più per le mamme che per i bambini.

Mio figlio ne ha avuto sicuramente mooooolto bisogno, ma ti confido che io ero a rischio psicofarmaci.

Seduta in macchina a piangere mentre lui era in classe, la sera non riuscivo a prendere sonno, mangiavo poco e poco ci mancava che mi cominicasse qualche tic.

Insomma per me, più che un inserimento è stato un addestramento stile Marines…ma ce l’ho fatta, mi hanno promossa!

In ogni caso me la sono vista brutta e quindi, se anche tu come feci io, in questi giorni cominci ad annusare aria di angoscia e terrore, voglio lasciarti qualche trucco che ho affinato in corso d’opera  per arrivare a fine percorso meno stressata di quanto lo sono stata io.

  1. Ripetere come un mantra che passerà, che ogni giorno andrà meglio e che alla fine si divertirà! Giacomo non è un fan dell’asilo, ma comunque si diverte e viene stimolato tantissimo. Quando però ero all’inizio, una voce dentro me continuava a dirmi “non è il luogo per lui, non gli piacerà mai, piangerà per tre anni!” Nonostante tutte mi dicessero che sarebbe passata. Ordunque che me lo dici a fare se neanche te ci credevi? Perché magari, se lo leggi da me, lo senti dalle tue amiche e dalle conoscenti, piano piano finirai per crederci anche tu! E dopo sarà tutta discesa!
  2. Se tuo figlio i primi giorni deve stare a scuola mettiamo un’ora e mezzo, dai appuntamento ad una tua amica o con il parrucchiere, proprio in quel lasso di tempo. Non c’è cosa peggiore che stare a contare i minuti immaginando il nostro piccino.
  3. Per rinfrancare sia tu che lui, organizza qualcosa di coccoloso e amoroso per il pomeriggio. Se lavori, basterà anche qualcosa di veloce prima di cena…inventarsi un saluto solo vostro da fare anche la mattina quando arrivate davanti alla classe, o lo stesso biscotto mangiato a metà e così via. Sai quella roba della paura dell’abbandono? Ogni tanto serve pure a noi mamme sapere che siamo sempre inseparabili ed innamorati!
  4. Trucco waterproof. La lacrimuccia scapperà tesoro. Non posso mentirti. Che sia di emozione, di angoscia, di soddisfazione o di un moscerino in un occhio, scenderà. E allora fatti furba!!! Mascara waterproof!!!! Per evitare di fare le zombie prima di ottobre inoltrato e di sentire Vercingetorigino dirti “Mamma ma hai pianto???”
  5. Ricordarti sempre che Un bel giorno non troppo lontano però, il tuo piccolo e tenero batuffolo cicciottino avvolto nella tutina di ciniglia…ehm…scusa…tuo figlio treenne, uscirà e ti dirà: “Sai mamma mi sono divertito!”
  6. Ultimo ma non per importanza: dai ascolto alle maestre! Lo so sono sconosciute a cui affidi il tuo amore più grande, ma il loro distacco emotivo è un salvavita per tuo figlio che percepisce di sicuro la nostra ansia. Se ti dicono che ha bisogno di tempo, o al contrario che è pronto per stare una mezz’ora di più, credici. Serene noi, sereno il bimbo. Io avevo un brutto ricordo delle maestre (Negli anni ’80 c’erano anche linee educative moooooolto diverse) e per me questo è stato il punto più difficile. Dai dai, se ce l’ho fatta io, puoi farcela anche tu!

Questo è quello che mi ha insegnato la mia esperienza e vorrei farne tesoro tra un anno quando sarà il momento di Aurora.

Che ne pensate? Scrivetemi altri suggerimenti che avete sperimentato o che sperimenterete!

E buon anno scolastico a tutti!

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Mamme non colpevolizziamoci!

| allattamento, colpa, mamme, Senza categoria

Non dobbiamo sentirci troppo in colpa.

Lo leggiamo da ogni parte, lo sentiamo dire da tutti, eppure, ci caschiamo sempre.

Da quando stringiamo tra le mani il test positivo, chi più chi meno, cominciamo a sentirci in colpa.

Quando siamo incinte e vomitiamo anche l’anima, perché abbiamo mangiato quattro piatti di trippa di nonna Rita, o perché per l’orgoglio di non farci aiutare dalla commessa, ci siamo portate sei bottiglie di acqua minerale per mille mila metri.

In colpa, se desideriamo ardentemente il cesareo, l’epidurale o una pillola che rende il bimbo microscopico solo per uscire e poi tornare sui tre chili.

In colpa, perché varie volte pensiamo di aver fatto una cazzata.

In colpa, perché abbiamo deciso di far nascere qualcuno. Egoismo???

Poi nasce.

Ed allora se non lo amiamo CuoreAmoreSole loveloveyou subito, ci sentiamo merde.

Se non lo allattiamo non ne parliamo.

Se lo allattiamo a richiesta figuriamoci.

Se lo svezziamo tradizionalmente, antiquate!

Pazze fuori di testa se autosvezziamo.

Almeno quando dorme siam tranquille? Seeeeeeeeee! Se dorme poco che avrà, se dorme TROPPO (!), che avrà! Ma poi dove. Culla? Ahhhhhh! Lettone??? Ahhhhhh!

AMMAZZA CHE FATICA

Per esempio io mi son sentita in colpa per anni, per una brutta eruzione che ha avuto Giacomo in viso. Nonostante il pediatra mi dicesse di no, mi ero fissata che dipendesse dal latte artificiale e stavo male per non averlo allattato.

Poi è nata Aurora. Stessa eruzione. Peccato che la allattassi al seno. Quindi il latte artificiale non c’entrava nulla.

Ho avuto due esperienze diverse come allattamento e quindi ho avuto una “risposta”.

E mi si è accesa quindi la lampadina di come spesso sprechiamo energia e momenti che potremmo trascorrere serene, per angosciarci.

Insomma mamme, dovremmo volerci un po’ più bene. A noi stesse e l’un l’altra.

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Post Partum e angoscia

| famiglia, mamme, post partum

Care Mamme,

Contrariamente alla mia super esplicitata pigrizia, da piccola volevo avere 17 figli. Da buona organizzata, programmatica e ignorante sulla indecisionabilità dei tratti estetici, avevo già scelto per tutti, non solo il nome, ma anche il colore di occhi e capelli.

Ho sempre giocato “a mamme”. E ho smesso solo quando ho cominciato a desiderare di esserlo per davvero.

Per me, essere mamma, è sempre stato al primo posto. Anche a 19 anni, quando scelsi l’università che mi permetteva di fare una professione che potevo gestirmi da sola, ovviamente per seguire i bambini.

Nel frattempo, avevo aggiustato un po’ il tiro e quando decidemmo di metter su famiglia, ero scesa a quota tre.

Ho avuto una gravidanza meravigliosa, seppur con lo spauracchio del parto, che temevo fin da quando mi avevano spiegato come nascono i bambini. Stavo benissimo, ero felice e non vedevo l’ora di coccolare quel batuffolino che alloggiava temporaneamente dentro me.

Poi nacque. Del parto neanche me ne accorsi si può dire. E per me il più era fatto. Ora avevo davanti a me giorni, mesi, anni di felicità, di messa in atto di tutto quello che sognavo da anni e su cui mi sentivo preparatissima.

Ma non fu subito così.

Proprio io che non avevo mai pensato ad altro, mi sentivo in una terra straniera senza dizionario.

Io che sognavo di metterlo a dormire nel lettone ogni volta che piangeva, mi ritrovai un bambino che amava dormire a stella e solo.

Io che immaginavo di dover rassicurare mio marito, su quanto lo amassi, nonostante l’arrivo del bambino, mi sorpresi gelosa delle attenzioni che lui dedicava al figlio. Perché io, non riuscivo a provare per quel piccino (col senno di poi, lo credevo solamente), quell’amore che leggevo negli occhi del suo papà.

Io che mi immaginavo realizzata e felice, ero sopraffatta dagli ormoni, e per un bel po’, quando mio marito tornava da lavoro, gli affidavo quel fagottino caldo e morbido e scoppiavo in un pianto impetuoso.

Io che mi immaginavo preparatissima e naturalissima nel seguire la sua crescita, mi ritrovai circondata da post-it con gli orari dell’ultima poppata, dell’ultima pesata e ogni sera andavo a dormire con l’angoscia di non sapere per quante ore avrei potuto farlo, stretta nella morsa del non sapere e del non poter programmare.

Non ne parlavo con nessuno se non con marito e mamma, perché a distanza di tempo, posso dire che mi sentissi un’imbranata inutile che non sarebbe mai stata in grado di accudire un bambino.

Ricordo ancora con il gelo nel sangue, che non percepivo lo scorrere del tempo. Per me sarebbe stato sempre così: pianti, mangia, pianti, dorme, sereno per dieci minuti, popò, poi pianti per sonno e via così.

Ma per fortuna, il tempo scorre e i bambini cambiano. Le mamme cambiano.

E sbocciai.

Ricordo che la notte mi svegliavo con il cuore che batteva fortissimo perché ero emozionata da come amassi mio figlio. Da come me ne fossi innamorata piano piano.

Ho pensato che magari ci sono tante neomamme che si sentono contente per metà e l’altra metà in colpa ed infelici.

E allora non fate come me, parlate-parlate-parlate, non sentitevi diverse. Perché quando mi decisi a confidarmi con una mia amica, scoprii che anche per lei l’inizio era stato un bel casino.

Così magari, prima di quanto sia successo a me, vi sveglierete di notte col cuore in gola per tutto l’amore che provate.

P.s.: Con la seconda figlia non avevo aspettative caratteriali ed è stata tutta discesa.

P.s.2: Sono scesa a quota due!!!!

 

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