Come scegliere l’ospedale per il parto: i miei dubbi

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Partorire

La scelta dell’ospedale per il parto può sembrare una cosa banale. La maggior parte delle donne vanno a partorire nell’ospedale o nella clinica dove lavora il proprio ginecologo. E quindi la scelta non si pone proprio.

Per me non è stato così. Ho scelto di farmi seguire in gravidanza da una ginecologa che conoscevo da tanti anni e di cui mi fidavo. Ma da subito sapevo che non sarei potuta andare a partorire nell’ospedale in cui lavora. Perché? Perché lavora in un ospedale che ha il reparto di Ginecologia, ma non ha il reparto di Maternità. 

Sembra una cosa assurda. Come fa un ospedale ad avere la Ginecologia e non la Maternità? Tanto più che è un ospedale piuttosto nuovo. Ebbene sì, è possibile. Così io dall’inizio sapevo che avrei dovuto trovare un altro ospedale dove andare a partorire. Tanto comunque, se anche fosse stato possibile andare nell’ospedale dove lavorava, non è detto che sarebbe stata di turno al momento del mio parto.

Guida a dove partorire

Quindi alla fine ho vissuto tranquillamente tutta la gravidanza, facendo i controlli e le visite con lei. E nel frattempo ho iniziato a pensare e ad informarmi sulle varie caratteristiche degli ospedali “papabili” dove sarei potuta andare a partorire.

Ma la ricerca dell’ospedale non è stata per niente semplice. Erano tante le variabili da prendere in considerazione e la scelta è più complicata di quanto si possa immaginare. Soprattutto per una donna alla prima gravidanza, per cui tutto è “nuovo“. Ho sentito tante “campane“, consigli e pareri di amiche, che alla fine mi hanno solo confusa di più.

Fino all’ultimo sono stata indecisa. Quando mi si sono rotte le acque e siamo saliti in macchina per andare in ospedale, mio marito mi ha chiesto: “Dove dobbiamo andare?!?“. Questo per farvi capire quanto la mia indecisione sia arrivata fino alla fine della gravidanza.

Alla fine ho seguito il mio cuore. Ed ho seguito l’unico vero ed importante consiglio (che mi aveva dato la mia ginecologa): vai in un ospedale o clinica che ti ispira più fiducia! Lei mi aveva detto di non dare molto retta alle opinioni di amiche e conoscenti. Magari sarei potuta andare a vedere gli ospedali che mi interessavano di più o a parlare con qualche ostetrica. Ma avrei dovuto scegliere in base al posto dove mi sentivo più a mio agio e più sicura. Questa era la cosa più importante: che io andassi a partorire in un posto dove mi sentissi al sicuro. E così è stato.

Ho scelto una clinica ospedaliera (non è una clinica privata, ma una clinica convenzionata col sistema sanitario). La stessa clinica dove ho fatto quasi tutti i monitoraggi, dove ho seguito il corso preparto e dove ho seguito il corso di ginnastica in acqua. Una clinica con Neonatologia di II livello e rooming in. Alla fine l’ho scelta perché avevo conosciuto diverse ostetriche, con le quali umanamente mi ero trovata molto bene. L’ho scelta perché pensando al momento del parto avrei voluto vicino una persona del genere. Una persona che faceva il suo lavoro con passione e che sapeva trasmettere tranquillità. E sono soddisfatta della mia scelta, tanto che poi ci sono tornata per il secondo parto.

Quali sono gli aspetti a cui ho pensato o a cui mi hanno fatto pensare le mie amiche?

Prima di tutto io ho preso in considerazione gli ospedali che erano più vicini a casa mia. Più che altro per un motivo logistico. Vicino casa ho un ospedale con Neonatologia di II livello. Due mie amiche hanno partorito lì e si sono trovate bene. Una ha avuto un parto indotto e l’altra un parto cesareo. Nessuna delle due ha avuto problemi. La moglie di un mio amico ci ha lavorato per un periodo e ne parla malissimo. Tanto che il mio amico mi aveva detto di non andare assolutamente lì. In linea di massima questo è un ospedale che non mi ispira molta fiducia e così l’ho escluso quasi subito.

Poi c’è un altro ospedale con Neonatologia di III livello (il livello più alto… in caso di problemi è quello migliore). Lo stesso ospedale dove sono nata io. Ma lì c’era il nido. Ed i bambini li tenevano tutto il giorno al nido. La mamma per vederli doveva andare al nido in determinati orari. E se per qualche motivo la mamma non si poteva alzare dal letto non poteva vedere il bambino, perché non glielo avrebbero portato in camera. E poi il papà non poteva entrare in sala parto. L’ho escluso da subito per questi due motivi. L’idea che magari per un qualsiasi motivo non fossi riuscita ad alzarmi e non avessi potuto vedere la mia bambina mi sembrava orribile. E poi volevo mio marito in sala parto.

Quindi, le mie principali richieste per la scelta dell’ospedale erano:

  1. Un ospedale dove il papà potesse assistere al parto
  2. Un ospedale dove, nel caso ci fosse un nido, i bambini venissero portati alla mamma (se non poteva andare al nido).

Alla fine la mia scelta è stata tra due: un ospedale con Neonatologia di III livello e nido/rooming in e la clinica ospedaliera con Neonatologia di II livello e rooming in.

Il livello in più di Neonatologia dell’ospedale mi dava qualche sicurezza in più. Anche se in fondo se la gravidanza procede bene e non ci sono problemi, anche una Neonatologia di II livello va più che bene. Alla fine la differenza l’hanno fatta le ostetriche. In fondo sono le ostetriche che contano in un parto naturale. Se non ci sono complicazioni, il ginecologo nemmeno lo vedi durante il parto (magari verrà dopo per mettere qualche punto). L’ostetrica è fondamentale!

Quelle che ho conosciuto alla clinica ospedaliera le ho trovate molto cordiali, disponibili, gentili. Mi hanno messa a mio agio, dandomi sicurezza e rispondendo ai miei dubbi e alle mie domande. All’ospedale ho fatto 2 monitoraggi. Al primo ho trovato un’ostetrica che sembrava scocciata, come se non avesse voglia di stare lì. Umanamente mi ha lasciato una cattiva sensazione. Sono andata a fare il secondo monitoraggio lì sperando che non ci fossero problemi e che non volessero ricoverarmi, perché non avrei voluto avere a che fare con del personale così sgarbato. E quindi dentro di me la mia scelta l’avevo già fatta, anche se alla fine l’ho esplicitata solo al momento di andare in ospedale.

Un’altra cosa che mi avevano consigliato di prendere in considerazione per la scelta, è l’epidurale. Alcuni ospedali la assicurano soltanto di giorno o comunque quando c’è l’anestesista disponibile. Quindi avrei dovuto cercare un ospedale che assicurasse l’epidurale 24 ore su 24. Alla fine questa non è stata una delle mie priorità, anche perché, indecisa anche qui fino all’ultimo, non ho fatto la visita anestesiologica (indispensabile per poter fare l’epidurale durante il travaglio). Comunque nella clinica ospedaliera che ho scelto, l’epidurale era disponibile h24.

Un’altra cosa da non sottovalutare è la grandezza delle stanze ed il numero di pazienti (anche se per me non è stato fondamentale). Ad esempio nell’ospedale che era arrivato in finale, c’erano stanzoni con 6 pazienti e il bagno era in comune in corridoio. Mentre nella clinica ospedaliera (che nasce come clinica privata) c’erano stanze da due con bagno in camera. Un elemento da non sottovalutare pensando al casino che ci può essere nella stanza con tutti i parenti e gli amici che vengono.

Io ho seguito il mio cuore ed è andato tutto bene!