Il ciuccio: una “consolazione” da non contrastare

Alcuni bambini esauriscono la loro necessità di succhiare con l’allattamento al seno o con la tettarella del biberon. Altri ricorrono al dito o al ciuccio. Questa forma di “consolazione” nei primi anni di vita non va affatto contrastata.

Il ciuccio infatti può essere in mezzo gratificante per appagare il desiderio di suzione, vivissimo in ogni bambino. Ai piccoli cui non viene proposto il ciuccio, si consolano ugualmente, mettendo spontaneamente il dito in bocca. Nel tempo però è più difficile disabituare il piccolo al dito, piuttosto che al ciuccio. Nonostante ciò, non va repressa l’abitudine a succhiarsi il dito piuttosto che il ciuccio. Se gli si impedisce di mettersi il pollice in bocca o lo si deride, gli si toglie la possibilità di consolarsi di fronte alle difficoltà. Si rischia così di trasformare un atto transitorio e naturale in un “vizio” consolidato, che sarà difficile da abbandonare.

Succhiare il dito o il pollice ha effetti benefici per il piccolo:

  • concilia il sonno
  • aiuta a scaricare la tensione
  • fa sentire il bimbo sicuro e protetto
  • procura piacere

E’ assolutamente sconsigliato intingere il ciuccio nel miele o nello zucchero prima di darlo al bimbo. Questa abitudine può danneggiare i dentini da latte, perchè le sostanze dolci, favoriscono la formazione di batteri che provocano la carie. Anche se il bambino non ha ancora i dentini è importante non addolcire il ciuccio perchè oltre che a essere dannoso, è un’abitudine che il piccolo non abbandonerà facilmente.

Il ciuccio va sterilizzato ogni giorno, nei primi 3 mesi di vita, perchè le difese immunitarie del bambino sono ancora poco attive. Va sostituito appena il silicone o caucciù è usurato o deformato. Se il bambino ha più di 10 mesi e si sveglia spesso di notte perchè perde il ciuccio e non lo ritrova, gli si possono mettere nel lettino 2 o 3 ciucci. Gli sarà più facile recuperarne uno da mettere in bocca. E’ comunque opportuno, non potrarre questa abitudine oltre i 3 anni di vita del piccolo, per evitare il rischio di danneggiare l’arcata dentaria.

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