Il racconto di Maddalena per tutte le mamme in difficoltà

IMG_1442_cut_wIL RACCONTO DI MADDALENA  PER LE MAMME IN DIFFICOLTA’-  Il racconto di una mamma, arrivato in redazione, che vuole attraverso noi dare voce a molte madri, che si trovano a dover gestire, a volte sole, un neonato, con tutte le difficoltà della vita quotidiana, ma con tutto l’amore che solo una mamma può provare, seppur con le sue imperfezioni..

Leggiamolo insieme:

Ho messo Patrick in balcone.

Non è un castigo. È solo un tentativo. L’ennesimo. L’ho coperto bene, è febbraio, la nebbia risale fino alla balaustra del minuscolo balcone.Qualcuna si affaccia, di fronte, sbatte uno straccio, rientra. Mi lascia sola, di nuovo. Sola sempre.

Spingo la carrozzina quel poco che posso, su e giù, due passi lungo l’esiguo spazio concesso da questo poggiolo. Su e giù lungo l’esiguo passo concesso da braccia tese, pensieri gonfi, che si arrovellano, che scrutano quelle finestre, in basso, domandano: Cosa fate, voi? Voi, invece?Non ho altra occupazione che questa: cercare di addormentare un bebè che urla senza pace. Cercare, nelle finestre altrui, un varco alla mia desolazione. Poi finalmente lo vedo che si abbandona. Lui, piccolo pezzo di un cuore in pezzi.

Ieri gli ho urlato addosso. L’ho quasi buttato sul letto. L’ho lasciato lì, un attimo. Poi l’ho ripreso, messo al sicuro, sono andata nella stanza accanto, dovevo tirare il fiato. Ho chiamato suo padre, in America per lavoro. Fanculo il fuso. Fanculo tutto. Sono una farfalla dalle ali spezzate. Non volo, e, pure, alcun canestro mi raccoglie. E adesso dormi, finalmente. Seguo quelle tue palpebre che lasciano questa nebbia, si chiudono piano, riemerge lo sguardo al primo brivido di rumore, la tizia dirimpetto ha tirato su la tapparella col suo ingenuo vigore. Ma tu chiudili di nuovo, quegli occhi, chiudili.

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Ora sono di là, sull’altro piccolo balcone. Lui dorme, sono tornata a controllare, sbirciavo come un ladro dalle veneziane abbassate. Così, senza farmi beccare, col cuore che pungeva e picchiava perché avevo paura di trovarlo già sveglio. Paura di impazzire, piangere, volermi male. Volergli male. Per un istante che si abbatte rapido, poi si ricuce, ma intanto inonda. Ora sono di là, a pochi metri da lui. A pochi metri da me. Vorrei fare come quella là, sbattere la polvere, ripulire tutto, un attimo veloce e sono felice. Vorrei essere a dieci minuti fa, fare le cose diversamente. Mi riprometto che avrò più pazienza. Sarò brava. Sarò saggia. Mi riprometto che sarò felice. Perché l’amore è un’ottima ragione. L’amore è proprio un’ottima ragione.

 

Per un po’ funzionò: la cosa del balcone. Lui dormiva. Stava buono, stava all’aperto, senza che io dovessi andare chissà dove. La gente storceva il naso: Ma come, lo lasci fuori? Che cosa cambia, se lo porto a spasso o se sta in balcone? Sempre fuori è: anzi, più riparato.  La gente non capiva. Non sapeva.


La gente non sa cosa viene prima delle parole che dici. Cos’è successo l’ora precedente. Quali pensieri hai fatto, quali domande sono rimaste senza voce. Cosa c’è dietro il sorriso che ora stiracchi sul volto. La gente non sa. O forse dimentica.

Impara a piangere. Impara a chiedere. Manda a fanculo la vergogna. Al diavolo tutto, per un attimo, se serve.

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Nessuna lacrima, né domanda, ti fanno più piccola. Nulla ti fa incapace. Niente ti rende inadatta. Non esiste solo la depressione post-partum. O la gioia fulgida. Esiste anche questo: la normalità. L’amore va e viene, intermittente. Ti copre fino a dove può, ti contende con le aspettative. Tu lascialo cantare, questo tempo imperfetto. Cavalca l’onda, gli attori sbagliano le battute, la pioggia infesta le nozze. Un attimo più tardi, credi, avrai la tua gloria. Schiuma di pelle e zucchero di ore. Se solo potessi: alzarti e guardare. Se solo potessi: oltre la balaustra di quel balcone. Se solo potessi: sapere come lavora il cosmo intero, un cerchio largo intorno a voi due, vi ha scelto, vi ha reso quello che siete, zoppi, forse, eppure con la gioia già scritta, destinati all’eterno.

Tu lascialo danzare, questo tempo imperfetto. L’amore che piscia controvento riempirà il gretto dell’attesa.

Con affetto, comprensione e stima, una madre che poi ne ha fatti altri due.

 

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