Due figli: “due pesi e due misure”?
Mi viene spesso chiesto da mamme primipare, ma incinte del secondo figlio, se l’amore che si proverà per il nascituro potrà essere paragonato a quello provato per il primo figlio.
E ricordo quante volte, mentre ero in attesa di little V, mi ponevo la stessa domanda!
Non volevo svalutare l’importanza di una nuova vita che cresceva dentro di me, un nuovo miracolo che si era compiuto nella mia vita di donna , ma avevo davvero paura che l’enorme quantità di affetto che riversavo su big V non potesse essere riversata in egual modo sulla piccola in arrivo.
Mai timore si è rivelato più infondato, per ciò che riguarda me.
Una volta nata la mia piccola e tenera bimba ho provato le medesime emozioni vissute alla nascita della “prima”, dal primo istante in cui i nostri sguardi si sono incrociati.
Il profumo di fiorellino appena sbocciato era lo stesso della sua sorellina, il suo corpicino caldo e la sua pelle liscia e rosa erano un richiamo irresistibile per me, un richiamo che avevo già “sentito”…
Voglio bene a little V quanto a big v, con la stessa intensità.
Quello che chiamo il “flusso” d’amore è il medesimo per entrambe, accumunate dall’essere oggetto di ogni mia attenzione e cura.
anzichè sull’altro.
Mi trovo spesso difronte a genitori che in più di qualche occasione usano “due pesi e due misure” sia nella vita quotidiana, nel pieno svolgimento delle loro funzioni genitoriali, sia nella relazione affettiva con i figli.
Scrivo questo con una certa amarezza e con dispiacere.
Alcuni si trincerano dietro al fatto che un figlio è diverso dall’altro per cui l’esigenza di attenzioni dipende dalla diversità di carattere o modo di essere del figlio stesso, il che sicuramente costituisce uno dei motivi per cui un genitore si rapporta ad un figlio in un certo modo, diversamente da come lo fa con l’altro.
Questo risponderebbe alla necessità di fornire risposte diversificate a due o più fratelli/sorelle che, inquanto essere umani unici ed irripetibili, hanno bisogno di differenti attenzioni, sostegno, contatto da parte dei propri genitori.
Questo modo di comunicare in modo differenziato con i figli è corretto e tiene presente delle peculiarità di ciascuno, ma bisognerebbe prestare attenzione a non rivestire di attenzioni maggiori un figlio a dispetto dell’altro!
Ci sono madri/ padri che hanno uno sguardo sognante mentre parlano del loro bambino (prediletto), mentre con meno “trasporto” parlano dell’altro figlio.
Trovo questo atteggiamento profondamente sgradevole e in alcun modo giustificabile.
La diversità di due o più fratelli non pregiudica la quantità e la qualità di amore che si prova per l’uno e per l’altro. Anzi, la “magia” sta nel voler bene ad entrambi allo STESSO modo pur essendo consapevoli delle loro naturali differenze!
Pur, quindi, comprendendo che un genitore (io in primis) abbia necessità di usare modi di porsi diversi con i due figli, non capisco (e, anzi, mi infastidisce) chi non riesca a mantenere un sano e giusto equilibrio, chi sostiene che uno sia addirittura migliore dell’altro.
Tutto questo a discapito di una serena relazione affettiva ed educativa con il figlio meno problematico e minando anche il rapporto tra i due fratelli.
Può sembrare aberrante, ma capita ed è doloroso.

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