Se i tuoi figli te li sei cresciuta da sola non devi vendicarti su di loro.
C’era una volta la famiglia anni 80 dove in genere lavorava uno solo e con il singolo stipendio si poteva vivere bene. A volte molto bene.
Proprio per questo le mamme potevano permettersi il lusso (perché era un lusso) di non lavorare e occuparsi solo dei figli. E i nonni il lusso di fare i nonni solo quando ne avevano voglia.
Poi il sistema si è stravolto e parliamoci chiaramente oggi come oggi per la maggior parte di noi vivere con un solo stipendio è praticamente impossibile.
Quindi le mamme quando hanno un lavoro lottano con le unghie e coi denti per mantenerlo. Per avere maggiore disponibilità economica e garantire uno stile di vita migliore ai figli.
Sei il bambino che non immaginavo e poi è arrivato.
Sei nato un assurdo pomeriggio di quasi autunno. In maniera inaspettata e traumatica per entrambi. Forse anche tu sei rimasto sconvolto ma col carattere meraviglioso che hai l’hai superata prima e meglio di me.
Sei il bambino che non immaginavo e poi è arrivato. Perché non credevo che avrei avuto figli, e non credevo avrei avuto figli maschi.
Vedevo il mondo maschile cosi lontano da me.
Non potevo nemmeno immaginare cosa stavo rischiando di perdere.
Perché le scuole devono ripartire senza se e senza ma.
C’è una cosa che in questi giorni mi fa imbestialire: l’incertezza sulla riapertura della scuola.
Come se la scuola fosse un servizio di serie B.
Ha riaperto tutto. TUTTO. Siamo stati in vacanza e la vita ha ripreso come doveva essere. Solo la scuola è rimasta nel limbo. E questo mi fa infuriare.
Perché la scuola non è un parcheggio per genitori che lavorano ma allo stesso tempo è fondamentale per permettere ai genitori di lavorare e crescere i figli dignitosamente e senza privazioni.
Perché la scuola non sono nozioni ma CULTURA e solo persone con una buona cultura potranno crescere ed evolversi nella vita senza essere oppresse e schiacciate.
Perché la scuola è socialità. La socialità che è il fondamento dell’infanzia e della capacità di interazione e di costruzione di relazioni sentimentali. Perché siamo individui sociali.
Perché in questi mesi i più penalizzati sono stati i bambini che hanno perso troppo. Hanno perso amici, quotidianità, sorrisi e risate. Hanno perso le gite di fine anno, i diplomi e la festa dell’ultimo giorno di scuola.
Hanno perso i gavettoni, i saluti in attesa di settembre e l’ansia delle ultime verifiche.
Sono stati messi in isolamento, chiusi nelle loro stanze dietro schermi di pc e tablet, dispositivi che i più piccoli non sono nemmeno in grado di gestire da soli.
Hanno perso pomeriggi di sole e ginocchia sbucciate.
Quaderni rimasti bianchi, e sogni come orti abbandonati a se stessi.
Abbiamo ripreso la vita, il lavoro e la socialità. Non si può nemmeno pensare che la scuola non riparta.
Oppure volete scippare del futuro i nostri bambini per un virus che non crea più vittime e che non li colpisce?
A pensare male forse non si sbaglia.
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Sono le mamme e i bambini le vere vittime del coronavirus.
Iniziamo parlando dei bambini, quelli che sono prima di tutto stati additati come untori. Quelli che in realtà superano il coronavirus senza grossi problemi.
Come al solito i bambini sono stati ritenuti portatori sani di virus e allontanati senza spiegazioni dalla loro quotidianità, dalle loro scuole e dai loro amici.
Chiusi in casa senza il diritto di fare una passeggiata al parco.
Chiusi in casa mentre loro giochi al parco sono stati transennati. E vedere quelle altalene transennate credo sia l’esempio più lampante del fallimento della nostra società
Anche se siamo in pandemia non sono un’insegnante ma una mamma
Lo penso ogni giorno da quando è successo questo delirio.
Mi sono trovata da un giorno all’altro a dover lavorare da casa, coi bambini e a dover fare l’insegnate della grande.
Si perché se da un certo punto di vista è logico il ragionamento che gli studenti non debbano essere lasciati allo sbaraglio, d’altro canto non è pensabile che un genitore lavori e contemporaneamente faccia da insegnante.
Le ore della giornata sono le stesse.
O faccio il mio lavoro o faccio l’insegnante.
Ancora non sono in grado di sdoppiarmi.
All’inizio erano solo compiti. Ora viene chiesto ai genitori di portare avanti il programma scolastico lasciato a metà.
Questo non è pensabile né fattibile.
Non sono un’insegnante e non voglio esserlo.
Già ci siamo trovati tutti ai domiciliari senza aver commesso alcun reato, ci troviamo di fronte ad una realtà che mai avremmo immaginato.
Rapporti umani dilaniati.
Bambini stanchi e annoiati.
Bambini che hanno perso la loro quotidianità e le loro certezze.
Gli amici, le insegnanti e sopratutto la socialità.
E ora viene chiesto a noi genitori di essere tutte le figure immaginabili. Educatori, genitori e insegnanti.
Non sono d’accordo.
Nonostante una laurea non mi sento in grado di svolgere un compito così delicato.
E non ho il tempo di farlo.
A meno di lavorare la notte e passare la giornata a suon di minacce con mia figlia.
Sono la loro mamma.
Non sono la loro insegnante.
In questo momento così difficile e delicato posso solo concentrarmi sulle cose impellenti come lavorare e non perdere il lavoro, perché quando tutto questo sarà finito piangeremo miseria. Il lavoro scarseggerà, la depressione incomberà sulle persone.
E niente sarà più come prima.
Nemmeno la scuola sarà la stessa.
E non ha senso allora chiedere oggi ai genitori di caricarsi di incombenze che non gli competono. Non diventeranno tutti improvvisamente ignoranti se non finiscono il programma dell’anno scolastico oramai compromesso.
E un momento difficile anche per loro.
Diamogli il tempo di annoiarsi, riflettere e fare solo ciò che desiderano.
Il lavoro degli insegnanti non compete a noi genitori. Ne oggi ne mai.
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E bello essere bambini perché la mente è libera dai condizionamenti della realtà, dai doveri e dai pensieri della quotidianità.
Quando sei bambino il futuro non fa paura, lo stesso futuro è tutto da vivere e pieno di aspettative.
Quante volte ho detto ” Quando sarò grande”
Ero una bambina con tanti sogni nel cassetto. Piena di aspettative, di desideri e di fiducia nel futuro e nella vita.
Ero certa che sarei sempre stata felice e non mi sarei mai pentita di nulla.
Volevo fare la majorette, poi la ballerina e la cantante. Poi il medico e la ricercatrice.
Ho pensato di fare l’attrice e sognai di diventare famosa.
Poi sono cresciuta e i miei sogni sono cambiati. Avrei voluto fare l’archeologa e passare la mia vita viaggiando e scoprendo posti e luoghi ancora sconosciuti. Volevo essere archeologa esploratrice.
Non è importante stare insieme per i figli ma stare con i figli.
Ne è pieno il mondo di coppie che stanno insieme perché “devono”.
Perché non trovano il coraggio di separarsi anche quando è finito tutto perché ci sono i figli.
Personalmente non condivido questo tipo di scelta.
In primis perché trovo inutile nascondersi dietro la scusa dei figli quando a volte semplicemente di tratta di mancanza di coraggio.
In secondo luogo perché si finirà prima o poi a caricare i figli della colpa della propria infelicità. E magari un giorno ce lo sentiremo anche rinfacciare.
Quando si intraprende un percorso di vita con una persona si spera, anzi si è convinti che sarà per sempre.
Quando arriva un matrimonio, dei figli in quel momento si è sempre certi di avere a che fare con l’uomo o la donna della propria vita.
Nessuno di noi compie questi passi se in quel momento non si sente sicuro della persona che ha al proprio fianco.
Ma il tempo passa per tutti. E tempo significa anche crescita e cambiamento.
Ci sono coppie in cui le due parti crescono allo stesso modo, e anche se il tempo le cambia restano compatibili.
E felici insieme.
In altre coppie non è cosi.
A volte semplicemente le cose finiscono. Non è mai colpa solo di uno.
Non è importante stare insieme per i figli ma stare con i figli
Le storie finiscono perché devono finire, sono arrivate al capolinea. Le due parti sono cambiate e si sono trovate incompatibili, o semplicemente non più compatibili come un tempo.
Oggi non è più come una volta quando si doveva comunque continuare a stare insieme per forza.
Oggi ci si può separare.
Si può chiudere e ricominciare da capo prendendo in mano le redini della propria vita.
Nessuno dice che sia facile.
Anzi è una delle cose più difficili.
Un cambiamento che per quanto voluto pesa. E si fa fatica a digerire.
Un boccone amaro da mandare giù. Ma va fatto perché tenerlo in bocca genera solo altro amaro.
Bisogna imparare a fare pace con se stessi ed ammettere che le cose sono cambiate. Anche se questo fa tremare le gambe e fa paura.
Perché il cambiamento spaventa sempre, anche quando nasce da una nostra necessità.
In questo contesto i figli sono quelli che vivono con noi il cambiamento.
Non è importante stare insieme per i figli ma stare con i figli.
Non è importante stare insieme per loro ma fare in modo che loro siano felici anche in una nuova situazione.
Cosa insegneremo loro?
Insegneremo loro che nella vita quando le situazioni non ci rendono più felici significa che è arrivato il momento di cambiarle.
Che non bisogna avere paura del cambiamento ma della paura che paralizza e ci blocca in situazioni di stallo.
Che le cose cambiano a anche se non si vive più nella convenzionalità si può vivere molto meglio.
Che la vita è una sola e rassegnarsi allo stato di cose è sempre la scelta peggiore.
L’importante è esserci per loro. Essere presenti anche se in modi e tempi diversi rispetto a prima.
Dando loro il meglio che possiamo dare.
Daremo loro una grande lezione di vita.
Insegneremo loro il coraggio e l’amore verso se stessi.