Dalla parte dei bambini: l’esperienza di Mario Lodi

IL MAESTRO MARIO LODI –

Tanti anni di studi. 10 anni da pedagogista. Certezze che oggi non ho più, che sono mutate nel tempo con la crescita di mio figlio. E adesso tutti quei libri, tutte le teorie, tutti i metodi della pedagogia “accademica” sono riposti in un angolo. Ho salvato Gordon, Makarenko e Montessori. E l’Emilio di Rousseau. Il resto giace. E più vado avanti e meno mi curo della misurabilità dei processi di apprendimento, dei metodi della ricerca, delle statistiche e dei pecorsi di apprendimento tradizionali.

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LA PEDAGOGIA DELL’ACCOGLIENZA –

Quando è nato Matteo ho avuto un momento di crisi pedagogica profondo. Non ritrovavo nei libri nulla che potesse aiutarmi a capire, che saziasse il mio desiderio di conoscenza. Poi mi sono avvicinata alla pedagogia dell’amore e dell’accoglienza e ora c’è un nuovo mutamento: la pedagogia popolare.

LA PEDAGOGIA POPOLARE –

Sono avida di testi e testimonianze. Perché sono convinta, al 100% che questa precarizzazione che investe la scuola a 360° generi una serie di disagi nei bambini che non hanno motivo di esistere. O meglio che non esisterebbero se ai bambini venisse data l’opportunità di esprimersi, di creare, di crescere in modo sano, rispettando i loro tempi di sviluppo e il loro vissuto personale. Parlo soprattutto dei problemi di comportamento e attenzione. Ho iniziato a maturare questa consapevolezza cominciando a studiare Feuerstein e vedendo i risultati della scuola che frequenta rispetto a quella tradizionale.

IL PENSIERO DI MARIO LODI –

Nella scuola tradizionale le attività sono legate al voto, alla motivazione del voto, nella pedagogia moderna, che parte dalla scienza, il bambino ha bisogno di soddisfare il suo interesse nei bisogni profondi. La scuola non dovrebbe privare questa essenziale richiesta, la scuola dovrebbe mettere in condizione il bambino di vivere l’esperienza scolastica, più che come gioco, come impegno interessato che soddisfi la sua esigenza di conoscenza, la sua esigenza sociale e la sua esigenza motoria. La scuola dovrebbe far continuare al bambino questa esperienza, metterlo nelle condizioni per usare la fantasia, l’immaginazione e l’esperienza per produrre cultura. QUESTO NON AVVIENE, la sua esperienza la sua cultura personale non viene portata con un salto di qualità sul piano della socialità, viene rifiutata e gli si dà il contenuto preoridinato trasmesso perché l’obiettivo non dichiarato, reale, è quello di non formare uomini che hanno fantasia, capacità operativa o che producano perchè sarebbero pericolosi

Ecco. Penso questo. L’ha detto lui, il video è degli anni ’70 ma è così attuale che non capisco per quale motivo nessuno finora ha preso in considerazione questo concetto semplice.

Abbiamo avuto dei pedagogisti illuminati, apprezzati e studiati nel resto del mondo: Montessori, Malaguzzi e Lodi. Potremmo fare un percorso di eccellenza: nido-materna-elementari…Eppure qui, in Italia, continuiamo a parlare della “buonascuola” di Renzi…

PER APPROFONDIRE: Come funziona il metodo Feuerstein