Ma quanto cavolo è difficile essere genitore!!!
Nasci da figlio e vivi nel ruolo di figlio finché da un giorno all’altro diventi genitore.
E che non sia facile lo capisci dal primo vagito, che se tarda ad arrivare dopo due nanosecondi dalla nascita eccoti li a gridare “Perché non piange!”
L’ho gridato per tutti i figli. Ed è stata la prima seria preoccupazione da mamma.
Poi dopo poche ore ho compreso la preoccupazione delle mamme per il cibo.
Si attacca, non si attacca, si attacca bene, si attacca male. Mangia abbastanza? Perché si addormenta mentre mangia???
E i controlli di crescita dal pediatra. Ogni volta mi sento come all’esame di maturità.
Ma questo è solo l’inizio.
Iniziano a muoversi e allora vai di mettere in sicurezza la casa e per quanto tu faccia, qualcosa fugge sempre e arriva la prima caduta, il primo dito schiacciato e il primo giro al pronto soccorso.
Crescono e arrivano i capricci, le scenate isteriche e sempre presente la preoccupazione per il cibo (questa dura più o meno tutta la vita).
Crescono e iniziano la scuola.
Allora arrivano i compiti. I voti e le pagelle.
Crescono molto più in fretta di quello che ti sembra e in poco tempo sono già preadolescenti che si chiudono in camera e ti odiano.
Che non apprezzano più i vestiti che scegli tu e ti guardano con aria di sfida.
E li vedi piccoli eppure già così grandi, che trascinano zaini più pesanti di loro e camminano un po’ storti allontanandosi da te.
Quando non sei più tu il centro del loro mondo e ci sono gli amici prima.
Quando le confidenze non sono più per te. E allora cerchi di spiare di nascosto.
E li guardi e ti chiedi ogni singolo attimo se stai facendo le cose giuste, se ti stai comportando da bravo genitore. Se sei un esempio che loro vorranno imitare.
Li guardi e ti chiedi se saranno le brave persone che hai cercato di crescere con tutte le tue forze.
E ogni sera ti rimproveri per qualcosa che avresti dovuto fare in maniera diversa.
Essere un bravo genitore significa anche sentirsi sbagliato quasi ogni giorno.
Davanti a un neonato che piange, così come davanti ad un capriccio o ad un mini adulto che dice di odiarci.
Ci proviamo ma quanto cavolo è difficile!!!
Avrei dovuto fare così, forse sarebbe stato meglio fare cosà, d’ora in poi farò così, anzi no.
Latte artificiale si o no? E il girello? E la pappina?
Ma poi questa o quella scuola?
E il cellulare si o no? Ma facciamo poi. Oppure adesso?
Avrò detto la cosa giusta?
Avrà capito i miei insegnamenti o non mi sono spiegata bene?
E cavolo perché mi arrabbio, grido e poi mi pento?
Ma perché è tutto cosi difficile?
Forse perché le cose più belle sono anche le più complicate.
In foto tre diversi livelli di difficoltà.
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