L’equilibrio delle lucciole, il libro di Valeria Tron

Equilibrio delle lucciole
Equilibrio delle lucciole

L’equilibrio delle lucciole

Oggi vi parlo de L’equilibrio delle lucciole, il libro di Valeria Tron, edito da Salani, che è già stato molto apprezzato dalla critica.

La scoperta di una grande narratrice. Una voce limpida che guida alla sorgente delle storie e le rende universali.

L’elegia poetica del quotidiano, come lente di ingrandimento per ridimensionare lo sguardo sulle necessità dell’uomo. I destini annodati di un popolo schivo, che vive nelle valli valdesi, e di una donna che vi fa ritorno per ricucire i propri strappi.

L’equilibrio delle lucciole, romanzo potentissimo, povero e principesco nello stesso tempo, pubblicato da Salani e che sembra provenire da un altro mondo e da un altro tempo, non l’ha scritto, però, PPP. L’ha scritto, al suo debutto letterario, Valeria Tron. (Antonio D’Orrico, Corriere della Sera)

Il libro è uscito il 1° giugno e si può trovare in tutte le librerie, ma anche negli store online. Vi lascio il link diretto per ordinarlo online e riceverlo a casa. Scopriamo qualcosa in più sulla trama…

Ogni punto di partenza ha bisogno di un ritorno. Per riconciliarsi con il mondo, dopo una storia d’amore finita, Adelaide torna nel paese in cui è nata, un pugno di case in pietra tra le montagne aspre della Val Germanasca: una terra resistente dove si parla una lingua antica e poetica. È lì per rifugiarsi nel respiro lungo della sua infanzia, negli odori familiari di bosco e legna che arde, dipanare le matasse dei giorni e ricucirsi alla sua terra: ‘fare la muta al cuore’, come scrive nelle lettere al figlio. Ad aspettarla – insieme a una bufera di neve – c’è Nanà, ultima custode di casa, novant’anni portati con tenacia. Levì, l’altro anziano che ancora vive lassù, è stato ricoverato in clinica dopo una brutta caduta. Isolate dal mondo per quattordici giorni, nel solo spazio di quel piccolo orizzonte, le due donne si prendono cura l’una dell’altra.

Mentre Adelaide si adopera per essere utile a Nanà e riportare a casa Levì, l’anziana si confida senza riserva, permettendole di entrare nelle case vuote da tempo, e consegnandole la chiave di una stanza intima e segreta che trabocca di scatole, libri ricuciti, contenitori e valigie, in cui la donna ha stipato i ricordi di molte vite, tra uomini, fiori, alberi e animali, acqua e tempo. Una biblioteca di esistenze, di linguaggi, gesti e voci, dove ogni personaggio è sentimento, un modo di amare. Fotografie, lettere, oggetti che sanno raccontare e cantare il tempo: di guerra e povertà, amori coltivati in silenzio, regole e speranza, fatica e fantasia.

Un testamento corale che illumina le ombre e le rimette in equilibrio. La bellezza intensa che respira oltre la vita e rimane in attesa di parole. Tuffarsi nella memoria significa avere il coraggio di inventare un altro finale e vivere oltre il tempo che ci è stato concesso, per ritrovare il luogo intimo di ognuno. La casa.

Due sono gli equilibri che occorrono: quello naturale e quello intuitivo.
Il primo è la costante rigida intorno alla quale tutto muove:
le stagioni, l’erba, gli uomini, i campi,
e il secondo credo sia nella capacità di ricredersi,
per raccontare con occhi nuovi il tempo delle piccole cose.

Valeria Tron è nata in Val Germanasca, dove vive per buona parte dell’anno. Cantautrice, è stata finalista al Premio Tenco. È illustratrice, mediatrice culturale e artigiana del legno. Questo è il suo primo romanzo.

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