Le tre arance

Il giovane Principe nel suo Regno non aveva ancora incontrato la ragazza giusta per lui, che avrebbe

assicurato una discendenza.

Il Re, suo padre, un giorno gli disse: “ sono vecchio e stanco, non posso più aspettare, ti devi decidere a sposarti e a darmi dei nipoti, e soprattutto a regnare al posto mio.”

Il Principe, che non aveva la minima intenzione di sposarsi e di mettere su famiglia, gli rispose: “Padre mio presto ti farò felice, troverò la ragazza che  fa per me e che mi darà dei figli”.

Dopo aver detto ciò il Principe prese il suo cavallo bianco, e con un tozzo di pane e poche monete, si allontanò dal Regno al galoppo.

Veloce come il vento, scomparse dallo sguardo dei suoi sudditi e da quello del padre, che si rattristava pensando che forse non l’avrebbe più rivisto.

Il Principe si fermò in diverse città del Regno, ma nessuna ragazza gli piaceva.

Nei pressi di un villaggio il Principe s’imbattè in una vecchina che gli chiese: “dove stai andando bel giovane, perché sei cosi’ triste?”

Con la cortesia e la gentilezza che lo caratterizzava da sempre il giovane rispose:”Mio padre, il Re, oramai vecchio, ha deciso che mi devo sposare e succedergli al trono, ma io ho girato tutto il Regno e non riesco a trovare una ragazza che mi piace.”

La vecchietta curiosa gli chiese: “come deve essere questa ragazza per piacerti?”

“La voglio bianca come le neve e rossa come il sangue” le rispose.

La vecchietta, senza fare commenti, tirò fuori da una tasca del grembiule tre arance, belle e sugose, gliele regalò dicendogli che avrebbe dovuto aprirle solo vicino ad una fontana.

Il giovane ringraziò la vecchina e se andò al galoppo verso un’altra meta.

Faceva tanto caldo, il Principe aveva una gran sete e pensò di aprire una arancia, il suo succo l’avrebbe sicuramente dissetato, e,  senza pensarci due volte, tirò fuori dalla tasca un coltellino e spaccò in due la prima arancia.

Non fece in tempo ad avvicinarla alla bocca che si vide comparire davanti una bellissima fanciulla, carnagione pallida e gote rosee, capelli lunghissimi neri che le coprivano le spalle, un abito azzurro come il cielo, che gli chiese:” ce l’hai l’acqua?” e lui con grande stupore, le rispose,:” no non ce l’ho”.

La fanciulla:” e allora me ne vo”, e prima ancora di aver capito che cosa era accaduto, la ragazza era scomparsa con la stessa velocità con cui era arrivata.

le tre arance

Sconsolato per aver perso una occasione del genere il principe si ripropose di aprire le arance vicino ad una fontana.

Purtroppo, però, non passò troppo tempo che il poveretto, stanco per il lungo cammino e assetato, non avendo trovato dell’acqua per dissetarsi, rassegnato e dispiaciuto, si decise, per non morire di sete, di aprire la seconda arancia.

Come immaginava si vide apparire dinanzi una magnifica ragazza. Più bella della precedente, occhi azzurri, bionda, elegante.

Il suo sfarzoso abito rosso, metteva in evidenza il pallore del suo volto.

Quasi con aria provocatoria gli  fece la solita domanda:” ce l’hai l’acqua?”

Rassegnato e consapevole della conseguenza, rispose che purtroppo non aveva l’acqua.

La magnifica creatura scomparve nel nulla, lasciando il povero principe afflitto e sconsolato, ma con la certezza che aveva ancora una possibilità.

Infatti gli rimaneva ancora una arancia, era l’ultima, e per questo la cosa più importante che gli rimaneva da fare era cercare una fontana.

Finalmente la trovò nelle vicinanze di un villaggio sperduto.

Quando fu vicino all’acqua apri’ la terza arancia.

Meraviglia! Apparve una creatura splendida, rossa come il sangue e bianca come la neve.

Il suo abito di pizzi e tulle giallo, tempestato di pietre brillanti faceva risaltare il rosso dei suoi capelli raccolti sulla nuca, con un mazzolino di margherite di campo.

La dolce fanciulla non fece in tempo a chiedere l’acqua che il Principe, per paura di perderla, gliela porse nel palmo della sua mano.

La dolce Dèsirèe, questo era il suo nome, bevve sino a dissetarsi.

Il Principe incantato non le toglieva lo sguardo, l’aveva appena conosciuta e si era già innamorato di lei.

Ecco, pensò, finalmente ho trovato la ragazza dei miei sogni, e senza esitare un attimo le chiese di sposarlo.

Dèsirèe con il suo fare cortese, rispose di si senza esitare.

Il viaggio del ritorno era molto lungo, infatti il giovane aveva percorso molta strada, cosi’ decise di andare al palazzo reale per prendere una carrozza, e disse a Dèsirèe che doveva aspettarlo perché sarebbe tornato presto.

Venne sera e il Principe non era ancora tornato, cosi’, sola e spaventata dal buio della notte, la poverina si arrampicò su un albero vicino alla fonte, e si addormentò.

Alle prime luci dell’alba una vecchietta si recò alla fonte per prendere l’acqua, portava con se due brocche, una grande e una più piccola.

Mentre si affacciava sul bordo della vasca per riempire la prima brocca, vide, riflessa nell’acqua, l’immagine della fanciulla che si trovava sull’albero.

Credendo che fosse la sua disse:” visto  che sono cosi’ bella rompo la brocca con la broccatella”.

Cosi’ dicendo ruppe le brocche contro il muro della fontana.

Dèsirèe che aveva assistito alla scena, non potè fare a meno di ridere, e quando la vecchia la vide capi’ che quella non era la sua immagine ma quella della ragazza e le disse:” era la tua l’immagine nell’acqua e adesso chi me le ripaga le brocche?” e lei rispose ingenuamente che gliele avrebbe ripagate il suo futuro sposo. Incuriosita la vecchia iniziò a farle mille domande.

La fanciulla le raccontò tutto, le disse che stava aspettando il Principe.

Le disse anche che, una volta giunta al palazzo reale, avrebbe sposato il figlio del Re e sarebbe diventata Principessa.

Sentendo ciò la vecchia, invidiosa sia per la bellezza che per la fortuna, pensò di porle un inganno.

“Scendi” le disse, “sei spettinata, non puoi farti vedere cosi’ dal Principe, scendi che ti pettino io”.

La dolce Dèsirèe scese dall’albero per farsi pettinare.

La vecchia cattiva si tolse una forcina dai capelli e la ficcò in testa alla fanciulla, che volò in cielo, trasformata in una colomba bianca.

Soddisfatta la vecchia si arrampicò sull’albero per aspettare” il suo sposo”.

Poco più tardi si udi’ il rumore degli zoccoli dei cavalli che si avvicinavano.

Era il Principe che era tornato con la carrozza per portare a casa la sua sposa.

Giunto nei pressi della fontana il Principe, non vedendo Dèsirèe, chiese alla vecchietta, che nel frattempo era scesa dall’albero, se aveva visto una fanciulla.

La vecchia, cattiva e bugiarda, gli rispose: “Ma sono io la tua fanciulla, è il freddo della notte che mi ha trasformata cosi’, appena sarò arrivata al Castello tornerò ad essere bella e giovane come prima”. Il Principe, un po troppo ingenuo, pensò che forse poteva essere vero, in fondo Dèsirèe gli era apparsa per magia.

I servitori, che avevano accompagnato il Principe, presero un panno e lo misero sulla testa della vecchia, affinché nessuno l’avesse vista.

Al palazzo tutti aspettavano con ansia di vedere la fanciulla cosi’ bella di cui avevano sentito parlare, ma quando la carrozza arrivò, circondata da un gran folla di gente esultante e curiosa, non fu possibile vedere la giovane, poiché il principe ordinò che tutti l’avrebbero potuta vedere il giorno delle nozze.

I preparativi per quel giorno tanto atteso, soprattutto dal Re, erano iniziati gia da qualche giorno. Erano stati invitati tutti i signori dei borghi vicini.

La futura sposa intanto era tenuta reclusa in una stanza, lontana dagli occhi della gente e soprattutto da quelli del Re, che chiedeva continuamente di conoscere la futura sposa di suo figlio.

Il Principe ansioso ogni giorno andava a vedere se la vecchia si era ringiovanita, ma purtroppo il tempo passava, i preparativi erano quasi terminati, ma niente di nuovo.

La mattina del terzo giorno una colomba bianca si posò sulla finestra della cucina, dove i cuochi erano intenti a preparare il pranzo per le nozze, e con lo stupore dei presenti iniziò a parlare, dicendo:

“o cuoco, o cuoco che il lesso e l’arrosto si possa bruciare affinché la sposa non possa mangiare, io me ne parto e me ne vado via, salutatemi tanto lo sposo mio”.

Dette queste parole volò via, ma di li a poco tornò ancora e ripetè lo stesso ritornello.

Il cuoco mandò a chiamare il Principe per fargli ascoltare quello che diceva la colomba.

Il Principe si nascose dietro la finestra e quando la colomba tornò lui era li ad ascoltare ciò che lei diceva.

L’ascoltò con attenzione, e con tenerezza allungò la mano per afferrarla.

La colomba non fece nulla per evitare d’essere afferrata dal suo bel cavaliere, e mentre, intenerito da quella creatura indifesa, il Principe l’accarezzava si accorse che aveva qualcosa conficcato in testa, forse era una spina,  gliela tolse e come d’incanto riapparve la sua magnifica Dèsirèe.

Il giovane volle sapere tutto ciò che era accaduto, e dopo aver ascoltato con attenzione, decise di recarsi nella stanza della vecchia malvagia, che era stata la causa di tanti disagi, per punirla.

Dèsirèe lo segui’ supplicandolo di perdonare quella povera vecchia, e mentre lo implorava affannosamente, lo segui’ lungo tutti i corridoi del castello, fino a giungere nell’ala opposta, luogo in cui era segregata la brutta vecchiaccia.

Quando la megera vide la fanciulla quasi svenne dalla sorpresa, spaventata per la paura d’essere punita, iniziò a blaterare parole sconnesse, bugie senza senso.

Il Principe si infuriò ancora di più e decise di punirla con la morte.

Desi, la dolce Desi non poteva permettere che una storia d’amore potesse essere legata ad una morte, e per quanto avesse sofferto per quella brutta avventura, non serbava nel suo cuore un sentimento cosi’ duro come può essere l’odio e il rancore.

Nel suo cuore c’era posto solo per l’amore e per il perdono, lei non conosceva la rabbia e la vendetta, e proprio per questo motivo supplicò il Re d’intercedere a favore della povera “vecchina”, cosi’ la chiamava.

La sua dolcezza e la sua bontò d’animo toccò il cuore, non solo del Re, ma anche quello di tutti i sudditi e di tutti gli ospiti che affollavano ogni stanza del castello, ogni angolo del Borgo, giunti la, non per assistere ad una esecuzione, ma per partecipare ad un banchetto di nozze.

La decisione del Re di perdonare quella spregevole creatura giunse gradita a tutti, perché quello doveva essere un giorno gioioso, e cosi’ fu.

Finalmente le cortigiane potevano aiutare lady Dèsirèe a prepararsi per la cerimonia.

Nelle sue stanze era stato portato l’abito che avrebbe indossato nel giorno più bello della sua vita.

Era quello che a suo tempo era stato indossato dalla Regina madre, un abito prezioso, confezionato con seta proveniente dal lontano Oriente, intarsiato di pietre e fili d’oro, bianco, vaporoso e leggero come una nuvola.

Una sposa così non s’era mai vista, un po’ per l’abito, un po’ per il rosso dei suoi capelli.

Il valore di quell’abito così bello non era solo quello dei tessuti e delle pietre con cui era stato confezionato, ma era qualcosa di più importante.

L’abito era stato portato per lady Marianna dalla Persia, il suo luogo natale, e cucito per lei da mani fatate, per coronare il giorno più bello della sua vita, il giorno delle nozze con quel Re così buono, che lei aveva amato tanto.

Tutti l’avevano ammirata nel suo candido splendore, ed era rimasto il suo ricordo nel cuore e nella mente della gente per la pace e la serenità che aveva portato tra la gente del borgo.

Nel vedere la giovane sposa tutti rimasero attoniti, commossi da tanta bellezza, era il giorno che tutti aspettavano da tanto tempo, e ritornò nelle loro menti il ricordo della loro amata Regina e del suo sacrificio.

Iniziarono i festeggiamenti, mentre la vecchia piangeva dalla rabbia, derisa da tutti.

Furono tre giorni di festeggiamenti in cui accadde di tutto. Arrivò una delegazione dagli Emirati Arabi che portò in dono ai reali una magnifica coppia di cavalli purosangue, chiamati  Sirio e Furente.

Molti furono i doni ricevuti, ma fra tutti quello fu il più gradito.

Mentre la coppia di sposi percorreva a piedi, tra due ali di folla in festa, il tragitto che conduceva alla Cattedrale, il Principe riconobbe, tra la gente che li acclamava, la vecchina che gli aveva regalato le tre arance e le due belle ragazze che si era lasciato sfuggire. Anche Dèsirèe si era accorta della loro presenza e le salutò con un sorriso e con un gesto della mano le invitò a seguirla nel corteo nuziale.

Quella vecchina era sua madre, la fata Yvonne, e le due ragazze erano le sue sorelle maggiori, Michelle e Letizia. Venivano dalla lontana Francia, dall’Ile de la Citè, una piccola isola sulla Senna…, al centro di Parigi.

La vecchia megera, che aveva tramato l’inganno ai danni di Dèsirèe, si era recata nel punto più alto del campanile, piangendo di rabbia invocava le forze del male di scendere in quel villaggio in cui regnava la pace e l’armonia da tanti anni. Pianse e urlò cosi’ forte che la udirono tutti.

Si scatenò un inferno, le sue lacrime si trasformarono in chicchi di grandine che in poco tempo coprirono l’intero borgo.

Fece tanto freddo, cosi’ freddo che sembrò d’essere in pieno inverno, un inverno che da quelle parti non s’era mai visto.

Era un fuggi fuggi generale, ovunque c’era caos e confusione, tutti erano infreddoliti e spaventati, e ancor prima di rendersene conto, la gente incominciava a perdere i sensi per il freddo, e di li a poco ogni essere vivente si trasformò in una statua di ghiaccio, anche la natura circostante assunse un aspetto statico. Tutto il borgo rimase inanimato in quella morsa di ghiaccio.

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