Non volevo terminare di leggerti, caro libro.
Ho rimandato la lettura delle ultime 50 pagine per quasi un mese.
Mi hai fatto sorridere, commuovere, immaginare, amare e riflettere. Sei stato tutto questo in appena 246 pagine.
Sarai per sempre tra i miei libri preferiti.
Ti ho letto tra le 23 e l’una di notte, divorando ogni pagina con ardore.
“Ciao”, arrivederci. Perchè correrò a sfogliarti nuovamente per riassaporare preziosi insegnamenti, rivivere emozioni.
“Ciao”, appunto.
Tu che stai leggendo le mie parole su “Ciao”- libro scritto da Walter Veltroni, edito da Rizzoli e finito di stampare nell’Ottobre 2015- sappi che si parla di una storia di altri tempi, raccontata con garbo e raffinatezza.
“Ciao” è l’amore di un figlio (a sua volta papà) verso il proprio padre, mai conosciuto.
La mia formazione pedagogica ha fatto si che mi sia soffermata in tratti del libro in cui emerge fortemente l’esigenza, da parte dell’autore, di stabilire un contatto con il padre che non ha mai conosciuto poichè prematuramente scomparso.
Veltroni immagina un dialogo lungo e complesso con il suo papà, lo “riporta alla vita” parlando con lui mentre rincasa nella propria abitazione romana.
“Ciao” rappresenta per il lettore un lungo viaggio introspettivo, ma anche un modo per ripercorrere la storia degli anni del dopoguerra italiano.
Un excursus storico, un tuffo nel passato lavorativo e privato del padre dell’autore, Vittorio Veltroni, un’onda da emozioni travolgenti per il lettore. Questo, in estrema sintesi, è “Ciao”.
«Adesso siamo qui, papà.Gli dico, come se fossi incerto nel farlo.
«Qui dove?» Il tono è pieno di timore e di tenerezza.
«Qui, papà. In via Velletri. Qui, davanti al nostro portone. Siamo tornati indietro, a quella mattina. Stai uscendo dalla tua casa, ti hanno portato giù dalla tua casa, ti hanno portato giù dalle scale che io faccio ogni giorno. Per l’ultima volta, prima che stasera tornassi. Sono ancora i tuoi ragazzi a tenerti sulle loro spalle. Vorrei ci fosse mamma per dirti chi sono, uno a uno. Io non li riconosco tutti.»
Ora non ci sono più il rosa, l’arancio, il rosso.
È tutto scuro. Accendo una luce, una piccola.
Non mi va di stare al buio, da solo, ora che ho finito di scrivere il mio libro.
Lo intitolerò come vuoi tu, papà.
Ciao.
Se vuoi compiere un piccolo viaggio nel delicato mondo della relazione genitori-figli, se vuoi emozionarti, se vuoi conoscere meglio te stesso inizia a leggere “Ciao”, un libro che fa vibrare le corde dell’anima.