Le mamme e il mobbing sul lavoro.
Quello che racconterò non vale per tutte, ma ahimè per molte donne e mamme.
Sei sempre stata una brava lavoratrice, efficiente, precisa puntuale. Senza dubbio con una bella carriera davanti.
Poi un giorno decidi di diventare madre e improvvisamente tutto cambia.
Molti colleghi uomini iniziano a guardarti male perché avrai diritto a ben 5 mesi di maternità, come se stessi per andare a passare cinque mesi di relax su un’isola tropicale. Perché loro non hanno figli, e se li hanno, il grosso lo ha fatto la moglie tanto erano impegnati a dedicarsi alla loro carriera e ai loro successi professionali più importanti di ogni altra cosa al mondo.
Diventi madre e improvvisamente le tue capacità svaniscono e non sei più la lavoratrice efficiente del giorno prima ma solo una delle tante e senza dubbio sostituibile in poco. Magari con un qualche stagista a costo zero.
Il tuo valore le tue doti non sono più riconosciute. E i mesi di gravidanza si rivelano più pesanti del previsto.
Poi nasce il tuo bambino e torni. Dopo ben 5 mesi torni. Ti fanno ancora male i punti del parto ma ti fai forza e torni sperando che questo tuo sforzo sia riconosciuto.
Ma no tu non vali più nulla perché sei mamma e non più solo la lavoratrice.
E iniziano gli sbuffi e i permessi negati.
Le ferie che disperatamente cerchi di far coincidere con quelle delle scuole non sono più possibili. Devi far le ferie quando lo decidono loro e non quando ne hai bisogno tu.
Ogni permesso, è un problema. Ogni ritardo la mattina viene segnato nel libro nero. Che ne sanno loro di un bambino che stamattina di vestirsi non lo voleva saperne e che hai mandato all’asilo coi pantaloni del pigiama.
Ogni cosa che tu fai diventa sbagliata.
Il tuo valore è diventato pari a zero. Devi ricominciare, ma non puoi farlo al duecento per cento come vorrebbero loro.
E allora sei un peso.
La donna che era apprezzata prima della maternità non esiste più. Tutto quello di buono che hai fatto è già stato archiviato insieme al tuo valore.
Piangi. Piangi in macchina. Piangi chiusa in bagno perché fai troppe cose contemporaneamente, sei sempre in ritardo, sempre stanca e sbagli sempre tutto.
Vorresti solo un po’ di elasticità, essere capita. In fondo la maternità non stermina i neuroni e ti senti ancora quello di un tempo, anche se loro fanno in modo di farti credere che non sia cosi.
E giorno dopo giorno sei più triste, insoddisfatta, infelice. Perché non concludi nulla e nonostante l’impegno non trovi una persona che ti apprezzi e che ti dia una pacca sula spalla.
Sei un peso per loro.
Hai scelto di essere mamma. Scelta sbagliata per loro.
Game over
E alla fine vincono perché tu hai mollato.
Storie di ordinario mobbing alle mamme.
Commentate e raccontatemi le vostre se vi va di sentirvi meno sole
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