Mese: Gennaio 2019

5 cose da fare il primo mese di vita del neonato

5 cose da fare il primo mese di vita del neonato

Posso dire di avere ormai bambini abbastanza grandi. Chi è già mamma lo sa, quando il più piccolo parla, va all’asilo e non usa più il pannolino può essere definito grande.

L’età dei bambini non è come quella degli adulti in cui pochi anni non fanno differenza. Nei bambini sono i mesi a fare la differenza.

Per questo non dobbiamo perderci nemmeno un attimo  della loro crescita.

A mio avviso il momento più dolce, romantico e allo stesso tempo faticoso e snervante è il primo mese di vita.

E un primo conoscersi, scoprirsi a vicenda. E un periodo fondamentale che resterà impresso nella mente e nel cuore tutta la vita. E anche se mentre lo stiamo vivendo una parte di noi non vede l’ora che finisca, un giorno lo ricorderemo con dolcezza, e anche se non abbiamo mai dormito ci mancherà.

Ecco quindi le 10 cose da fare il primo mese di vita del proprio bambino:

Impariamo a non andare nel panico con la febbre del bambino

Impariamo a non andare nel panico con la febbre del bambino

Impariamo a non andare nel panico con la febbre.

E a dirlo sono proprio io: Mammansia.

Lo ammetto, la prima volta in assoluto che mia figlia ha avuto la febbre sono andata nel pallone.

Non sapevo cosa fare né come gestirla.

Non sapevo se lasciarla sfogare oppure intervenire subito con antipiretico.

Con il senno di poi, con due figli all’attivo ho imparato che:

Amare un figlio non è obbligatorio e nemmeno scontato

Amare un figlio non è obbligatorio e nemmeno scontato

Amare un figlio non è obbligatorio e nemmeno scontato.

Darei la mia vita per i miei figli. Ogni volta che li vedo soffrire faccio tutto quello che posso e anche quello che non posso perché non succeda più.

Ogni loro desiderio è quasi un ordine quando possibile.

Scenderei in guerra per loro. Darei il mio sangue fino all’ultimo respiro per loro.

Prima loro poi io.

Ma c’è un ma. Quello che è per me il modo più semplice e scontato di essere mamma non è cosi per tutte.

Perché ci sono madri che non amano i propri figli. Ci sono madri che appena appena li tollerano. Ci sono madri che prima loro e poi i figli se avanza tempo e spazio.

C’è un’altra cosa su cui mi cerco di correggere sempre. Trattare i figli allo stesso modo. Dare lo stesso numero di coccole e attenzioni. Perché non serve a nulla comprare due giochi se poi le coccole sono solo per uno.

Ed è difficile. Estremamente difficile. Ogni sera ripenso alla giornata trascorsa e controllo di essere stata sufficientemente equa. Non sempre ci riesco. E questo mi fa soffrire tantissimo.

Ma anche in questo alcune madri non sono come me.

Ci sono quelle che hanno il figlio prediletto. Quello e basta. Quelle che “eh ma lui è più piccolo” oppure “eh vabbé tu sei più forte e indipendente e non hai bisogno di me”.

E i figli queste cose oltre a vederle le vivono. Nei gesti quotidiani, nelle piccole attenzioni ma sopratutto nei momenti più delicati della crescita. Quei momenti che ti segnano per sempre e lasciano cicatrici indelebili e invisibili allo stesso tempo.

Nessuno è talmente forte da non avere bisogno di attenzioni.

Tutti abbiamo bisogno della stessa identica dose di attenzioni di nostro fratello.

Non è scontato amare un figlio. Lo so.

E non sono i regali, i giocattoli. Sono i baci e gli abbracci.

Sono la certezza di avere qualcuno su cui contare sempre. Anche raggiunta la maggiore età.

E la certezza di avere qualcuno che ti capisce e sta dalla tua parte comunque.

La certezza di un parola di conforto

E di aiuto nel momento del bisogno.

Senza rinfacci o ricatti morali. Senza far sentire sensi di colpa e vittimismi.

Una madre dovrebbe essere una certezza.

E io farò di tutto per essere certezza per i miei figli.

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Una società che non aiuta le mamme a reinserirsi nel mondo del lavoro

Una società che non aiuta le mamme a reinserirsi nel mondo del lavoro

Una società che non aiuta le mamme a reinserirsi nel mondo del lavoro.

Viviamo in una società che anziché incentivare ed aiutare le mamme a reinserirsi nel mondo del lavoro si inventa di tutto per fare si che restino a casa.

Come?

Ve lo racconto io.

Due figli così vicini! Ma come ho fatto? Nulla è impossibile solo se sei una mamma.

Due figli così vicini! Ma come ho fatto? Nulla è impossibile solo se sei una mamma.

Due figli così vicini! Ma come ho fatto?

Ho partorito Enea che Carlotta aveva due anni e mezzo. Ora che lei ne ha 6 e lui 3 mi guardo indietro e la domanda che mi viene è:”Ma come ho fatto?”

Quando lei era più piccola di lui adesso, io gestivo lei e anche un neonato.

Il fatto è che quando sei dentro alle cose le vivi e in un qualche modo resti a galla. Tiri fuori risorse che non sapevi di avere senza nemmeno rendertene conto.

Vai avanti a testa alta.

Le mamme sono dei supereroi non c’è altra spiegazione. Nulla è impossibile solo se sei una mamma.

Quando ho deciso di fare Enea pur avendo Carlotta ancora piccola non mi rendevo conto di quello a cui sarei andata incontro. Volevo un secondo figlio e basta. Dicevo finché sono in ballo ballerò. Da uno a due cosa vuoi che cambi.

La coerenza delle mamme

La coerenza delle mamme

La coerenza delle mamme.

Sono una mamma coerente.

Le dico di tenere in ordine la sua camera, ma poi se lei aprisse i miei cassetti della biancheria le scoppierebbe in facciauna bomba di mutande e reggiseni.

E nonostante questo la sua cartella di scuola e i suoi quaderni sono impeccabilmente in ordine.

Le dico che deve fare uno sport, perché lo sport fa bene e non deve crescere pigra.

Poi io sono la prima che non aveva mai voglia di andarci né alla sua età né adesso.

Cioè mi riprometto di farlo ma poi non lo faccio mai. E comunque si sa che lo sport fa bene. A tutti tranne che a me.

Le dico di non mangiare troppi dolci, poi le preparo la sua torta preferita e  la sera appena si addormenta addento la mia tavoletta di cioccolata nascosta in fondo al frigorifero.

Le dico di mangiare le verdure che fanno tanto bene poi sono la prima arriccia il naso davanti ai broccoli.

Le dico che deve sottostare alle regole. Perché la società è fatta di regole e bisogna imparare a rispettarle e a conformarsi. Ma poi sono la prima a non sopportarle e a infrangerle sempre. Sono la prima a non essere conforme e ad arrabbiarmi quando lei vuole essere uguale agli altri. Sono la prima che la sprona a tirare fuori la sua personalità, a usare il suo cervello e ad essere la pecora nera del gruppo se necessario.

Le dico che deve studiare per trovarsi un lavoro serio. Ma poi sono quella che sogna e che non brama il lavoro e il posto fisso ma il lavoro che ti fa stare bene. Sono la prima allergica alla routine e alle giornate tutte uguali e che morirebbe in fretta a fare lo stesso lavoro tutta la vita.

Le racconto le favole in cui ci sono un principe e una principessa e il cavallo bianco. Ma poi sono consapevole che la principessa per andare a cavallo non ha bisogno del principe ma solo di se stessa e del suo coraggio.

Le dico di correre sempre, e ripeto a me stessa di correre meno.

Le racconto dell’amore eterno. Ma non credo nemmeno io nell’amore eterno, tuttalpiù credo in un sentimento che muta e cresce e porta alla reciproca sopportazione.

Le racconto il mondo così come mi è stato raccontato. Consapevole che non tutto è vero e che le cose cambiano in fretta. Che quello che fa la differenza è il proprio punto di vista e modo di affrontare le situazioni e la vita stessa.

Le racconto e le insegno tante cose. Troppo spesso dimenticando che l’unica cosa che davvero conta è la ricerca della felicità. Se fossi coerente glielo ricorderei più spesso.

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