Month: gennaio 2017

Hypnobirthing e il rapporto mente-corpo

Hypnobirthing e il rapporto mente-corpo

La dott.ssa Carmen Innocenti, psicologa, antropologa ed insegnante di Hypnobirthing, pone in relazione tre parole: mente, corpo, parto.

Buona lettura!


Oggi è generalmente accettata la nozione che ci sia un’interazione fra mente e corpo. Tutti noi lo sappiamo e tutti noi sappiamo anche che occuparsi della mente vuol dire proteggere e spesso guarire il corpo. Quando siamo mentalmente rilassati stiamo bene fisicamente e ci ammaliamo meno. Al contrario, se siamo giù psicologicamente il corpo ne risente, persino il sistema immunitario si deprime, sotto stress psichico. (altro…)

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Ciuccio-Biberon-Dito: Quando smettere?

La dott.ssa Manuela Farano, logopedista, scrive un interessante intervento su ciuccio-biberon-dito.

Buona lettura!


Ciuccio-Biberon-Dito: Quando smettere?

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Accade spesso che un genitore possa chiedersi “quando è il momento giusto per il mio bambino di togliere il ciuccio, o di eliminare il biberon?” dueoppure “Tenere sempre il dito in bocca potrebbe portare qualche problema in futuro ?”. Bene, se vi siete posti queste tredomande siete sulla strada giusta ed io Logopedista verrò in vostro aiuto e vi accompagnerò durante questo percorso di conoscenza.

La prima cosa che dovete sapere è l’enorme potere che la lingua ha con la sua forza: basti pensare che ognuno di noi deglutisce in media 1600 volte al giorno, e ogni volta la lingua scarica una forza di circa 1 Kg sulle zone della cavità orale che tocca. Nella deglutizione fisiologica il punto di scarico di questa forza è al livello del palato dietro agli incisivi superiori. In caso di deglutizione atipica questa forza viene scaricata in punti che determinano uno sviluppo facciale poco armonico.

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Come vive la maternità una “mamma business”?

Come vive la maternità una “mamma business”?

La dott.ssa Sonia Sorgente -psicologa, psicoterapeuta psicoanalitica breve e co-fondatrice di Psiche&Nutrizione– analizza il ruolo della “mamma business”. Cosa intende con questa definizione? Lo spiega qui di seguito.

Buona lettura!


Immaginiamo una donna brillante e piena di interessi, che si dedica a una professione prestigiosa, nel campo degli affari o magari in politica, che non rinuncerebbe mai alle sue “partite di tennis”,  sempre pronta a uscire e a far tardi la sera. Inorridita dagli stili di vita degli amici che hanno appena avuto un figlio, esprime il suo disprezzo, sia internamente che esternamente, con commenti sarcastici.

La descrizione del cambio del pannolino, la disgusta! Il suo interesse nei confronti dei bambini si limita agli aspetti per così dire sentimentali, anziché pratici.

COSA ACCADE QUANDO UNA DONNA BUSINESS RIMANE INCINTA?

La nascita di un figlio trasforma inevitabilmente la vita della madre. 

Anche se inizialmente è probabile che non ne sia affatto contenta, considerando la nascita del figlio come una terribile interferenza nella “sua” vita. Un bambino è un bel impiccio e, se la sua nascita non era stata programmata, è probabile che la donna la consideri una seccatura.  Se la giovane madre non ha ancora iniziato a desiderare un figlio è naturale che si senta semplicemente sfortunata, ma allo stesso tempo in colpa.

La mia esperienza ha dimostrato che le trasformazioni fisiche della donna sono associate a un graduale cambiamento dei suoi sentimenti. Il fulcro dei suoi interessi si sposta dall’esterno all’interno.  Lentamente ma inesorabilmente, il suo corpo diviene il centro del mondo. Il concetto apice è che l’istinto materno non arriva come un orologio, fisso, costante e uguale per tutte. L’istinto materno si manifesta con il tempo e a età diverse. Ad esempio, ad una mia paziente l’istinto materno è comparso alla prima febbre alta del proprio piccolo, quindi ad alcuni mesi di vita del bambino.

Forse alcune lettrici stanno vivendo proprio questa fase e cominciano solo ora a sentirsi orgogliose della propria condizione e a pretendere rispetto e protezione dagli altri.

Diventare madre è un compito impegnativo e, a mio parere, è questo il motivo per cui una donna riesce a comprendere alcuni fondamentali principi dell’allevamento di un bambino e ad acquisire rapidamente conoscenze che normalmente richiedono anni di studio ed esperienza.

Ciò nonostante, è possibile che in determinate circostanze una madre abbia bisogno dell’aiuto di noi esperti, per sfatare pregiudizi e convinzioni erronee, talvolta apparentemente moderne, che la inducono a mettere in dubbio i suoi reali sentimenti.   

Dott.ssa Sonia Sorgente

Psicologa- Psicoterapeuta Psicoanalitica Breve

Fonte immagine: web

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Due figli: “due pesi e due misure”?

Due figli: “due pesi e due misure”?

Mi viene spesso chiesto da mamme primipare, ma incinte del secondo figlio, se l’amore che si proverà per il nascituro potrà essere paragonato a quello provato per il primo figlio.

E ricordo quante volte, mentre ero in attesa di little V, mi ponevo la stessa domanda!

Non volevo svalutare l’importanza di una nuova vita che cresceva dentro di me, un nuovo miracolo che si era compiuto nella mia vita di donna , ma avevo davvero paura che l’enorme quantità di affetto che riversavo su big V non potesse essere riversata in egual modo sulla piccola in arrivo.

Mai timore si è rivelato più infondato, per ciò che riguarda me.

Una volta nata la mia piccola e tenera bimba ho provato le medesime emozioni vissute alla nascita della “prima”, dal primo istante in cui i nostri sguardi si sono incrociati.

Il profumo di fiorellino appena sbocciato era lo stesso della sua sorellina, il suo corpicino caldo e la sua pelle liscia e rosa erano un richiamo irresistibile per me, un richiamo che avevo già “sentito”…

Voglio bene a little V quanto a big v, con la stessa intensità.

Quello che chiamo il “flusso” d’amore è il medesimo per entrambe, accumunate dall’essere oggetto di ogni mia attenzione e cura.

anzichè sull’altro.

Mi trovo spesso difronte a genitori che in più di qualche occasione usano “due pesi e due misure” sia nella vita quotidiana, nel pieno svolgimento delle loro funzioni genitoriali, sia nella relazione affettiva con i figli.

Scrivo questo con una certa amarezza e con dispiacere.

Alcuni si trincerano dietro al fatto che un figlio è diverso dall’altro per cui l’esigenza di attenzioni dipende dalla diversità di carattere o modo di essere del figlio stesso, il che sicuramente costituisce uno dei motivi per cui un genitore si rapporta ad un figlio in un certo modo, diversamente da come lo fa con l’altro.

Questo risponderebbe alla necessità di fornire risposte diversificate a due o più fratelli/sorelle che, inquanto essere umani unici ed irripetibili, hanno bisogno di differenti attenzioni, sostegno, contatto da parte dei propri genitori.

Questo modo di comunicare in modo differenziato con i figli è corretto e tiene presente delle peculiarità di ciascuno, ma bisognerebbe prestare attenzione a non rivestire di attenzioni maggiori un figlio a dispetto dell’altro!

Ci sono madri/ padri che hanno uno sguardo sognante mentre parlano del loro bambino (prediletto), mentre con meno “trasporto” parlano dell’altro figlio.

Trovo questo atteggiamento profondamente sgradevole e in alcun modo giustificabile.

La diversità di due o più fratelli non pregiudica la quantità e la qualità di amore che si prova per l’uno e per l’altro. Anzi, la “magia” sta nel voler bene ad entrambi allo STESSO modo pur essendo consapevoli delle loro naturali differenze! 

Pur, quindi, comprendendo che un genitore (io in primis) abbia necessità di usare modi di porsi diversi con i due figli, non capisco (e, anzi, mi infastidisce) chi non riesca a mantenere un sano e giusto equilibrio, chi sostiene che uno sia addirittura migliore dell’altro.

Tutto questo a discapito di una serena relazione affettiva ed educativa con il figlio meno problematico e minando anche il rapporto tra i due fratelli.

Può sembrare aberrante, ma capita ed è doloroso.

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Fonte immagine: web

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La carie nei bambini

logo_marionegri-1La carie nei bambini

Una corretta igiene orale sin da piccoli ed una corretta alimentazione, elementi basilari per evitare l’insorgenza della carie nei bambini.
Post a cura dell’ Istituto Mario Negri


La carie rappresenta una progressiva distruzione della struttura del dente: è provocata da batteri che trasformano gli alimenti, in particolare lo zucchero e l’amido, in acidi, che combinandosi con la saliva formano una sostanza appiccicosa che aderisce ai denti chiamata “placca batterica”.

Se questa placca non viene rimossa, la carie inizia la distruzione dei tessuti duri del dente (lo smalto), producendo una cavità sempre più ampia.

La carie è generalmente indolore fino a quando i fori non diventano molto grandi e incidono sui nervi o provocano un ascesso.

La carie può interessare sia i denti permanenti che i denti “da latte”.

Pulirsi i denti regolarmente ogni giorno, ogni volta che si mangia e in maniera corretta è il modo migliore per prevenire o ridurre la carie.

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