Essere mamma di un figlio maschio è una grandissima responsabilità e, per una mamma, un grande impegno.
Essere mamma di un maschio significa imparare a conoscere tutti quei giocattoli che per una vita hai ignorato. Macchinine, trattori, supereroi e supercattivi che fanno anche un po’ senso.
Essere mamma di un maschio significa dare fondo a tutta la tua creatività nello scegliere pantaloni e magliette che sembrano tutti uguali per creare outfit diversi. E alla fine non essere mai soddisfatta del tutto perché diciamolo, per i maschi a livello di abbigliamento la scelta è limitata. Sempre solo un angolino, in fondo al negozio.
Essere mamma di un figlio maschio è anche chiedere alla pediatra come mettere il pisellino nel pannolino. E ridere nel vederlo fare pipì in piedi.
Ma essere mamma di un maschio è molto più.
E’ insegnargli a rispettare ogni singola donna come se fosse la sua mamma, la sua nonna o la sorella.
E’ insegnarli a rapportarsi al mondo femminile usando il cervello e non l’istinto.
E’ spiegargli che una donna va conosciuta ed apprezzata per quella che è. Che dietro a un fisico statuario non sempre si nasconde la donna dei sogni, la vera bellezza è quella interiore. Eh si caro figlio, la bellezza esterna è destinata piano piano ad andarsene e quello che resterà sarà la vera donna che hai scelto.
E’ fargli capire che noi donne siamo soggette all’influenza degli ormoni, della luna e delle stelle e quindi non dovrà spaventarsi se la sua compagna ogni tanto si arrabbierà o piangerà per nulla. Ma lui dovrà essere pronto a porgere la sua mano.
Essere mamma di un maschio significa ricordagli che quando sarà padre, nonostante la parte difficile l’abbia fatta la moglie, i figli saranno suoi in parti uguali, nel piacere e nei doveri. Che alzarsi di notte per aiutare la moglie non lo renderà impotente. Che tutto ciò che la donna farà non deve essere scontato. Perché la famiglia è fatta di due adulti che hanno il dovere di ripartirsi i compiti in parti eguali.
Ed è proprio nei momenti più difficili che dovrà tirare fuori il meglio di se continuando a corteggiare sua moglie. Perché noi donne amiamo essere corteggiate e non vogliamo mai sentirci scontate.
E’ raccontargli che l’amore potrà ferirlo, e anche se si sentirà toccato profondamente nell’orgoglio dovrà sempre rispettare quella donna e quell’amore che non ha funzionato. Perché ogni storia che finisce ha portato qualcosa di buono, ed è quel buono da conservare nel cassetto dei ricordi più belli.
E’ spronarlo a piangere quando ne sente il bisogno. Perché un uomo non è meno uomo se esprime quello che sente. Piangere è liberatorio, fingersi forte e tenersi tutto dentro, invece, è nocivo.
E indirizzarlo a usare la sua forza fisica a fin di bene.
E essere una madre talmente brava da renderlo cosi indipendente da non avere bisogno di me. Da non paragonare mai me alla sua donna. Perché siamo diverse, e lui deve amare entrambe allo stesso modo.
E sperare di essere cosi brava da crescere un piccolo principe. Un uomo forte, deciso, compassionevole. Che sappia amare come pochi e ogni giorno far innamorare di più la sua donna e i suoi figli.
E’ questo e molto altro…
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