Parto in acqua: ecco perché non posso farlo

parto in acqua
Parto in acqua

Non avevo mai pensato alla possibilità di un parto in acqua finché non ne ho sentito parlare dalle ostetriche del mio corso di ginnastica in acqua per gestanti e dalle ostetriche del corso preparto.

L’idea è bella. Perché il parto in acqua è assolutamente naturale. Il bambino passa dal liquido amniotico all’acqua della piscina. La nascita quindi arriva senza traumi per il bambino.

Ma fare il parto in acqua non è così semplice come si possa pensare. Non basta andare in ospedale e dire di voler partorire in acqua. Prima di tutto perché sono pochi gli ospedali attrezzati con una vasca per il parto. Ma se anche avete deciso di partorire in un ospedale o una clinica attrezzata, non è detto che possiate fare il parto in acqua, anche se lo avete sempre desiderato.

Ci sono molte variabili che possono impedire un parto in acqua. E basta anche che una sola si manifesti ed ecco che il parto in acqua non si può fare.

Le ostetriche ci hanno spiegato dettagliatamente i casi in cui il parto in acqua non si può fare:

  • parto indotto
  • infiammazioni o virus dal tampone vaginale
  • problemi in gravidanza (diabete gestazionale, pressione alta o altro)
  • il bimbo è stimato troppo grande
  • si vuol fare l’epidurale
  • rottura delle acque

Analizziamo tutte le variabili che devono essere favorevoli per poter fare un parto in acqua.

Non deve essere un parto indotto. Il travaglio deve partire spontaneamente e non deve essere indotto da gel, ossitocina o qualsiasi altro metodo. Ecco qui che già questa da sola è una variabile che non si può prevedere fino all’ultimo.

Non si devono rompere le acque. Questo perché se si rompono le acque bisogna prendere l’antibiotico e poi sottoporsi a controlli continui per tutto il travaglio. Poi, se non sbaglio, con la rottura delle acque si è più a rischio di infezioni. E l’acqua porterebbe di più in circolo l’infezione.

Non si devono aver avuto problemi importanti durante la gravidanza. Se avete sofferto di diabete gestazionale o di pressione alta o di qualsiasi altro problema serio, il parto in acqua è vietato.

Il bambino non deve essere stimato troppo grande. Se è al di sopra della media, meglio un parto normale.

Il tampone vaginale che si fa nell’ultimo mese prima della data presunta del parto deve essere negativo. Perché se è positivo probabilmente al momento del parto bisognerà somministrare alla mamma l’antibiotico per endovena. E un accesso venoso non va bene con la piscina.

Stesso discorso per l’epidurale… se volete partorire in acqua dovete rinunciare all’epidurale. Se pensate di volere l’epidurale, allora dovrete partorire fuori dall’acqua.

Insomma, alla fine sono tutte variabili che non si possono prevedere in alcun modo e che non si possono nemmeno modificare. Se avvengono impediscono di partorire in acqua e non ci sono alternative.

Con la mia prima bimba ho rotto le acque ed il tampone vaginale non era negativo. E comunque era stimata più grande della media. Con la seconda bimba era stimata molto grande. E comunque quando sono arrivata in ospedale ero già a dilatazione completa quindi non avrebbero avuto nemmeno il tempo di riempire la vasca.

Quindi per me nessuna possibilità di partorire in acqua. 

Le ostetriche ci hanno anche spiegato che il parto in acqua risulta anche più rilassante. E l’acqua aiuta a gestire meglio il dolore delle contrazioni. Però le spinte per far nascere il bambino possono essere di più rispetto a quelle di un parto naturale fuori dall’acqua. Questo perché l’acqua tende a spingere indietro il bambino. In media per un parto naturale ci vogliono una decina di spinte (anche se le mie bimbe sono nate con 2 o 3 spinte), mentre per un parto nell’acqua ci vogliono circa 15 spinte.

Voi avete mai pensato di fare un parto in acqua? Ci siete riuscite?