La Sorcina

          Tanti anni fa viveva a Norcia una donna soprannominata

                                                              la Sorcina.

Era una donna piccina, di poche parole, un tipo un po’ scostante.

Per il suo carattere e per il suo aspetto e il modo di fare arrogante, tutti i suoi concittadini ritenevano che fosse una maga malefica.

Gestiva una piccolissima pasticceria al centro, offriva le paste e i dolcetti che faceva lei stessa ai passanti, sporgendosi dall’uscio della sua bottega.

Tutti coloro che passavano di la, ed erano quasi tutti, visto che la pasticceria si trovava proprio al centro del paese, si sentivano obbligati a comperare qualcosa perché ritenevano che quella donna portasse sfortuna e per questo non volevano urtare la sua sensibilità.

Se vedeva che cercavano di passare senza fermarsi, li chiamava: “Che fai stamani!!Ti corre dietro il diavolo? Perché non ti fermi? Tanto prima o poi ti dovrai fermare!”

A quelle parole o ad altre simili, l’unica cosa giusta da fare era tornare indietro e, senza esitare, inventavano una scusa e compravano ‘sta pastarella, che poi ognuno gettava via regolarmente, senza neppure assaggiare.

Nessuno infatti aveva mai sentito il sapore di quei dolci, se ne poteva annusare il profumo che, fin dalle prime ore del mattino, pervadeva tutta l’aria circostante.

La convinzione, che tutti in paese avevano, nei confronti di quella donna scaturivano dal fatto che

da un po’ di tempo in paese accadevano cose molto strane.

Non erano vere e proprie magie, si potevano piuttosto considerare dei dispetti.

Accanto alla pasticceria c’era un negozio di filati, ogni giorno, da quasi un mese, la ragazza che lo gestiva all’apertura si trovava difronte ad uno spettacolo incredibile; le matasse di lana intrecciate tra loro, tutto fuori posto come se fosse passato un ciclone.

Lei, con  pazienza, ogni mattina, rimetteva tutto a posto.

Il Sindaco era disperato, da un po’ di tempo ogni volta che entrava nel suo ufficio sentiva una gran puzza e sparivano documenti importanti dai suoi archivi.

Mondo, il giornalaio, ormai si era rassegnato, infatti ogni mattina doveva raccogliere ritagli di giornali sparsi dappertutto.

Persino al prete succedeva ogni tanto qualcosa, ma non ne parlava per non suggestionare i parrocchiani. Quasi ogni giorno trovava una spiacevole sorpresa.

Una domenica mattina, nell’entrare in chiesa con i paramenti, per celebrare la Santa Messa, con tutti i compaesani presenti, si accorse che sull’altare c’era, in bellavista, una rivista, una di quelle non

propriamente adatte ad un uomo di chiesa.

Il prete non sapeva più dove mettere gli occhi, e mentre tutti ridevano tra i denti, uno dei parrocchiani

si recò sull’altare per togliere quell’oggetto imbarazzante.

Non si riusciva a capire come avesse potuto arrivare un giornale del genere sull’altare.

Una mattina in una stalla gli stallieri trovarono le code delle mucche intrecciate e legate tra loro.

Quel giorno gli animali non produssero neppure una goccia di latte, non si sa se fu per lo spavento di quell’intrusione o perchè qualcuno le aveva munte. Quello rimase per sempre un mistero.

Questo fu l’ultimo episodio perché

i norcini si erano stancati di sopportare tanti dispetti,

e con quel dubbio che fosse tutta colpa della Sorcina, una notte alcuni di loro si nascosero vicino alla sua casa per spiare le mosse di quella donna.

Scoprirono che, nonostante il soprannome Sorcina, la donna si trasformava in un  gatto, un brutto gattaccio nero. Infatti quella notte non videro la Sorcina uscire di casa, ma una brutta gatta nera, che non avevano mai visto prima in paese.

Il giornalaio Mondo, il sacrestano, gli stallieri Aldo e Giacomo, seguirono la gatta Sorcina senza farsi vedere e

al momento opportuno… botte in quantità. Gliene diedero tante che scappò di corsa a casa, e quella notte e chissà per quante altre notti ancora, se ne rimase a casa buona e tranquilla.

La mattina seguente al fattaccio la Sorcina andò ad aprire il suo negozio tutta ammaccata e zoppicante.

A chiunque le chiedesse che cosa le fosse accaduto, raccontava di aver inciampato e di essere caduta.

Tutti ormai sapevano la verità e le ridevano dietro, ma cercavano di non farsi accorgere perché non si sa

mai, tutto poteva ricominciare da capo, ma questa volta la Sorcina sapeva che cosa rischiava.

La pazienza ha dei limiti.

Ultimamente mi sono recata a Norcia e, parlando con una persona del luogo, ho saputo che la povera

Sorcina non è più in questo mondo. Era diventata anziana e da quando, nel 2016 c’è stato il terremoto in Valnerina, la poverina non si è più ripresa; uno degli edifici del centro storico, fortemente lesionato era

proprio il luogo in cui risiedeva la sua piccola attività.

 

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