Month: febbraio 2016

Gravidanza: la “depressione pre-partum”

Gravidanza: la “depressione pre-partum” 

Questo è il titolo dell’ articolo scritto per te dalla dott.ssa Sonia Sorgente, psicologa, per parlarti della depressione pre-partum (argomento meno noto rispetto alla depressione post partum, a cui accenno invece qui)

Al termine dell’ articolo troverai alcune note sul suo profilo professionale.

Se hsi domande da rivolgere alla dott.ssa Sorgente scrivi all’indirizzo del blog oltrechemamma@gmail.com o lascia un commento al termine dell’ articolo.

Buona Lettura!


La depressione pre-partum si connota come una sindrome depressiva associata alla maternità. Solo il 10% delle donne avvertono la depressione durante la gravidanza (ma vedremo che la situazione è un po’ diversa, da come si percepisce), molto spesso le donne entrano in uno stato di confusione; colpisce circa il 20% delle donne in seguito alla nascita del bambino. La gravidanza rappresenta per una donna un periodo esperienziale intenso e ristrutturante a livello psichico da vivere nella consapevolezza del qui ed ora. E’ un periodo nel quale la donna dovrà concentrare energie e attenzione sulla propria vita interiore e impegnarsi per il proprio benessere psicofisico. E’ in questo periodo che la donna risulta particolarmente recettiva e sensibile alle dinamiche psicologiche interiori ed ambientali.

La gestazione è un percorso di vissuti emozionali che non sempre procede in modo fisiologico e senza problemi, spesso si manifesta con situazioni patologiche che bisogna fronteggiare. Esiste un ampio numero di donne pochi mesi prima del parto o subito dopo vive momenti di difficoltà psicologica legata soprattutto all’enorme cambiamento che l’arrivo di un bambino porta con sé. Alcune di queste donne può cadere nel tunnel buio della depressione che rende grigio e insopportabile ogni impegno, anche la gioia di un sorriso. Ecco allora che occuparsi della quotidianità può diventare insopportabile, accudire il proprio bimbo diventa un compito immane, e non si è sufficientemente adeguati. La patologia post-partum è sottostimata del 50% perché le donne che ne sono affette non chiedono aiuto e spesso lo rifiutano; per non parlare delle pre-partum. Risulta anche difficile motivare le neo-mamme a chiedere aiuto o sostegno emotivo, spesso sono più propense alle problematiche di gestione del bambino.

Le donne più soggette alla depressione pre-partum sono quelle che hanno una storia familiare o personale legata alla depressione. Manzano fu il primo ad ipotizzare l’esistenza di una depressione pre-partum sottolineando che quest’ultima è più frequente della depressione post-partum, di cui ha individuato le caratteristiche. Ha dimostrato che la depressione durante la gravidanza è più frequente (19,8%) che dopo il parto (10-15%). Su uno studio di 570 donne il 65,5% presentava la depressione pre-patum. I sintomi della Depressione Pre-Partum si riferiscono ad un quadro subclinico. La depressione è occultata e il campanello d’allarme può essere l’ansia cui si associano:

  1. Sentimenti di solitudine;

  2. Autosvalutazione;

  3. problemi somatici (prurito, dolori alla schiena);

  4. diminuito interesse o piacere nelle attività;

  5. cambiamento dell’appetito;

  6. cambiamenti nei modelli di sonno;

  7. affaticamento o perdita di energia;

  8. difficoltà di concentrazione;

  9. irritabilità.

Spesso i sintomi depressivi possono essere ignorati o mal diagnosticati, o confusi con i sintomi della gravidanza. Tale confusione è più comune per quei sintomi legati al cambiamento nell’appetito, nel sonno e nell’affaticamento; spesso le donne tendono ad soffrire, non chiedono aiuto, ritengono che questo malessere sia incurabile.

Quando la depressione risulta “severa” le donne non riescono a mangiare correttamente, non dormono a sufficienza e non richiedono sostegno nel periodo prenatale, fattori questi che contribuiscono a nascite premature o di basso peso.

Si ritiene importante trattare la depressione durante la gravidanza per evitare che la sintomatologia diventi più grave, che possa interferire nel periodo del post-partum ed essere nociva per la madre e l’accudimento del suo bambino. Le madri depresse partoriscono in genere bambini più inclini al pianto e difficili da consolare. Quanto più è depressa la madre, tanto più irritabile è il bambino.

Una madre depressa che ha problemi a interagire e a prendersi cura del suo piccolo potrebbe andare incontro a una ulteriore debilitazione a causa del pianto incessante, portando avanti il ciclo della depressione e rendendo più difficile l’instaurarsi di un legame tra lei e il suo bambino. A meno che questo circolo vizioso non venga interrotto, un ciclo duraturo di depressione e irritabilità potrebbe essere messo in moto.

Come ci si può rendere conto se si soffre di una depressione pre-partum? Contattando uno psicologo che attraverso colloqui e interviste semistrutturate specifiche potrà valutare e supportare.

Dott.ssa Sonia Sorgente, Psicologa

Studio: Via E. Fumo, 5 Pellezzano (SA) e Via Nicola Cavorso, 4 Chieti (CH) 

Riferimento Telefonico: 349-0757443 e Contatto Facebook: Psiche&Nutrizione  

Dottoressa Sorgente

La Biografia della Dott.ssa Sonia Sorgente: Nata a Salerno, fin dall’adolescenza ha nutrito grande passione per la psiche umana, fino ad intraprendere il percorso di studi in tal senso. Nel 2009 si Laurea in Psicologia dello Sviluppo all’Università degli Studi G. d’Annunzio Chieti-Pescara, nel 2011 si Laurea nella Magistrale in Psicologia Clinica e della Salute all’Università degli Studi G. d’Annunzio Chieti-Pescara. Ha continuato la sua formazione in un Corso di Alta Formazione Biennale in Psicodiagnostica a Pescara e successivamente nel 2012 ha conseguito un Corso di Alta Formazione in Criminologia Generale, Minorile e Penitenziaria, all’Università di Bari “Aldo Moro” col massimo dei voti e Menzione al merito. Sta frequentando il quarto anno della Scuola di Specializzazione Quadriennale in Psicoterapia Psicoanalitica Breve a Chieti. Ha svolto un tirocinio al Centro d’Igiene Mentale a Salerno e un tirocinio di un anno nella “Casa di Cura” La Quiete a Pellezzano. Ha lavorato per un anno in un doposcuola come Psicologa occupandosi dell’intera Equipe e degli adolescenti al suo interno. Dal Novembre 2013 al 2 Luglio 2015 ha lavorato come Psicologa nell’ Associazione Contro la Violenza di Genere-FRIDA a Cava dè Tirreni. Da maggio 2015 ha cominciato un’attività di ricerca scientifica e volontariato presso il reparto di Chirurgia Bariatrica dell’Ospedale “G.Fucito” di Curteri (Mercato San Severino). Già da alcuni anni ha iniziato ad approfondire la tematica dei disturbi del comportamento alimentare, tanto da aver l’esigenza di essere affiancata da una nutrizionista competente la Dott.ssa Federica Marchese. Inoltre svolge l’attività di libero professionista nello studio privato a Pellezzano (SA) in Via E. Fumo,5 e a Chieti (CH) Via Nicola Cavorso,4 tel. 3490757443.

L’11 Dicembre 2015 presso l’Università degli Studi di Salerno, organizzato dall’Associazione studentesca Unita, nella figura di Francesco Ienco, in collaborazione con l’Associazione Agorà, insieme alla Dott,ssa Marchere e Dario Rago personal trainer specializzato in esercizio fisico medicale, ha relazionato al Seminario “DCA: Disturbi del Comportamento Alimentare con approccio multidisciplinare integrato ad orientamento psicoanalitico breve”.

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Ci deve essere qualcuna proprio come me…

fridakahlo  Ci deve essere qualcuna proprio come me…

 

“Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo,
ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io. Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me. Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò, tu sappia che

Frida Kahlo

immagine:www.biografieonline.it

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Ogni bimbo ha i propri tempi!

“Ogni bimbo ha i propri tempi “ è una tra le frasi cardine del mio sapere pedagogico. Tengo sempre ben presente questo monito in primo luogo nelle vicende della mia maternità e poi professionali. Cito questa espressione per parlarti della mia esperienza di madre di una bimba quattrenne che ha appena “lasciato il ciuccio”.
Il ciuccio, tanto demonizzato quando adorato, oggetto di polemiche annose perché nocivo per la salute del bambino o di elogi sperticati perché ancora di salvataggio in molte bufere di capricci.
Insomma, come in molti problemi dell’educazione…e della vita in genere, c’è chi è favorevole e chi è contrario!
ciuccio

Ad entrambe le mie figlie ho proposto il ciuccio ed hanno accettato di buon grado questo “bravo compagno”😉
Arrivata al compimento del quarto anno di età big V ha iniziato a desiderare meno il ciuccio ( dai 3 anni lo prendeva solo la sera per andare a letto) fino a che lei stessa non me lo ha chiesto più. Non le ho mai imposto di lasciarlo, neppure ho mai preso in considerazione l’idea di iniziare a “tallonarla” affinchè si convincesse di riporlo via.

I tempi di crescita, quelli sì che vanno rispettati, il fisiologico sviluppo psico-fisico del bambino, per me, è da valutare con molto rispetto. Lo stesso atteggiamento può essere tenuto per l’altro “problema” che affligge molti genitori: dormire tutti insieme nel lettone! E’ inutile negarlo, fare la nanna col proprio bambino è dolce e tenero (co-sleeping per le mie bambine fin dal primo giorno di vita in casa;-) ne parlo qui ) ), seppure un poco scomodo. Tra l’altro decisamente si evitano questioni varie ed ore di cullate che, quando si è stanchi, non sempre si ha la forza di affrontare. “Ma quando il piccolo tiranno scalciante lascerà il nostro letto, come gli imporrò di dormire nella sua cameretta una buona volta?” Spesso mi viene chiesto proprio questo e, ancora una volta, invito a non agitarsi e a precipitare gli eventi. Diceva una persona a me cara, riferendosi al suo nipotino maschio restio a lasciare il lettone, che certo una volta partito militare (un tempo era così) non avrebbe più dormito con la sua mamma!!! Naturalmente è una voluta esagerazione che, però, nasconde una saggezza antica: la crescita, le esperienze guidate e la maturazione assistita dai propri cari sono i migliori alleati per lo sviluppo di un piccolo essere umano!  Diamo fiducia al nostro bambino e prendiamolo per mano finchè non si sente sicuro, sempre.

 

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La felice interazione cane-bambino

Il mio piccolo cane – un battito di cuore ai miei piedi.
Edith Wharton

Amore e compagnia, senza nulla pretendere in cambio.
L’affetto di un cane verso il proprio padrone è davvero senza costrizioni e condizioni.
Sai che avere un cane e prendersene cura è, in certi casi, persino terapeutico? 
In un prossimo post ti parlerò dei benefici della “pet therapy” e ti guiderò alla scoperta di emozioni speciali regalate da un animale al proprio padrone.
Nelle righe sottostanti, invece, riporto alcune considerazioni circa l’approccio bambino-cane.
La dott.ssa Stefania Gargiulo, etologa canina ed operatore cinofilo SIUA, parla dell’ esperienza, in doppia veste di padrona ed operatrice specializzata , con il suo cane e sottolinea l’importanza di un’educazione cinofila da impartire ai bambini già in tenera età.


Quando passeggio con il mio cane Oliver (un Golden Retriever con sguardo da tenerone e corpo abbastanza possente) mi capita molto spesso di incrociare due tipologie di bambini: quelli che urlano e vogliono accarezzarlo e quelli che si scansano pensando, forse, sia un leone. 
E i genitori, come reagiscono?
Purtroppo molti di loro non sanno come comportarsi, vuoi per inesperienza con l’animale, vuoi per una propria paura magari mai affrontata. Tanti sono coloro che dicono ai propri figli ” non ti avvicinare che morde” !
Fortunatamente altri, quelli che io stimo, invitano i bimbi a chiedermi se possono accarezzarlo.
Ecco, io credo che nella nostra società, dove ormai un cittadino su due possiede un cane, manchi una certa sensibilità verso un tema fondamentale: l’educazione cinofila.
Ho sentito raramente parlare di progetti realizzati negli istituti scolastici in cui  alcuni professionisti ( come,ad esempio, gli educatori cinofili) insegnano ai “cuccioli d’uomo” come approcciare ad un cucciolo di cane…
 La SIUA ( Scuola di Interazione Uomo Animale ) offre la possibilità di acquisire “fondamenti teorici e applicativi per realizzare progetti di zooantropologia didattica nelle scuole, ludoteche, centri ricreativo-didattici e centri per vacanze estive”.
Spesso, infatti, neppure i genitori sanno come ci si avvicina ad un cane e non hanno, quindi, gli strumenti per poter trasmettere queste informazioni preziose ai propri figli. 

I cani hanno un modo di comunicare diverso dal nostro, loro quando si presentano fanno la tipica ” U ” ovvero annusano le parti intime per capire chi hanno di fronte, di che sesso sia, quanti anni abbia e il suo stato emotivo per poi decidere se interagire o meno con lui.
L’uomo, per ignoranza o per poca attenzione,rispetta molto poco il cane e il suo primo approccio è frequentemente “frontale”: spesso una vigorosa carezza sulla testa è percepita dal cane offensivo!
Pensate quanto sono pazienti con noi questi esseri che sopportano una comunicazione per loro così sbagliata!!!
Mi chiedo, allora, se insegnare ad un bambino il giusto approccio con il pet possa portare a minore terrorismo, creando molti più connubi meravigliosi..

Bisognerebbe, quindi, iniziare sin da piccoli a conoscere l’etogramma del cane, il suo modo di comunicare, le sue esigenze, come giocarci… Ed ecco che i bimbi potrebbero rispondere ai quei genitori tanto terrorizzati ” non ti preoccupare non morde, vieni come me ti faccio vedere come devi fare” …
Naturalmente mai sottovalutare il pet-owner o, come preferite, il proprietario che deve sempre dirci se si può accarezzare o meno il  cucciolo: noi possiamo dare tanti strumenti ai bambini ma ogni individuo è diverso.
E’ fondamentale, sia per educazione che per prevenzione, chiedere al padrone del cane se l’avvicinamento, l’accarezzamento possa arrecare fastidio.
Il mio sogno è che nelle scuole si possa finalmente affrontare questa nuova tematica: il rapporto in continua evoluzione tra uomo e cane.. perché la società si evolve sempre di più e noi dobbiamo essere al passo 🙂

Dott.ssa Stefania Gargiulio                mail: stefyunina@hotmail.it

 

caneBiografia La Dott.ssa Stefania Gargiulo si laurea in  Scienze Biologiche presso l’ Università degli Studi Federico II di Napoli e si
specializza in “Biodiversità, conservazione e qualità ambientale” con 110 e lode discutendo la tesi sperimentale “L’apprendimento sociale nei cani”.
 È operatore ed educatore cinofilo certificato SIUA

                                                                                                         
                                                                                              

 

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