Quando una gravidanza è considerata a rischio…

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Incinta legge

Da quando ho scoperto di essere incinta, ho iniziato a leggere molto. Avevo voglia di informarmi. Voglia di scoprire tutto quello che stava avvenendo e che sarebbe avvenuto dentro di me. Sicuramente la mia principale fonte di informazioni è stata (ed è ancora) la mia ginecologa. Potevo farle tutte le domande che volevo, in qualsiasi momento (ha sempre cercato comunque di limitarmi e di non disturbarla per domande futili o per dubbi che non fossero urgenti). Mi aveva detto che potevo chiamarla se ero preoccupata per qualcosa o se avevo qualche disturbo. E durante la gravidanza è capitato che l’abbia chiamata in qualche occasione. Per i dubbi meno importanti (ma comunque sempre dubbi) mi segnavo tutte le domande su un foglio e poi gliele ponevo durante la visita di controllo mensile. E devo dire che è sempre stata molto disponibile a chiarire ogni mio dubbio… per fortuna.

Ho anche letto molto. Di tutto. Qualsiasi argomento riguardasse la gravidanza, attirava la mia attenzione. Per la prima gravidanza ho anche tenuto un diario delle 40 settimane. Ogni settimana potevo appuntare i miei pensieri e quello che avevo fatto o mi era successo. E devo dire che mi è stato molto utile appuntare tutto.

Sul diario c’erano anche tanti consigli e spiegazioni su tutto quello che riguarda la gravidanza. E li ho letti veramente tutti.

Tra le prime cose che mi hanno incuriosita, anche se la mia non è mai stata considerata una gravidanza a rischio (e meno male!), ho anche trovato un elenco di fattori di carattere medico o socio-ambientale, che dovrebbero essere presi in considerazione dal medico alla prima visita di controllo per determinare se quella potrebbe essere una gravidanza a rischio. Un elenco che contiene non solo elementi di natura medica (e quindi veri e propri problemi di salute che potrebbero determinare problemi nel corso della gravidanza), ma anche fattori di natura sociale.

Ecco i fattori che possono aiutare il medico a valutare se la gestante possa rientrare nel 20% dei casi in cui si parla di “gravidanza a rischio”:

  • essere tossicodipendente o aver avuto problemi di tossicodipendenza
  • avere meno di 17 anni o più di 38 anni
  • pesare il 20% in più o in meno del proprio peso forma
  • soffrire di alcune malattie (pressione alta, cardiopatie, diabete, malattie dei fegato, malattie del sistema immunitario, anemie e tante altre ancora)
  • aver avuto in precedenza aborti o parti prematuri o interventi chirurgici all’utero
  • avere un bacino troppo stretto
  • aver avuto problemi di sterilità
  • avere un reddito basso (forse si pensa che con pochi soldi non ci si possa curare nel modo migliore?!?)
  • vivere in una abitazione inadeguata
  • vivere o lavorare in un ambiente ecologicamente dannoso
  • essere immigrata da poco e non avere parenti vicino
  • essere nubili o sole