Ginnastica agonistica, perché vorrei far uscire mia figlia dal gruppo

Ginnastica agonistica
Ginnastica agonistica

Ginnastica agonistica

Quasi due anni di ginnastica agonistica e non ne posso più. Vorrei far uscire mia figlia da questo gruppo e da questa vita frenetica, che non ti lascia un attimo di respiro e non accetta nessuna giustificazione alla minima assenza. Ha solo 8 anni e dovrebbe sentirsi libera di fare più esperienze. La palestra non è la sua vita. Anche se ci passa gran parte della sua vita. Ma non dovrebbe essere l’unica cosa che deve fare, soprattutto se desidera sperimentare anche altri mondi o altri interessi. Ed allora, forse, sarebbe meglio uscire da questo mondo, che non accetta interferenze. Se ne fai parte, la palestra deve diventare la cosa più importante della tua vita. L’unica cosa importante della tua vita. Tutto il resto deve passare in secondo piano ed essere considerato “futile” rispetto agli allenamenti.

Io non ci sto. Mi sono altamente stancata di questo. E vorrei che mia figlia si sentisse libera di scegliere e non obbligata. L’allenatrice ovviamente dice che lei è libera di scegliere (ma altrettanto ovviamente deve capire che se sceglie anche altre cose, allora non dovrebbe fare agonistica) e che vuole cercare di farle capire che se fa parte di un gruppo di agonistica la palestra deve essere più importante di tutto. Ma io non ne posso più dei discorsi che fa a mia figlia, perché lei partirà anche con tutte le buone intenzioni, pensando di farle capire, con i suoi discorsi, che se ci si allena ad un livello così alto, è importante non saltare nessun allenamento, ma quello che ottiene è tutto l’opposto. Quello che recepisce mia figlia dai suoi discorsi è tutt’altro e non è nulla di buono. Ci sono evidentemente dei problemi di comunicazione tra le due. L’allenatrice pensa di farle capire certe cose e mia figlia percepisce solo la parte “negativa” del suo discorso. E ne esce distrutta da questi confronti.

Ed allora mi chiedo: anche a questa età si deve essere disposti a rinunciare a tutto pur di andare avanti? Possibile che saltare un allenamento una tantum sia una cosa così grave da non fare assolutamente? Gli allenamenti che ha saltato mia figlia si contano sulle dita di una mano, ma sono comunque troppi per l’allenatrice. Possibile che la palestra debba diventare una schiavitù per delle bambine di 7/8 anni perché se hanno scelto di fare un corso agonistico devono rinunciare a tutto il resto? A me sinceramente pesa. E mi pesa già da un po’.

Non ho sicuramente la mentalità da agonista. Non lo sono mai stata, ma sinceramente più passa il tempo e più mi auguro che mia figlia esca da questo ambiente. Perché ha il diritto di godersi la sua infanzia. Perché ad 8 anni è ancora una bambina. E non può essere considerata solo una atleta professionista. Perché la palestra non deve diventare un sacrificio. E non deve essere assolutamente più importante di qualsiasi altra cosa. Soprattutto se per lei ci sono anche altre cose importanti. Ma, visto che per lei la palestra non è più importante di tutto ma è importante come altre cose che le piace fare, non dovrebbe far parte di questo gruppo. Probabilmente il problema è alla base: mia figlia non è interessata all’agonismo. Lo fa solo perché le piace fare ginnastica e le piace stare con le sue amiche.

E per ogni minima assenza mi devo sentire ripetere le solite cose. Che io trovo anche assurde ed esagerate. E penso che a volte una stessa cosa si potrebbe dire in maniera diversa, pensando che si tratta di bambini di 7 o 8 anni. Sono ancora bambini. Mentre gli allenatori li considerano atleti e non bambini. Quindi come atleti devono dare il massimo, senza farsi distrarre da altre cose. Va bene l’impegno. Va bene tutto. Ma un minimo di elasticità in più secondo me non farebbe male. Altrimenti si rischia veramente di far odiare questo sport. Ogni volta devo sentirmi ripetere la solita storia sull’importanza di non saltare nessun allenamento, soprattutto per futili motivi. Ma qualsiasi cosa viene considerato un futile motivo. Quindi alla fine il discorso è uno solo: non si devono saltare gli allenamenti. Punto e basta.

Ma cosa ha imparato mia figlia dai discorsi pieni di buone intenzioni dell’allenatrice?

  1. Che se deve mancare per qualsivoglia motivo ha paura a dirlo all’insegnante
  2. Che se deve mancare per qualsivoglia motivo preferirebbe che io avvisassi l’insegnante all’ultimo minuto dicendole che ha la febbre (e di questi tempi dire che manca per febbre non è proprio il massimo)
  3. Che è meglio prendere in giro l’insegnante raccontandole una ca**ata per giustificare una assenza piuttosto che dirle la verità
  4. Che se ci tiene a fare qualcosa, non può farla altrimenti, se salta l’allenamento, l’insegnante poi le fa uno dei suoi discorsi
  5. Che se per lei una cosa al di fuori della palestra è importante, l’insegnante la considera comunque una stupidaggine

Ovviamente l’insegnante dice che, nel caso in cui un giorno non voglia andare perché è stanca o semplicemente non ha voglia dobbiamo dirglielo così se ne parla. Ma che mi aspetto dal suo “ne parliamo”? Che se le dico che è stanca e non vuole andare, mi risponde che deve andare lo stesso perché non si salta un allenamento perché si è stanchi. Ed allora che possiamo risolvere parlandone?

Lei dice che la bambina deve capire se la palestra per lei è più importante di tutto. Altrimenti non è adatta a stare nel gruppo. Ma la palestra per lei non è più importante di tutto. Quindi torniamo sempre lì: il problema è proprio questo. Mia figlia vuole continuare a far parte di questo gruppo perché le piace fare ginnastica. Le piace l’allenamento ad un livello più alto, perché le permette di fare cose che in un corso normale non le farebbero fare più di tanto. Perché ha creato un gruppo con le altre compagne in cui si trova bene e le dispiacerebbe lasciare le sue amiche. Ma non è interessata all’agonismo. Non le interessa fare le gare. Fosse per lei nemmeno le farebbe. E probabilmente questo l’allenatrice non lo ha capito. Ha altri interessi e voglia di fare e sperimentare anche altre cose. Ma non vorrebbe rinunciare al suo gruppo di ginnastica. Non è pronta a rinunciarci. Ma non per l’agonismo. E questo non la rende adatta a continuare in questo gruppo.

Ma allora che dovrei fare? Aspettare che si arrivi al punto in cui l’allenatrice la manderà via perché ha saltato troppi allenamenti e non può continuare così? Farla smettere anche se lei vorrebbe continuare perché tanto se non è interessata all’agonismo è inutile farla stare lì? Aspettare che capisca da sola che se non è interessata all’agonismo meglio cambiare gruppo? L’unica cosa certa è che io voglio che sia serena e che non si debba preoccupare o limitare se vuole saltare un allenamento. O che debba aver paura di parlare con la sua allenatrice. Perché questa è la cosa peggiore di tutte. E vorrei anche se non pensasse di essere stata “cacciata” dal gruppo perché non si è impegnata.

Ma anche continuare così è decisamente difficile. Oltre ad essere, per me, una perdita di tempo, una enorme limitazione (perché dovrei sempre organizzare i miei impegni in base ai suoi allenamenti o alle sue gare) e una perdita di soldi (visto che far parte dell’agonistica non è proprio economico!).

E, mi dispiace dirlo, ma mi auguro che capisca presto che è meglio cambiare gruppo e lasciare l’agonistica. Almeno non si dovrà più sentire in colpa se salta un allentamento e potrà essere libera di fare quello che preferisce senza ramanzine o discorsi che ormai sappiamo a memoria.

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