La scheda di approfondimento a cura dell’ Isitituto Mario Negri tratta del tema Epilessia e Maternità
Buona Lettura!
Le donne in età fertile che assumono farmaci antiepilettici, devono tener presente che l’efficacia della pillola anticoncezionale può essere ridotta dalla terapia farmacologica, per cui se non si desidera una gravidanza è opportuno utilizzare in aggiunta un secondo metodo contraccettivo.
Nel caso si desideri un bambino, non ci sono ragioni per ritenere che le donne affette da epilessia non possano avere una gravidanza sana.
Sebbene esista un rischio maggiore di complicanze, con un controllo medico adeguato, la gravidanza è possibile riducendo i rischi sia per la madre che per il nascituro.
A questo proposito alcuni consigli possono essere utili:
E’ preferibile pianificare la gravidanza con il proprio medico curante, il ginecologo e il neurologo, perché scegliendo il farmaco più adatto e la giusta dose si possono ridurre i rischi per il feto.
Molti antiepilettici possono aumentare il rischio di malformazioni soprattutto a carico del tubo neurale (es. spina bifida), è quindi, importante una supplementazione di acido folico (>4mg/die) nei 3 mesi che precedono la gravidanza e per tutto il primo trimestre.
Questa raccomandazione si è dimostrata efficace nel ridurre il rischio di malformazioni del tubo neurale. Se sei in età fertile e non usi contraccettivi valuta con il medico la possibilità di utilizzare l’acido folico in modo continuativo.
Durante la gravidanza effettuare tutti i controlli medici, ecografici e di laboratorio necessari per valutare il corretto sviluppo del feto. Si raccomanda di monitorare il livello ematico dei farmaci antiepilettici assunti, e se necessario aggiustare la dose.
Assumere i farmaci esattamente come sono stati prescritti dal medico. Non abbandonare la terapia anche se la gravidanza non è stata programmata.
Non cambiare il dosaggio o non sospendere il trattamento di propria iniziativa, specialmente nell’ultimo trimestre di gravidanza; ciò potrebbe causare un aumento della comparsa delle crisi, con rischi anche maggiori di quelli associati all’uso dei farmaci antiepilettici.
Con alcuni antiepilettici potrebbe essere necessario un supplemento orale di vitamina K (10 mg/die) nell’ultimo mese di gravidanza per prevenire possibili emorragie nel neonato dopo la nascita. Sarà comunque il medico a dare consiglio.
Molti antiepilettici sono escreti nel latte materno in quantità limitate e il loro impiego non costituisce generalmente una controindicazione all’allattamento al seno, anche se occorre valutare con il medico la terapia più appropriata.
I bambini allattati al seno dovrebbero comunque essere tenuti sotto controllo.
E’ opportuno che la madre che allatta sorregga il bambino in una posizione tale da evitare conseguenze nel caso abbia una perdita di coscienza (per esempio coricandosi a letto, sedendosi su una poltrona larga o sul pavimento sopra dei cuscini).
Non è necessario ricorrere all’uso del biberon raccogliendo il proprio latte.
Questo post, ricco di materiale informativo, è prodotto nell’ambito del progetto “Lo Sai Mamma” a cura del Laboratorio Salute Materno Infantile, IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, Milano in collaborazione con Associazione Culturale Pediatri e Federfarma Lombardia”.