Durante lo “Sportello di Mediazione e Counseling Scolastico” presso una scuola superiore della mia città ho incontrato tantissimi adolescenti. Il contatto con loro mi ha sempre gratificata.
La relazione con questi ragazzi che affrontano , tanto con spavalderia tanto con fragilità la vita, mi ha sempre “nutrita”.
Gli adolescenti (parlo di una fascia di età compresa tra i 14 e i 18 anni) sono un fiume in piena, vivono le emozioni negative e positive con enorme intensità, le amplificano.
É proprio durante questa fase di vita che l’adolescente si misura con una dimensione vitale non più appartenente a quella di bambino, ma si trova a scontrarsi con il mondo degli adulti.
L’adolescente è “in fieri”, tanto si protende verso l’universo dei grandi affrontando situazioni più complesse e tanto, però, conserva la tipica leggerezza dei suoi anni.
Il suo io si scinde quasi a metà: un io ancora un pò bambino (oserei dire immaturo, nel senso più tecnico del termine però) e un io che cerca di farsi spazio nel mondo degli adulti perchè avverte la necessità di confronto con chi è più grande e chi conosce di più della vita.
Lei: “Dottoressa, oggi non sono felice, ho litigato con i miei e sono davvero arrabbiata, non li sopporto più”.
Il primo incontro con C., ragazza di quattordicenne frequentante il primo superiore, iniziò così. Mi guardò negli occhi in modo fisso, sguardo serio e voce ferma.
Era una ragazzina graziosa, molto alla moda. Un trucco marcato tentava di coprire i tratti una bimba che stava diventando donna.
C.mi parlò di un periodo turbolento per la sua vita, continuava ad avere contrasti con la sua famiglia che imponeva delle regole da lei mal sopportate.
Pensai di trovarmi difronte ad un caso esemplare di adolescente insofferente verso l’autorità genitoriale.
Esempio di quelle che C. chiamava “dure regole imposte” dalla madre e dal padre?
- orario di rientro dall’uscita con le compagne di scuola
- limitazione di cibi grassi
- obbligo di fare i compiti, tutti, e di portare una pagella scolastica pienamente soddisfacente
Ecco alcune dei motivi per C. cui manifestava insofferenza.
Ho lavorato a lungo su di lei, sul suo cammino di piccola donnina che cresce e soprattutto sulle sue emozioni cercando individuando come punto critico su cui intervenire l’incapacità di gestire le proprie emozioni (tipicamente dell’età adolescenziale).
Ho chiamato, dopo qualche incontro, anche la sua famiglia per comprendere bene come funzionasse il suo rapporto con il singolo genitore e poi due incontri finali con la famiglia riunita.
Tralascio di raccontarti nel dettaglio la storia relazionale di questa famiglia, una come tante e senza particolari puntii di criticità.
Senz’altro però ti dico che ho lavorato molto alacremente con i suoi genitori, portando alla luce un evidente contrasto generazionale, evidenziando i punti di forza della -sempre sacrosanta- autorità genitoriale.
Contestualizzando le difficoltà di comunicazione figlio-genitore nei giorni di oggi e analizzando passo passo ogni scelta educativa per la propria figlia si giunse ad un buon equilibrio fra le parti, fermo restando che i rapporti sociali (specie quelli famigliari) sono sempre in evoluzione. Ai genitori ho chiesto di parlare, parlare, parlare sempre di più con la propria figlia e di:
- rielaborare ogni contrasto verbalizzando (intendo proprio parlando apertamente) i motivi del contendere o del malinteso;
- ammorbidire alcune posizioni nell’ottica in cui l’ “imposizione assoluta” non è mai un bene, sì invece per me all’ “imposizione illuminata” in cui tu genitore indichi e consigli caldamente di seguire una certa strada ma con toni e modi pacati;
Il tutto si tramutava in una richiesta di maggiore ascolto delle esigenze di C. e in una sana voglia di apertura al confronto e dialogo empatico: “Figlia io comprendo il tuo disagio/ la tua richiesta/ciò che non sopporti,magari non condivido il tuo punto di vista e tu non comprendi e condividi il mio ma mi sforzerò di capirlo. Insieme raggiungeremo un’intesa”.
Perchè lo scontro si trasformi in incontro e sia un momento di crescita per entrambe le parti.
E tu, hai un figlio adolescente? Se sì hai difficoltà a relazionarti con lui? Raccontami la tua esperienza di genitore se ti va.