La dott.ssa Manuela Farano, logopedista, risponde ad un interrogativo frequente delle mamme: “Cosa fare se il bambino ancora non parla?”.

Buona lettura!


Cosa fare se tuo figlio (dai 24 ai 36 mesi di età) ancora non parla. Parte 1

Una preoccupazione che coinvolge molti genitori è legata alla paura che il proprio bambino non abbia ancora raggiunto un buon livello di maturazione del linguaggio. Questo perché, sbagliando ed inconsapevolmente, ognuno di voi fa il confronto con il primo figlio, o con i figli degli altri, che pur avendo la stessa età del vostro bambino, parlano meglio di lui. Ecco questa è la prima considerazione errata: OGNI BAMBINO HA IL SUO PERCORSO DI EVOLUZIONE DEL LINGUAGGIO CHE PRESCINDE DA QUELLO DEGLI ALTRI COETANEI. Credo, quindi, sia molto utile per voi genitori ma anche per tutte le persone che partecipano attivamente alla crescita del vostro bambino o che semplicemente trascorrono del tempo con lui (parenti, amici, maestre) ricevere dei consigli utili per favorire e, soprattutto non ostacolare, il suo sviluppo del linguaggio. Prima di mostrarvi quali sono gli atteggiamenti utili per lo sviluppo comunicativo del vostro bambino occorre che prestiate molta attenzione a: UDITO, CONTATTO OCULARE, SORRISO, INDICAZIONE E GESTI, RELAZIONE, COMPRENSIONE.

Come prima cosa dovrete accertarvi che il vostro bambino senta bene (dai 6 ai 24 mesi), osservando come reagisce in seguito a dei rumori:

 Osservate la sua reazione in seguito al suono del telefono o al campanello della porta.

 Ponetevi dietro di lui e battete forte le mani, oppure sbattete degli oggetti tra di loro, e    vedete     lui come reagisce.  

 Verificate se, chiamandolo per nome, e senza essere visti, il bambino si gira verso di voi.

In secondo luogo risulterà utile verificare che il bambino utilizzi tutti i canali comunicativi di cui abbiamo parlato in uno dei precedenti articoli (contatto oculare, sorriso, indicazione, gesti), fondamentali per lo sviluppo del linguaggio vero e proprio.

Il gesto rappresenta una forma di comunicazione: significa che il bambino considera il mondo e l’adulto come qualcosa o qualcuno con cui si può interagire. Quindi indicare un oggetto, o portare l’adulto vicino all’oggetto desiderato è un modo per comunicare.

Facciamo un esempio: se il bambino vi porta con la mano vicino all’acqua perché vuole bere.

ATTEGGIAMENTO SBAGLIATO: “Dici acqua altrimenti mamma non te la da”. Così facendo il bambino, probabilmente urlerà per la frustrazione, interrompendo la comunicazione.

ATTEGGIAMENTO CORRETTO: Prendetegli l’acqua e mentre gliela porgete direte “Vuoi bere l’acqua? (senza aspettarvi una risposta), ecco l’acqua. Ora anche mamma beve un bicchiere d’acqua” eseguendo l’azione. Lo stesso si può fare con giocattoli e con tutto ciò che volete.

Dovrete prestare attenzione al modo in cui il bambino si relaziona con voi e con gli altri (dai 6 ai 18 mesi), osservate, quindi, le sue reazioni:

Se gli proponete un gioco (è partecipativo, si diverte, vi guarda attentamente etc)

Quando lo accarezzate (sorride, vi cerca con lo sguardo, non ha reazione etc)

Se vi accorgete che il vostro bambino non ha molte reazioni emotive, come il riso, il pianto, potete cercare di stimolarlo di più:

Fate confusione intorno a lui, Cantate, Fategli il solletico, Fate il gioco del nascondino e dopo direte “BUUUUUU”, Ponete il vostro viso di fronte al suo e mostrategli varie espressioni come il riso, il pianto, la paura, la rabbia e verbalizzandole. Per esempio “la mamma ora ride, la mamma ora piange, la mamma ora è arrabbiata”. Fate il gioco della palla ponendovi uno di fronte all’altra, facendola rotolare verso di lui e stimolarlo a spingerla verso di voi.

SE IL BAMBINO NON REAGISCE A QUESTI STIMOLI, RIVOLGETEVI AD UN NEUROPSICHIATRA INFANTILE PER UNA CONSULENZA SPECIALISTICA.

In un precedente articolo sono stati analizzati i vari livelli di sviluppo del linguaggio per fascia d’età. Consultateli sempre per aver ben chiaro quale dovrebbe essere il suo livello di sviluppo in base all’età, per poter stare più sereni.

In sintesi: tra i due e i tre anni e mezzo dovrebbe:

Saper pronunciare m, n, p, b, t, d, c, g, f, l, j (come ieri), ci (come ciao), gi (come giostra), s, v, ts (come pizza)

Produrre da 331 a 446 parole circa. Per parole si intendono anche quelle pronunciate in maniera scorretta ma che servono per dire sempre la stessa cosa (per esempio se dirà copa invece di scopa, e pur sempre una parola anche se detta male, ma servirà solo per dire l’oggetto scopa e non qualcos’altro)

Comprendere tante parole da non poterle contare sempre

Dire frasi composte dall’unione di due parole, che diventano via via più complesse

Ricordate che seppur il bimbo non manifesta il linguaggio verbalmente, in comprensione, starà assorbendo tutto quello che ascolta, per cui non smettete mai di parlargli, guardarlo negli occhi, avvicinando il vostro viso, assicurandovi che vi guardi mentre parlate, e reagisca con un sorriso o con qualsiasi altra smorfia.

Se il vostro piccolo non presenta problemi di udito, e reagisce in maniera giusta con il sorriso, il pianto, la gioia, ma il suo linguaggio risulta ancora rallentato, verificate che la comprensione sia presente. 

COSA FARE?

Usate parole che il bambino conosce, per capirlo per esempio porgetegli due oggetti o giocattoli, indicateli e dite come si chiamano. Chiedete poi al bambino di prendervi quello che avrete nominato (palla-casetta, “mi prendi la palla?”).

Se farà l’attività precedente senza problemi, chiedetegli di eseguire degli ordini semplici (per esempio “mi prendi l’acqua nel frigorifero?).

Chiedetegli di eseguire degli ordini stravaganti (“mi prendi il cucchiaio sotto il cuscino?”, così se il bambino avrà capito, dopo una prima reazione di stupore eseguirà l’ordine, altrimenti se avrà capito solo “prendi” e “cucchiaio” lo andrà a prendere nell’apposito cassetto).

Fate il gioco del mimo, mimando azioni come pettinarsi, mangiare, lavarsi, usando oggetti sbagliati. Se il bambino eseguirà con stupore l’azione avrà capito.

Affermazioni sbagliate che voi genitori usate utilizzate riguardo l’argomento

“MIO FIGLIO E’ PIGRO”: Il bambino pigro non esiste, segue soltanto il suo percorso di acquisizione della competenza linguistica con i suoi tempi. E’ chiaro che, se voi genitori insistete perché ripeta “mamma o papà”, il bimbo capirà l’insuccesso e si rifiuterà di dirlo. Lo stesso vale per le altre parole. Quindi cercate di avere pazienza e di aiutarlo invece con utili consigli comunicativi che verranno trattati nel prossimo articolo.

“FACCIO FINTA DI NON CAPIRE QUANDO PARLA”: Far finta di non capire quello che ha detto potrebbe funzionare qualora il bambino creda che siate voi a non aver capito e non lui ad aver sbagliato, in caso contrario evitate di usare questa affermazione.

“RIPETI BENE”: Chiedergli di ripetere bene non lo aiuterà a pronunciare la parola nel modo corretto anzi lo inibirà, piuttosto, sarebbe utile che, nel caso la parola fosse pronunciata male, siate voi genitori a fornirgli il modello corretto a cui fare riferimento (per esempio se dice “efono” voi risponderete “telefono? Si la mamma risponde al TELEFONO” BRAVO”) gratificandolo, non in maniera esagerata, ma per dargli un rinforzo positivo.

 

Avere TANTA PAZIENZA è l’ingrediente fondamentale per consentire al vostro bambino un percorso di crescita sereno.

Nel prossimo articolo affronteremo la seconda parte di questo argomento molto importante: consigli comunicativi su COSA NON FARE e su COSA FARE per aiutare il vostro bambino in questa fase di crescita.

faranomanuela@gmail.com 

Fonte Immagini:http://www.ikub.al/Femra/16/04/27/Zhvillimi-i-te-folurit-tek-femijet-ja-gjerat-qe-duhet-te-dini-0041.aspx ;  http://www.starbene.it/salute/problemi-soluzioni/logopedia-quando-ce-ne-davvero-bisogno/

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